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L’argomento sulle idee e le ipotesi per il futuro è stato trattato in tutte le interviste ad eccezione di quella telefonica con la direttrice di IPT.

Dal momento che le riflessioni emerse sono state piuttosto diverse, nonché suggestive da un punto di vista del materiale raccolto, di seguito sono riportate, una ad una, le visioni emerse da ogni incontro, partendo da quelle sottoposte alle assistenti sociali del SAS, proseguendo dunque con il capo servizio inserimenti USSI e concludendo con le due operatrici di Lugano Network.

Un’assistente sociale riprende l’importanza della conoscenza del territorio, di ciò che offre la rete presente, a tal proposito riferendosi alla mappatura della rete di servizi per gli inserimenti sociali-professionali che è stata sviluppata durante la pratica lavorativa al SAS, suggerisce la stesura di altre mappature in svariati ambiti e magari metterle a disposizione di operatori e servizi attraverso internet. (Allegato n. 1, p. 4) Oltre a ciò, l’intervistata dichiara altresì che un aumento del personale sarebbe ovviamente l’ideale per poter diminuire il numero di incarti e di conseguenza potersi “(...) concentrare meglio: probabilmente si potrebbe fare di più.” (Allegato n. 1, p. 5). Dello stesso avviso è il funzionario dell’USSI (Allegato n.3, p.10). Infine, l’assistente sociale auspicherebbe l’aumento dell’età di riferimento massima, esempio a 28 anni, per estendere l’accesso ad

8 L’assistenza sociale, oltre al pagamento delle prestazioni ordinarie (fabbisogno minimo, quota affitto, partecipazione premio

assicurazione malattia di base), prevede anche il pagamento di prestazioni circostanziali, ovvero tutte quelle spese legate ai bisogni primari e alle cure della persona, come quelle dentistiche, gli occhiali da vista, eventuali costi non coperti dall’assicurazione malattia. Nel caso ad esempio di inserimenti sociali e professionali, vengono riconosciute le spese di trasporto e quelle della doppia economia domestica.

alcuni progetti importanti presenti nel cantone come Midada, Macondo, Bilancio giovani9

(Allegato n. 1, p. 3).

La sua collega invece si augura in generale una maggiore collaborazione e informazione tra datori di lavoro e grandi comuni e servizi, magari mirati nell’ambito degli apprendistati, oppure, prendendo spunto da Lugano Network, pensare di creare un altro servizio simile, ma indirizzato e strutturato specificamente a “(…) persone già in difficoltà. Avere più fiducia in queste persone, questi giovani, riuscendo a presentarli. Magari poi non funziona, però il datore di lavoro deve mettere in considerazione anche questo” (Allegato n. 2, p. 7) e, sempre riportando le parole dell’intervistata “(…) collaborare, continuare, (…). Più le cose funzionano, più si può lavorare con altre persone, il passaparola, l’attestato di lavoro. (…) lo Stato si introduca un po' nel privato, (…)” (Allegato n. 2, p. 8).

Quest’ultima ipotesi formulata dall’assistente sociale del SAS, riferita all’avvio collaborativo tra Stato e privati (imprese a scopo di lucro), viene anche riportata nell’intervista dal caposervizio inserimenti dell’USSI, sottoforma di limite operativo del servizio stesso, che il funzionario spera si possa risolvere in quanto non hanno attualmente “(…) la base legale per andare nel privato” (Allegato n. 3, p. 12). A conferma della volontà di poter collaborare direttamente con i privati, l’intervistato cita un progetto, denominato So-stare, avviato recentemente da un’organizzatore privato no profit, il Soccorso operaio svizzero, il quale, chinandosi sul tema dell’impresa sociale, ha preso in mano la gestione del ristorante “La Casa del Popolo” a Bellinzona: “Loro attivano programmi, gli diamo gli AUP, ma non si limitano a tenere l’AUP. L’anno scorso su 11 segnalati, 8 hanno trovato lavoro o hanno iniziato un apprendistato, con un tasso di collocamento del 70%! È così che si deve fare, ma non tutti possono farlo. (…) gli organizzatori del territorio, che però si occupano di inserire direttamente le persone, perché come detto noi non possiamo arrivare a tutto.” (Allegato n. 3, p. 6). In pratica si auspicherebbe un politica che possa implementare queste realtà di imprese sociali, seguendo un po' l’esempio del canton Vaud, dove vengono assegnati mandati diretti di gestione a 360 gradi per gli inserimenti sociali e professionali agli organizzatori privati, grazie anche a una politica di investimento che mette a disposizione dei budget di gran lunga più consistenti. Il ruolo dell’USSI è di attivazione a livello burocratico e finanziario dell’AUP ora come ora. Sempre lo stesso funzionario cantonale rileva l’idea di sviluppare una selezione futura di suddivisione dei dossier in base alla tipologia dell’utenza e non come avviene attualmente secondo il criterio del comune di domicilio, questo in quanto “È bruttissimo da dire, ma per certe persone investire in un reinserimento non ha senso. (…) si sa già che non rientreranno mai nel mondo del lavoro (…) dall’altro lato ci sono persone che hanno magari solo bisogno di una spinta in più. (…) Andiamo a vedere se possiamo attivare qualcosa (…).” (Allegato n. 3, p. 5) Riallacciandosi alle criticità emerse nelle collaborazioni con alcuni assistenti sociali, il funzionario indica come via percorribile un potenziamento a livello

9 Per maggiori dettagli riguardo ai progetti e alle misure citate, riferirsi alla mappatura della rete dei servizi presenti in Ticino (Allegato n.

formativo volto ad un approfondimento sul funzionamento e sulle procedure dell’USSI, magari integrandolo al bachelor in lavoro sociale SUPSI (Allegato n. 3, p. 12).

Infine, a conclusione di questa tematica, la consulente professionale di LN, in relazione alla problematica legata al ruolo educativo dei genitori e della scuola (rete primaria), alla mentalità e alla cultura dei giovani nei confronti del mondo del lavoro attuale, esprime l’idea di sensibilizzare e promuovere una conoscenza della realtà del mondo del lavoro andando nelle scuole, “(…) a far capire a questi giovani quello che accadrà dopo, un’apertura, uno sguardo a quello che è il mercato del lavoro, e tutto dovrebbe essere a mio parere già lanciato alle scuole medie.(…).”. Esiste già un progetto pilota, denominato LIFT, che segue queste direzioni e per l’altra operatrice di LN andrebbe valorizzato maggiormente (Allegato n. 4, p. 11). Oltre a ciò la consulente professionale riferisce che è in corso un’analisi sulla situazione dell’assistenza sociale nel comune di Lugano “(…) con lo scopo di evidenziare le zone grigie (..) e studiare miglioramenti.” (Allegato n. 4, pp. 2-3). La sua collega, responsabile dell’orientamento e inserimento formativo, espone una riflessione sull’importanza che avrebbe l’introduzione di un coaching più mirato verso il giovane, che lo segua a 360 gradi nei suoi progetti di vita, una sorta di case manager che lo stimola, lo sostiene, lo accompagna e lo aiuta a ricercare e gestire le proprie risorse e i propri limiti (Allegato n. 4, pp. 10-11).

5 CONCLUSIONI

Il capitolo conclusivo di questo LT è dedicato nella prima parte a delle considerazioni in merito al percorso dell’indagine e ai risultati emersi in relazione agli obiettivi prefissati, mentre la seconda parte è rivolta a delle riflessioni personali sul ruolo dell’assistente sociale comunale nelle prese a carico che richiedono inserimenti sociali e professionali dei giovani adulti che si rivolgono al servizio cittadino, basandomi per lo più sull’esperienza personale vissuta durante i quasi sei mesi di stages.