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Dalla IV alla V Repubblica: il ritorno di Charles de Gaulle (1958-1959)

Capitolo 2: La guerra d’Algeria e l’Organisation de l’Armée Secrète

5. Dalla IV alla V Repubblica: il ritorno di Charles de Gaulle (1958-1959)

L’11 gennaio 1958 i ribelli algerini tesero un’imboscata a una truppa francese lungo il confine con la Tunisia: sedici militari di leva persero la vita, mentre quattro sopravvissuti vennero catturati e portati al di là della frontiera. Salan chiese allora il permesso di inseguirli e il governo glielo permise. Questo avvenimento fu seguito, a distanza di pochi giorni, dal blocco di una nave proveniente dalla Jugoslavia, la Slovenija, nella zona di Orano: perquisita, i militari scoprirono un carico di centoquarantotto tonnellate di armi che, dalla Cecoslovacchia, erano destinate ai campi di addestramento marocchini dell’Armata di Liberazione Nazionale.

L’internazionalizzazione del conflitto era ormai evidente, per quanto la Francia continuasse a considerarlo una questione interna e non approvasse intromissioni: anche Stati Uniti e Regno Unito, infatti, avevano iniziato a rifornire di armi i ribelli. Secondo gli americani, in particolare, appoggiare la ribellione – anche finanziariamente – avrebbe dovuto dimostrare agli algerini che l’Occidente non era sordo alle loro rivendicazioni, anzi, e ciò avrebbe dovuto, sempre in via teorica, allontanarli dall’avversario sovietico che, fino ad allora, era visto come il solo capace di aiutarli263.

262 Felix Gaillard (Parigi, 1909 – Jersey, 1970) fu uno dei primi membri dell’Assemblea consultiva del

Consiglio d’Europa (1949), più volte segretario di Stato alla presidenza del Consiglio e presidente del Consiglio nel 1957. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda:

http://www.dizie.eu/dizionario/gaillard-felix/.

263 B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p. 59. Sulla questione della fornitura di armi agli algerini, si veda

inoltre B. BAGNATO, L’Italia e la guerra d’Algeria (1954-1962), Soveria Mannelli, Rubbettino, 2012, pp. 265-302, in cui è interessante notare come anche l’Italia si fosse mossa in tale senso pur di evitare l’apertura di un conflitto simile a quello in corso allora in Siria, seguito alla firma di accordi militari e finanziari con l’Unione Sovietica e inviso, quindi, a Stati Uniti e Regno Unito che, congiuntamente, già dall’estate del 1956 consideravano possibile sostenere un colpo di Stato; e: I. M. WALL, France, the

United States, and the Algerian War, Berkeley – Los Angeles, University of California Press, 2001, p. 119

(disponibile online all’indirizzo:

https://books.google.it/books?id=c2olDQAAQBAJ&pg=PA117&lpg=PA117&dq=robert+murphy+harold+ beeley&source=bl&ots=BP3JwdMcMD&sig=B0luJ6CJpGM2uhtB8AcH4bkeK0g&hl=it&sa=X&ved=0ahUKE

76 L’8 febbraio, comunque, Salan autorizzò ufficialmente una squadriglia di bombardieri ad attraversare il confine tunisino per inseguire un gruppo di ribelli. La squadriglia aprì il fuoco sopra il villaggio di Sakhiet Sidi Youssef, ritenuto una roccaforte nemica, provocando, sul campo, 69 morti e 130 feriti, mentre, nel mondo politico, una vera e propria ondata di indignazione e problemi a livello internazionale. La Francia si trovò così costretta a ipotecare la sua azione in Tunisia agli Stati Uniti, incaricati di giudicare la presenza francese

in loco e, soprattutto, di gestire la delicata situazione della base militare di Biserta,

formalmente ancora sotto giurisdizione francese, ma di cui il presidente tunisino Bourguiba premeva, da tempo, per la chiusura.

L’impasse in cui si trovava costretto il conflitto spinse, intanto, la popolazione francese d’Algeria e i militari ad allearsi per manifestare il proprio sdegno e la propria rabbia al governo, che si trovò così attaccato su due fronti. Anche nel territorio dell’Esagono, infatti, il governo di Gaillard era ferocemente avversato: Michel Debré264, affezionatissimo seguace

del generale Charles de Gaulle, dalle pagine del suo settimanale, il Courrier de la colère, non risparmiò forti critiche al presidente del Consiglio e al suo governo su quanto fatto fino a quel momento e, in particolare, per aver ceduto alle pressioni degli americani e aver permesso loro di ricorrere all’Organizzazione delle Nazioni Unite per una questione, la guerra d’Algeria, per Debré esclusivamente francese. Il 15 aprile, inoltre, Gaillard fu messo in minoranza in Parlamento da una coalizione composta da comunisti, poujadisti e gaullisti, che lo accusavano di aver ceduto anche alle pressione della NATO e dei funzionari americani Robert Murphy e Harold Beely265, inviati come mediatori in Tunisia: così, anche

il governo Gaillard cadde.

La gravità della vacanza governativa si ripercosse sulla popolazione dell’Algeria che, il 26 aprile 1958, manifestò tra le vie di Algeri per reclamare l’istituzione di un governo di salute pubblica. Incapace di prendere una decisione capace di smuovere lo stallo, l’8 maggio il presidente della Repubblica René Coty chiese aiuto a Pierre Pflimlin (centrista del

wjntbSIr6zYAhURGOwKHXUHAUcQ6AEISTAI#v=onepage&q=robert%20murphy%20harold%20beeley&f= false): in questo volume viene ventilata l’ipotesi di un coinvolgimento americano anche per alleviare il senso di colpa sviluppatosi in seguito al massacro di Sakhiet, dove le armi utilizzate dai francesi erano della NATO e, di conseguenza, americane.

264 Michel Debré (Parigi, 1912 – Montlouis-sur-Loire, 1996) fu il primo Primo ministro della V Repubblica

(1959-1962) e fedelissimo di Charles de Gaulle, al cui partito (il Raggruppamento del popolo francese) si iscrisse già nel 1948. Per ulteriori riferimenti biografici, si veda: http://www.gouvernement.fr/michel- debre.

265 Per approfondire il ruolo di Murphy e Beeley e la questione della mediazione con la Tunisia, si

vedano: B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p. 60; B. BAGNATO, L’Italia e la guerra d’Algeria (1954-1962), cit., p. 338; I. M. WALL, France, the United States, and the Algerian War, cit., p. 117.

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Mouvement républicain populaire, Mrp), dichiaratosi disponibile ad aprire un negoziato con i

ribelli. Il generale Salan, che solo il 25 aprile aveva ribadito che non si sarebbe fermato fino all’annientamento totale dei ribelli266, protestò violentemente contro questa decisione,

insieme ai leader dei francesi d’Algeria, mentre, a sua volta, il Fronte di Liberazione Nazionale annunciò l’esecuzione di tre soldati francesi prigionieri e Robert Lacoste, incapace di reagire, fu convocato a Parigi (10 maggio).

La vacanza del ministro dell’Algeria rese la regione ancora più instabile e l’esercito fu, a quel punto, l’unica autorità presente sul territorio. Approfittando dell’occasione, i «comitati di difesa dell’Algeria francese» organizzarono per il 13 maggio 1958 una imponente manifestazione per, da un lato, commemorare le vittime militari fucilate dai ribelli del Fronte di Liberazione Nazionale e, dall’altro, obbligare i francesi a un cambiamento significativo nella scelta governativa. Gli studenti di Algeri si riunirono allora nella piazza principale della città, il Forum, sul quale si affacciava la sede del governo generale, facendovi confluire i manifestanti. Questi presero d’assalto la recinzione per penetrare all’interno dell’edificio, facilitati dall’inazione dei paracadutisti del 3° reggimento del colonnello Trinquier, solidali con i dimostranti. Accanto alla folla e ai fautori della manifestazione (Léon Delbecque267, Lucien Neuwirth268, Jean Pouget269, Pierre Lagaillarde e il colonnello Thomazo270) penetrarono nell’edificio anche i generali Massu e Salan. Mentre

nell’Esagono entrò in carica nella notte tra il 13 e il 14 maggio il governo Pflimlin, deciso a mantenere l’Algeria francese rispondendo all’insurrezione con l’instaurazione di un blocco navale, il generale Salan legittimò la propria autorità tramite la proclamazione di un

266 B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p. 60. 267

Léon Delbecque (Tourcoing, 1919 – 1991) fu un industriale e un politico francese, eletto deputato (1958-1962). Partecipò alla formazione del comitato di salute pubblica, di cui divenne vicepresidente, all’indomani del 13 maggio 1958. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda:

http://www.salan.asso.fr/Biographies/delbecque.htm.

268 Lucien Neuwirth (Saint-Etienne, 1924 – Parigi, 2013) fu un politico francese, direttore di Radio Alger e

rappresentante permanente in Algeria di Jacques Soustelle. Verrà in seguito ricordato per essere il fautore della legge che depenalizzò il ricorso ai contraccettivi (1966). Per ulteriori riferimenti biografici, si veda: J.-B. GARAT, Lucien Nuewirth, l’homme qui s’est battu pour imposer la pilule contraceptive, «Le Figaro», 26.11.2013 (disponibile online all’indirizzo:

http://www.lefigaro.fr/politique/2013/11/26/01002-20131126ARTFIG00359-lucien-neuwirth-l-homme- qui-s-est-battu-pour-imposer-la-pilule-contraceptive.php).

269 Jean Pouget (1920 – 2007) fu un comandante dell’esercito francese reduce d’Indocina e combattente

d’Algeria che, nel 1960, abbandonò la carriera militare per dedicarsi al giornalismo. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: http://www.camps-parachutistes.org/t572-commandant-jean- pouget.

270 Jean Thomazo (Dax, 1904 – Parigi, 1973), detto «nez de cuir», fu un colonnello dell’esercito francese

e presidente del Front pour l’Algérie française (1960). Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: G. FLEURY, Histoire secrète de l’O.A.S., cit., p. 1040.

78 Comitato di salute pubblica affidato a Massu, generale della 10a divisione paracadutisti. Obiettivo del Comitato fu, come dimostrato da Salan in persona («Viva De Gaulle!»271),

facilitare il ritorno al potere del generale Charles de Gaulle.

Le voci di un possibile ritorno del generale, reduce dall’avventura del Rassemblement du peuple

français, circolavano già da qualche mese, grazie all’ipotesi formulata in tale senso da un

giornalista di Le Monde e alle dichiarazioni del presidente della Repubblica Coty, che non nascose la sua disponibilità a farsi da parte per lasciare il suo posto a de Gaulle, pur di risolvere il problema algerino.

Ritiratosi a vita privata da tre anni per dedicarsi alla stesura delle sue Mémoires de guerre, Charles de Gaulle, seppure indeciso tra lo schierarsi con i generali del Comitato di salute pubblica e lo sconfessarli come auspicato dall’opinione pubblica, rilasciò la sua prima dichiarazione in merito il 15 maggio, all’Agence France Presse:

La crisi dello Stato genera inevitabilmente l’allontanamento dei popoli associati, il malessere dell’esercito che combatte, la disgregazione nazionale, la perdita dell’indipendenza. Da dodici anni la Francia, alle prese con problemi troppo difficili per essere affrontati dal regime dei partiti, ha intrapreso questo disastroso cammino. Ieri il paese, nel profondo del suo animo, mi ha dato fiducia affinché lo guidassi unito alla salvezza. Oggi, di fronte alle prove che si presentano di nuovo davanti a lui, deve sapere che sono pronto ad assumere i poteri della Repubblica272.

Il comunicato fu un perfetto esempio di «equilibrismo politico»273, facendo riferimento all’inquietudine delle forze militari e parlando della situazione politica francese senza però nominare direttamente l’appello del generale Salan, ma scontentò ugualmente gran parte dei parlamentari che si aspettavo la sua disapprovazione per la sollevazione dei generali e, contemporaneamente, temevano che de Gaulle potesse tornare in politica scegliendo la via del colpo di Stato, invece che quella legale. Il generale dissipò ogni dubbio nel corso di una conferenza stampa, tenuta il 19 maggio:

L’ho forse mai fatto? Al contrario, sono stato io a reintrodurle [le libertà pubbliche] dopo che erano state cancellate. Credete davvero che, a 67 anni, abbia intenzione di iniziare una

271 R. BRIZZI, M. MARCHI, Charles de Gaulle, Bologna, Il Mulino, 2008, p. 134. 272

Ibidem.

79 carriera da dittatore? Ho detto ciò che dovevo dire. Ora mi appresto a fare ritorno nel mio villaggio e resterò lì a disposizione del paese274.

La dichiarazione di de Gaulle spinse Antoine Pinay, già presidente del Consiglio nel 1952, a recarsi, sostenuto dal democratico-cristiano Georges Bidault e dal socialista Guy Mollet, a Colombey-les-Deux-Eglises, presso la residenza del generale, per avere da questi la conferma che ogni colpo di stato militare venisse rifiutato.

L’espandersi della ribellione in Corsica, il 24 maggio, dove i «ribelli del 13 maggio», sotto gli ordini del colonnello Thomazo e di Pascal Arrighi275 e con l’aiuto dei paracadutisti della 11a divisione, si erano impadroniti della Prefettura, e il timore che altrettanto potesse accadere a Parigi, spinsero il mondo politico e l’opinione pubblica ad accelerare i tempi del ritorno di de Gaulle. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio il presidente del Consiglio Pflimlin e il generale de Gaulle si incontrarono nel Parco di Saint-Cloud (nei dintorni della capitale) e, il giorno seguente, de Gaulle affermò «di aver avviato il regolare processo necessario alla formazione di un governo repubblicano capace di garantire l’unità e l’indipendenza del Paese»276. Ritenendo di aver raggiunto il loro obiettivo, gli insorti di Algeri esultarono e alle

dimissioni di Pflimlin e alla caduta della Quarta Repubblicano seguirono, il 1° giugno, l’investitura ufficiale del generale Charles de Gaulle da parte dell’Assemblée Nationale e l’inizio della Quinta Repubblica277.

Il neoeletto de Gaulle, ottenuti i pieni poteri, partì il 4 giugno per l’Algeria, dove rimase fino al 7. Accolto ovunque da una folla festante, parlò pubblicamente ad Algeri (il celebre «Vi ho capito»278), a Mostaganem («Viva l’Algeria francese»279), a Orano, Costantina e Bona,

ribadendo che in Algeria esistevano solo «francesi con gli stessi diritti e gli stessi doveri»280. In seguito alla votazione congiunta del 28 settembre di uomini e donne musulmani e francesi a favore della nuova Costituzione, il 3 ottobre de Gaulle rese noto, a Costantina, il programma di riforme economiche e sociali varato dal governo (noto con il nome di «piano

274 Ivi, p. 135.

275 Pascal Arrighi (Vico, 1921 – Tolone, 2004) fu un giurista, eletto più volte deputato in Corsica. Per

ulteriori approfondimenti biografici, si veda:

http://www2.assemblee-nationale.fr/sycomore/fiche/%28num_dept%29/212.

276 B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p. 63. 277

Ufficialmente, tuttavia, la Quinta Repubblica poté considerarsi nata solo dal settembre, quando la nuova Costituzione redatta da Charles de Gaulle fu infine adottata.

278 B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p. 63. 279

Ibidem.

80 di Costantina») che prevedeva lo stanziamento di 15 miliardi di franchi a favore di lavori infrastrutturali, di costruzioni urbane e della scolarizzazione dei giovani musulmani.

L’ascesa al potere di de Gaulle, però, iniziò ben presto ad allarmare gli stessi fautori del suo ritorno. Il generale, infatti, in una serie di discorsi tenuti durante l’estate, adottò volta per volta dei piccoli accorgimenti, come l’esclusione del concetto di «Algeria francese» o della parola «integrazione», pur continuando a dichiararsi interessato a riappacificare europei e musulmani per porre fine al sanguinoso conflitto. L’inquietudine dei pieds-noirs esplose in seguito all’esclusione dei militari fautori del 13 maggio dai comitati di salute pubblica e al divieto loro notificato di prendere parte alle elezioni legislative previste in Algeria, oltre che in occasione del discorso del 28 agosto, quando il generale dichiarò che «la necessaria evoluzione dell’Algeria deve compiersi all’interno del contesto francese»281, dando inoltre

inizio alla decolonizzazione in Madagascar e nel resto dell’Africa.

Il Fronte di Liberazione Nazionale, che intanto aveva creato il 19 settembre un Governo Provvisorio della Repubblica Algerina (GPRA), di fronte all’appello alla «pace dei coraggiosi» rivoltogli da de Gaulle nella conferenza stampa del 23 ottobre, incrementò le sue azioni terroristiche. Lo stesso discorso inquietò gli insorti del 13 maggio, che videro nelle promesse di grazia ai militanti condannati dell’Armata di Liberazione Nazionale fatte da de Gaulle la conferma dei propri timori, che si rivelarono fondati l’anno seguente, quando, la sera del 16 settembre 1959, il generale dichiarò:

Tenuto conto di tutti i fattori, algerini, nazionali e internazionali, considero necessario che questo ricorso all’autodeterminazione sia proclamato sin da oggi. In nome della Francia e della Repubblica, in virtù del potere che la Costituzione mi attribuisce di consultare i cittadini, con la protezione di Dio e con l’obbedienza della nazione, mi impegno da un lato a domandare agli algerini, nei loro dodici dipartimenti, cosa vogliano finalmente diventare, dall’altro a tutti i francesi di ratificare questa scelta qualunque essa sia282.

Pur affermando che qualora la scelta per la secessione fosse stata quella degli algerini «sarebbero prese tutte le disposizioni necessarie a garantire l’estrazione, il trasporto e la distribuzione del petrolio del Sahara, che interessa a tutto l’Occidente»283, de Gaulle non

dette una data ufficiale né alcuna indicazione temporale relativamente all’eventuale

281 Ivi, p. 64. 282

Ivi, p. 65.

81 referendum. La proposta di autodeterminazione rivolta alla popolazione algerina fece scoppiare le proteste non solo tra i pieds-noirs, che accusarono il generale di tradimento, ma anche all’interno dei partiti, come dimostrò l’abbandono dell’Union pour la nouvelle République da parte di nove deputati gaullisti (8 ottobre) e la precedente creazione del Rassemblement

pour l’Algérie française di Georges Bidault (19 settembre); fedele a de Gaulle rimase solo il Mouvement Républicain Populaire.

L’esercito intanto continuò a irrigidirsi, come comprovò il discorso pronunciato dal generale Challe al Parlamento il 6 ottobre, per il quale l’esercito avrebbe continuato a combattere fino al raggiungimento della «pacificazione integrale» per la quale era stato mobilitato.

Il Governo Provvisorio della Repubblica Algerina, dal canto suo, dichiarava già il 29 settembre che l’indipendenza doveva precedere qualsiasi negoziato, che comunque sarebbe stato condotto da Ahmed Ben Bella e dai suoi compagni, suscitando il rifiuto sdegnato dei francesi.

Con l’ascesa al potere di de Gaulle, eletto presidente della Repubblica francese e della Comunità il 21 dicembre 1958, il conflitto in Algeria conobbe ugualmente un grave inasprimento. Pur avendo sostituito il generale Salan con il generale Challe (19 dicembre), infatti, gli scontri continuarono nel 1959 sempre più aspri e violenti e i «commando speciali» francesi riportarono notevoli vittorie, accompagnandosi al lancio della campagna «Jumelles», condotta dal generale in persona, che mobilitò oltre 20 mila uomini in tutto il territorio della Cabilia. Contemporaneamente, varie inchieste mostrarono al mondo il trattamento disumano riservato agli algerini rinchiusi nei «centri di raggruppamento», suscitando l’imbarazzo del governo francese284.

6. Terrorismo e controterrorismo: la nascita dell’Organisation de l’Armée