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L’approccio europeo alle organizzazioni reticolar

LE RETI ED IL CONTRATTO DI RETE: EVOLUZIONE ED ASSETTO

7. L’approccio europeo alle organizzazioni reticolar

Come già rilevato nelle fasi introduttive della presente trattazione, la diffusione del fenomeno delle reti di imprese è estesa a livello globale, non solo domestico, ed emerge dai vari segmenti sia della c.d. economia reale che di quella finanziaria216.

Da diversi anni, anche a livello internazionale, si registra, infatti, un crescente interesse verso il fenomeno dell'aggregazione, c.d. clusters, tra imprese217. A livello europeo, in particolare, si riscontrano numerose iniziative sul tema, seppure non sia ancora presente un’organica disciplina sul tema. Sono molteplici gli interventi, seppure ancora non normativi, della Commissione e del Parlamento e si moltiplicano i progetti. L’obiettivo principale di tali interventi è quello di promozione ed incentivazione della crescita, della competitività e dell’innovazione delle PMI218.

215 L’art. 18 del Collegato agricolo, sotto la rubrica “Assunzione congiunta di lavoratori”

stabilisce che “Al comma 3-ter dell'articolo 31 del Decreto Legislativo 10 settembre 2003 n.

276 le parole: «50 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «40 per cento»”.

216 Per economia c.d. reale si intendono settori quali quello commerciale, industriale ed

agricolo, mentre col termine economia finanziaria si fa riferimento a quei settori rivolti alla produzione di servizi essi stessi in rete. A titolo esemplificativo, ciò avviene nel settore delle telecomunicazioni, dell’energia. Così CAFAGGI, IAMICELI, Le reti di imprese in Europa: una ricerca sulle reti nel settore vitivinicolo Europeo in Cafaggi, Iamiceli, Mosco, Il contratto

di rete per la crescita delle imprese, Giuffrè, Milano, 2012, p. 411-412.

217 A titolo esemplificativo, nella Comunicazione COM (2008) 652 (Towards world-class

clusters in the European Union: implementig the broad-based innovation strategy), la Commissione sottolinea la grande importanza del fenomeno dei clusters ese per lo sviluppo dell’economia europea ed indica quali sono i principali interventi ed attività a livello europeo in materia.

218 Nella realtà economica Europea le Micro e PMI rappresentano il 99,8% delle imprese non

finanziarie e che proprio tali imprese realizzano il 66% dell’occupazione totale; ed un dato della realtà istituzionale che registra da tempo ormai risalente un notevole impegno dell’UE nella promozione delle aggregazioni tra le Micro e PMI. In tal senso si rimanda a Relazione del Garante per le Micro, PMI del 6 febbraio 2014. Si segnala inoltre, che le PMI europee, anche, ma non solo in ragione della difficile congiuntura economica degli ultimi anni, registrano una netta sofferenza rispetto, ad esempio, alle loro concorrenti statunitensi. Sul

Pur senza alcuna pretesa di completezza, in questa sede si ricorda che già nel 2006 la Commissione Europea approvava il Programma Quadro europeo per la competitività e l’innovazione219 (2007-2013), nel quale si riconosceva il ruolo cruciale della collaborazione inter-imprenditoriale e delle reti di impresa, in particolare, nel quadro delle politiche comunitario e per lo sviluppo economico.

La tematica in analisi risulta, inoltre, strettamente connessa con lo Small

Business Act del 2008220, il primo intervento organico a livello comunitario

espressamente dedicato alle piccole e medie imprese. L’intervento in analisi,

tema si riporta la Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Bruxelles, 25.6.2008 com (2008)394 definitivo, nel quale si legge che: “In generale, le PMI europee soffrono tuttora di una produttività inferiore e di uno sviluppo più lento rispetto alle loro omologhe negli USA. Negli USA, le aziende che sopravvivono aumentano in media l’occupazione del 60% entro il7° anno di vita, mentre il dato corrispondente - in Europa - si aggira intorno al 10%-20%. Le PMI devono poi affrontare carenze del mercato in settori come il credito (soprattutto, capitali di rischio), la ricerca, l’innovazione e l’ambiente, che insidiano le condizioni in cui esse operano e competono con le rivali. Per il 21% circa delle PMI, ad esempio, l’accesso al credito è problematico e, per le microimprese, in molti Stati membri la percentuale è ancora più alta. Inoltre, esistono meno PMI europee che innovano con successo rispetto alle grandi imprese. La situazione, caratterizzata da rigidità nei mercati nazionali del lavoro, viene ulteriormente peggiorata da difficoltà strutturali come carenze gestionali e di capacità tecniche”.

219 Il programma quadro per la competitività̀ e l'innovazione (2007-2013) è stato istituito con

decisione n. 1639/2006/ce del Parlamento Europeo e del Consiglio del 24 ottobre 2006. In particolare, relativamente al tema in analisi, nello steso, al memorandum n. 35, si legge che “Le azioni comunitarie in materia di innovazione mirano a sostenere lo sviluppo di una politica dell’innovazione negli Stati membri e nelle loro regioni, e a facilitare lo sfruttamento degli effetti sinergici tra politica nazionale, regionale ed europea in materia d’innovazione, con le relative attività di sostegno. La Comunità è in grado di agevolare gli scambi transnazionali, l’apprendimento reci- proco e le attività di rete, e può guidare la cooperazione sulla politica dell’innovazione. Le attività di rete fra le parti interessate sono fondamentali per favorire il flusso di competenze e idee necessario per l’innovazione”. Inoltre, l’art. 12 del CAPO I (il programma per l’innovazione e l’imprenditorialità), prevede espressamente che le azioni riguardanti la cooperazione tra le PMI siano dirette: “a) a promuovere i servizi di sostegno alle PMI; b) a sostenere le misure che aiutano e stimolano le PMI a cooperare con altre imprese e altri attori dell'innovazione all'estero, cercando in particolare di coinvolgere le PMI nella normalizzazione europea ed internazionale; c) a incoraggiare e facilitare la cooperazione internazionale e regionale delle imprese, anche mediante reti di PMI che favoriscano il coordinamento e lo sviluppo delle loro attività economiche e industriali”.

220 La Commissione Europea, con lo Small Business Act ha, in particolare, fissato una serie di

10 principi per guidare la formulazione e l’attuazione delle politiche in materia sia nell’ambito della UE che degli Stati membri.

pur mancando ancora di un approccio sistematico diretto a favorire la crescita attraverso la collaborazione tra imprese221, tuttavia, presenta come principale obbiettivo quello della promozione della crescita, l’innovazione e la competitività delle PMI agli appalti pubblici. Esso rappresenta, pertanto, una pietra miliare per la promozione dello sviluppo delle PMI222, ed è sulla base di tali principi che molti Stati membri hanno introdotto programmi a favore dell’imprenditorialità e che, nel 2009, il legislatore italiano ha emanato i primi provvedimenti in tema di contratto di rete.

Più di recente, la Commissione Europea, nella Comunicazione del 9 gennaio 2013, COM (2012) 795 final, ha riconosciuto espressamente l’importanza del fenomeno aggregativo nel panorama europeo. Nello specifico, la Commissione Europea ha, in fatti, ribadito che “il raggruppamento delle PMI può portare a un aumento di competitività” ed ha altresì affermato che “per poter prosperare gli imprenditori e le PMI hanno bisogno di una competenza specifica, su misura, che li aiuti a sviluppare i vantaggi competitivi e a beneficiare delle catene del valore globali e della gestione comune delle risorse umane. I cluster, le reti di aziende e altri tipi di associazioni di imprese possono costituire questo contesto favorevole facendo incontrare i pertinenti attori del mondo dell’imprenditoria, dell’istruzione, della ricerca e del settore pubblico”.

Per ciò che attiene i provvedimenti europei, nello specifico settore delle

221 Così, CAFAGGI, Il nuovo contratto di rete: “Learning y doing”?, in I Contratti, 2010, 12,

p. 1143.

222 In tal senso si riportano le osservazioni della Commissione Europea, contenute nella

Comunicazione del 23 febbraio 2011 “Riesame dello Small Business Act per l'Europa, COM (2011) 78 final: “La Commissione è intenzionata a promuovere nuove forme di collaborazione tra le imprese, anche tra imprese localizzate in diverse regioni o paesi. Questo rappresenta un nuovo modello di collaborazione per mezzo di cluster e reti di imprese, che consentono alle imprese di unire le forze e favoriranno un approccio coerente e coordinato per raggiungere un obiettivo comune senza perdere la loro indipendenza. La Commissione effettuerà uno studio su come l'Unione europea può meglio favorire questo tipo di collaborazione Inoltre, nei primi mesi del 2011 la Commissione avvierà nuove azioni di sostegno ai cluster di livello mondiale per promuovere le attività dei cluster internazionali, l'eccellenza nella gestione dei cluster e l'estensione dell'Osservatorio europeo dei clusters”.

politiche agricole, si riporta il Regolamento UE n. 1305/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17/12/2013 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per sviluppo rurale (FEASR) che ha abrogato il regolamento CE n. 1698/2005 del Consiglio.

Sintomatica al riguardo, la nozione di “polo” contenuta all’art. 2 del Regolamento 1305/2013 definito nel glossario quale “raggruppamento di

imprese indipendenti, comprese "start-up", piccole, medie e grandi imprese, nonché organismi di consulenza e/o organismi di ricerca, destinati a stimolare l'attività economica/innovativa incoraggiando l'interazione intensiva, l'uso in comune di impianti e lo scambio di conoscenze ed esperienze, nonché contribuendo in maniera efficace al trasferimento di conoscenze, alla messa in rete e alla diffusione delle informazioni tra le imprese che costituiscono il polo”.

Definizione non scevra di importanza economica relativamente ai benefici che essa comporta: l’art. 35 del Regolamento 1305/2013 ad esempio prevede un sostegno al fine di incentivare ogni forma di cooperazione tra almeno due soggetti ed in particolare la creazione di poli e di reti.

Da ultimo si ricordano, a titolo meramente esemplificativo, alcune iniziative in materia, come Pro Inno Europe è un progetto della Commissione, Direzione Generale Industria e Imprese, volta a promuovere e sostenere l’innovazione, l’apprendimento e lo sviluppo in Europa. In tale ambito è stata istituita la European Cluster Alliance, che mira a diventare l’unico strumento europeo in materia di promozione dei cluster223.

Tra i progetti portati avanti da tale organismo si ricorda Cluster Go International del 2015, il cui obiettivo principale è quello di promuovere la creazione e lo

223 I principali campi in cui i membri dell’alliance operano sono: a. misurazione dell’impatto

economico della politica e dei programmi sui cluster; b. identificazione delle risorse per supportare la politica sui cluster; c. implementazione delle infrastrutture per i cluster; d. identificazione delle principali attività dei programmi sui cluster, con particolare riferimento all’internazionalizzazione.

sviluppo di cluster e di rete di collaborazione inter-imprenditoriali internazionali.

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