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Iscrizione e primo gruppo di candidature cinesi

2.1. Verso la Rappresentatività Internazionale

2.1.1. Iscrizione e primo gruppo di candidature cinesi

Dagli anni Sessanta, la visione che la protezione del patrimonio culturale fosse considerata un affare esclusivamente domestico e una responsabilità dei singoli Stati era stata superata in seguito al caso della Diga di Assuan (1959) e dai risultati ottenuti dalla mobilitazione internazionale. L’evento caratterizzò certamente una spinta per la comunità internazionale verso una nuova strada in materia di protezione e salvaguardia dei siti e monumenti storici. Da un lato, fu un successo per mettere in luce l’importanza della solidarietà internazionale e il significato della condivisione di responsabilità per la tutela dei siti culturali. Dall’altro, segnò l’inizio di una progressiva evoluzione nel significato stesso del termine, passando da “bene culturale” a “patrimonio dell’umanità”. Uno degli elementi che caratterizza questa fase di cambiamento fu proprio il fatto di aver esteso la condizione di protezione del patrimonio culturale anche in tempo di pace, e non solo in caso di conflitti armati. L’elemento dell’universalità si estendeva dal piano temporale – già individuato nella Convenzione del 1954 con la quale si attribuiva ai beni un’importanza che prescindeva (ma non escludeva) dalla immediata situazione di rischio in tempo di pace o di guerra – verso una nuova coscienza internazionale in grado di formare, grazie alla presenza dell’Organizzazione, quella consapevolezza circa l'esistenza di un patrimonio condiviso (Baroncini 2019: 104). Nel 1972 viene così redatta la Convenzione sul Patrimonio Mondiale e fu istituita la Lista del Patrimonio dell’Umanità (da qui Lista) contenente una molteplicità diversificata di siti storici e opere culturali e naturali geograficamente dislocati in tutto il mondo per esprimere tutte le realtà culturali esistenti (o esistite) nella storia dell’uomo. L’applicazione dell’eccezionale valore universale veniva applicata in virtù delle caratteristiche e dei significati intrinseci ai beni stessi come “testimonianza dell'ingegno e della volontà creatrice dell'uomo [nel caso in cui questi siano culturali]; è l'essere umano il minimo comun denominatore che unifica e riordina questa varietà meravigliosa di beni, ciascuno espressione di una precisa identità culturale, in un patrimonio appartenente all'intera umanità” (Baroncini 2019: 104). Questa coscienza “internazionalizzata” si tradusse nel principio secondo il quale l’importanza del patrimonio

29 Per il caso di Mogao, la partecipazione nell’Organizzazione caratterizzò un punto di incontro decisivo al quale seguirono i rapporti di collaborazione con il Getty Institute di Los Angeles.

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comune e la sua protezione diventavano una missione che coinvolgeva l’intera umanità e le cui conseguenze ricadevano sulle responsabilità di tutti i Paesi membri dell’Organizzazione. A livello nazionale, invece, l’impegno trasformava la salvaguardia in un’azione costante e a lungo termine e comportava il mantenimento di un certo standard di conservazione per garantirsi gli incentivi economici e di visibilità dati dall’iscrizione nella Lista. Diventava così essenziale per gli Stati predisporsi di un piano generale per guidare la conservazione e la gestione del proprio patrimonio in modo da evitare o rallentare il deterioramento del sito, ma anche determinarne il valore culturale, per coordinarne efficacemente l'utilizzo secondo linee economiche.

Per quanto riguarda la Cina, il contesto circa gli scopi dietro alla nomina del primo gruppo di siti iscritti nella Lista fu al tempo spinto principalmente dall’orgoglio nazionale per la propria cultura e la volontà di lanciare il nuovo atteggiamento intrapreso negli anni Ottanta sull’onda della politica di apertura e in linea con la prospettiva di una nuova presenza internazionale. Con questo slancio si indicava anche alla comunità internazionale come la posizione della Cina in merito alla protezione del patrimonio fosse diventata parte di un effort nazionale e globale (Jin, 2004: 80). Il Governo cinese iniziò dunque a collaborare con l’Organizzazione in prospettiva di una cooperazione che incrementasse lo scambio di conoscenze per proteggere e diffondere la storia del suo patrimonio. Furono organizzate alcune conferenze: nel 1986 a Pechino (“Asia Regional Conferenze on the Technical Preservation of Cultural Relics”) ebbe luogo il primo incontro di portata internazionale diventando presto un punto di riferimento importante per il lavoro dei conservatori, non solo in Cina ma in tutta l’Asia (in Huang, 2004: 36), i quali erano rimasti indietro nelle tecniche e pratiche importate dall’Occidente. Dopo aver ratificato la Convenzione del 1972 (nel 1985) il Governo cinese iniziò a identificare un inventario di beni culturali e naturali situati sul suo territorio potenzialmente iscrivibili nella Lista. Nel 1987 fu proposta l’iscrizione di 6 siti: la Città Proibita, la Muraglia Cinese, l’Esercito di Terracotta, l’Uomo Pechinese, il Monte Tai e le Grotte di Mogao. Insieme al monte Tai, alla città di Venezia e la sua laguna, le grotte di Mogao sono gli unici tre siti che rispondono a tutti i criteri previsti per l’iscrizione nella Lista (ICOMOS, 1986): dieci criteri sono stati individuati per valutare se un sito può o non essere definito patrimonio mondiale, rispettivamente sei per il patrimonio culturale e quattro per il patrimonio naturale (par. 77 delle “Operational Guidelines” UNESCO, 2005). Le motivazioni spinte insieme alla candidatura per le Grotte di Mogao furono:

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(i) Rappresentare un capolavoro del genio

creativo dell’uomo.

(i) Il gruppo delle grotte di Mogao

rappresenta un risultato unico sia

nell’organizzazione dello spazio (492 grotte costruite su cinque livelli) che nella produzione di più di 2000 sculture e di circa 45000 metri quadri di murali fra i quali si trovano capolavori dell’arte cinese.

(ii) Mostrare un importante interscambio di valori umani in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi dell’architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio.

(ii) Nell’ arco di mille anni (a partire dalla Dinastia dei Wei del Nord e la Dinastia mongola degli Yuan) le grotte di Mogao giocarono un ruolo decisivo negli scambi artistici fra Cina, Centro Asia e India.

(iii) Essere testimonianza unica o

eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa.

(iii) All’interno delle pitture di Mogao si trovano testimonianze dell’antica civiltà cinese delle Dinastie Sui, Tang e Song.

(iv) Costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico o di un paesaggio che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana.

(iv) Le Grotte costituiscono un esempio eccezionale dell'arte rupestre all’interno di uno dei più antichi santuari buddisti.

(v) Essere un esempio eccezionale di un

insediamento umano tradizionale,

dell’utilizzo di risorse territoriali o marine, rappresentativo di una cultura (o più culture) o dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, soprattutto quando lo stesso è divenuto per effetto delle trasformazioni irreversibili.

(v) Occupate alla fine del XIX secolo fino al 1930, le grotte di Mogao preservano l’esempio di un tradizionale insediamento monastico (nella parte settentrionale della montagna).

46 (vi) Essere direttamente o materialmente associati con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie dotate di un significato universale eccezionale.

(vi) le grotte sono fortemente collegate con la storia circa le relazioni transcontinentali e la diffusione del Buddismo in tutta l’Asia. Per decenni l’oasi di Dunhuang, vicino alla quale le due rotte della via della seta si biforcavano, è stata una stazione di sosta non solo per i beni commerciati ma anche per la diffusione di idee, esemplificate nei manoscritti in lingua cinese, tibetana, sogdiana, khotanese, uigura e ebraica.

Tabella 2 I sei criteri culturali ai quali i siti iscritti nella lista devono rispondere insieme alla dichiarazione-asserzione Outstanding Universal Value redatte dall’ICOMOS in occasione della nomina delle Grotte di Mogao (1987).

In seguito all’iscrizione ufficiale furono definite le richieste circa la prevenzione e il sostegno economico e finanziario da parte dell’Organizzazione: la RPC chiese finanziamenti per avviare un training specialistico nella gestione di siti culturali e naturali e un programma di ricerca specifico per il sito di Mogao30, entrambi finalizzati al potenziamento delle capacità della DRA in materia di conservazione, restauro e gestione. Un anno dopo l’Organizzazione stabilì l’erogazione della cifra per l’elaborazione di piani di salvaguardia, stabilita a 25,000$, alla quale si aggiungeva un contributo di 30,000$ per un programma di training specialistico nel settore della conservazione del patrimonio naturale31. Con il secondo intervento, le autorità cinesi venivano infatti chiamate a porre l’attenzione sulla necessità, già individuata nel corso della nomina del sito di Mogao, nell’adottare “a very active policy for safeguarding and conserving not only the cliff itself but also its environment” (Report of the Rapporteur, 1987, SC-87/CONF.004/11, 1987). A partire dalla nomina le Grotte di Mogao diventarono un sito di interesse per la comunità internazionale. Successivamente alla nomina la DRA iniziò a collaborare con il Getty Institute di Los Angeles per avviare programmi e corsi di preparazione circa la conservazione muraria. Gli Organi internazionali e locali iniziarono a adottare azioni di prevenzione non soltanto in previsione di una corretta conservazione dei siti e reperti storici, ma allargando la prospettiva che vedeva nella gestione nei siti di destinazione turistica la chiave per combinare correttamente fruizione e salvaguardia. Con la crescita del turismo domestico cinese le Grotte diventarono una destinazione nel panorama dell’offerta turistica, simbolo di

30 Technical Cooperation (VII, 27, b) SC-87/CONF.004/11, 8 Agosto 1987.

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una tradizione storica che ha iniziato ad attirare ben presto anche l’attenzione di curiosi stranieri. Il fenomeno ha scatenato un turismo di massa attratto nell’esplorazione di aree remote dai centri urbani, in questo caso verso le Regioni occidentali rendendo i vicini Paesi dell’Asia Centrale sempre più accessibili.

2.1.2. Itinerari culturali internazionali: candidatura della Via della