• Non ci sono risultati.

Moduli ritmici dell’endecasillabo in relazione alle posizioni nell’ottava – lettura orizzontale

269 Dal Bianco 2007, p 177.

2.4.1. Moduli ritmici dell’endecasillabo in relazione alle posizioni nell’ottava – lettura orizzontale

Prima di commentare i dati schema per schema, mi pare opportuno provare a offrire una rapida lettura incrociata delle tabelle 5 e 6274, cercando di evidenziare alcune costanti parti-

271 Praloran 1988, pp. 88-89. 272 Cfr. Praloran 2009, pp. 200-03.

273 Pozzi 1974, p. 131, che così specifica: “distici e quartetti non sono l’argine entro cui si snodano i significati, ma

gli scomparti di un magazzino scomponibile entro i quali viene collocato a vista il materiale. L’ottava finisce per non essere più un segno di riconoscimento, bensì di disconoscimento, presentandosi di volta in volta diversa da quella che ci si aspetterebbe che in qualche modo fosse”. Per Tasso, fondamentale è senz’altro Soldani 1999, in part. pp. 328-331.

274 Faccio mie alcune preziose considerazioni di Dal Bianco 2007, p. 191 n. 28, avvertendo che la tabella 6 “pre-

senta le preferenze distributive di ciascun gruppo (o dei singoli moduli) considerato in sé, senza tener conto dei dati numerici concreti a cui quelle percentuali si riferiscono, ossia della frequenza assoluta di ciascun gruppo (o di ciascun modulo ritmico) nel corpus. Ciò può dare adito a equivoci”. Per questa ragione ho proposto anche la ta- bella 5, dedicata appunto alle occorrenze assolute di un determinato pattern nelle varie sedi dell’ottava; la cosa, a

colarmente lampanti e significative e rimandando per una breve conclusione a 2.4.2.5. In- nanzitutto, dando un’occhiata alla tabella 6, che mostra in che misura i versi di ciascuno schema ritmico si dispongono nelle diverse sedi dell’ottava, si può notare come nei gruppi statisticamente maggioritari (a, c, e, ictus ribattuti, vale a dire l’85% dei versi totali del poe- ma) l’oscillazione distributiva all’interno delle diverse posizioni sia relativamente limitata, con una forbice massima di circa 3 punti percentuali; analogamente, quanto a proporzioni interne dei singoli gruppi, prima e seconda quartina della stanza tendono a ospitare gli stessi nume- ri. Ciò conferma immediatamente sub specie ritmica l’impressione di compressione e com- pattezza dello stile tassiano: come già in Ariosto, infatti, “l’assenza di cospicue variazioni di- stributive è senz’altro da interpretare come un effetto della variatio ritmica [...], che dal nostro particolare osservatorio significa massima disponibilità di ciascuna posizione ad ospitare qualesisia tipo ritmico”275.

Con uno sguardo solo un poco più attento si possono notare alcune costanti e alcuni fat- tori determinanti la fisionomia complessiva dell’ottava tassiana. In primo luogo, a fronte della diffusa densità accentuale di cui ho più volte ragionato, si vede come i versi con uno spazio atono di due o tre posizioni in attacco tendano a concentrarsi nelle sedi centrali dell’ottava, riducendosi drasticamente soprattutto nelle posizioni estreme, la prima e l’ottava; al contem- po, e analogamente, gli endecasillabi con ampio spazio atono dopo l’ictus di sesta (ovvero senza ribattimento e senza accento di ottava) tendono a comparire con minor facilità nelle medesime sedi, più marcate in quanto confini ritmici della strofa. Esemplare è l’unico profilo che soddisfa entrambi i criteri, ovvero quello di 4a-6a-10a, che significativamente vede le per- centuali minime di occorrenza proprio in prima e ottava sede. In particolare, anche se ancora in via tendenziale, nella prima quartina l’avvio e la “piccola clausola” sono le sedi meno fre- quentate dai moduli veloci, caratterizzati da relativa rarefazione accentuale in uno dei due emistichi; nella seconda quartina i numeri assoluti tendono a diminuire leggermente, dimo- strando la propensione tassiana all’aumento del “numero” man mano che ci si avvicina alla chiusa, che a sua volta è proprio la sede più facilmente disertata dagli schemi più rapidi (dato coerente, mi pare, con la tendenza già rilevata ad “accrescere il numero nel fine del ver- so”276). Se dunque già in Ariosto si poteva rilevare “una partecipazione dell’ictus di 8a all’andamento ritmico dei versi di chiusura sintattica”277, quindi sostanzialmente i versi pari, in

mio modo di vedere, permette di incrociare proficuamente i dati e di poter procedere nell’analisi “a mezza strada tra il metodo quantitativo e quello stilistico, cercando di contemperare le lacune di entrambi”.

275 Dal Bianco 2007, p. 179. 276 DAP, p. 399.

277 Dal Bianco 2007, p. 180; lo studioso, dopo aver rilevato che anche l’ottava boiardesca è caratterizzata da una

“maggiore densità ritmica dei versi di clausola”, annota come debbe essere “rivisto il luogo comune della critica sulla velocità delle clausole nel poema ariostesco, [e sia] invece opportuno rilevarne la sostanziale continuità con

Tasso la tendenza è fortemente accentuata anche in versi non strettamente connessi ad una strategia sintattica conclusiva. Dalla prospettiva ritmico-intonativa che adotto per adesso, ciò comporta che anche i versi dispari, e anche quelli implicati in avvio di enjambements, avran- no una maggiore densità accentuale nella seconda quartina che non nella prima.

A ulteriore precisazione, però, la sensazione che emerge dalla lettura delle tabelle è che se le sedi estreme della stanza sono costantemente caratterizzate da versi fittamente accen- tati, non altrettanto marcato è il punto di sutura tra le due quartine: se infatti la tipologia più frequente è l’ottava costruita con “pausa forte tra prima e seconda quartina”278, non mi pare si possa dedurre dalle statistiche un particolare atteggiamento di messa in tensione tra quar- to e quinto verso, per lo meno non in modo simile a quanto accade tra ottavo e primo.

Nella generale compattezza formale, che qui corrisponde a una certa uniformità di tratta- mento dei diversi distici, vi è sì una certa intensificazione accentuale della quinta posizione, ma senza quel medesimo ‘contrasto’ melodico spesso rilevabile tra le stanze: lo mostrerò poi più approfonditamente, ma la sensazione prevalente in centro all’ottava è di una solenne scorrevolezza, una piccola chiusa composta e lievemente più ‘veloce’ delle altre posizioni pari discendenti sul piano intonativo, seguita da un rilancio più marcato, una posizione melo- dicamente ascendente con piglio deciso. Un’altra cosa mi preme poi rilevare, ovvero una maggiore omogeneità nei rapporti di forza tra posizioni dispari e pari nella prima quartina e una più sensibile variazione nella seconda, a dimostrazione – credo – di come il distico fina- le, nella sua facile riconoscibilità indotta dalla rima baciata e dalla sua funzione di clausola, venga sì aggredito da Tasso sul piano retorico e sintattico, ma questa stessa aggressione abbia connotazioni ritmico-prosodiche tali da rilevarlo, aumentandone la forza d’attrazione, per lo meno da un punto di vista dell’aumento complessivo dei tempi forti del verso. In termi- ni molto generali, infatti, tendenzialmente mi sembra che la prima quartina veda proporzioni interne più costanti (mostrerò tra poco, gruppo per gruppo, di che carattere), e che al contra- rio la seconda sia più varia, generalmente nel segno di una intensificazione ritmica del setti- mo verso. Questo pure è un dato che in qualche modo, essendo in aperto contrasto con l’idea che Tasso attenui l’identificabilità del distico finale inserendolo in un continuum logico- discorsivo più ampio, “riducendola a fatto fonico (di rima) più che a elemento strutturale da un punto di vista logico”279, avalla la tesi della doppia lettura dell’atteggiamento stilistico tas-

l’atteggiamento predominante nell’Innamorato. Il problema è che nel Furioso succede di tutto e qualunque tentati- vo di definizione sintetica e unilaterale delle sue peculiarità stilistiche offre il destro a pesanti confutazioni. Se la clausola veloce è un tratto significativo e forse tipico dello stile del Furioso, non si può però sostenere che tale configurazione sia tout court frequente”, p. 181 n. 20. Per quel che riguarda i versi di clausola nei sonetti del Pe- trarca, cfr. Dal Bianco 2003, pp. 344-47.

278 Soldani 1999, p. 305. 279 Soldani 1999, p. 330.

siano, il cui equilibrio si regge sulla spinta contrastiva di forze apparentemente in opposizio- ne.

2.4.1.1. gruppo a – endecasillabi di 4a-6a-8a

Il gruppo di endecasillabi ‘tendenzialmente giambici’ mostra una grande compattezza in- terna: eccetto il distico conclusivo, questi moduli tendono a disporsi in modo abbastanza uni- forme nelle diverse sedi d’ottava, con una differenza percentuale assai limitata in particolare tra 1 e 6280. Quel che in qualche modo può stupire è, nella sestina a rima alternata, la lieve preferenza per le posizioni dispari, elemento che già traccia un segno di distacco rispetto alla prassi ariostesca281, per cui Dal Bianco poteva “supporre la predilezione di Ariosto per attac- chi veloci e chiusure lente”282; mi pare che la densità accentuale in avvio di distico si leghi a una maggiore sostenutezza ritmica nelle posizioni tendenzialmente ‘ascendenti’, spesso in posizione di innesco in versi implicati in enjambement (per cui, come si vede dagli esempi qui sotto, l’intonazione ‘ascendente’ del verso dispari è fortemente minata dalla complicazio- ne melodica imposta dall’inarcatura), in linea con il diffuso aumento degli ictus complessivo, per cui non mi pare sia necessariamente da dedurre un vero e proprio ribaltamento rispetto ad Ariosto. Solo due esempi, in cui a un verso dispari scandito con passo giambico segue un endecasillabo diversamente accentato:

IX 11, 3-4

né creder mai potrà che gente avezza 2-4-6-8 a le prede, a le fughe, or cotanto osi; 3-6-9 XIV 11, 1-2

Così l'un disse; e l'altro in giuso i lumi 2-4-6-8 volse, quasi sdegnando, e ne sorrise, 1-3-6

In ogni caso, sorprende (e conforta) la coerenza dei dati man mano che ci si avvicina alla chiusa dell’ottava: se infatti la prima quartina vede nettamente più frequentate le posizioni di- spari, nel terzo distico le occorrenze si pareggiano per trovarsi rovesciate nel distico finale. Qui, infatti, si riscontra un netto aumento del numero complessivo degli endecasillabi ten-

280 D’ora in poi per lo più farò riferimento alle posizioni nell’ottava direttamente con il numero corrispondente, per

cui prima sede = 1, seconda = 2, ecc.

281 Cfr. Dal Bianco 2007, pp. 179-81: “è chiara la tendenza a disporsi sulle sedi pari di ciascun distico. La funzio-

ne più frequente di questi moduli è quindi di chiusura del movimento sintattico”.

denzialmente giambici, soprattutto in 8: questo conferma l’impressione più volte espressa fin qui, ovvero l’inclinazione alla saturazione fonico-ritmica in chiusa d’ottava, e in particolare una saturazione giambica, fortemente cadenzata e con effetti combinati di intensificazione e rallentamento (tenendo ancora a mente la complessiva compattezza dei dati, in modo com- plementare ai moduli giambici si comportano gli endecasillabi di 3a-6a, che, come mostrerò, paiono preferire una collocazione nella prima metà della stanza). I moduli a cinque ictus re- gistrano la frequenza più alta proprio nel distico finale e nella prima sede, significativamente, mentre il pattern di 4a-6a-8a, con spazio atono in avvio, coerentemente con le attese si com- porta in modo diverso: compare infatti in 1 con proporzioni sensibilmente ridotte rispetto al resto dell’ottava (circa la metà delle occorrenze rispetto a 7, ad esempio). Ciò sembra rassi- curare sulla validità della sensazione per cui Tasso tende a marcare consapevolmente i con- fini della stanza, creando sul piano dell’intensificazione fonica e ritmica una sorta di sostenu- ta continuità tra ottave283 (continuità non necessariamente armonica, anzi: spesso di tratta di un rapporto di esplicita tensione).

2.4.1.2. gruppo b – endecasillabi di 4a-6a

Ho già notato la decisa e peculiare diminuzione degli endecasillabi di questo gruppo nell’epica tassiana rispetto ai poemi in ottave di Boiardo e Ariosto; la ragione, è evidente, ri- siede nel vuoto accentuale che occupa il secondo emistichio del verso, per cui a tale configu- razione saranno sistematicamente preferite le accentazioni giambiche con ictus di 8a o le ‘va- rianti’ con impuntatura in 6a-7a.

In assoluto, questi endecasillabi paiono preferire le sedi dispari dell’ottava, ma necessarie sono due osservazioni complementari: innanzitutto, il primo distico è l’unico in cui la posizio- ne pari è numericamente maggioritaria rispetto alla dispari precedente, a dimostrazione che 1 è una sede dotata di un ruolo prosodico affatto singolare e di un peso speciale nell’economia della distribuzione del materiale linguistico nella stanza. Il concetto di densità accentuale, naturalmente in negativo, è in questo caso decisivo, e ciò sarà confermato dal fatto che il pattern più leggero, di 4a-6a-10a, subisce la penalizzazione maggiore nelle sedi più esposte dell’ottava. In secondo luogo, il modulo si rivela relativamente forte in 3, ovvero pri- ma della piccola clausola (e forse ha un qualche rilievo che la seconda sede più frequentata sia proprio 5); infine, ma l’osservazione a questo punto parrà pleonastica, la posizione più disertata è l’ultima.

283 Vedremo oltre come questa sensazione venga confermata sistematicamente da tutti i gruppi; e in particolare si

Un ultimo rilievo, di tipo stilistico, è che nelle posizioni pari (in particolare 4 e 6, mi pare) tendono a concentrarsi figure simmetriche, come parallelismi, epifrasi, dittologie ‘lunghe’ con sdrucciola sotto ictus di 6a... Mi pare interessante poiché è come se in queste posizioni Tas- so volesse ‘riscattare’ il passo veloce dell’endecasillabo attraverso figure in qualche modo conclusive e classicheggianti. Solo due esempi:

II 46, 6

l'alte non temo, e l'umili non sdegno; 1-4-6 IX 15, 4

bagnan rugiade tepide e sanguigne; 1-4-6

2.4.1.3. gruppo c – endecasillabi di 4a-8a

Innanzitutto, è opportuno ricordare che si tratta del gruppo col maggior numero di occor- renze in assoluto nel poema tassiano (circa il 20% del totale, ovvero quasi due versi per ot- tava); la variante allotropa con accento di 2a è il profilo singolo a sua volta più frequente284 in ogni sede dell’ottava, tranne che in 7. Con grande regolarità, gli endecasillabi di 4a-8a sono costantemente maggioritari nelle posizioni pari rispetto a quelle dispari precedenti; meritano però attenzione alcuni fattori.

La variante di 4a-8a-10a è particolarmente debole nelle sedi estreme, dunque in 1 e in 8, come d’altro canto è facile attendersi da un profilo a tre ictus, mentre spicca in 2 e 6, ovvero in chiusura di primo e terzo distico: davvero tipiche sono le configurazioni sintattiche con in- versione e verbo esposto in posizione-rima. Come già accennato, 2a-4a-8a è il profilo più co- mune in assoluto nel poema, e compare con particolare assiduità nelle sedi pari dell’ottava; tuttavia proprio la grande clausola è la posizione pari meno frequentata dagli endecasillabi di questo gruppo, dato che le varianti di 4a-8a e di 1a-4a-8a sono significativamente più deboli in 8 che non in 7. Il modulo con accento di 2a risolleva dunque nettamente le proporzioni dell’intero gruppo: anche tale dato mi pare possa essere interpretato come frutto della pro- pensione tassiana a chiudere l’ottava nel modo più cadenzato e solenne possibile, limitando nel verso di clausola gli attacchi ‘dattilici’ di 1a-4a o con ampio spazio atono e privilegiando un passo tendenzialmente giambico. Rilevo come ciò sia peraltro affatto coerente con i dati complessivi sugli ictus di 1a e sugli attacchi veloci di 4a.

2.4.1.4. gruppo d – endecasillabi di 2a-6a

Il gruppo appare particolarmente forte in 4 e in 7, mentre nelle altre sedi della stanza la differenza ricorsiva si compatta entro poco più di un punto percentuale; a parte il secondo di- stico, comunque, privilegiate sono sempre le sedi dispari. La variante a quattro ictus è fre- quente in sedi chiave dell’ottava, ovvero in 1, 4 e nell’ultimo distico; nuovamente, il dato sembra avvalorare l’impressione che, nella frequente partizione della strofa in quartine, alcu- ne posizioni godano di uno status a sé stante, con la prima quartina marcata nei suoi estremi e la seconda più indirizzata verso un’intensificazione in explicit e (parzialmente) più ‘leggera’ in avvio. Il modulo più veloce a tre tempi forti praticamente scompare in 8, e anche questo dato non può sorprendere; colpisce di più, invece, il fatto che la piccola clausola non subisca il medesimo destino e anzi sia la posizione più frequentata, e quasi sempre in configurazioni sintattiche conclusive. Il dato non andrà troppo enfatizzato, se è vero che si tratta comunque di numeri assoluti piuttosto limitati, ma permette forse di notare la disponibilità tassiana alla variatio ritmico-prosodica interna alla stanza e la propensione alla scorrevolezza alla fine del secondo distico. È questo un modulo duttile, in ogni caso; svolge sovente una funzione di- stensiva, e l’accentazione a maiore, spesso caratterizzata dalla presenza di quella figura rit- mica con pausa dopo l’ictus di 6a cui più volte ho accennato, si presta bene sia a chiudere la frase armonicamente che, all’opposto, a rilanciare il discorso.

2.4.1.5. gruppo e – endecasillabi di 3a-6a

L’interpretazione dei dati relativi agli endecasillabi ‘tendenzialmente anapestici’ è la più difficile e complessa, poiché il comportamento dei vari moduli è più irregolare di quanto non accada in altri gruppi. Ciò non toglie, però, che con un poco di attenzione si possano riscon- trare alcune costanti felicemente rivelatrici dell’atteggiamento ritmico-sintattico tassiano; e uno sguardo approfondito è a maggior ragione richiesto dal significativo incremento di questi profili accentuativi rispetto ai principali modelli di narrativa in ottave.

In primo luogo, gli endecasillabi di 3a-6a sembrano prediligere leggermente la prima quar- tina, e a parte il primo distico le occorrenze nelle posizioni dispari superano quelle nei versi pari successivi. Responsabili sia della proporzione interna che dell’eccezione in avvio d’ottava sono senz’altro i due moduli ad attacco trocaico, più comuni nelle sedi dispari ma particolarmente presenti proprio in 2 (con persino 5 punti percentuali di scarto, in alcuni casi, rispetto a 4, 6 e 8). Le posizioni più disertate dai profili con accento di 1a sono significativa- mente 4 e 8, a ulteriore prova di come nelle chiuse più marcate Tasso preferisca moduli sì molto densi ma tendenzialmente a dominante giambica – oppure impreziositi da un contrac-

cento di 6a-7a285. Complessivamente, si deve rilevare come Tasso adotti spesso il modulo ad attacco trocaico ma tenda a sentirlo come più adatto all’avvio e alla prima quartina dell’ottava: colpisce infatti il diverso trattamento e le diverse proporzioni interne ai raggrup- pamenti dei moduli con e senza ictus in prima sede, dato che i primi prevalgono nettamente nelle sedi dispari, come detto, mentre i secondi si comportano in modo opposto.

L’osservazione mi pare dimostri come l’avvio sintattico sia più disposto ad accogliere l’ictus di 1a (coerentemente coi dati generali, cfr. tab. 5); al contempo, non mi pare fuori luogo ricordare come nei distici che ospitano inarcature i versi in posizione di riporto286 che presen- tino accento di 1a vedano soprattutto la presenza di attacchi quinari, di 1a-4a, più solenni e più consoni alla prosodia dell’italiano.

Il profilo di 3a-6a-8a-10a, in ogni caso, è quello con il maggior numero di occorrenze (ricor- do che è il terzo schema singolo più frequente in assoluto nel poema, dopo 2a-4a-8a e 2a-4a- 6a-8a), e predilige appunto le posizioni pari, con il picco in clausola; gode, mi sembra, di una funzione assieme distensiva e marcante, ed è il principale responsabile del così netto au- mento degli endecasillabi di questo gruppo nella Liberata. Quanto al profilo veloce di 3a-6a- 10a287, le posizioni più disertate, seppur di poco, sono quelle di avvio di quartina, 1 e 5; le ra- gioni di tale opzione stilistica sono forse da ricercare nella tendenza del modulo alla velocità narrativa e alle frequentissime tripartizioni armonizzanti e distensive, fattori che necessaria- mente limitano le occorrenze nelle sedi di avvio sintattico più esposte. A proposito dell’ottava ariostesca, Dal Bianco notava come “l’ictus in 3a sede è essenziale ai procedimenti di varia- tio ritmica all’interno di un’ottava sostanzialmente basata su piedi metrici binari e giambici, una funzione di cui si avverte meno l’esigenza nei versi estremi”288; per quanto in Tasso la presenza dei versi di questo gruppo sia maggiore, suggerendo di sfumare leggermente, cre- do che l’osservazione sia applicabile con ragione anche alla Liberata, per lo meno in assolu- to – o meglio, è forse opportuno ribaltare la situazione e affermare che siano i versi estremi ad esigere “piedi metrici binari e giambici”, più solenni e cadenzati, proprio in virtù di una co- stante tendenza alla variazione, molto spiccata all’interno della stanza anche grazie alla maggior presenza complessiva di endecasillabi di 3a-6a. Si vedano comunque alcuni esempi di sequenze di versi fortemente caratterizzate dalla presenza di tali moduli, la cui forza attrat- tiva pare particolarmente accentuata in contesti di narrazione eventiva:

285 Si noti, ad esempio, il fatto che i profili di (1a-)3a-6a-7a-10a sono in assoluto più frequenti di quelli privi di accen-

to di settima; quanto alle sedi di chiusura, in 8 gli endecasillabi di 3a-6a-7a sono 111 contro i 76 di 3a-6a.

286 Che, ricordo, in Tasso coincide quasi sempre con una sede pari.

287 Tale profilo, non è peregrino ricordarlo, era il più frequente del gruppo nell’Orlando Furioso; cfr. la tabella offer-

ta da Dal Bianco 2007, p. 378, che riconsidera i suoi dati escludendo dal computo i moduli con ictus adiacenti, seguendo dunque il medesimo principio di questo studio.