Il risultato di tale visita non si fece attendere. Il 27 gennaio 1890 mons. Corbelli indirizzava la sua relazione a Propaganda Fide (cf AMN 22, pp. 134-136).
Secondo lui, era stata sollevata troppa polvere, perché in realtà la situazione non si presentava così grave. Era opportuno però, se non necessario, procedere al più presto a una seria revisione delle Regole, prima di presentarle a Roma per l’approvazione. Così come era stato redatto, il testo non poteva considerarsi affatto adatto “per luoghi di missione, molto meno per quelli dell’Africa Centrale”.
Si consigliava ancora poi che, “in avvenire”, i Superiori fossero individui che avevano
“vissuto alcuni anni nella mentovata missione”, conoscendone per esperienza “lo spirito e i bisogni”.
Quanto al Vicario apostolico, non era ancora il caso di procedere ad una rimozione.
Nel mese di aprile seguente, comunque, il card. Simeoni sollecitava Luigi di Canossa affinché a Verona si procedesse con la redazione delle Regole delle due congregazioni comboniane. Secondo mons. Sogaro, rientrato in Egitto alla fine del mese di marzo 1890, era bene che anche suor Vittoria Paganini facesse parte della commissione incaricata di preparare il testo delle Regole.
Suor Vittoria Paganini a Verona
Di fatto, come si può vedere dalla lettera circolare di Maria Bollezzoli – sotto riportata – la Vicaria generale giunse nella Casa Madre di Verona il 10 agosto 1890, accompagnata da Maria Caprini.
Purtroppo, però, suor Vittoria non stava bene. Sottoposta in Cairo a un serio intervento chirurgico il 1° luglio precedente, era stata assicurata che tutto andava bene e che era in grado di affrontare il viaggio. Invece, soltanto pochi giorni dopo il suo arrivo a Verona, il male tornava ad aggredire con violenza, obbligando suor Vittoria ad una scelta definitiva: o morire in Italia, o ritornare quanto prima in Africa.
Profondamente addolorata, la Superiora generale accompagnò la partente con la seguente lettera, indirizzata a tutte le Pie Madri in Egitto:
“Figlie carissime in G. C.
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Ecco che ritorna tra voi l’amatissima vostra superiora, la R. M. Vittoria qui venuta temporaneamente per intendersi a vicenda riguardo alle nuove Regole che la Congregazione di Propaganda Fide ordinò che si facciano
… ed in pari tempo tentare di rialzare l’affievolita sua salute. Noi non abbiamo risparmiato cure ed attenzioni per conseguire lo scopo, e se l’esito non corrisponde al vivissimo desiderio mio e di tutte … non si può dire però che sia del tutto fallito
… .
Assai volentieri l’avrei accompagnata io stessa fino al Cairo, e mi sarei consolata grandemente in rivedervi tutte … ma l’età mia, e i miei abituali incomodi di salute me lo vietano assolutamente. Supplisco con l’inviarvi in vece mia suor Costanza … Accoglietela quindi come accogliereste me stessa” … .
1890: Costanza Caldara in Egitto; diventarono ancora di più negli anni 1889 e 1890, per la gran fame e carestia che li afflissero”.
E questo proprio perché la Mahdia, scrive Paolo Rosignoli nei suoi “Dodici anni di prigionia…”, “oltre all’aver tolto all’agricoltore le più valide braccia con tanti eccidi toccati ad ambe le parti dei combattenti, aveva distolto dal lavoro agricolo le rimanenti”… (pag. 170).
“Sono indescrivibili – riprende Ohrwalder – le scene atroci che si svolgevano particolarmente sul mercato di Omdurman, dove convenivano da ogni parte i poveri affamati”… (pag. 316).
Evidentemente una calamità del genere non poteva non ripercuotersi duramente sui prigionieri. Non soltanto il bambino di Concetta non riuscì a sopravvivere (cf AMN, 10), ma è proprio di questo periodo la lettera di Teresa Grigolini del 1890 (cf AMN, 12), indirizzata alla famiglia, che giunse a Verona come un’ultima, pressante richiesta di aiuto prima che si vedesse costretta ad accettare il matrimonio religioso con Demetrio Cocorempas. Fu in seguito a quel matrimonio, infatti, avvenuto nel mese di agosto 1890, che i tre prigionieri “comboniani” (Ohrwalder, Corsi e Venturini) si ritrovarono praticamente abbandonati a se stessi, con difficoltà sempre maggiori a trovare i mezzi con cui sfamarsi.
“Siamo lì che non sappiamo come vivere”, ricorda Elisabetta nelle sue
“Memorie” (pag. 100). “E noi con più si andava avanti se ne sentiva sempre di nuove
… Si può immaginare che vivere era quello … e tutto insieme il padre Giuseppe era al colmo della tristezza, anche perché stava poco bene, non aveva più parole
… Eravamo già sul principio del 91 quando il padre si è deciso di scrivere un bigliettino a mons. Sogaro dicendo che noi eravamo in tre tutti uniti, un padre e due suore, e se crede bene di rischiare a mandare qualcuno a prenderci … noi siamo disposti a qualunque costo”… (pp. 103-104).
69 Fuga di padre Ohrwalder, Bettina e Caterina
Ricevuto il messaggio, mons. Sogaro si era affrettato a cercare chi potesse aiutare in questo nuovo tentativo di fuga. Trovata la persona disposta a collaborare, stese con la stessa un contratto che porta la data del 9 luglio 1891. Secondo l’accordo fatto, il giovane Ahmed Assan, della tribù degli Abadi, sarebbe partito alla volta del Sudan prima della fine del mese. Il padre Ohrwalder, infatti, se lo vide apparire alla porta della sua capanna il 26 ottobre seguente, per dirgli che tutto era pronto per la fuga.
Come già sappiamo, a quel punto Concetta non c’era più, essendo deceduta il 3 ottobre precedente. Al suo posto, grazie ad uno stratagemma messo in atto dallo stesso padre Ohrwalder per eludere la vigilanza del supposto “marito”, suor Caterina poté partire con lui e con suor Elisabetta (cf AMN, 11).
Quando giunsero in Cairo, purtroppo, anche suor Vittoria Paganini non c’era più. La Superiora provinciale, che tanto aveva pregato e fatto pregare per la liberazione delle sorelle, era deceduta in Cairo, vittima del cancro, tre giorni dopo che il contratto di liberazione era stato firmato. Morì offrendo la sua vita per il felice esito della fuga progettata.
1891: primo tentativo di redazione delle Regole
“5 gennaio 1891: S’incominciano a scrivere le nuove Regole.
Giorno 16: si finisce di scriverle. Giorno 5 febbraio: l’Emo di Canossa spedisce a Roma le nuove Regole per l’approvazione”.
(Dalla Cronaca della Casa Madre femminile)
Dopo la partenza dalla Casa Madre di Vittoria Paganini e di Costanza Caldara, don Giuseppe Sembianti si era ritrovato a essere praticamente l’unico estensore – per quanto riguardava la congregazione femminile – del testo delle nuove Regole sollecitato da Propaganda Fide.
Il 5 gennaio 1891, come informa la Cronaca dell’Istituto femminile, ebbe inizio nella Casa Madre la prima redazione del nuovo testo delle Regole. Piuttosto veloce, il padre Sembianti concludeva il lavoro 11 giorni dopo e, il 17 gennaio 1891, le faceva pervenire a Luigi di Canossa che, il 5 febbraio seguente spediva il fascicolo a Roma perché fosse esaminato.
L’ultima notizia pervenuta di quella prima bozza delle nuove Regole – che giunse a essere stampata e fatta circolare fra le suore interessate – è del 20 febbraio 1891, quando il Segretario di Propaganda Fide fece sapere al Vescovo di Verona che il testo era stato già consegnato “all’esame della Commissione incaricata”. Avvertiva, inoltre, che le Regole per l’Istituto femminile non sarebbero state esaminate “se non dopo quelle … dei Missionari”… .
In seguito però, da quanto risulta, di quel primo tentativo non se ne fece nulla e, nel 1895, il lavoro dovette ricominciare.
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