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Capitolo 2: La guerra d’Algeria e l’Organisation de l’Armée Secrète

3. L’insurrezione algerina (1954-1955)

Parlare della guerra d’Algeria presuppone due considerazioni preliminari.

La prima riguarda la sua denominazione. La guerra d’Algeria, infatti, per lungo tempo fu nota come «guerra di pacificazione», di «mantenimento dell’ordine», relegata in secondo piano, come se fosse una questione solo ed esclusivamente francese. Il conflitto, costato quasi 500 mila morti210, fu riconosciuto ufficialmente come «guerra d’Algeria» solo con la

208

J.-M. MARTIN, Le rôle de l’Armée dans la Nation, « La Voix du Combattant », 04.1961, in A. BRAZZODURO, Soldati senza causa, cit., p. 54.

209 L’Action générale de l’Unc. Motions, « La Voix du Combattant », 15.06.1957, in A. BRAZZODURO,

Soldati senza causa, cit., p. 59.

62 «legge semantica»211 approvata dal Parlamento nel 1999, sulla scia delle polemiche generatesi a causa del processo a Maurice Papon212.

La seconda considerazione, invece, riguarda l’esplosione del conflitto nel 1954 che non va assolutamente considerato improvviso, in quanto originatasi dalle tensioni accumulate negli anni a causa della dominazione francese e già degenerate, alla fine della Seconda guerra mondiale, con la «rivolta del Sétif»213, repressa violentemente dall’esercito francese.

Nel 1954 la Francia, guidata dal presidente della Repubblica René Coty214 e dal presidente del Consiglio Pierre Mendès-France215, affrontò i primi effetti della decolonizzazione in

atto. Nel luglio, a Cartagine (Tunisia), infatti, Mendès-France concesse l’autonomia a Tunisia e Marocco, che da qualche anno la richiedevano a gran voce minacciando lo scoppio di un’insurrezione. Il primo novembre, invece, l’Impero francese delle Indie cessava di esistere e, a Pondicherry, dal giorno alla notte, la bandiera francese fu sostituita da quella indiana.

Contemporaneamente, lo stesso primo novembre 1954, tra la mezzanotte e le due del mattino, l’Algeria fu scossa da una serie di violente esplosioni. Incendi e attacchi coordinati da gruppi ribelli, infatti, colpirono simultaneamente una trentina di obiettivi militari,

211 A. BRAZZODURO, Il Memoriale della guerra d’Algeria. L’uso politico di un conflitto senza fine (1962-

2012), in F. BARTOLINI, B. BONOMO, F. SOCRATE, Lo spazio della storia. Studi per Vittorio Vidotto, Roma-

Bari, Editori Laterza, 2013, p. 461.

212 Maurice Papon (Gretz-Armainvilliers, 1910 – Pontault-Combault, 2007) fu un funzionario che aderì

alla Repubblica di Vichy (1940) ma non subì alcun provvedimento epurativo, tanto che, durante la guerra d’Algeria, fu prefetto di polizia a Parigi. Tra 1997-1999 subì un doppio processo perché responsabile, da un lato, della deportazione degli ebrei di Bordeaux e, dall’altro, della feroce repressione della manifestazione algerina a Parigi del 17 ottobre 1961, costata la vita a circa 200 manifestanti. Per ulteriori approfondimenti, si veda: B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p.80.

213

La «rivolta del Sétif» scoppiò l’8 maggio 1945 a Sétif durante una manifestazione per l’indipendenza algerina, quando un poliziotto sparò e uccise uno dei manifestanti, estendendosi poi nella regione di Costantina. Fu violentemente repressa dai francesi. Per ulteriori approfondimenti si veda: J.-P. PEYROULOU, Le cas de Sétif-Kherrata-Guelma (Mai 1945) in «Violence de masse et Résistance - Réseau de recherche», 21.03.2008 (disponibile online all’indirizzo : http://www.sciencespo.fr/mass-violence- war-massacre-resistance/fr/document/le-cas-de-sa-tif-kherrata-guelma-mai-1945).

214 René Coty (Le Havre, 1882 – Le Havre, 1962) fu un deputato conservatore moderato, ministro della

Ricostruzione (1947-1948), membro e poi vicepresidente del Consiglio della Repubblica e, infine, presidente della Repubblica Francese dal 23 dicembre 1953 all’8 gennaio 1959, quando tornò al potere il generale Charles de Gaulle. Per ulteriori riferimenti biografici, si veda: http://www.elysee.fr/la- presidence/rene-coty/.

215 Pierre Mendès-France (Parigi, 1907 – Parigi, 1982) fu un fervente antifascista, condannato nel 1940

dal tribunale militare di Vichy, ma evaso e fuggito in Gran Bretagna, da dove combatté nell’aviazione francese. Tra 1944 e 1945 fu commissario alle Finanze nel Comitato francese di liberazione nazionale, mentre nel giugno 1954 fu chiamato a sostituire il ministro Laniel come presidente del Consiglio mentre, contemporaneamente, fu ministro degli Esteri. Per ulteriori riferimenti biografici, si veda:

http://www.treccani.it/enciclopedia/pierre-mendes-france/ e http://www.mendes-

63 rivelando l’esistenza di un vero e proprio movimento armato e, soprattutto, coordinato, ma causando solo sette vittime216. François Mitterrand217, allora ministro dell’Interno, assegnò

allora all’Algeria tre compagnie del corpo di élite della polizia nazionale, le Compagnies

républicaines de sécurité, specializzate nelle tecniche antisommossa, mentre il segretario di Stato

alla Guerra, Jacques Chevallier218, si trovava già ad Algeri, della quale era

contemporaneamente deputato e sindaco.

Le compagnie smantellarono la rete cittadina di Algeri in poco più di una settimana, mentre gli ultimi ribelli fuggirono sulle montagne dell’Aurés, nella regione di Costantina, e nella zona occidentale della Cabilia, da dove si riorganizzarono in clandestinità sotto la guida di Amar Ouamrane219 e Krim Belkacem220.

A rivendicare l’azione fu il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), creato e diretto da Larbi Ben M’Hidi221, Didouche Mourad222, Rabah Bitat223, Krim Belkacem, Mohamed

216

B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p. 14.

217 François-Maurice-Marie Mitterrand (Jarnac, Charente, 1916 – Parigi, 1996) fu un politico francese

che, dopo aver partecipato alla Resistenza, ricoprì vari incarichi ministeriali, diventando ministro dell’Interno durante il governo di Pierre Mendès-France (1954-1955) e guardasigilli in quello di Guy Mollet (1956) e, nel 1959, da senatore, fu tra i più convinti oppositori di de Gaulle. Per ulteriori riferimenti biografici, si veda: http://www.treccani.it/enciclopedia/francois-maurice-marie-mitterrand/ e http://www.elysee.fr/la-presidence/francois-mitterrand/.

218 Jacques Chevallier (Bordeaux, 1911 – Bordeaux, 1971) fu sindaco di Algeri e deputato francese, di

ispirazione liberale. Con la conquista dell’indipendenza del Paese, fu tra i pochi francesi a prendere la cittadinanza algerina e a rimanervi. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda la biografia redatta dall’associazione «Les amis de Raoul Salan», disponibile online all’indirizzo:

http://www.salan.asso.fr/Biographies/chevalier.htm; G. FLEURY, Histoire secrète de l’O.A.S., cit., p. 1016. Consiglio inoltre la visione della breve intervista rilasciata da Chevallier il 1 luglio 1962, giorno del referendum che determinò la nascita dell’Algeria indipendente, disponibile all’indirizzo: http://www.ina.fr/video/CAF97505622.

219 Amar Ouamrane (Frikat, 1919 – 1992) si unì al movimento di liberazione algerino da giovanissimo,

venendo arrestato in seguito alla rivolta del Sétif ma graziato nel 1946. Fu nominato colonnello durante il Congresso della Soummam (20 agosto 1956), in cui il Fronte di Liberazione Nazionale algerino definì una vera e propria strategia d’azione. Per ulteriori riferimenti biografici, si veda: T. OUZOU, Vers une

fondation colonel Amar-Ouamrane, «Liberté Algerie», 27.01.2013 (disponibile online all’indirizzo:

https://www.liberte-algerie.com/radar/vers-une-fondation-colonel-amar-ouamrane-118717). Sul Congresso della Soummam, si veda: B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p. 47; K. SELIM, Ce que dit Hocine

Aїt Ahmed du congrès de la Soummam et de Abane Ramdane, «Huffington Post Maghreb», 15.08.2015

(disponibile online all’indirizzo : http://www.huffpostmaghreb.com/2015/08/16/hocine-ait-ahmed- abane-ramdane-congres-soumam_n_7991990.html).

220 Krim Belkacem (Aїt Yahia Moussa, 1922 – Francoforte sul Meno, 1970) fu uno dei capi storici del

Fronte di Liberazione Nazionale algerino e firmatario degli Accordi di Evian che misero fine al conflitto. Per ulteriori approfondimenti sulla sua figura, si veda: B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., pp. 14-17.

221 Larbi Ben M’Hidi (Aїn M’lila, 1923 – Algeri, 1957) fu un leader rivoluzionario e tra i fondatori del

Fronte di Liberazione Nazionale algerino. Catturato dai paracadutisti dell’esercito francese nel febbraio 1957, la sua morte fu annunciata nel marzo dall’addetto stampa del ministro residente Robert Lacoste. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., pp. 15-17, 32; P. AUSSARESSES, La battaglia d’Algeri dei servizi speciali francesi. 1955-1957, Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 2007, p. 66, 103.

64 Boudiaf224 e Mostefa Ben Boulaїd225, mentre la sua rappresentanza esterna, diretta da Il Cairo, fu assicurata da Hocine Aїt Ahmed226, Ahmed Ben Bella227 e Mohamed Khider228.

Tutti, nessuno escluso, erano militanti da anni del Partito del popolo algerino – Movimento per il trionfo delle libertà democratiche (Ppa-Mtld), un’organizzazione politica composta da circa 20 mila militanti229. Fu all’interno di questo movimento, favorevole all’indipendenza

222 Didouche Mourad (Algeri, 1927 – Condé-Smendou, 1955) fu uno dei capi storici del Fronte di

Liberazione Nazionale algerino. Morì in battaglia vicino a Costantina. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p. 23.

223 Rabah Bitat (Aїn Kerma, 1925 – Parigi, 2000) fu uno dei capi storici del Fronte di Liberazione

Nazionale algerino. Alla conquista dell’indipendenza dell’Algeria, fu eletto varie volte ministro e fu presidente della Repubblica ad interim nel 1978, in seguito alla morte di Houari Boumedienne. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: D. JOHNSON, Rabah Bitat, «The Guardian», 24.04.2000 (disponibile online all’indirizzo: https://www.theguardian.com/news/2000/apr/24/guardianobituaries).

224

Mohamed Boudiaf (Ouled Madhi, 1919 – Annaba, 1992) fu uno dei capi storici del Fronte di Liberazione Nazionale algerino. Arrestato nel 1956, fu eletto simbolicamente ministro del Governo Provvisorio della Repubblica Algerina e rilasciato solo a conflitto concluso. Nel 1992 fu eletto presidente del Consiglio, ma il suo mandato durò solo pochi mesi perché nel giugno fu assassinato. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., pp. 15-17, 123; si veda inoltre: https://www.britannica.com/biography/Muhammad-Boudiaf.

225

Mostefa Ben Boulaїd (Arris, 1917 – Nara, 1956) fu uno dei capi storici del Fronte di Liberazione Nazionale algerino. Arrestato in Tunisia (1955), riuscì a evadere ma morì in una trappola tesa dalle truppe paracadutiste dell’esercito francese. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: B. STORA,

La guerra d’Algeria, cit., p. 47; si veda inoltre: O. SIARI TENGOUR, Mostefa Ben Boulaїd (1917-1956): la disparition d’un géant de l’histoire de l’Algérie, http://www.inumiden.com, 20.03.2016 (disponibile

online all’indirizzo: http://www.inumiden.com/mostefa-ben-boulaid-1917-1956-la-disparition-dun- geant-de-lhistoire-de-lalgerie/).

226 Hocine Aїt Ahmed (Aїt Yahia, 1926 – Losanna, 2015) fu uno dei dirigenti del Fronte di Liberazione

Nazionale algerino. All’indipendenza dell’Algeria, venne messo in minoranza e passò all’opposizione, creando il partito Front des forces socialistes (Ffs) con il quale auspicò un effettivo pluralismo politico. Nel 1964 venne arrestato a condannato a morte, ma riuscì a evadere e a rifugiarsi a Losanna, dove rimase in esilio. Per ulteriori informazioni biografiche, si veda: L. JOFFE, Hocine Aїt Ahmed obituary, «The Guardian», 14.01.2016 (disponibile online: https://www.theguardian.com/world/2016/jan/14/hocine- ait-ahmed).

227 Ahmed Ben Bella (Maghnia, 1916 – Algeri, 2012) fu uno dei fondatori del Fronte di Liberazione

Nazionale algerino. Sequestrato nel 1955 insieme ad altri esponenti indipendentisti, fu liberato in seguito agli accordi di Evian (1962). Fu eletto prima vicepresidente e poi presidente del Consiglio della neonata Repubblica algerina, continuando a ricoprire il ruolo di presidente del FNL, ma nel 1965 un colpo di stato militare, guidato da Houari Boumedienne, lo costrinse a presentare le dimissioni, costringendolo agli arresti domiciliari. Liberato nel 1979, l’anno successivo fu esiliato in Svizzera, dalla quale fu espulso un paio d’anni dopo, ma poté tornare in Algeria solo nel 1990. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: http://www.treccani.it/enciclopedia/ahmed-ben-bella/.

228 Mohamed Khider (Algeri, 1912 – Madrid, 1967) fu un deputato dell’«Algeria francese» e fervente

indipendentista. Arrestato nel 1955, fu liberato in seguito agli accordi di Evian ma, a causa dell’opposizione a Ben Bella e a Boumedienne fu costretto all’esilio. I servizi segreti algerini lo assassinarono a Madrid il 3 gennaio 1967. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: T. KHIDER,

Mohamed Khider, le parcours d’un nationaliste algérien assassiné, «Le Matin», 02.01.2013 (disponibile

online all’indirizzo:

http://www.lematindz.net/news/10697-mohamed-khider-le-parcours-dun-nationaliste-algerien- assassine.html).

65 dell’Algeria, che vennero gettate le basi per la costituzione del Fronte di Liberazione Nazionale, in esplicita polemica con la direzione di Messali Ahdj230, vecchio leader

dell’organizzazione, abbandonata per fondare nel dicembre 1954 il Movimento Nazionale Algerino (MNA) e contrario all’uso della violenza. Ex-militanti dell’Organizzazione speciale, la sezione del Ppa-Mtld impegnata nella realizzazione di una vera e propria insurrezione militare ma smembrata dalla polizia francese tra il 1950 e il 1951, tutti i dirigenti del Fronte erano infatti favorevoli al ricorso all’azione diretta e alla lotta armata, pur di ottenere l’indipendenza dell’Algeria, motivo per cui, tutti giovanissimi, interruppero gli studi per dedicarsi interamente alla battaglia politica ma, consapevoli dei rischi che avrebbero potuto correre, lo fecero entrando in clandestinità.

La reazione iniziale delle autorità francesi restò inizialmente cauta. Nei primi giorni di novembre Mendès-France e Mitterrand ribadirono la volontà di mantenere l’Algeria francese e, con questo obiettivo, condussero una vera e propria azione repressiva, che portò il 5 novembre allo scioglimento del Movimento per il trionfo delle libertà democratiche e all’arresto di molti dei suoi membri e dei suoi dirigenti.

Il 1955 si aprì con l’invio di rinforzi militari all’Algeria, come dichiarò Mendès-France alla Camera il 2 febbraio:

Prima della formazione del governo, cioè alla metà del giugno 1954, c’erano in Algeria 49 mila uomini, comprese tre compagnie di Crs. Prima del 1° novembre, ossia durante la fase iniziale nella quale, sotto l’autorità del presidente del Consiglio, mi è stata conferita la responsabilità di garantire l’ordine in Algeria, sono stati inviati 75 mila uomini di rinforzo. Dopo il 1° novembre sono stati destinati all’Algeria altri 26 mila uomini, senza considerare i

goums231 addestrati sul posto. Il contingente ha oggi raggiunto le 83.400 unità. È dunque

superiore del 60% a quello che il governo ha trovato in Algeria il giorno del suo insediamento232.

Già nel gennaio, comunque, i risultati di questo incremento di forze furono notevoli, come dimostrarono, per esempio, l’uccisione in uno scontro a fuoco con l’esercito francese del

230 Messali Ahdj (Tlemcen 1898 – Parigi, 1974) fu uno dei fondatori del Fronte di Liberazione Nazionale

algerino ma si oppose alla lotta armata, decidendo di fuoriuscire dal FLN per fondare il Mouvement

national algérien, che venne in seguito accusato di aver collaborato con i francesi. Per ulteriori

riferimenti biografici, si veda: http://www.treccani.it/enciclopedia/ahmad-messali-hadj_%28Dizionario- di-Storia%29/.

231

I goums erano gli uomini del contingente militare algerino reclutato dai francesi sul territorio.

66 leader del Fronte della regione di Costantina, Didouche Mourad, e l’arresto del responsabile della zona dell’Aurès, Mostefa Ben Boulaїd. Sempre a gennaio, il governo elaborò un vero e proprio piano strategico da applicare in Algeria, consistente principalmente nella costituzione ad Algeri di una Scuola di amministrazione che avrebbe dovuto favorire l’accesso degli algerini musulmani a incarichi di responsabilità all’interno della funzione pubblica, nella riduzione del divario tra i salari (notevolmente diversi tra algerini ed europei) e, infine, nell’esecuzione di importanti lavori infrastrutturali, sia per risolvere i problemi causati dall’assenza di strade ed edifici, sia per garantire un effettivo rilancio economico dell’intera regione, che avrebbe dovuto migliorare le condizioni di vita della popolazione indigena. Il programma, tuttavia, non fu realizzato: il 5 febbraio, infatti, alla fine di un dibattito in Parlamento sul destino dell’Africa del Nord, il governo di Pierre Mendès- France perse la fiducia e cadde, dando inizio a un periodo di crisi politica la cui unica azione, in Algeria, fu l’effettiva nomina di Jacques Soustelle233 a governatore generale,

seguita dal suo arrivo ad Algeri, dove il 15 febbraio dichiarò: «La Francia ha fatto la propria scelta: l’integrazione»234.

La crisi politica venne in parte superata, comunque, con l’investitura di Edgar Faure235,

eletto presidente del Consiglio il 23 febbraio, ma non servì a evitare il riconoscimento ufficiale del Fronte di Liberazione Nazionale alla Conferenza dei Paesi non allineati236,

tenutasi a Bandung (Indonesia) dal 18 al 24 aprile 1955.

Pur avendo Soustelle preso contatto con Ferhat Abbas237, il cui movimento, l’Unione democratica del Manifesto algerino, partecipò alle elezioni amministrative dell’aprile, il

233

Jacques Soustelle (Montpellier, 1912 – Parigi, 1990) fu governatore generale dell’Algeria (1955-1956) e ministro dell’Informazione (1959-1960). Durante la Seconda guerra mondiale, ricoprì anche l’incarico di direttore generale dei servizi speciali della Francia libera. In seguito al putsch dell’aprile 1961 fuggì in Italia, da dove venne espulso nel 1962 in seguito alla sua adesione al Conseil national de la Résistance, ma poté tornare in patria solo nel 1968. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: R. KAUFFER,

OAS. Histoire d’une guerre franco-française, cit., pp. 428-429.

234 B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p. 133. 235

Edgar Faure (Béziers, 1908 – Parigi, 1988) fu un deputato radical-socialista, eletto varie volte ministro e divenuto presidente del Consiglio nel 1955. Fu tra i fautori del ritorno di de Gaulle in politica. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: http://www.treccani.it/enciclopedia/edgar-faure/.

236

La Conferenza di Bandung si svolse dal 18 al 24 aprile 1955 nell’omonimo Paese indonesiano e vide partecipare i rappresentanti di 29 Stati africani e asiatici, con l’obiettivo di creare una «terza via» alternativa ai due blocchi americano e sovietico.

237

Ferhat Abbas (Taher, 1899 – Algeri, 1985) fu presidente del Governo provvisorio della Repubblica algerina dal 1958 al 1961. Ottenuta l’indipendenza dell’Algeria, ne fu presidente (1962-1963) ma abbandonò presto l’incarico a causa dell’opposizione di Ahmed Ben Bella che gli successe alla testa del paese. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: https://www.britannica.com/biography/Ferhat- Abbas.

67 governo francese continuò l’attuazione dello stato d’emergenza, consistente in un ulteriore rafforzamento dei poteri dei militari nella zona dell’Aurès, roccaforte ribelle, e nell’allestimento dei primi «campi di accoglienza», destinati alle popolazioni definite «contaminate»238, in quanto presumibilmente entrate in contatto con i dissidenti algerini, che subirono dei veri e propri rastrellamenti per tutta la seconda metà del 1955.

Il 20 agosto, comunque, le promesse di Soustelle relative a un’effettiva integrazione algerina e alla realizzazione delle riforme non furono sufficienti a impedire lo scoppio della guerra. Quel giorno, infatti, su iniziativa del successore di Didouche Mourad alla guida del Fronte di Liberazione Nazionale della zona di Costantina, Zighoud Youcef239, e del suo vice, migliaia di contadini algerini scatenarono l’insurrezione, guidati da alcuni soldati dell’Armé

de libération nationale, braccio armato del FLN, assaltando le caserme della polizia e numerosi

edifici pubblici. La data non fu scelta a caso: si trattava dell’anniversario della deposizione, da parte francese, del sultano del Marocco, Sidi Mohamed Ben Youssef, avvenuta nel 1953, utilizzata per fomentare la rabbia algerina contro il «conquistatore» europeo, in nome dell’indipendenza dell’Algeria.

I francesi non restarono a guardare e diedero inizio a una ferocissima repressione, che costò la vita a un numero indefinito di persone, tant’è che il bilancio ufficiale parlò di 1.273 morti, mentre quello del Fronte, mai comunque smentito, ne denunciò almeno 12 mila240.

La data del 20 agosto 1955, comunque, rappresentò ufficialmente lo scoppio della guerra d’Algeria, nonostante si continuasse a definirla un’«operazione di mantenimento dell’ordine», e obbligò 60 mila riservisti a riprendere le armi, mentre il governo prolungò la durata del servizio militare per ulteriori 180 mila congedabili.241 A poco valsero le

manifestazioni di protesta organizzate dal 1° settembre a Parigi presso le stazioni ferroviarie della Gare de l’Est e de Lyon sia dai giovani richiamati che dalle loro famiglie, e in seguito dilagate nell’intero Esagono: la popolazione francese non scese in strada al loro fianco, mentre i Partiti si concentrarono per sfruttare la situazione a proprio vantaggio, nel momento in cui la questione algerina faceva il suo debutto all’assemblea generale delle Nazioni Unite (30 settembre). Il governo di Edgar Faure, intanto, il 29 novembre 1955

238 B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p. 21. 239

Zighoud Youcef (Smendou, 1921 – Sidi Mezghiche, 1956) fu un responsabile del Fronte di Liberazione Nazionale algerino, morto sul campo. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda: http://www.memoria.dz/jui-2012/guerre-liberation/zighoud-youcef.

240

B. STORA, La guerra d’Algeria, cit., p. 24.

68 perse a sua volta la fiducia, provocando lo scioglimento del Parlamento, mentre le elezioni legislative furono fissate per il 2 gennaio 1956.