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Come già accennato nel capitolo introduttivo, il secondo motivo all’orgine di questo lavoro di tesi è riferito ai dodici anni di attività professionale prima di intraprendere il percorso formativo in SUPSI, e desidero esporre di seguito un breve approfondimento, in quanto ho affrontato in prima persona i vissuti di licenziamenti, le difficoltà, soprattutto a partire dal 2004, di ritrovare il lavoro per cui mi ero formato. Da quell’anno per quasi tre anni sono passato dalla categoria di occupato a quella di disoccupato più volte, cimentandomi a vivere svariate attività lavorative, dal giardinaggio al magazziniere, dal traslocatore al manovale, intraprendendo anche percorsi di reinserimenti professionali (con la Fondazione IPT nel 2006) e formativi (corso amministrazione del personale di base nel 2006) per poi ritrovare nel 2007 il lavoro per il quale mi sono formato come impiegato d’ufficio. Nel 2010 ho avuto un incidente stradale che mi ha costretto a un lungo periodo di

riabilitazione, con tutti i bisogni e le necessità di aiuto, sostegno e un percorso di resilienza costruttivo ed edificante, sfociato nel 2013 con l’inizio di una nuova vita formativa e professionale, iniziando il percorso di bachelor in lavoro sociale SUPSI. Ho voluto approfondire questo aspetto proprio perchè le esperienze dei percorsi di reinserimento lavorativo e poi formativo avviate la prima volta nel 2006, mi hanno dato una visione come partecipante che sicuramente mi ha aiutato nel percorso di indagine svolto. Ben consapevole delle avversità dovute alla capacità di muoversi tra soggettività e oggettività e della potenziale influenza che questi vissuti avrebbero avuto nella ricerca, connotando questa situazione come possibile criticità e limite del LT, ho evitato nel modo più attento possibile che ciò potesse avvenire. Ho dovuto affrontare un limite personale che riguarda la capacità di sintesi, soprattutto pensando alle indicazioni della scuola riguardo il numero massimo di pagine ammesso e dunque in relazione alla stesura del presente elaborato. Sempre parlando di limiti riscontrati in questo LT, in un’ottica anche di ricerca qualitativa, sicuramente il campione delle persone e dei servizi coinvolti è esiguo rispetto alla presenza in Ticino di decine di organizzatori e di misure di inserimenti sociali-professionali e al tema complesso del mondo del lavoro cantonale: questo può portare quindi a una visione d’insieme abbastanza generica sui percorsi di inserimento sociali-professionali dei giovani adulti nel cantone, e penso che meriterebbe maggiori approfondimenti e un dibattito più esteso, vista l’importanza del lavoro per l’individuo e per la società.

È bene rilevare altrettanto ciò che si è acquisito e/o potenziato grazie allo svolgimento di questa ricerca. L’analisi delle fonti letterarie; la stesura della mappatura della rete di servizi di inserimento sociale-professionale presente sul territorio cantonale; la possibilità di incontrare, conoscere, confrontare e analizzare le diverse realtà e figure professionali che prendono in carico giovani adulti per questi inserimenti; la stesura finale stessa della ricerca, hanno contribuito ad accrescere nozioni specifiche a livello teorico e terminologico, una conoscenza più approfondita della rete cantonale degli inserimenti sociali-professionali, una consapevolezza personale sul ruolo professionale che, perché no, potrei ricoprire in futuro proprio in questo ambito e che verrà discussa nel successivo ed ultimo sottocapitolo.

Ponendo l’attenzione ora sulle finalità prefissate per questo LT, dai risultati emersi si può considerare fin da subito che, per quanto attiene l’argomento-obiettivo centrale, inerente le criticità, i limiti e le problematiche riscontrate dagli operatori nella presa a carico di giovani adulti in percorsi di inserimento, il quadro generale presenta una moltitudine di fattori da considerare in un’ottica sistemica. L’operatore che prende in carico situazioni con la finalità di integrare il giovane nel mondo del lavoro deve considerare, non solo gli aspetti emersi in questa indagine che si constatano e si affrontano direttamente con l’utente, come i disagi psichici, le problematiche famigliari, le difficoltà economiche, i ritmi e gli stili di vita poco adatti ad affrontare una vita lavorativa, gli insuccessi scolastici, le formazioni deboli, la cultura e la mentalità, ma necessita un costante sapere sulla società, sui suoi

sviluppi, sulle problematiche emergenti o conclamate, il tutto anche in un’ottica di conoscenza degli strumenti presenti o da ideare, e delle possibili soluzioni che si possono intraprendere, per un’accompagnamento maggiormente mirato e potenzialmente fruttuoso. La conoscenza ad esempio del sistema di inserimenti lavorativi e sociali e in generale delle procedure dell’USSI è una mancanza rilevata dal caposervizio inserimenti (ex OSA), soprattutto da parte degli assistenti sociali che collaborano quotidianamente con questo ufficio cantonale. Non si possono nemmeno ignorare, riprendendo il discorso sul sapere del contesto globale e locale, le trasformazioni socio-politiche-economiche descritte nella presentazione della problematica del LT (capitolo 2), tutti avvenimenti che hanno mutato l’organizzazione e la struttura stessa del lavoro, il tutto tramutandosi in quello che oggi è conosciuta come flessibilizzazone del lavoro e la conseguente precarizzazione, e con sé i rischi di esclusione sociale e di costi sociali e umani sempre più onerosi, che non ha risparmiato il Ticino. L’avvento ad esempio dei lavori atipici, come quelli tramite agenzie interinali, i contratti a tempo determinato o su progetto, quelli su chiamata; la possibilità di attingere a un bacino di manodopera estera composto da milioni di lavoratori e lavoratrici dovuta agli accordi internazionali e alla conseguente competitività professionale, ma anche salariale10; le esigenze aziendali che richiedono in generale

manodopera già esperta e con capacità di adattamento e flessibilizzazione, puntando sempre meno nell’investimento sui giovani da formare e introdurre; sono tutti elementi emersi da questa indagine, che devono far riflettere verso quale direzione sta andando il mondo del lavoro di questo cantone. Se oggigiorno persino i giovani formati e competenti faticano a inserirsi in questo mondo del lavoro, le conseguenze si ripercuotono su tutta la collettività, non solo sull’individuo e magari la sua famiglia e le persone a lui care, ma anche sui costi sociali (prestazioni assistenziali, indennità di disoccupazione, sistema pensionistico e previdenziale, …), quelli sanitari (disagi psichici), e sull’economia locale (potere d’acquisto ad esempio o fiscalità).

La seconda tematica-obiettivo rilevante ai fini di questa ricerca sono le ipotesi e le idee risultate dalle interviste realizzate. Le suggestioni emerse, fanno comprendere come non ci sia praticamente mai un’immobilità verso le pratiche e le politiche future, volte verso il miglioramento, basta considerare a tal proposito la nuova misura adottata dal cantone per cercare di rispondere alla volontà di reinserirsi nel mondo del lavoro da parte dei beneficiari di AFI e API, approfondita nel sottocapitolo dedicato. Esse potrebbero essere realizzabili nell’immediato, con pochi accorgimenti, come ad esempio, dedicare qualche minuto in più a cercare dei progetti, delle misure e delle cooperazioni tramite delle mappature da mettere poi in rete a disposizione dei vari addetti ai lavori (suggerita da un’assistente sociale del SAS); oppure richiedono la necessità di estendere e sviluppare un nuovo tipo di collaborazione con il privato da parte dello Stato (indicata dal

10Riguardo l’aspetto degli stipendi, basti pensare che in Ticino sono stati introdotti negli ultimi anni da parte dello Stato ben 15 contratti

normali di lavoro in altrettanti settori professionali a causa del dumping salariale e di altre violazioni delle condizioni lavorative riscontrate, oltre a ciò storicamente il cantone italofono ha una media salariale inferiore rispetto al resto del paese.

caposervizio inserimenti USSI), motivato anche dalle percentuali di successo negli inserimenti sociali-professionali che riescono ad ottenere gli organizzatori privati, il che implica dunque un coinvolgimento anche della politica oltre che delle aziende; o delle iniziative di impronta educativa, con la presenza di operatori e professionisti già dalle scuole medie, volte a sensibilizzare e consapevolizzare maggiormente i giovani sul contesto lavorativo e della società in cui vivono, cercando di responsabilizzare maggiormente le famiglie (ipotesi avanzata da un’operatrice di LN); o ancora al potenziamento degli operatori in termini sia numerici, sia formativi, temi che necessitano un coinvolgimento di vari attori come le istituzioni scolastiche, la politica, i servizi, gli adetti ai lavori.