2. L’endecasillabo della Gerusalemme Liberata
2.2. Morfologia dell’endecasillabo della Liberata: analisi degli schemi ritmic
2.2.1. Endecasillabi di 4a-7a (gruppo “g”: 1a-4a-7a, 2a-4a-7a, 4a-7a)
La notevole riduzione della presenza degli endecasillabi dattilici nella poesia cinquecente- sca è stata interpretata come uno dei segni più evidenti della normalizzazione in senso pe- trarchista della lirica italiana, anche se più per la spinta bembiana che non per la prassi poe- tica di Petrarca stesso85. Sul versante narrativo, la stessa influenza di Bembo, come è noto, ha fortemente condizionato il lavoro correttorio di Ariosto, che nella revisione del Furioso ha con grande frequenza modificato endecasillabi di 4a-7a86, allontandosi – coerentemente – dalla tradizione del poema in ottave, per la quale, almeno fino a Boiardo, l’endecasillabo dat- tilico costituiva uno degli schemi più presenti tanto da diventarne uno dei tratti distintivi87.
In via preliminare, dunque, per quel che riguarda il Tasso epico non sorprende tanto il fat- to che questi schemi siano numericamente marginali, quanto piuttosto la misura con cui que- sta marginalizzazione si manifesta. In questo senso, il dato di occorrenze di tale modulo nel- la Liberata (circa lo 0,5%, ovvero meno di quattro per canto, mediamente) risalta in modo davvero notevole, soprattutto se si considera che neppure in Bembo la flessione del modulo aveva avuto proporzioni così decise (cfr. per questo la tabella 1). Tenendo poi conto di un dato di tipo evolutivo, non sarà poi un caso che nella Conquistata la frequenza dell’endecasillabo dattilico sia ancor più limitata, in ossequio alla volontà di ridurre ulterior- mente le forme più eterodosse rispetto ad una tastiera prosodica fortemente vincolata.
Prima di proporre alcune osservazioni sulla funzione che un modulo così riconoscibile as- sume nel sistema formale tassiano, mi pare opportuno offrire un breve campione delle occor- renze degli endecasillabi dattilici. In primo luogo, ancora sul piano statistico, preme notare come il pattern più monotono (1a-4a-7a, con il piede dattilico ripetuto identico per tre volte) sia numericamente inferiore rispetto a quello, più vario, con ictus di 2a e attacco giambico, cosa che forse può essere annoverata tra le diverse strategie di dissimulazione messe in atto da Tasso per attenuare la facile evidenza di questo schema accentuativo. Segnalo poi alcune caratteristiche di tipo distributivo all’interno dell’ottava che mi paiono essere meritevoli di nota (cfr. per questi aspetti le tabelle 5 e 6), se pure debbo ricordare come l’esiguità delle occor- renze complessive consigli di limitare le deduzioni di tipo stilistico: da un lato, è interessante che circa i due terzi dei versi a questo schema compaiano nella seconda quartina dell’ottava,
85 Nell’ampia bibliografia, cfr. Pirotti 1979, Menichetti 1993, Praloran 2000. 86 Cfr. almeno le classiche pagine di Bigi 1954.
87 Praloran 1988, pp. 40-41, annota come nel Morgante la percentuale di endecasillabi dattilici tocchi il 22%, coe-
rentemente peraltro con le statistiche di Teseida e Spagna. In Boiardo, ricordo, la percentuale si attesta (potrei dire si attesta ancora) attorno al 13%.
ed in particolare nell’ultimo distico; dall’altro, non pare privo di implicazioni il fatto che la sede pari del distico sia la privilegiata ad accogliere tale modulo (ed infatti generalmente questi versi ospitano la chiusura della campata sintattica e sono seguiti da punteggiatura), tranne che nell’ultimo distico. Nella settima sede, però, praticamente tutti i versi con accento di 4a-7a subiscono un mascheramento assai tipico nella tradizione petrarchista (l’inserzione di un monosillabo o di un bisillabo in sinalefe col termine seguente che abbiano valore accentuale molto basso88), in modo tale da smorzare la regolarità dello schema con una lieve increspa- tura ritmica, ‘simulando’ il ribattimento d’accento in 6a-7a. Un solo esempio:
VI 85, 7-8
degnato avrebbe il mio cenere e l'ossa 2-4-7 d'alcun onor di lagrime e di fossa. 2-4-6
Questo distico, oltre alla funzione dell’aggettivo monosillabico, mi pare particolarmente com- patto (anche questa rientra tra le modalità di mascheramento del verso) data la simile struttu- ra fonico-ritmica e retorica dei due versi: entrambi hanno un attacco giambico e la prima let- tera identica, entrambi hanno un termine sdrucciolo accentato in posizione chiave, entrambi i versi sono chiusi da una coordinazione. È un buon esempio di come Tasso sappia operare minime variazioni melodiche per movimentare e complicare compagini retorico-sintattiche al- trimenti di facile ripetitività; tornerò comunque tra poco sullo stilema di cui sopra.
Giungendo alla descrizione della struttura del verso, le versioni “pure” dell’endecasillabo dattilico nella Liberata sono decisamente minoritarie rispetto a quelle “miste”, e presentano oltretutto una fisionomia retorico-sintattica molto poco connotata, a differenza di quanto ac- cadeva ad esempio in Dante o nella tradizione narrativa quattrocentesca. Qui infatti, come si può notare negli esempi che seguono, assai tipici erano i versi perfettamente bipartiti, con i due membri del verso legati da una congiunzione coordinante oppure in chiasmo tra loro; ecco due realizzazioni tratte dalla Commedia e dall’Innamorato:
Purg. 2, 131
Lasciar lo canto, e fuggir ver’ la costa 2-4-7
O.I., II, IV 16, 7
battendo l’ale e menando la coda 2-4-7
88 Pirotti definisce questa tipologia come endecasillabo dattilico “misto”, che si differenzia dalla tipologia “pura”
proprio per la lieve ambiguità ritmica causata dalla presenza del monosillabo. Adotterò questa terminologia nel corso del capitolo. Cfr. Pirotti 1979, p. 20.
Nella Liberata gli endecasillabi dattilici “puri” bipartiti sono presenti, ma quelli costruiti su un parallelismo così evidente compaiono in misura davvero irrisoria, sì che gli esempi che se- guono ne costituiscono quasi l’intero catalogo:
I 61, 7
buona è la gente, e non può da più dotta 1-2-4-7 III 55, 6
per l'altro vassi, e non par che si monte; 2-4-7 IV 63, 2
voler il giusto e poter ciò che vuoi, 2-4-7 VIII 11, 3
e ch'il consiglia e ch'il prega a fermarsi, 4-7 X 62, 7
Ivi n'accolse, e non so con qual arte 1-4-7
Gli endecasillabi dattilici “puri” – comunque numericamente di modesta entità – paiono infatti avere una configurazione sintattica diversa rispetto alla forma appena vista; probabilmente la ragione va identificata nel fatto che questo tipo di bipartizione del verso con coordinazione è molto frequente nel poema89 e dunque tende a strutturarsi su moduli considerati meno ‘ete- rodossi’. Le occorrenze nel poema mantengono un profilo retorico-sintattico piuttosto lineare, assecondando così la riconoscibilità del ritmo (negli esempi che seguono, spicca il secondo per la presenza della tipica correctio tassiana nella posizione conclusiva dell’ottava).
VII 23, 2
rivolse il corso a la selva vicina; 2-4-7 XIV 48, 8
ch'ogni suo fregio è non fatto, ma nato. 1-4-7 XV 48, 7
Tal s'appresenta a la solita guarda, 1-4-7 XX 127, 4
tanto vicina a l'estrema sua sorte, 1-4-7
Un caso abbastanza particolare è il seguente, poiché è un verso tripartito, giocato su tre tempi forti; va però detto che la posizione di chiusura dell’ottava concede già per sé un an-