• Non ci sono risultati.

L’arrivo dei francesi: I tentativi di mantenere l’oligarchia a Lucca

L’ECO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE A LUCCA E IL TRIENNIO DEMOCRATICO (1796-1799)

II.2 Il triennio democratico (1796-1799) e le strategie di conservazione della Repubblica oligarchica di Lucca

II.2.2 L’arrivo dei francesi: I tentativi di mantenere l’oligarchia a Lucca

Con l’arrivo dei francesi a Milano nel maggio del 1796 cominciava un triennio, o poco meno (fino al 4 febbraio 1799), di ansie continue per i rappresentanti della Repubblica oligarchica lucchese che, invano, cercarono di contrastare il destino, ricorrendo ad ogni artificio e sacrificio, adattandosi ad ogni umiliazione, sobbarcandosi ogni onere pur di custodire l’indipendenza e il mantenimento dello status quo15

.

I senatori Francesco Mazzarosa e Paolo Lodovico Garzoni (che come vedremo avrà un ruolo decisivo nelle vicende che porteranno alla formazione del primo governo democratico lucchese) furono subito invitati a partire per incontrare i capi della spedizione francese in Italia, per manifestar loro il rispetto della Repubblica di Lucca nonché la volontà di poter mantenere la libertà.

Nel quadro degli interessi dei francesi non rientrava la régénération della Toscana e, inizialmente, pareva neanche la democratizzazione di Lucca. Alla Francia, che dal 1796 si era profondamente impegnata nella penisola, l’occupazione di tutta la Toscana appariva ora necessaria per tre motivi: economico, per sfruttare le ricchezze del porto di Livorno e del paese; strategico –militare, per facilitare il collegamento fra le truppe a nord e a sud; politico-diplomatico, perché il Direttorio francese si proponeva la conquista senza cambiare l’assetto governativo di territori per farne oggetto, in una futura pace, di negoziazione e scambio16.

15

A. Mancini, Storia di Lucca, p.275.

16

G. Turi, Viva Maria: la reazione alle riforme leopoldine (1790-1799), Firenze, Olschki, 1969, pp.139- 151.

Perciò Bonaparte non diede eccessiva importanza al contesto lucchese affermando che “una mutazione nel governo lucchese non arrecherebbe nessun vantaggio alla Francia”17

e che “per il ristabilimento dell’ordine in Italia è meglio lasciarvi sussistere la piccola Repubblica di Lucca che per i suoi principi di governo e per la sua propria debolezza osserva sempre la neutralità, la sua posizione può prevenire delle contestazioni tra Liguria e la Toscana”18

.Quindi, momentaneamente, le truppe transalpine evitarono di passare nello Stato di Lucca, che venne sfruttato ai massimi termini come riserva e fonte di beni economici e finanziari.

Nel giugno del 1796 furono pagate dalle casse lucchesi 60.000 zecchini e 300.000 lire toscane in qualità di sussidi per la guerra ai soldati francesi. Con la proclamazione della Repubblica cispadana nel dicembre 1796, aumentarono i timori dei nobili lucchesi di vedere violata la loro indipendenza e autonomia; da questo momento si intensificarono gli scambi epistolari e gli incontri diplomatici tra rappresentanti dell’oligarchia e i francesi.

Molto di più preoccupò il governo lucchese la formazione della nuova Repubblica cisalpina che alimentò il terrore di avere ai confini settentrionali i francesi che minacciavano sempre più una possibile invasione con le truppe. Emblematiche le parole di Antonio Mazzarosa, cronista dell’epoca, nel raccontare il clima di ansia che veniva percepito in quel momento: “Queste cose - riferito ai movimenti delle truppe francesi in Garfagnana e Massa Carrara - mostravano chiaro quanto fosse per noi una mala vicina la nuova repubblica di qua dall’alpi”19

. Per questo motivo, nel 1797, fu pagata una tassa di 150.000 lire tornesi alla cisalpina.

Il 12 marzo 1798 alcune milizie francesi della cisalpina irruppero a Montignoso nel territorio lucchese. Intervenne il generale transalpino Berthier che, sotto la cauzione di 200.000 lire tornesi, fece ritirare la soldatesca cisalpina restituendo , così, Montignoso a

17

M. Vovelle, Prolusione. Lucca 1799: da una repubblica all’altra o le ultime battaglie per la libertà, in

Lucca 1799: due Repubbliche. Istituzioni, economia e cultura alla fine dell’Antico Regime: convegno di studi, Lucca – Villa Bottini 15-18 giugno 1999, vol. I , Istituto Storico Lucchese, 2002, cit., p.40.

18

Ibid., cit.

19

A. Mazzarosa, Storia di Lucca dall’origine fino a tutto il 1817, tomo II, in Opere, tomo III, Lucca, Giusti, 1842, cit. , p.145.

Lucca. Ma il 2 agosto del medesimo anno, Montignoso venne nuovamente occupato, occupazione anche questa non mantenuta perché il generale Brune, succeduto a Berthier, “pensò esser miglior consiglio rendere la terra a Lucca e spillarne ancora denaro, 800.000 lire tornesi”20

.

Nell’ Ottobre 1798 il generale Andrea Briche ordinò il pagamento di 800.000 franchi per il sostentamento alle truppe francesi nella penisola. Al fine di ricevere tale somma, Briche, giunto a Lucca, minacciò la confisca dei beni concistoriali (quelli di competenza pontificia) e la perdita dell’indipendenza e dell’ordine costituito in favore della Francia. La situazione finanziaria della Repubblica diventava difficile e già nel marzo 1798 si era fatto ricorso a fondere il vasellame d’argento di Palazzo e a contrarre con i luoghi pii e con privati un imprestito di denaro. Mazzarosa sottolineava con parole severe il duro regime di requisizioni imposto dai francesi a Lucca: “[…] i francesi non erano mai sazi di danaro. E veramente, tra per la infedeltà di quei loro commissari, famigerati nel ladronaggio, e tra per gli bisogni dell’esercito, i capi militari trovavansi spesse volte per questo punto in grandi angustie”21

.

La notizia della prossima occupazione di Lucca da parte dei francesi sembra sia giunta nella città murata alla fine del dicembre 1798, quando un bando del generale Jean Mathieu Philibert Sérurier (1742 – 1819) proclamava l’entrata dell’esercito francese nel Granducato di Toscana per scacciare i soldati napoletani dei Borbone che il 28 novembre 1798 avevano occupato il porto strategico di Livorno.

Nel suo proclama, Sérurier, proseguiva sostenendo che “portavasi nel Lucchese, ma non per distruggere il governo, e con promessa di far rispettare le persone , le proprietà, e la religione”22

. Ma questo, come vedremo, non corrisponderà al vero. Lapidario il giudizio di Mazzarosa sul generale francese: “Era il Serrurier maestro di inganni e di tutte quelle arti inique che i figli prediletti di Francia usavano allora per tradire i popoli […] fu

20

A. Mancini, Storia di Lucca, cit., p.279.

21

A. Mazzarosa, Storia di Lucca dall’origine fino a tutto il 1817, cit., p.155.

22

dunque egli scelto come ottimo strumento per le cose che si andavano preparando contro Lucca”23

.

Le truppe francesi entrarono a Lucca il 2 e il 3 gennaio 1799 ( il battaglione comandato da Sérurier giunse da Pistoia, quello capitanato dal generale Miollis giunse da Massa). Appena arrivato in città, Sérurier impose la requisizione immediata di 5000 zecchini, di viveri, equipaggiamenti, armi e munizioni per la truppa trattenuta (3200 uomini su 6000). Sequestrò, inoltre, tutte le casse dello Stato e delle Opere pie e ordinò ai nobili il pagamento di due milioni di lire tornesi24.Sentenzioso, ancora una volta, e sarcastico, il giudizio di Mazzarosa sui provvedimenti presi da Sérurier al suo arrivo: “Questi furono i preludi del bene, che ci venivano a portare i Francesi; queste erano le promesse che già fermato avevano di non attenere […] Erano questi i trattamenti che si facevano ad un governo amico della Francia”25

.