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Capitolo 1: La destra italiana (1945-1969)

9. Ordine Nuovo

Giuseppe «Pino» Rauti fondò il Centro Studi Ordine Nuovo nell’aprile 1956 ma la corrente rimase interna al Movimento Sociale Italiano fino alla fine dell’anno.

Il gruppo rautiano entrò in collisione con il vertice del partito missino già nel corso del IV congresso (Viareggio, 1954), quando la sua proposta di una rivisitazione dell’eredità fascista e l’intransigenza delle sue posizioni furono rifiutate dal neosegretario Michelini. Da quel momento, Rauti si spostò all’opposizione e non risparmiò violente critiche al partito, accusato di aver dimenticato la sua carica antisistema pur di entrare nell’agone parlamentare. La corrente spirituale, com’era definita a causa della frequentazione del filosofo Julius Evola, si riunì intorno alla rivista Imperium, ambiente in cui maturarono posizioni sempre più intransigenti non solo verso il Movimento Sociale Italiano, ma verso l’intera società italiana dell’epoca. Lo spiritualismo evoliano permeò l’intera corrente a favore di un nuovo fascismo, con riferimenti epici e fantastici, per un nuovo stile di vita «guerriero, rigido, militare, metallico, fatto di autodisciplina, di durezza, di spiritualità, di eroismo, di gerarchia, di sacrificio, di fedeltà, di disinteresse per il proprio particulare, di odio per il materialismo e per il denaro, per il mondo mercantile e quello borghese»152. Secondo Rauti, Evola «era un saggio di una cultura sterminata», che «modificò profondamente le nostre convinzioni e operò una rivoluzione culturale nel nostro mondo», tanto che «da

151

Ivi, p. 110.

44 Evola in poi il nostro fascismo fu profondamente diverso da quello precedente». Dello stesso parere Enzo Erra: «Evola è stato il primo a farci capire l’esigenza di cercare riferimenti culturali che andassero al di là del fascismo italiano», insegnando «a guardare ad altre realtà e ad altre esperienze»153.

Con la riconferma di Michelini alla segreteria del partito al V congresso del Movimento Sociale Italiano (Milano, novembre 1956) la rottura di Ordine Nuovo fu definitiva e la corrente uscì dal partito. Alcuni militanti, tuttavia, mantennero la doppia iscrizione ad entrambi154. Ricorda in merito Rauti:

A Milano dicemmo ad Almirante che ci riservavamo di uscire dal partito. Alla fine ce ne andammo. In diverse centinaia155. Una volta fuori, però, dissi ai miei: non ci illudiamo. Sì,

siamo in centinaia in tutta Italia, ma siamo dispersi, non abbiamo peso politico. Per questo decisi di prendere una lunga pausa di riflessione, di analisi, di studio. Così fondammo il Centro Studi Ordine Nuovo. La vita di partito non mi interessava più. Con Michelini era diventata monotona. Il Msi era diventato un partito di centrodestra, con molti accordi sottobanco. Insomma, una vera e propria ruota di scorta della Dc156.

Nei suoi primi anni di vita, Ordine Nuovo, anche per la cronica mancanza di fondi, si dedicò principalmente all’attività culturale, cercando di togliere aderenti al partito missino e aggregando sempre più giovani intorno alla figura e agli insegnamenti di Evola. La sola intromissione nel mondo politico risalì al 1958, quando Stefano Delle Chiaie, anche lui fuoriuscito, convinse Rauti dell’utilità di una campagna a favore della scheda bianca per le elezioni politiche di quell’anno, salvo poi abbandonare il partito nel 1959 e fondare Avanguardia Nazionale Giovanile. Delle Chiaie non fu l’unico ad andarsene, come ricorda Paolo Signorelli:

L’uscita dal Msi fu inevitabile. La richiesta della base ordinovista era quella di dar vita a un nuovo movimento politico. Invece ci scontrammo con la mentalità intellettuale, di studio,

153 Ivi, p. 44.

154 Sulla trasversalità dell’area, si veda: G. PANVINI, La destra eversiva, in G. ORSINA (a cura di), Storia

delle destre nell’Italia repubblicana, cit., p. 208.

155 Secondo le informative del Ministero degli Interni, ad abbandonare il Movimento Sociale Italiano

furono solo 87 persone. Si veda: A. GIANNULI, E. ROSATI, Storia di Ordine Nuovo, Milano-Udine, Mimesis Edizioni, 2017, p. 9.

45 tipicamente evoliana di Rauti, che fu castrante. Molti attivisti e militanti, delusi, abbandonarono anche Ordine Nuovo157.

Con il passare dei mesi, Ordine Nuovo iniziò ad aprire nuove sedi, radicandosi stabilmente soprattutto nell’Italia settentrionale e nel Triveneto, nonostante il numero esiguo di militanti, e dandosi un proprio statuto e un simbolo, l’ascia bipenne, in piena continuità con gli insegnamenti di Evola, come indicato da un documento del Centro Studi:

Appare evidente la necessità assoluta per tutti i militanti di realizzare pienamente, di vivere effettivamente il senso profondo del simbolo medesimo di Ordine Nuovo: della primordiale ascia bipenne le cui lame stanno appunto a simboleggiare, rispettivamente l’azione realizzatrice interiore ed esteriore e la loro inscindibile connessione, dal che il venire meno dell’impegno di unione o il prevalere dell’una sull’altro, tradirebbe […] l’anima del nostro movimento, il quale, con l’incarnare il senso dell’antica Arma a due lame, va ad assumere la fisionomia di un Ordine di combattenti e di credenti158.

Dopo un tentativo per rientrare nel Movimento Sociale Italiano, con la mediazione di Almirante, che si rivelò un fallimento, Ordine Nuovo riuscì ad uscire dall’impasse in cui era costretto grazie all’organizzazione, a Milano, del convegno del Nuovo Ordine Europeo (1959) che gli permise di stringere nuovi rapporti con altri gruppi di estrema destra europea, tra cui lo svizzero Nuovo Ordine Europeo di Amaudruz e la belga Jeune Europe di Jean Thiriart159. A livello extraeuropeo, il movimento di Rauti strinse interessanti e proficui rapporti con l’Egitto di Nasser e la Repubblica Araba Unita, anche se il vero e proprio «salto di qualità» sarà rappresentato dalla collaborazione, favorita da Jeune Europe, con l’Organisation de l’Armée secrète160.

Accanto ai rapporti con i francesi dell’OAS, va ricordato l’apporto fondamentale dato allo sviluppo del Centro Studi Ordine Nuovo dalla collaborazione con la Spagna franchista, che avvierà il gruppo agli studi sulla guerra non ortodossa e alla guerra controrivoluzionaria.

157 Ivi, p. 69. 158

Ivi, p. 70.

159 Per ulteriori approfondimenti si veda: A. GIANNULI, E. ROSATI, Storia di Ordine Nuovo, cit., pp.10-11;

G. PANVINI, La destra eversiva, in G. ORSINA (a cura di), Storia delle destre nell’Italia repubblicana, cit., p. 208-209.

46 Per tutti gli anni Sessanta l’azione di Rauti si concentrò sulla trasformazione del pensiero evoliano in azione concreta, propugnando l’idea di una Europa mitica da realizzare e contrapporre alla corruzione della società mondiale, prendendo in prestito e rielaborando concezioni proprie del nazismo, senza paura di ricorrere, qualora fosse necessario, alla violenza.

Nel 1969, con la morte di Michelini e l’assunzione della segreteria del Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, Rauti decise di riportare il suo gruppo all’interno del partito missino. La decisione del leader ordinovista, tuttavia, provocò la scissione di una parte dei militanti che seguirono Clemente Graziani all’interno del Movimento Politico Ordine Nuovo, attivo ufficialmente fino al 1973.

Lo sviluppo della «strategia della tensione» e le indagini scaturite in seguito alle stragi susseguitesi tra 1969 e 1974, tuttavia, dimostrarono che Ordine Nuovo era ben diverso dall’essere un semplice gruppo extraparlamentare di destra. Le indagini giudiziarie e le inchieste parlamentari hanno infatti stabilito che Ordine Nuovo fu una vera e propria centrale eversiva, collegata ad ambienti filoatlantici e destinata a porre un freno all’avanzata comunista, con qualsiasi mezzo.