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damento della frase relativamente solenne, sì che anche la cadenza dattilica finisce per es- sere assorbita dalla chiusa marziale90:

III 23, 8

e di due morti in un punto lo sfida. 4-7

Ad ogni modo, quel che davvero conta nell’analisi degli endecasillabi di 4a-7a presenti nel- la Liberata è l’altissima frequenza relativa di tipi “misti” di origine petrarchesca, ovvero “mo- duli [...] in cui l’accento di settima è preceduto da un monosillabo sostanzialmente proclitico ma pure in grado, col suo piccolo peso, di modificare la percezione del ritmo”91. Questo dato è assai eloquente in merito alla volontà tassiana di ridurre il più possibile la presenza e la ri- conoscibilità degli endecasillabi dattilici, evidentemente non ritenuti adatti alla magnificenza del poema eroico92. Propongo due esempi tratti dal Canzoniere petrarchesco e dall’Orlando Furioso, a dimostrazione della piena cittadinanza di questa tipologia stilisticamente marcata anche nella tradizione pre-tassiana:

RVF 173, 1

Mirando il sol de’ begli occhi sereni 2-4-7

OF, XXVII 78, 3

che per molt’ira in più fretta s’accese 4-7

Ecco invece alcuni esempi tassiani colti dalla Liberata: II 12, 6

se caso od arte il bel volto compose. 2-4-7 III 24, 3

come a guardar i begli occhi e le gote 1-4-7 IV 91, 6

il chiaro sguardo e 'l bel riso celeste 2-4-7 VIII 39, 7

Io non sapea da tal vista levarmi, 1-4-7

90 Si noti che in questo verso vi è una struttura sillabica gerarchica perfettamente parallela al movimento sintatti-

co: e di due morti (5) in un punto (4) lo sfida (3).

91 Praloran 2003, p. 147; cfr. anche alcune osservazioni di metodo in Brugnolo 2007, in part. pp. 1725-737. 92 Come già notavano sia Bianchi 1925 che Pirotti 1979, nell’Aminta la frequenza dell’endecasillabo dattilico è

nettamente più alta; pur senza operare una scansione della favola pastorale, riporto solo due esempi riconosciuti ad apertura di pagina: “ch’ella, commossa da tarda pietate” I, 2, 396; “a la mia fede, e maggior ricompensa” I, 2, 536. Il fatto mi pare molto rilevante nel riscontrare la selezione dei materiali stilistici operata dal Tasso a seconda del genere poetico col quale di volta in volta si cimentava.

XV 47, 6

l'invitto eroe dal suo carcer lontano, 2-4-7

Come è evidente, i casi appena visti possono in qualche modo essere considerati varianti dell’endecasillabo con ictus ribattuto in 6a-7a, data l’ambigua posizione prosodica e l’importante valore melodico del termine atono in sesta posizione. In questo senso, i criteri di scansione giocano un ruolo fondamentale: anche volendo considerare il mio computo come eccessivamente modulato su una posizione ‘controriformista’, e quindi ipotizzando – come è plausibile – che una piccola parte dei versi che ho considerato con contiguità d’accento in 6a- 7a possano essere preferibilmente computabili come dattilici, la sostanza non muterebbe di molto93. Quello che più risulta significativo, infatti, è appunto la sistematica volontà di compli- care un pattern ritmico immediatamente ravvisabile attraverso una strategia stilistica derivan- te dalla tradizione più alta della lirica italiana, in modo tale da relegare tale modulo a minime e riconoscibilissime occorrenze.

Questa medesima strategia di dissimulazione e di rottura della regolarità del ritmo del verso vede anche una diversa declinazione possibile, in coincidenza con uno stilema fonda- mentale del poema e dello stile tassiano, l’enjambement, per cui quando questo modulo è in posizione di innesco il suo passo deborda nel verso successivo, venendo in qualche modo al contempo esaltato e riassorbito. Mi limito ad un solo esempio impreziosito da un accusativo di relazione, figura propria dello stile magnifico94:

XII 23, 3-4

Vergine, bianca il bel volto e le gote 1-4-7 vermiglia, è quivi presso un drago avinta. 2-4-8

“Nella Liberata l’endecasillabo dattilico conta non tanto per gli effetti dovuti alle sue poche presenze quanto per quelli prodotti dalle sue lunghe assenze. Anche perché d’ordinario se ne astiene, e quindi s’astiene dai sussulti, dalle dissonanze, dalle cadute di tono ch’esso provoca, Torquato più e più volte consegue la magnificenza formale che vagheggia. E, d’altro canto, con quella medesima astensione scema di molto le sue possibilità di variazione ritmica, sì che favorisce la pericolosa tendenza del suo linguaggio a un’altisonante monoto- nia”95. Ho già accennato nell’introduzione che non sono affatto in accordo con la tesi della

93 La statistica di Pirotti 1979, p. 60, conta circa centosessanta endecasillabi dattilici (circa il doppio rispetto al mio

computo): nessuna delle considerazioni da me fatte finora, però, sarebbe diversa, poiché comunque la marginali- tà del modulo dattilico (1% contro 0,5%, più o meno) sarebbe egualmente clamorosa.

94 Cfr. DPE, p. 218, e il regesto di Vitale 2007, pp. 143-45. 95 Pirotti 1979, p. 61.

“monotonia” ritmica della Liberata, per la quale parlerei piuttosto di grande compattezza e di grande abilità nel variare moltissimo senza alterare la percezione di questa stessa compat- tezza. Le parole di Pirotti a proposito dell’endecasillabo dattilico sono in questo senso piutto- sto significative, poiché da un lato non tengono conto, ad esempio, degli effetti di compensa- zione ritmica prodotti dal proliferare degli endecasillabi ‘anapestici’ di 3a-6a né delle strategie di complicazione dei ritmi dei versi più ‘regolari’, e dall’altro trascurano il fatto che proprio perché i versi di 4a-7a sono così ridotti riescono a risaltare con maggior evidenza. “In altre pa- role, la scarsa incidenza quantitativa sul tono medio è in parte controbilanciata dallo strania- mento prodotto dalla rottura dell’orizzonte ritmico d’attesa”96. Se infatti Tasso evita le “cadute di tono”, sfrutta appieno i “sussulti” e le “dissonanze” prodotti da questo verso, declinando con grande consapevolezza le sue sfumature ritmiche e scegliendo accuratamente i contesti in cui inserirlo.

A parte una mezza dozzina di casi, infatti, tutti gli endecasillabi dattilici compaiono in due situazioni, ovvero in contesti lirico-patetici e all’interno di discorsi diretti (anch’essi, per lo più, nei medesimi contesti tonali). Quasi ogni volta che Armida ed Erminia sono protagoniste, gli endecasillabi dattilici giungono a mimare la languidezza o la commozione del contesto, e fungono da felici indicatori di contesti appunto tendenzialmente lirico-amorosi:

IV 92, 5

Ahi crudo Amor, ch'ugualmente n'ancide97 2-4-7 VI 55, 6

la bella Erminia n'ha cura e tormento, 2-4-7 XVI 3, 8

ruvido troppo a sì tenere membra. 1-4-7

XX 66, 7-8

e inerme io vinta sono, e vinta armata: 2-4-6-8 nemica, amante, egualmente sprezzata. 2-4-7

L’ultimo esempio proposto è poi particolarmente interessante, poiché mostra l’abilità tas- siana nel dosare ogni elemento stilistico in accordo alla psicologia dei personaggi e al tono di