JACOPO CHELINI E LO «ZIBALDONE LUCCHESE»
V. 2.4 «L’assedio di Genova»
V.2.5 Il ritorno dei francesi a Lucca (9 luglio 1800)
Nelle ultime venti pagine della parte di Zibaldone qui presa in esame, vengono riportati i fatti compresi tra l’inizio di giugno e i primi di luglio del 1800. Man mano che la cronaca si avvicina al giorno 14 giugno (data della fondamentale battaglia di Marengo che sancì la definitiva vittoria e il riscatto delle truppe francesi di Bonaparte Primo Console contro la seconda coalizione) le parole del memorialista lucchese riportano timori di notizie che raccontano di decisive vittorie dei francesi e del loro avanzamento verso Lucca. Chelini pare disorientato da queste preoccupanti novità, visto che pochi giorni prima aveva parlato della sicura sconfitta degli eserciti transalpini in conseguenza della resa di Genova. Egli, incredulo verso queste informazioni, arriva addirittura a ipotizzare un complotto o un “maneggio” da parte francese. A tal proposito l’abate scrive : “Il giorno de’ 10 suddetto fu assai disturbato da vari voci che si sparsero per Lucca che i Francesi si erano nuovamente presentati sul Po verso Piagenza; ed altri assicuravano che gia lo avevano passato, e che a Rubiera si battevano cogl’Austriaci. Questa voce benche destituita di fondamento, cagionò gran timore in molti, eccettuatine i Giacobini, che si vedevano assai piu allegri del consueto […] Io mi ritrovo, come tant’altre volte, l’Uomo il piu imbarazzato del Mondo, per dover notare tutto quello che è accaduto in pochi giorni, tanto più che lo vedo contrario alle circostanze, al senso comune, e alla ragione. E quello poi ancora che m’avviluppa; egli è l’impenetrabile segreto de’ maneggi tanto per parte de’ Tedeschi, che dei Francesi, tenendo il tutto sotto un foltissimo velo nascosto. Il tempo a cui rimetto a squarciar questo velo, sarà quello che scoprirà il maneggio. Nulladimeno però voglio procurar di spiegar qualche cosa piu chiaramente, e brevemente che posso, almeno quello che piu sembra verisimile e probabile. Genova, come ho detto, si rese e consegnata agli Alleati il giorno de’ 5 Giugno, l’Italia restò tutta Libera, e tutte le Fortezze della medesima che stavano nelle mani degl’Imperiali la rendevano sicura dai Nemici […] Ma che? appena passata la metà del mese di Giugno incomincia a circolare la nuova per Lucca che le armate
belligeranti hanno stabilito un armistizio. E come crederlo con tante segnalate vittorie degli Austriaci? Crederlo non si poteva certamente a meno di non sospettare che qualcuno non volesse tradire la causa dell’Italia. Eppure bisognò crederlo, e fu stabilito un Armistizio indeterminato”35
.
Pare plausibile sostenere che il disorientamento di Chelini sia derivato principalmente dalla scarsità e quindi dalla modesta attendibilità delle notizie in suo possesso. Proprio in quei frangenti le informazioni subirono un improvviso arresto a causa della battaglia di Marengo, del cambiamento dell’assetto geopolitico e della ridistribuzione delle truppe militari sulle linee del fronte italiano e europeo.
Se andiamo a confrontare alcune pagine della Gazzetta Universale di Firenze36 di quel periodo, notiamo che nel giornale fiorentino viene specificato che in concomitanza di un armistizio (inizialmente non viene fatto alcun riferimento alla battaglia di Marengo del 14 giugno 1800), vi era stata un’interruzione piuttosto lunga nel flusso delle notizie dal fronte37.
Alla luce di queste affermazioni, che confermano il vuoto di informazioni già denunciato dall’abate possiamo anche meglio spiegarci lo stupore e il disorientamneto dello stesso Chelini che con tutta evidenza attingeva alle pagine della Gazzetta Universale per la compilazione del suo Zibaldone.
Come appare evidente anche in numerosi passaggi del testo di seguito trascritto, frequenti erano i passaggi delle pagine di Chelini che seguivano pedissequamente gli articoli della Gazzetta, in particolare sull’evacuazione di Genova operata dai francesi
35
Ibid., cit., pp. 279-285.
36
La Gazzetta Universale di Firenze fu fondata dall’abate Vincenzo Piombi nel 1773. Nasceva come periodico a stampa di origine illuminista che raccoglieva notizie di cultura, scienza, di filosofia e di politica. Nel 1792 assorbì il giornale Notizie del Mondo (fino al 1768 denominato Gazzetta di Firenze) approfondendo, così, gli interessi di cronaca internazionale. Durante il «triennio democratico» 1796-1799 e durante l’età napoleonica, il periodico fiorentino costituì uno dei principali mezzi di informazione degli avvenimenti internazionali soprattutto all’interno della Toscana. Le pubblicazioni arriveranno sino al 29 gennaio 1811. Si veda R. De Felice, I giornali giacobini italiani, Milano, Feltrinelli, 1962.
37
In particolare nel periodico fiorentino, in data 1 luglio 1800, si riportano le seguenti parole : “La mancanza totale nel presente Ordinario delle Gazzette Oltramontane che sogliono venire dalla Posta Generale di Augusta, e la scarsità delle notizie d’Italia atteso l’attuale Armistizio, ci obbligano a dare in quest’oggi per metà la nostra Gazzetta Universale”. Si veda Gazzetta Universale, n. 52, Martedì 1 luglio 1800, Firenze, 1800, cit., p. 417.
dopo il 4 giugno 1800 e sull’armistizio conseguente alla battaglia di Marengo del 14 giugno 1800, che sono presenti in maniera dettagliata nel periodico fiorentino.
Di più, le parole usate da Chelini sulle disposizioni prese a Genova dopo la sconfitta dei francesi avvenuta il 4 giugno 1800 (il capitolo inizia alla pagina 272 del manoscritto e si intitola Distinto Ragguaglio di quanto è succeduto in Genova dopo la Resa, e
dell’estrema miseria che ha sofferto quella Popolazione durante l’Assedio.Genova 9 Giugno 1800), risultano esattamente identiche a quelle del foglio fiorentino38.
Tornando all’analisi della cronaca del diarista lucchese, il tono di sconforto si fa sempre più marcato man mano che Chelini si rende conto che il tracollo austriaco era reale e che davvero i francesi si sono riportati ai confini di Lucca e erano in procinto di rientrare in Città : “La mattina però dei 30 di Giugno fu per noi affannosa, poiche arrivò al Governo la nuova improvisa che una Truppa di Francesi si erano presentati a Porta (Luogo de’ Fiorentini verso Montignoso) che dimandavano il passo per Lucca […] Finalmente fuggirono altre varie persone che per brevità tralascio. Tutte queste fughe sebbene fossero fatte colla massima cautela, e segretezza, nulladimeno si divulgarono sul momento per Città, e fu allora che il popolo si mise, e dirò con qualche ragione, in moto, ed in timore, e furono subito chiuse quasi tutte le Botteghe di Città, come se dovessero a momenti entrare i Francesi in Lucca”39
.
Nelle ultime pagine della nostra porzione di testo dello Zibaldone Lucchese si descrive, poi, con tono apocalittico, l’entrata a Lucca dell’esercito francese. Chelini riporta il “Proclama” scritto dal generale transalpino Launay che avvisa la popolazione lucchese del prossimo arrivo dei suoi contingenti armati in città40.
Questa propensione di Chelini nell’inserire “proclami” e “notificazioni” ufficiali nello
Zibaldone si manifesta anche in occasione della costituzione del nuovo governo
democratico lucchese in data 9 luglio 1800. L’abate lucchese riporta, tra le altre cose, tutti i nomi dei nuovi 11 ‘ministri’ che andavano a detenere il potere esecutivo, tra i
38
A tal proposito Cfr. J. Chelini, Zibaldone Lucchese, ASL, Archivio Sardini n. 160, pp. 272-277; e
Gazzetta Universale, n. 48, martedì 17 giugno 1800, Firenze, 1800, pp. 383-385.
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J. Chelini, Zibaldone Lucchese, cit., pp. 286-287.
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quali spiccano i nomi di “vecchie conoscenze” democratiche come Vincenzo Cotenna e Domenico Moscheni41.
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