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L‟errore di Cartesio e il ritorno di Phineas Gage: le scoperte di Damasio

L IBERO ARBITRIO TRA SCIENZA E DIRITTO IERI E OGG

2. Il dibattito attuale

2.2. L‟errore di Cartesio e il ritorno di Phineas Gage: le scoperte di Damasio

Altri esperimenti divenuti ormai dei „classici‟ del sapere neuroscientifico sono quelli effettuati da Damasio che lo inducono a

498 B. Libet, Mind Time. Il fattore temporale nella coscienza, Raffaello Cortina, Milano 2007, p. 145 (ed. or., Mind Time: The Temporal Factor in Consciousness, Harvard University Press, Cambridge, 2004).

499 Ivi, p. 153.

500 Sull‟impatto degli esperimenti di Libet sul concetto di responsabilità personale e giuridica, v. da ultimo, W. Sinnott-Armstrong, Lynn Nadel (eds.), Conscious Will and Responsibility: A Tribute to Benjamin Libet, Oxford University Press, New York 2011.

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disvelare l‟errore di Cartesio: la separazione dualistica tra corpo e mente e tra razionalità ed emozioni. Per arrivare a tale risultato Damasio richiama il clamoroso caso di Phineas P. Gage501, ormai

entrato a far parte della storia delle neuroscienze e che riguarda, com‟è noto, un uomo miracolosamente sopravvissuto ad un terribile incidente nel 1848 che gli lesionò irreversibilmente delle zone cerebrali.

Gage il 13 settembre del 1848, all‟età di venticinque anni, mentre lavora alla costruzione di una linea ferroviaria nel Vermont, rimane vittima di un terribile incidente: una sbarra di ferro lunga circa un metro e mezzo, del diametro di tre centimetri e pesante sei kilogrammi, posta nella roccia con della dinamite a causa di una scintilla parte come un razzo, gli oltrepassa la guancia sinistra e fuoriesce dal parte superiore del suo cranio. La sbarra viene ritrovata sbalzata lontano all‟incirca a trenta metri dall‟incidente ma Gage riesce miracolosamente a sopravvivere. Ma nonostante pochi minuti dopo sia apparentemente cosciente e in grado di camminare, da quel momento qualcosa in lui era definitivamente mutato. All‟improvviso Gage non è più la persona educata ed amabile di prima, ma diviene scontroso, violento e totalmente privo di freni inibitori, esprimendosi addirittura in maniera sboccata e rispondendo in modo insolente ai suoi interlocutori. In altri termini ha tutti i sintomi di quella che oggi, da un punto di vista medico-clinico, viene definita “sociopatia

501 L‟incredibile storia di Phineas P. Gage è ricostruita dettagliatamente da M. Macmillan, An Odd Kind of Fame: Stories of Phineas Gage, MIT Press, Cambridge 2000. Si veda, inoltre, per interessanti rilievi critici su tale caso, P. Becker, New Monsters on the Block? On the Return of Biological Explanations of Crime and Violence, in M.S. Hering Torres (a cura di), Cuerpos anómalos, Editorial Universidad Nacional, Bogotá 2008, pp. 270-282.

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acquisita”. Tale caso, studiato già all‟epoca502, viene ripreso nel

1994 in una celebre ricerca condotta da Antonio Damasio503 (e dalla

sua équipe dell‟Università dell‟Iowa). Sottoponendo il cranio di Gage alle moderne tecniche di neuro immagine Damasio riesce a simulare al computer il percorso effettuato dalla sbarra di ferro e a localizzare il danno cerebrale nella corteccia prefrontale ventromediale (VMPFC) evidenziando così un collegamento tra danni cerebrali e comportamento aggressivo. È chiaro che il caso Gage non è rimasto isolato: le ricerche sui lobi frontali e sul nesso tra aggressività e lesioni in questa aria cerebrale a partire dagli anni Novanta del Novecento si sono intensificate moltissimo e ormai i neuroscienziati sono per lo più concordi nel ritenere che la corteccia prefrontale504 abbia un ruolo determinante nella attività

cognitiva e soprattutto nella regolazione delle emozioni e delle scelte morali: «i lobi frontali sono implicati nella regolazione dell‟aggressività, e i comportamenti aggressivi scaturirebbero da

502 Cfr. J. M. Harlow, Passage of an iron rod through the head, «Boston Medical and Surgical Journal» 1848, vol. 39, n. 20, December 13, 1848, pp. 389- 393, ora anche in «The Journal of Neuropsychiatry and Clinical Neurosciences» 11, 2, Spring 1999, pp. 281-283.

503 H. Damasio, T. Grabowski, R. Frank, A.M. Galaburda, A.R. Damasio, The return of Phineas Gage: clues about the brain from the skull of a famous patient, in «Science», 1994, vol. 264, n. 5162, pp. 1102-1105. Tale studio venne poi ripreso e sviluppato nella famosa trilogia, A. R. Damasio, L'errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, Milano 1995, pp. 31-70 (ed. or., Descartes‘ Error. Emotion, Reason, and the Human Brain, Putnam, New York 1994) Id., Emozione e coscienza, Adelphi, Milano 2000 (ed. or., The Feeling of What Happens. Body and Emotion in the Making of Consciousness, Harcourt, New York 1999); Id. Alla ricerca di Spinoza. Emozioni, sentimenti e cervello, Adelphi, Milano 2003 (ed. or., Looking for Spinoza: Joy, Sorrow, and the Feeling Brain, Harcourt, New York 2003).

504 V. per tutti, R.M. Sapolsky, The frontal cortex and the criminal justice system, in S. Zeki, O. Goodenough (a cura di), Law and the Brain, Oxford University Press, New York 2006, pp. 227-243.

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un diminuito o inefficace reclutamento di tali circuiti»505. Ma la tesi

che determinati comportamenti antisociali o violenti derivino direttamente dalla conformazione e/o dall‟integrità del nostro cervello, come ogni “scoperta”, non rimane confinata nell‟apparentemente neutro ambito scientifico e finisce, prima o poi, per invadere anche gli altri campi del sapere. Così dai laboratori scientifici alle aule dei tribunali il passo è breve. Che succede, se un Phineas Gage del Nuovo Millennio commette un omicidio? Deve essere ritenuto responsabile penalmente o no? Damasio pare non avere dubbi a tal riguardo e facendo riferimento ad un suo paziente, Elliot, affetto da gravi lesioni ai lobi frontali (tanto da essere ribattezzato “un moderno Phineas Gage”) ritiene che sia patologicamente irresponsabile proprio perché privo di libero arbitrio: «con questo soggetto, sano ed intelligente, la tragedia era che, pur non essendo né stupido né ignorante, egli agiva come se lo fosse. L‟elaborazione suoi processi decisionali era talmente compromessa che egli non poteva più porsi come un essere sociale efficiente. Anche di fronte ai risultati catastrofici delle sue decisioni, Elliot non imparava dai suoi errori: sembrava che fosse oltre ogni possibile redenzione, come il malfattore incallito che dichiara il proprio rincrescimento, ma subito dopo torna a commettere l‟ennesimo reato. È corretto affermare che era stato compromesso il suo libero arbitrio»506.

505P. Pietrini, V. Bambini, Homo Ferox: il contributo delle neuroscienze alla comprensione dei comportamenti aggressivi e criminali, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 53.

506 A. R. Damasio, L'errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, cit. p. 76.

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2.3 Oltre Libet e Damasio, posizioni consolidate e