“A rimedio di tutti gli inconvenienti … e per prevenire altri ancora maggiori, … si pregherebbe cotesta S. Congregazione di Propaganda Fide a voler riflettere, se non sia il caso di rimuovere Mons. Sogaro dal posto che tiene, e sostituirgli un nuovo Vicario apostolico”… .
(Luigi di Canossa, 18 giugno 1889)
Il 1889 segnò l’inizio di un periodo piuttosto delicato, oltre che difficile, per le Pie Madri che si trovavano in Egitto. Non soltanto, infatti, continuava sempre viva e angosciosa la preoccupazione per le sorelle prigioniere, ma purtroppo vedevano anche farsi sempre più tesi i rapporti fra il Vicario apostolico dell’Africa Centrale e i Superiori di Verona. Così tesi, a un certo punto, da minacciare una rottura.
Francesco Sogaro non aveva un carattere facile. Difficoltà di rapporti, con lui, anche le suore ne avevano sempre avute, fin da quando egli era giunto in Africa per la prima volta e si era recato a Khartum, nel marzo del 1883. Potevano ben dirlo, in modo particolare, suor Vittoria Paganini e suor Giuseppa Scandola.
Nei riguardi della Missione, però, a lui affidata in un momento particolarmente difficile, il successore di Daniele Comboni aveva sempre dimostrato dedizione, capacità e vivo interesse.
Per questo, cresciute alla scuola del Padre, le giovani missionarie comboniane avevano ben presto compreso l’importanza di fare un discernimento sull’idoneità, o meno, di mons. Sogaro, mettendo in primo piano la missione, con la sua realtà e le sue necessità.
La lettera che, per esempio, esse inviarono a Luigi di Canossa il 16 dicembre 1885, subito dopo che mons. Sogaro era rientrato da Roma in seguito alla sua consacrazione episcopale, sottolineava soprattutto che il nuovo Vicario apostolico dell’Africa Centrale stava dimostrando uno zelo costante e intelligente nei riguardi della provatissima missione a lui affidata; e che, inoltre, vigilava premurosamente affinché le giovani suore si formassero a quello “spirito di soda virtù, spirito di vere religiose missionarie che rende atte alla grande e santa impresa di salvar anime”.
E in questo loro atteggiamento si direbbe che, anche in seguito, furono coerenti.
Diversamente però, a quanto pare, avevano reagito i giovani “Figli del S. Cuore”, inviati in Egitto a partire del 1887.
65 Missionari “anziani” e “Figli del S. Cuore”:
due corsi d’acqua che non riuscirono a fondersi?
Fortemente voluti dallo stesso mons. Sogaro, che si era adoperato personalmente affinché l’Istituto dei Missionari per la Nigrizia si trasformasse in congregazione religiosa, i primi “Figli del S. Cuore” giunsero in Egitto nel dicembre 1887.
Prima che partissero, il rettore gesuita di Verona, Pietro Frigerio, aveva loro raccomandato di praticare in modo esemplare l’osservanza delle Regole, rivolgendosi per iscritto al padre Asperti (maestro dei novizi) in caso di difficoltà o di dubbi. E poiché i
“dubbi” si riferivano soprattutto al diverso modo di intendere la vita comunitaria dei missionari del Comboni già presenti in Egitto, è evidente che, fra i due gruppi, si manifestassero ben presto le temute “difficoltà”.
Mons. Sogaro, però, non era d’accordo che fossero i Superiori di Verona a dirigere, da lontano, i giovani missionari destinati all’Africa Centrale. Don Leone Hanriot, già superiore a Khartum subito dopo la morte di Daniele Comboni, era dello stesso parere.
Nella lettera che, il 27 luglio 1891, indirizzava al card. Simeoni, si legge:
“Eminenza Illustrissima
Ho esitato molto tempo prima di scrivere, ma vedendo la perdita di tante anime dei Neri della nostra missione, mi sono alla fine determinato
… .
Io non so capire questa diminuzione tanto notevole dei Neri della Campagna che sono sotto la direzione di questi nuovi religiosi.
1) Che sia perché non conoscono la gioventù in generale e in particolare la gioventù africana;
2) Che sia perché considerano i Neri turbolenti per natura come un impiccio alla pratica delle loro famose regole … .
4) Che sia perché vogliono rendere i Neri troppo perfetti e come [fossero] altri novizi della loro congregazione nuova … .
5) Che sia lo spirito loro di indipendenza dal Capo della Missione … .
11) Che sia perché il padre Asperti loro formatore volesse da Verona dirigere e governare ogni … movimento di questi suoi allievi contro il desiderio del Vescovo capo della Missione … .
Non so, veramente. Quello che so perfettamente … si è che prima di loro il numero dei Neri cresceva, e che adesso diminuisce ogni mese”… .
A Verona, però, non si intende cambiare
Don Leone Hanriot non fu l’unico missionario del Comboni che si rivolse a Propaganda Fide per lamentare il modo di procedere dei giovani missionari “religiosi”.
In precedenza, ve ne erano stati anche altri. Nonostante questo, a Verona si continuava a sostenere l’operato dei Gesuiti, biasimando mons. Sogaro e il suo “modo di governare la missione”. La tensione divenne tale che Luigi di Canossa giunse al punto, il 18 giugno 1889, di suggerire a Propaganda Fide la rimozione di mons. Sogaro, sostituendolo con un nuovo Vicario apostolico.
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Nel mese di novembre dello stesso anno, vedendo che la polemica non accennava a diminuire, Propaganda Fide invitò a Roma il maggiore interessato, cioè mons. Sogaro.
Contemporaneamente, a Verona, Luigi di Canossa assumeva personalmente la direzione delle due congregazioni religiose nate con il suo consenso e sotto la sua direzione. Così il 27 dicembre 1889, forse affrettandosi un po’ troppo, il Vescovo di Verona scriveva a suor Vittoria Paganini, superiora delle Pie Madri in Egitto:
“È da tempo che seguo le vicende della Missione dell’Africa Centrale … Dacché è a capo mons. Sogaro, mi furono significate vicende … ben altro che consolanti
… Quindi io sono venuto nella risoluzione di far quanto potrò … per sistemare con norme già tracciate dalla S. Sede le due Congregazioni che sono destinate a provvedere la loro missione di operai.
Nella mia qualità di primo ed immediato Superiore della congregazione delle Pie Madri della Nigrizia … ordino a Lei e a tutte le Pie Madri che stanno in Africa, di non scrivere a mons. Sogaro, né di leggere la sue lettere … .
In pari tempo le rendo noto che … nomino Superiora generale … la M. R. Madre Maria Bollezzoli … .
Nomino poi Lei Vicaria generale per tutte la case che sono in Africa, e come tale Ella scriverà di frequente alla Superiora generale informandola … dell’osservanza delle Regole nelle case d’Africa … onde tutte siano regolate dalla Superiora generale, e così l’intera congregazione abbia un solo indirizzo”… .
Spiegazioni di padre Sembianti e s’intende, di scrivere a mons. Sogaro [che si trovava a Roma] e di leggere le sue lettere.
Un tale ordine di S. E. potrà sembrare, anzi sembrerà di sicuro strano e contrario alle vostre Regole, ove è detto che a tutte è libero di scrivere al Capo … [Ma] il Vescovo di Verona può sospendere la pratica di una Regola da lui data, e anche cambiarla; mentre il Capo [Sogaro] sia pur vescovo … non può di sua volontà sospendere o cambiare nessuna Regola vostra … .
Quindi Lei e tutte siete obbligate ad obbedire, quanto allo scrivere a mons.
Sogaro, agli ordini di S. E. di Canossa che vi significò colla sua lettera spedita ieri
… fino a che l’Eminentissimo non ritiri l’ordine suo ultimo”… .
Per niente rassicurata dall’intervento del padre Sembianti, suor Vittoria si rivolse allora per consiglio al padre Fujols, superiore della comunità dei Gesuiti del Cairo. Il suggerimento che ricevette come risposta fu di portare alla conoscenza di Leone XIII tutta la corrispondenza ricevuta ultimamente da Verona. Fu così che, il 9 gennaio 1890, la Vicaria generale delle Pie Madri della Nigrizia si rivolgeva al S. Padre per sapere da lui come regolarsi in tali “dolorosissime circostanze”.
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La risposta venne a partire dal 16 gennaio 1890, quando mons. Guido Corbelli, delegato apostolico in Egitto, fu incaricato di effettuare una visita canonica presso tutte le comunità maschili e femminili degli Istituti Comboniani.