4. La passione per il martirio: i mattoid
4.2 L‟anarchico regicida, Giovanni Passannante
157 C. Lombroso, Due tribuni studiati da un alienista, Sommaruga, Roma 1883, p. 101.
158 Ibidem. 159 Ibidem. 160 Ivi, p. 67
161 P. Nocito, C. Lombroso, Davide Lazzaretti, cit., p. 146. 162 C. Lombroso, L'uomo di genio (1894)6, p. 530.
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Altrettanto indubbia, secondo Lombroso, è l‟appartenenza alla schiera dei mattoidi dell‟anarchico Giovanni Passannante163
(Passanante negli scritti di Lombroso e in molte cronache dell‟epoca), nato in Salvia di Lucania (oggi Savoia di Lucania) come ultimo di dieci fratelli in una famiglia di umilissime origini. Dopo aver svolto i lavori più disparati come bracciate o pastore, inizia a fare l‟aiutante ad un capitano dell‟esercito, che gli permette di ricevere un discreto livello di istruzione. Da lì a poco entra in contatto con i circoli mazziniani e successivamente con gli ideali anarchici fomentati dal celebre attentato avvenuto a Parigi nel 1858 per mano di Felice Orsini nei confronti di Napoleone III. Sulla scorta di questi ideali anche Passannante progetta di mettere in atto un regicidio, trasformandosi così da umile garzone e cuoco in un pericoloso anarchico. Dopo aver barattato il proprio cappotto per un piccolo pugnale, lo avvolge in un fazzoletto rosso164 e il 17
163 La travagliata storia di Giovanni Passannante suscita polemiche ancora oggi, a distanza di oltre cento anni dalla sua morte, avvenuta nel 1910 nel manicomio criminale di Montelupo fiorentino dopo numerosi anni trascorsi nel carcere di Portoferraio sull‟isola d‟Elba in condizioni disumane. Il suo cranio e il suo cervello, custoditi nel Museo Criminologico dell'Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia di Roma dal 1936, vennero trasferiti per la sepoltura, in seguito ad un‟interrogazione parlamentare e ad una petizione popolare, nel cimitero della sua città natale, Savoia in Basilicata, soltanto nel 2007. Sulla sua vita venne realizzata l‟opera teatrale L‘innaffiatore del cervello di Passannante nel 2007 e da ultimo, nel 2011, il film Passannante, suscitando le polemiche dell‟Unione Monarchica Italiana per aver dipinto in maniera troppo apologetica un potenziale regicida. Sul “caso Passannante” v. A. Petacco, L‘anarchico che venne dall‘America, Mondadori, Milano 1974 e, recentemente, M. Cavallieri, Lite sull'anarchico che accoltellò il re Rutelli: seppellitelo nel suo paese, in «La Repubblica», 24.03.2007, A. De Feo, Passione Passannante, in «L‟Espresso», 18.05.2007 nonché P. Rossi, Reato politico e scuola positiva. Il caso di Giovanni Passannante, in «Archivio Trentino», 2010, n. 2, pp. 31-70.
164 Al momento dell‟arresto Passannante venne trovato in possesso, oltre che dell‟arma, di una «banderuola rossa sulla quale era unito un cartello con le parole di: “Morte al Re, Viva la Repubblica Universale”». (Cfr. G. Passannante. Processo per attentato regicidio. Dibattimento svoltosi innanzi alla Corte Ordinaria d‘Assisie di Napoli, Jannone, Napoli 1879, p. 6).
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novembre 1878, si avvicina, con la scusa di una supplica, al predellino della carrozza di Re Umberto I di Savoia che stavo transitando per le vie di Napoli tra la folla e si avventa contro il Re gridando “Viva Orsini, viva la Repubblica Universale!‖165.
L‟attentato, anche per l‟inadeguatezza dell‟arma (un coltello con una lama di soli 8 cm) e la concitazione del gesto, fallisce, avendo come risultato solo il ferimento del Primo Ministro Benedetto Cairoli e dello stesso Re. Passannante viene subito tratto in arresto e processato con grande eco su tutti i quotidiani dell‟epoca. L‟anarchico lucano, riconosciuto sano di mente dai più illustri psichiatri dell‟epoca166 e per questo condannato a morte (condanna
poi tramutata per volere del Re in ergastolo con Regio Decreto del 28 marzo 1879), viene, al contrario giudicato come semi-folle da Lombroso dopo averne valutato le „anomalie‟ fisiche167 e le
caratteristiche psichiche da cui solo in apparenza traspare un‟ingannevole „normalità‟168 presto sconfessata da inequivocabili
sintomi tipici dei mattoidi come «l‟apatia morbosa»169 dimostrata
165 G. Galzerano, Giovanni Passannante. La vita, l'attentato, il processo, la condanna a morte, la grazia ‗regale‘ e gli anni di galera del cuoco lucano che nel 1878 ruppe l'incantesimo monarchico, Galzerano, Casalvelino Scalo 2004, p. 396.
166 Cfr. Perizia sullo stato di mente di G. Passanante dei professori Tommasi, Verga, Biffi, Buonomo, Tamburini (Relatore Tamburini). Con riflessioni sul processo e sulle pubblicazioni relative, Reggio Emilia 1879 (estr. da «Rivista sperimentale di freniatria e medicina legale», 1878, V, n. 1-2), con in appendice Sulle «Considerazioni al Processo Passanante», del Prof. Lombroso; C. Lombroso, Considerazioni sul processo Passanante e Id, Su Passanante. Risposta alle note critiche del Professor Tamburini, in «Giornale internazionale delle scienze mediche», n. s., I, 1879, pp. 377 ss. e pp. 990 ss.
167 Tra le altre Lombroso annota «tratti del Mongolo e del cretino, occhi piccoli, infossati, più distanti del normale, zigomi sviluppatissimi, scarsa la barba. La pupilla è poco mobile, i genitali atrofici» (C. Lombroso, L' uomo di genio (18946) cit., p. 442).
168 «Un esame superficiale poteva far credere che in lui fossero normali gli affetti e i sentimenti morali» (Ivi, p. 443).
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subito dopo il delitto. Solo ad un esame superficiale della sfera psicologica di Passannante era possibile credere, insiste Lombroso, che i suoi sentimenti morali e i suoi affetti fossero normali. Ma quest‟apparente normalità non nascondeva altro che tutti i caratteri tipici dei mattoidi. Non si sarebbe spiegato altrimenti un palese contrasto tra le sue umili origini e gli ideali seguiti, così diversi e lontani dall‟educazione ricevuta, ma soprattutto quella parsimonia ed altruismo tipica di tale categoria di soggetti che per questo spesso appaiono «più affezionati alla patria, all‟umanità che non alla famiglia ed a se stessi»170. Nella stessa direzione si
collocavano anche il suo mostrare continuamente ripugnanza nei confronti del crimine in generale, il suo condurre una vita morigerata e improntata a sani principi religiosi e morali, che sono tutti segni della particolare parsimonia ed altruismo dei mattoidi: «ora religioso troppo, ora esageratamente patriota, sempre mostrava preferire il vantaggio altrui al proprio, figurando quasi innanzi agli indotti di psichiatria una specie di martire di un‟idea maturata da anni, il portavoce e la mano segreta di una setta potente, il che tutto potrà suscitare, politicamente, avversione, ma individualmente rispetto»171. Si trattava dunque, sosteneva
Lombroso a dispetto degli altri autorevoli pareri, di un chiaro caso di incapacità di intendere e di volere, visto che, anche il reale movente di Passannante non era quello di sovvertire l‟ordine statale bensì quello di un suicida indiretto – categoria già studiata all‟epoca da Krafft-Ebing, Esquirol e Mausdley – poiché la sua vanità superava di gran lunga il suo attaccamento alla vita, essendo ben consapevole di andare incontro alla morte attentando
170 Ivi, p. 443. 171 Ibidem.
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alla vita del Re davanti ad un‟immensa folla. La discordanza del parere di Lombroso su tale caso con quello degli altri psichiatri è significativa in quanto è uno dei tanti segnali di come la complicata costruzione lombrosiana della devianza, posta in essere con pazienza mettendo insieme un „fatto‟ dietro l‟altro come tessere di un composito mosaico, desse vita ad una strana „creatura‟ che, malgrado la contiguità con la psichiatria ufficiale, non coincidevano mai del tutto con essa.