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La percezione della guerra d’Algeria nella destra italiana

Capitolo 3: I rapporti tra l’estrema destra italiana e l’Organisation de l’Armée Secrète francese

2. La percezione della guerra d’Algeria nella destra italiana

L’estrema destra italiana fu particolarmente percettiva nei confronti degli stimoli internazionali. La seconda metà degli anni Cinquanta e tutto il decennio successivo misero in primo piano, infatti, tutta una serie di conflitti a livello mondiale, dalla sconfitta francese di Diên Biên Phu al conflitto arabo-israeliano, dallo scoppio della guerra del Vietnam al golpe dei colonnelli in Grecia, mentre, sullo sfondo, continuavano i grandi processi di decolonizzazione.

La guerra d’Algeria mobilitò i militanti della destra italiana per tutti gli anni Sessanta. La questione è particolarmente interessante, perché i diversi gruppi vi si approcciarono in maniera differente. Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia Nazionale, per esempio, ricordò:

Quando scoppia la rivolta algerina, soprattutto durante la presidenza di Mendès-France, noi appoggiamo decisamente l’Armata di Liberazione Nazionale algerina che lotta per l’indipendenza del suo Paese e ha un’impostazione ideologica molto vicina alla nostra. I suoi quadri provengono dal settore nazionalsocialista arabo, quello che fa riferimento al partito Baath, ancora al potere in Siria e per trent’anni al potere in Iraq. […] In questo periodo molti addestratori dell’Aln sono nostri camerati. Esistono delle fotografie che testimoniano come diversi tedeschi, provenienti dalle forze armate del Terzo Reich, in quel periodo fanno gli istruttori dei nazionalisti algerini. Dopo qualche anno, però, l’Aln perde il proprio peso e viene soppiantata dal Fronte di Liberazione Nazionale, che è chiaramente «perforato» dal marxismo-leninismo. Mentre l’Aln, pur essendo antiamericana, era contemporaneamente antisovietica e proponeva una sorta di collaborazione con gli europei, il Fln finisce per diventare un’arma dell’espansionismo sovietico. Di qui il nostro allontanamento dalle posizioni del nazionalismo algerino. Non bisogna dimenticare infatti che gran parte dell’Aln, pur chiedendo l’indipendenza, manteneva rapporti stretti con settori del nazionalismo francese, mentre il Fln decise la strada del muro contro muro e della guerra a tutti gli europei. Su questa strada fu impossibile seguirli365.

Più radicale si dimostrò, invece, Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo, il quale con il suo gruppo si schierò da subito dalla parte dei francesi:

110 Certo, eravamo con i francesi contro gli algerini. Ma questa nostra posizione non era contro l’indipendenza dei popoli, né a favore del colonialismo, come poi è passata alla storia. Noi all’epoca non la vedevamo affatto così. Per noi in quegli anni si stava combattendo una guerra contro il dilagare della sovversione nel mondo. E a noi, che eravamo i più bersagliati dall’odio comunista, questo non poteva che fare paura. Certo, gli algerini avevano le loro buone ragioni, ma in quel momento sentivamo sul nostro collo il soffio di questa forte ventata di comunismo che si espandeva a macchia d’olio nel mondo, arruolando anche molte buone ragioni, come sempre capita ai grandi fenomeni storici. Il fatto che molti di questi movimenti di liberazione nazionale avessero abbracciato la causa comunista ci portò, probabilmente sbagliando, a schierarci contro di loro366.

Da parte sua, il Movimento Sociale Italiano si schierò apertamente contro il processo di decolonizzazione, accusato di essere solo un’arma dell’imperialismo sovietico e, di conseguenza, da impedire a ogni costo. Fu in questo contesto che l’ascesa al potere di Charles de Gaulle, nel 1958, fu vista come l’unica soluzione possibile. La figura del generale suscitò da subito un fascino particolare all’interno del partito missino, perché incarnava l’immagine del leader incontrastato e rispettato a livello europeo, capace con il suo carisma non solo di revitalizzare il mondo della destra, ma di dare una svolta significativa agli avvenimenti in corso367. In questa prospettiva, dalla seconda metà degli anni Cinquanta, il

Movimento Sociale Italiano ebbe tutta una serie di rapporti con il Rassemblement du peuple

français di de Gaulle che portarono con sé, come conseguenza, l’incomprensione

dell’operato del generale, visto come il simbolo di una «rivoluzione nazionalista» da tempo attesa368. A titolo d’esempio, riporto le dichiarazioni del giornalista neofascista Umberto Giusti, il quale affermò che «De Gaulle è quindi a un bivio tra la reazione e la Rivoluzione. Speriamo, per la Francia e per l’Europa, che egli sappia scegliere bene. E scegliere anche presto perché i Boulanger non restano nella storia che per far ridere»369.

Di parere opposto fu il giornale Il Borghese370, diretto all’epoca da Mario Tedeschi371, che

riservava alle «questioni francesi» una colonna settimanale chiamata «Diario di Parigi». In

366 Ivi, p. 83.

367 Sul fascino esercitato sulla destra italiana dal generale de Gaulle, si veda: A. MAMMONE,

Transnational Neofascism in France and Italy, cit., pp. 104-108.

368 A. MAMMONE, Transnational Neofascism in France and Italy, cit., p. 105. 369 Ibidem.

370

Il Borghese (1950-1993) fu uno dei più importanti settimanali di destra. Fu fondato, inizialmente come quindicinale, a Milano da Leo Longanesi ed ebbe una fortuna editoriale alterna, tanto che al

111 questa sezione, il giornalista Eggardo Beltrametti372 mise in guardia sulle conseguenze di un’eventuale ascesa di de Gaulle come primo ministro, dando eco alle voci provenienti dalle riviste d’oltralpe, come Rivarol, che ricordava come il generale avesse tradito i francesi alleandosi con i comunisti nel dicembre 1944. A sostegno di questo punto di vista Beltrametti portava la supposta alleanza tra de Gaulle e il socialista Mendès-France e l’assenza di un’opposizione comunista al progetto. Dello stesso parere fu il giornalista Emilio Canevari, che dalle pagine de Il Meridiano d’Italia espresse ampi dubbi in merito all’affidabilità del politico francese373.

Favorevole o meno all’ascesa di de Gaulle come primo ministro, dal 1958 il Movimento Sociale Italiano mostrò grande interesse all’evoluzione della questione algerina, incaricando due giornalisti, Gaspare Barbiellini Amidei e Franz Maria D’Asaro, di recarsi a Parigi per seguire il corso degli eventi.

Il supporto alla popolazione pieds-noirs d’Algeria fu reso ancora più evidente in occasione della «settimana delle barricate», quando Il Secolo d’Italia lodò l’iniziativa degli studenti, meritevoli di plauso perché combattevano per un ideale superiore, ovvero la difesa della patria dalla minaccia sovversiva comunista mentre, contemporaneamente, cominciava a farsi sentire la paura dell’accesso alle istituzioni da parte dei musulmani algerini374; questo timore per il «pericolo musulmano» è significativo perché dimostra la varietà di opinioni all’interno dell’estrema destra italiana, essendo invece supportato da formazioni come Avanguardia Nazionale, che considerava il nazionalismo arabo positivo poiché si opponeva all’ascesa dello Stato d’Israele375. In proposito, Delle Chiaie affermò:

successo dei primi anni seguì, dal 1993, un periodo incerto caratterizzato da chiusure e ripubblicazioni. Mario Tedeschi ne fu a lungo direttore, dal 1957 al 1993, sostituendo Longanesi. Per ulteriori approfondimenti, si veda: http://www.treccani.it/enciclopedia/leopoldo-longanesi_%28Dizionario- Biografico%29/.

371 Mario Tedeschi (Roma, 1924 – Roma, 1993) fu un giornalista, noto soprattutto come direttore de Il

Borghese, e un politico italiano. Fu eletto senatore con il Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale

(1972 e 1976). Nel 1977 fondò Democrazia Nazionale, risultato della scissione dell’ala moderata del MSI- DN. Per ulteriori approfondimenti biografici, si veda:

http://www.senato.it/leg/07/BGT/Schede/Attsen/00006984.htm; A. BALDONI, Destra senza veli, cit., pp. 220-221. In particolare, sulla scissione di Democrazia Nazionale, si veda: A. BALDONI, Destra senza veli, cit., pp. 273-276; G. QUAGLIARIELLO, Le destre in Europa nel secondo dopoguerra: una periodizzazione, in G. ORSINA, Storia delle destre nell’Italia Repubblicana, cit., p. 29; G. PARLATO, Il Movimento Sociale

Italiano, in G. ORSINA, Storia delle destre nell’Italia Repubblicana, cit., pp. 113-114.

372 Su Eggardo Beltrametti, giornalista collaboratore de Il Borghese e de Il Tempo si rimanda al cap. 3.7 di

questa tesi, intitolato «Il convegno sulla guerra rivoluzionaria e i Nuclei di Difesa dello Stato», p. 160.

373 A. MAMMONE, Transnational Neofascism in France and Italy, cit., pp. 106-107. 374 A. MAMMONE, Transnational Neofascism in France and Italy, cit., p. 111. 375

Sull’opinione divergente dell’estrema destra riguardo allo Stato d’Israele, si veda: N. RAO, Trilogia

112 Non abbiamo mai avuto dubbi sulla nostra posizione a favore degli arabi e dei palestinesi. Tanto che nel 1967, durante la guerra dei sei giorni, alcuni di noi si presentarono come volontari all’ambasciata d’Egitto a Roma per chiedere di essere arruolati, con nostre insegne e nostre bandiere, a fianco dell’Egitto di Nasser e Nagib. Gli egiziani accettarono la nostra domanda, ma nel frattempo la guerra era già finita. Ricordo che ci fu anche una denuncia nei nostri confronti, ma la cosa poi cadde. Del resto per noi Nasser era un personaggio estremamente positivo. Facemmo anche delle manifestazioni in suo favore quando venne accusato di essere entrato nell’orbita sovietica, cosa che in realtà fece, ma solo per difendersi dall’espansionismo israeliano e americano. Non bisogna dimenticare che Nasser, come Nagib, Sadat e anche Burghiba, faceva parte di quel gruppo di giovani ufficiali arabi che nella seconda guerra mondiale si erano schierati con l’Asse. Si trattava quindi di una scelta naturale per noi. In quell’occasione, invece, il Msi si schierò ufficialmente dalla parte di Israele376.

Il Movimento Sociale Italiano differì inoltre dalle altre formazioni di estrema destra perché non diede vita a manifestazioni ufficiali in sostegno dell’«Algeria francese», accontentandosi di affidare gli approfondimenti in merito ai giornali a lui vicini, come Il Secolo d’Italia e Il

Borghese. Questa scelta fu condizionata in particolare dal segretario del partito, Arturo

Michelini, che vide nella guerra d’Algeria non tanto un’occasione di mobilitazione, come accadde invece per Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, quanto il momento ideale per promuovere un’alleanza tra la destra e i partiti dell’arco costituzionale sul modello di quanto stava accadendo in Francia, dove si stava realizzando l’unione tra ambienti antifascisti ed esponenti di destra per garantire allo Stato il mantenimento dell’«Algeria francese»377.

Nonostante il partito missino avesse escluso manifestazioni in sostegno degli ultras francesi, tuttavia, ancora una volta le associazioni giovanili agirono autonomamente. Il FUAN, per esempio, salì agli onori della cronaca il 25 novembre 1960 in seguito all’invasione, a Roma, della sede dell’Unione Nazionale Universitaria Rappresentativa Italiana (UNURI), che aveva indetto una serie di manifestazioni a sostegno del Fronte di Liberazione Nazionale algerino378.

Il sostegno all’«Algeria francese», in compenso, giunse anche da una neonata formazione dell’estrema destra italiana, Giovane Nazione, un movimento giovanile studentesco legato a

376 N. RAO, Trilogia della celtica, cit., p. 87.

377 G. PANVINI, Cattolici e violenza politica. L’altro album di famiglia del terrorismo italiano, Venezia,

Marsilio Editori, 2014, pp. 53-54.

113 Ordine Nuovo e, a livello internazionale, a Jeune Europe379, tanto che nel 1963 cambiò il nome in Giovane Europa. A ogni modo, l’azione di Giovane Nazione fu significativa perché i suoi militanti organizzarono una conferenza sul tema «Europa, Francia, Italia», e distribuirono numerosi volantini di sostegno alla causa dei pieds-noirs, che vi venivano definiti «eroici difensori della civilizzazione europea», e che si concludevano con un significativo «Viva l’Algeria Francese! Viva il governo rivoluzionario di Algeri!»380.