apertura all’Asia e alle Americhe
4.6. L’Africa Centrale allarga i suoi orizzonti
Le esigenze di una nuova realtà:
necessaria una casa di formazione in Inghilterra
Riconfermata in carica dall’8° Capitolo generale, la madre Carla si rimise in cammino – a partire dal mese di febbraio 1947 – per visitare tutte le comunità.
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Era urgente, fra l’altro, che si recasse in Inghilterra anche perché, dall’Africa centrale, si faceva sentire sempre più forte l’esigenza della conoscenza della lingua inglese, da insegnare nelle scuole.
Era da parte dell’Uganda, soprattutto, che venivano continue richieste di avere insegnanti inglesi, o almeno di sorelle che padroneggiassero tale lingua. Nei nostri “75 Anni di Vita Missionaria” si legge, infatti:
“La necessità dell’apprendimento celere e sicuro della lingua inglese ha fatto sì che la nostra congregazione sentisse la necessità di avere qualche casa in Inghilterra dove poter inviare alcune missionarie … .
Prima tappa nel 1946 fu Coldharbour [Dorking] presso i Padri Bianchi. [Poi]
seguì una piccola comunità in Scozia, nel 1948, a Monteviot.
Ma già nel 1949 venne offerto alle Pie Madri della Nigrizia l’Ospedale Italiano di Londra”… .
Dopo quelle tre prime comunità, anche una casa per il noviziato divenne realtà nel 1951.
Nel fascicolo di “Raggio” di novembre/dicembre 1951, si può infatti leggere:
“Un dono di Dio. Il 27 giugno 1951 rimarrà una data storica negli annali della comunità di Londra. Da lungo tempo fervide preghiere si innalzavano … Un giorno di agosto, dopo lunghe, laboriose ricerche … la Madre torna a casa … con un sorriso soddisfatto. Ci guardiamo incuriosite, poi le più giovani gridarono: Domus habemus! Ed avevano indovinato … .
La nuova casa! È un vero grande dono di Dio … Oh! La nostra prima irruzione nel giardino! I larghi viali, gli alberi folti e maestosi, le rose di ogni colore … In fondo al viale centrale … una statua di Gesù, con le braccia aperte e il cuore in fiamme, ci dette il benvenuto! … .
Qui le suore destinate alle scuole e agli ospedali dell’Africa centro-orientale, prendono i primi contatti con la lingua e la cultura inglese … .
Ma noi non siamo egoiste, forse per vocazione, e il nostro “silenzio verde” lo dividiamo con un centinaio di ragazze italiane. Infatti un’ala della casa e un pezzo di giardino sono riservati per loro. Centinaia di giovani lavoratrici italiane sono sparse nelle famiglie inglesi … .
Ecco come nel cuore di questa affaccendata metropoli, il Signore ha posto un centro di studio e di formazione per le apostole dell’Africa e un focolare d‘amore
… per ogni giovane lavoratrice italiana”… (pp. 96-98).
Lingua inglese anche per il Golfo Arabico
La necessità di padroneggiare la lingua inglese, in realtà, non si limitava soltanto ai Paesi dell’Africa centro-orientale. Nel primo semestre del 1950, il Vicario apostolico dell’Arabia aveva dovuto mettersi alla ricerca di un nuovo istituto religioso femminile che potesse continuare, in Aden, l’opera educativa che le “suore Francescane” di Calais avevano cominciato, ma che ora non potevano più continuare per mancanza di personale.
Mons. Magliacani, allora, bussò a diverse porte, ma inutilmente. I responsabili delle istituzioni interpellate non ritenevano opportuno inviare personale in un posto difficile come quello di Aden dove il clima, fra l’altro, era uno dei peggiori.
Come inviare forze nuove in un ambiente che le avrebbe logorate in breve tempo, senza neppure la prospettiva di un lavoro soddisfacente?
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Rivoltosi, per avere un suggerimento, anche al Prefetto di Propaganda Fide, il Vescovo fu consigliato di tentare con le Pie Madri della Nigrizia, con l’assicurazione che la Superiora generale di quella congregazione avrebbe compreso e aiutato.
Il cardinale Fumasoni-Biondi, a dire il vero, in quel caso non si limitò a dare un consiglio, ma fece di più. Il 7 giugno 1950 egli stesso scriveva alla madre Carla Troenzi:
“Reverendissima Madre,
questa Sacra Congregazione è al corrente che … mons.
Luigi Magliacani si è rivolto alla M. V. Rev.ma per avere nel suo Vicariato alcune suore del suo benemerito Istituto.
Al riguardo mi permetto far presente … che il suddetto Vicario Apostolico ha fatto tale domanda d’intesa con la Propaganda e a nome di essa.
Questa Sacra Congregazione sarebbe infatti ben riconoscente alle Pie Madri della Nigrizia se potessero vedere esaudita l’istanza in parola. Si tratta, in realtà, di salvare una delle più importanti attività missionarie del suddetto Vicariato, vale a dire la scuola di Aden, la quale diversamente, verrebbe affidata a protestanti.
V. M., nel suo ben noto amore per le sante missioni, voglia tener conto di ciò, quando darà una risposta”… .
Aden non si trovava nell’Africa Centrale, e nemmeno in quella Orientale. Eppure, così incoraggiata dalla stessa Congregazione di Propaganda Fide, la madre Carla indirizzava a mons. Magliacani, il 23 giugno 1950, la seguente lettera:
“Eccellenza Reverendissima,
dopo aver pensato e considerato dinanzi al Signore la domanda che … ci fece, di mandare le suore nella sua missione di Aden, sono lieta di comunicarle che il Consiglio generale ha aderito al suo desiderio di poter preparare i soggetti richiesti … per inviarli poi ad Aden verso la fine dell’anno, sperando che le Pie Madri della Nigrizia con la loro buona volontà, possano colmare al possibile il vuoto lasciato dalle reverende suore partenti e fare anche colà un po’ di bene alla maggiore gloria di Dio”…. .
Prescelte per la nuova missione,
furono Vincenza Perusi, Idangela Meroni e Guerrina Bonezzi. Esse partirono da Napoli il 1° ottobre 1950 e giunsero ad Aden il 25 dello stesso mese. Un mese dopo, comunque, le stesse sarebbero state raggiunte da altre quattro sorelle: Giacinta Vanotti, Rosantonia Simeoni, Romualda Anselmi e Albertina Berretta.
Le comunità previste, infatti, dovevano essere due: Steamer Point e Crater. Avrebbero fatto parte dell’allora regione Etiopia Nord, la cui storia riporta:
“La città di Aden, parte di un’aspra penisola vulcanica a sud-ovest dell’Arabia, comprende effettivamente due città distanti l’una dall’altra circa 12 km: la città vecchia, Aden Camp, e la nuova, Steamer Point.
Possedimento degli Inglesi fin dal 1939, acquistò una grande importanza militare e commerciale per il controllo dello stretto di Bab El-Mandeb e per la raffineria del petrolio.
La città vecchia era abitata prevalentemente da Indiani e Arabi; nella città nuova invece, vi era la base militare, con circa 10.000 famiglie inglesi, la residenza del Governatore, le varie rappresentanze diplomatiche e le abitazioni degli Europei …
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Il 1° novembre fu aperta la scuola di Steamer Point e il giorno 25 quella di Crater, nella vecchia città, e l’orfanotrofio.
Trovarono delle difficoltà non indifferenti nell’avviare il programma di lavoro, anche per la presenza in loco delle ultime Suore Terziarie Francescane, ma … proseguirono con coraggiosa fermezza. Apportarono tutte quelle modifiche che ritenevano necessarie per il buon funzionamento delle opere loro affidate. In breve tempo si accrebbe la popolazione scolastica in modo più che soddisfacente.
Le due scuole, dall’asilo alle superiori, erano frequentate da elementi diversi per razza, religione e condizione sociale … .
Si cercò pure di ristrutturare l’orfanotrofio in modo più organico”… (pp. 43-44). In breve Tempo, le “Suore di Verona” si guadagnarono stima e rispetto. Anche i protestanti mandavano i loro bambini dalle suore. Il 2 aprile 1951, pochi mesi dopo l’inizio delle attività scolastiche, mons. Magliacani scriveva alla Superiora generale:
“Le sue suore stanno benissimo e mi pregano di salutarla tanto. Esse fanno molto bene. Il numero dei bambini e delle bambine è cresciuto talmente che sono costretto a fabbricare un nuovo convento e nuove aule.
Peccato che non abbia altre suore per Bahrain! Mi dispiacerebbe proprio di dare quella bella e nuovissima fabbrica ad altre suore”… .
A Bahrain, comunque, noi saremmo andate due anni dopo, nel 1953…
Nota: chi desidera sapere di più sulla nostra presenza in Arabia, può leggere: “La nostra presenza nel Golfo nel regno dell’Islam”, di Forca Berardi. Verona, 2011.