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turale dell’ottava lirica polizianea, e il suo punto debole: il terzo distico”299. In Tasso le tensio- ni sono costanti, e la ricerca di una severa magnificenza stilistica e tonale è certamente più diffusa, come – ancora una volta – mostra bene il nudo dato statistico: e l’aumento progres- sivo dei ribattimenti anche nelle sedi pari dell’ottava chiarisce come l’incedere verso il distico finale venga affrontato da Tasso non tanto alleggerendo i primi versi, ma marcando l’avvio dell’ottava e progressivamente intensificando la linea melodica e intonativa della frase, distri- buita in tempi ritmico-sintattici (i distici) sempre più complessi e variati e paradossalmente uniformandone la complessità per scongiurare una ‘caduta’ in coincidenza del distico bacia- to.

2.4.2. Moduli ritmici dell’endecasillabo in relazione alle posizioni nell’ottava – lettura verticale, per distici

2.4.2.1. primo distico

Le statistiche relative al primo distico sono davvero esplicite e facilmente interpretabili: mediamente dovremo infatti attenderci una prima posizione lenta, fortemente accentata (è la sede più propensa ad ospitare versi con 5 o più accenti, e al contempo è la meno disponibile allo spazio atono nel secondo emistichio, tra 6a e 10a) ed una seconda, per contro, più fluida e più veloce (qui si riscontra la maggior frequenza relativa dei versi a tre ictus, con particola- re ricorrenza dei moduli di 4a-8a-10a e 4a-6a-10a). Mantenendo ancora una visuale complessi- va e dall’alto, si può apprezzare come 1 sia il verso più facilmente caratterizzato dalla pre- senza di ictus contigui, che – come è noto – oltre a conferire lentezza al verso costituiscono spesso degli efficaci indicatori di instabilità e complicazione melodico-intonativa e di torsioni sintattiche particolarmente aspre. Può valer la pena fare una rapida considerazione a tal proposito: se il ribattimento d’accento è senz’altro un ritmema di matrice lirica, o per lo meno giunge alla poesia narrativa cinquecentesca attraverso il filtro petrarchesco, è però opportu- no dar conto del fatto che nei sonetti di Petrarca il verso d’incipit, che pure è molto lento e fit- tamente accentato, è solitamente “privo di impuntature ritmiche, poco propenso a configura- zioni espressive e generalmente solenne”300. La sintassi narrativa tassiana, invece, non solo affida al verso d’avvio un passo lento e maestoso, con piglio deciso, intonazione ascendente

299 Ibid.

e melodia rallentata, e con in più, molto spesso, quei fenomeni di complicazione, destabiliz- zazione e increspatura melodica connessi alle strategie dell’inarcatura; vi aggiunge anche una funzione di tensione ritmico-sintattica che, come è stato ampiamente argomentato, ten- de a ricomporsi e a trovare pacificazione nel verso successivo.

Provo a offrire qualche esempio di alcune configurazioni in qualche modo ‘tipiche’, cer- cando di tenere assieme il più possibile dati statistici, strutture sintattiche e funzioni tematico- narrative.

La prima sede (insieme alla quinta, e questo pare già significativo) è quella che ospita il maggior numero di accenti di 1a, e soprattutto tende ad accogliere una grande quantità di at- tacchi trocaici. In generale, il primo emistichio è sempre fitto di accenti (i tipi ritmici con spa- zio atono fino all’ictus di 4a vedono il minor numero di occorrenze proprio qui), coerentemen- te con la tradizione: sia in Boiardo che Ariosto, infatti301, l’ovvia responsabilità dell’avvio o dell’introduzione di un nuovo segmento tematico o narrativo trova un correlativo formale nella marcatura e nell’intensificazione accentuale. Tale classica funzione vede frequentemente presente in inizio di verso un termine chiave, sia esso un avverbio o un indicatore temporale:

III 14, 1-2

Mentre ragiona a i suoi, non lunge scorse 1-4-6-8 un franco stuol addur rustiche prede, 2-4-6-7 IX 98, 1-2

Come sentissi tal, ristette in atto 1-4-6-8 d'uom che fra due sia dubbio, e in sé discorre 1-4-6-8 X 70, 1-2

Poi nel castello istesso a sorte venne 1-4-6-8 Tancredi, ed egli ancor fu prigioniero. 2-4-6-7 XVII 49, 1-2

Mentre la donna in guisa tal favella, 1-4-6-8 Adrasto affigge in lei cupidi gli occhi: 2-4-6-7

oppure un elemento della coppia soggetto / verbo, spesso isolato attraverso diversi procedi- menti sintattici di rilevamento, si tratti di interposizioni incidentali o circostanziali o di strategie di torsione dell’ordo naturalis; se in Boiardo e Ariosto prevalevano in tali configurazioni i sog- getti in attacco, soprattutto i nomi propri, Tasso pare prediligere la prolessi del predicato, con frequenti inversioni che possono coinvolgere anche porzioni ampie del distico e talvolta per- sino oltre tale misura, imponendo un avvio marcato sintatticamente:

301 Cfr. Praloran 1988, pp. 96 e segg., e Dal Bianco 2007, pp. 245 e segg.; mutatis mutandis, ovvero tenendo

conto delle differenze costitutive di genere metrico, anche in Petrarca la situazione è analoga, cfr. ad es. Dal Bianco 2003, pp. 265 e segg.

VII 29, 1-2

Suona il corriero in arrivando il corno, 1-4-8 e tosto giù calar si vede un ponte: 2-4-6-8 IX 30, 1-2

Segue il buon genitor l'incauto stuolo 1-3-6-8 de' cinque, e Solimano assale e cinge; 2-6-8 IX 73, 1-2

Doppia allor Guelfo il colpo e lei non coglie, 1-3-4-6-8 ch' a caso passa il palestino Osmida 3-4-8 XIII 1-2

Sorge non lunge a le cristiane tende 1-4-8 tra solitarie valli alta foresta, 4-6-7 XVIII 83, 1-2

Passa il Buglion vittorioso inanti 1-4-8 e già le mura d'occupar si crede, 2-4-8 XVIII 94, 1-2

Mira di quei che fur campion di Cristo 1-4-6-8 l'anime fatte in Cielo or cittadine, 1-4-6-7

Anche questo è un vistoso gesto che differenzia l’impostazione dell’ottava tassiana rispetto al precedente ariostesco, su cui tornerò più diffusamente nel capitolo successivo: la principa- le tende a comparire all’inizio, nel primo distico, e a espandere man mano la voluta sintattica del periodo attraverso dilatazione e aggregazione di dipendenti. Ad ogni modo, pare preci- sarsi così una peculiarità dell’ottava tassiana, ovvero una cospicua variazione nel segno di gravitas e magnificenza sul tema della mise en relief del termine più esposto in attacco di stanza; il “piglio robusto”302 dell’avvio, dunque, subisce un processo di complicazione ed in- tensificazione espressiva, in modo tale che la nuova ottava mantenga alta la tensione ritmi- co-sintattica che segue il distico baciato della stanza precedente (ed anzi, la rilanci e la po- tenzi). Ciò può magari comportare un sacrificio di qualcosa dell’“alta funzionalità narrativa”303 dell’ottava boiardesca, ma fa sì che si imponga ed imprima alla stanza fin dall’inizio un passo deciso, complesso e internamente assai vario ed asimmetrico, con la successione di versi mossi e – non di rado – caratterizzati da vari riposi e vere e proprie pause di segno e intensi- tà differenti. Molto frequenti sono le torsioni sintattiche giocate sull’epifrasi:

IV 8, 1-2