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2. Geografia: La Terraferma nell’insieme

2.2. Istituzioni, ambiente ed economia: le due Terraferme

Se dopo la fine della Guerra di Chioggia, conclusa con la Pace di Torino del 1381 si è soliti pensare al dualismo a cui dovette far fronte la Serenissima nelle scelte che dovevano a lungo orientare la politica della città, in bilico tra il mare e la terra, meno si è discusso invece di come, dal medesimo giro di anni, il dominio di terra iniziasse pesantemente ad essere sottoposto a una sorta di dicotomia interna203.

Già con l’aprirsi del XV secolo iniziava dunque a profilarsi per Venezia una particolare situazione politica di differenziazione interna al nuovo dominio che si stava formando. Dal punto di vista strettamente geografico, fra i territori con i quali la società e anche le istituzioni della città lagunare avevano instaurato già da tempo consuetudini e rapporti plurisecolari vi erano territori dalle caratteristiche morfologiche in parte omogenee (fasce di bassa pianura umide erano per esempio

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Forme del vivere in laguna. Archeologia, paesaggio, economia della Laguna di Venezia, a cura di P. Sfameni, M. Bon, D. Busato, Mira (Venezia) 2011, p. 47.

202

A. Zannini, Un ecomito? cit., p. 104.

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Non si intende tuttavia svalutare l’attiva presenza di Venezia e della sua politica nelle colonie d’oriente, soprattutto considerando che proprio a partire dalla fine del Trecento, per usare le parole di Benjamin Arbel, «dalla pace di Torino Venezia diede avvio a una nuova grande ondata espansionistica oltremare, che si protrasse per tutto il Quattrocento e andò spegnendosi col finire del secolo», B.ARBEL, Colonie d’oltremare, in Storia di Venezia. Dalle origini alla caduta della

Serenissima, V, Il Rinascimento. Società ed economia, a cura di A. Tenenti e U. Tucci, Roma

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tanto nel Vicentino, quanto nel Trevigiano che nel Veronese). Nella seconda metà dello stesso secolo la separazione geografico-economica sarà invece ormai avanzata, nel senso che – dopo la conquista dell’ultimo baluardo delle città al di là del Mincio (Lombardia veneta 1428; Ravenna e Crema 1440) – all’interno dell’ampio dominio si instaurarono profonde relazioni economiche, politiche e sociali tra Venezia e la prima Terraferma, da una parte, e Venezia e le città lombarde dall’altra. Delimitando l’analisi al territorio al di qua del Mincio, corrispondente pressappoco all’attuale Veneto, gli studi evidenziano un’ulteriore presenza di microaree con le quali la Dominante ha saputo instaurare vincoli di diversa intensità.

In via generale, è noto che per tutto il Quattrocento i Veneziani perseguirono una politica di investimento fondiario complesso ed esteso a tutta la Terraferma204. Tuttavia le direttrici di intervento fondiario seguivano alcune vie preferenziali, favorite da alcuni fattori come la contiguità geografica alla laguna e le pregresse tradizioni fondiarie, economiche, fiscali e militari, che garantivano una certa sicurezza per i nuovi investimenti e un certo grado di fedeltà provata negli uomini205. La disponibilità di risorse ambientali in determinati contesti geografici contribuiva poi a indirizzare in modo più sicuro gli sforzi degli investitori, determinando in tal modo l’esistenza di precise aree d’elezione verso le quali il grado di intervento da parte veneziana doveva essere maggiormente incisivo. A tal proposito si è già anticipato il tema, trattato in alcuni recenti studi di taglio economico206, riguardante la possibilità di individuare alcune aree di rispetto all’interno del dominio Veneziano di Terraferma. La necessità che spingeva il governo ad identificare tali luoghi e ad attribuire loro particolari riguardi, nasceva innanzitutto dall’esigenza di far fronte ai consumi incrementati dalla pressione demografica della seconda metà del XV secolo e dal bisogno di rifornire l’industria navale (legno e canapa). A questi si aggiungeva l’esigenza di

204

G.M.VARANINI, Proprietà fondiaria e agricoltura, cit.

205

G.M.VARANINI, Per la storia agraria della pianura bresciana nel Quattrocento cit. p. 89. L’A. in questo caso usa l’espressione: «antichità dell’investimento fondiario».

206

Si fa riferimento a R. VERGANI, Venezia e la Terraferma cit., D. CELETTI, La canapa e

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mantenere dei bacini di prelievo di diverse materie prime che lo spazio cittadino non poteva offrire.

Le istanze che indussero il governo veneziano ad intraprendere scelte così puntuali, e per nulla compatte e uniformi, nel vasto territorio furono in primo luogo facilitate d a una certa libertà di movimento acquisita attraverso i patti stabiliti con i territori conquistati. Questa libertà, che più spesso viene associata all’espressione “pragmatismo veneziano”, è stata vista dagli storici come elemento indispensabile per Venezia per poter governare uno stato federativo tanto ampio e vario207.

Il fattore geografico infatti si impose come motivo predominante anche per la scelta dei luoghi e degli spazi da cui prelevare le risorse. Per esempio, la distanza e la vicinanza di alcune aree alla laguna o la presenza di corsi d’acqua favorirono l’instaurarsi di rapporti preferenziali di commercio e scambio dei prodotti provenienti dalla terra. E ancora, proprio lungo quei percorsi di terra o d’acqua, o nelle aree perilagunari più vicine alla città di Venezia, si promuoveva la coltivazione di alcune specie o il mantenimento di importanti risorse ambientali. In tal senso, l’accessibilità e la vicinanza geografica alla grande città (polo politico e commerciale) di un luogo fornito di risorse naturali ha determinato la sua stessa sopravvivenza dal punto di vista ambientale ed economico. Fu questa una dinamica tuttavia comune a tutte le realtà urbane del periodo preindustriale. Robert Fossier, attraverso la seguente immagine chiarisce tale dinamica:

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C’è anche chi però, come Maranini, ha visto in questa libertà di movimento la causa della stessa debolezza del Dominio. Egli sottolinea quanto abbia inciso negativamente la “politica delle dedizioni” nella stessa sopravvivenza di Venezia. Egli infatti sosteneva che la scelta di mantenere dei patti federativi con le città suddite, oltre a favorire una certa libertà di movimento all’interno dell’ampio dominio appena costruito, impedì allo stesso tempo quell’omogeneizzazione e intima fusione di elementi che provocarono la grande debolezza della Serenissima, G.MARANINI, La

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«La vigna può essere piantata ovunque e il vino bevuto in abbondanza; ma le mediocri condizioni delle strade costringono a trasportare le botti via acqua, e quindi a limitare i vigneti alle aree vicine ai fiumi»208.

L’area perilagunare, caratterizzata dalle basse terre umide, solcate dai corsi dei principali fiumi sfocianti in laguna, fu uno degli orizzonti per eccellenza dove la Dominante sperimentò la nuova alleanza produttiva con la Terraferma. Particolari incidenze di diverso ordine determinarono tuttavia ulteriori gradi di penetrazione da parte della Signoria all’interno dei territori presenti nell’area di gronda lagunare. Per esempio, lungo gli spazi umidi e incerti della “regione” meridionale della laguna si crearono dinamiche ambientali, economiche e sociali particolari e sostanzialmente differenti rispetto all’area di gronda settentrionale209

. Tali dinamiche favorirono uno scambio, un interesse e un dialogo “diverso” con la città lagunare.

208

R. FOSSIER, La Terra, in Dizionario dell’Occidente medievale, a cura di J. Le Goff, J. C. Schmitt, vol. II, Torino 2004 (ed. Ita), p. 1158 (pp. 1157-1171)

209

Per quanto riguarda il lungo periodo medievale, la medesima osservazione è condivisa da diversi studiosi, si veda in particolare E.ORLANDO, Altre Venezie cit., alle p. 137 e D.CANZIAN,

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II Cap. Pratiche sociali

Le risorse di un territorio non possono essere viste solamente come semplici forme naturali, ma si deve considerare che la loro stessa sopravvivenza e la loro resa produttiva nel tempo sono saldamente ancorate alle necessità dell’uomo. Attraverso lo studio delle modalità di appropriazione delle risorse naturali possiamo quindi esplorare le condizioni materiali dell’esistenza sociale umana. In tal senso risulta fondamentale capire quale ordinamento legislativo regoli, in un preciso contesto storico e geografico, lo sfruttamento delle risorse ambientali e quale sia il valore e il significato storico-giurico ad esse attribuito.

In questo capitolo l’analisi riguardante l’origine e l’attribuzione del significato di incolto alle diverse tipologie di beni appartenenti agli spazi non coltivati permetterà di addentrare con maggiore sicurezza il nostro discorso tra le varietà ambientali tipiche dell’ecosistema lagunare.