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L’autolesionismo nell’autismo e nel ritardo mentale gravi

Parte 1: Il metodo, il senso, il contesto

1.3. Defnizione e storia del concetto: patologia o espressione di se?

1.3.2 Autolesionismo e categorie psicopatologiche

1.3.2.2 L’autolesionismo nell’autismo e nel ritardo mentale gravi

Com’è il rapporto al corpo nell’autismo? C’è forse una indifferenza al proprio corpo? L’immagine tipica del bambino autistico è quella di un bambino che si protegge le orecchie con le mani, come a difendersi da uno stimolo sensoriale uditivo troppo forte, mentre nello stesso tempo grida. È l’immagine dell’Urlo di Munch.

Nell’autismo il vuoto237 va inteso con un ossimoro: il vuoto è dato da un

eccesso di mondo. Il soggetto è talmente pieno di mondo che non ha più libertà di movimento e si deve proteggere da questa “invasione”. Secondo Leonardo Meneghetti, il reperimento del proflo autistico è un atto fenomenologico intuitivo dell’osservatore, che constata lo scacco dell’incontro.

L’autolesionismo “stereotipato” della persona affetta da autismo sarebbe un modo per mantenere il sentimento della continuità dell’esistenza238:

servono delle sensazioni molto forti, come picchiare la testa, mordersi le

236 Rossi Monti, d’Agostino, 2009, p. 43.

237 Frances Tustin scrive: “Secondo l’appropriata espressione di Bettelheim, essi hanno inventato una “fortezza vuota”. È una “pazzia” – un lugubre “scherzo” – nascondere il crepacuore di un disinganno troppo violento”. Tustin, 1991, p. 116.

labbra, schiaffeggiarsi, affnché questa persona riprenda il controllo del suo involucro corporeo.

Frances Tustin239 si riferisce a questi comportamenti come alle “forme

sensoriali autistiche”, spiegando che “[s]i tratta di spirali di sensazioni tattili che fuiscono attorno alle superfci del corpo in un modo confortevole e rassicurante. Le forme sensoriali autistiche hanno, infatti, una funzione sedativa ed evitano la consapevolezza dolorosa della separatezza corporea.” Tustin cita una persona autistica240, che spiega: “Ero sempre un poco al di

fuori della vita e così erano importanti per me le cose che si possono toccare” Sempre secondo Tustin, la vita dei bambini autistici si basa fondamentalmente su una strutturazione di sensazioni autoprodotte, che la psicoterapeuta ha chiamato anche oggetti autistici. Le forme sensoriali autistiche, o oggetti autistici, derivano da sensazioni tattili241.

Un’altra studiosa dell’autismo, Bogdashina242, è convinta che imparare

come funziona la sensorialità di ogni singolo individuo con autismo sia la via per la comprensione del suo mondo e del suo sentire. Scrive Bogdashina che spesso le persone autistiche “descrivono le proprie autostimolazioni come meccanismi difensivi rispetto a iper o iposensibilità.” 243 Quando si arriva al

sovraccarico sensoriale, il mondo appare incomprensibile e confuso, il soggetto si arrende e si rifugia su un piano “piacevole, sicuro ed ipnotico di iperstimolazione”244. E ancora: “[s]enza trattamenti i bambini imparano a

compensare e usano i sistemi e i metodi che hanno a disposizione, come

239 Tustin, 1991, p. 36. 240 Edith Sitwell. 241 Tustin, 1991, p. 45. 242 Bogdashina, 2011 (2003). 243 Bogdashina, 2011 (2003), p.64. 244 Ivi, p.71.

comportamenti stereotipati, autolesionismo, episodi di aggressività, accessi di collera e distacco”245.

Gli agiti autolesionistici cosiddetti stereotipati si accomunano alle stereotipie non autolesionistiche, come ad esempio il dondolarsi ritmicamente, nel fare da fltro e barriera contro stimolazioni esterne percepite come eccessive o addirittura insopportabili246: “il soggetto emette

dei comportamenti che automaticamente gli producono sensazioni, presumibilmente piacevoli, di tipo cinestesico (dondolarsi, girare su se stesso), tattile (strofnare le mani su mobili lisci, rotolare tra le dita palline di carta, ecc.), olfattivo (annusare giornali o le mani), uditivo (giocare con la carta, sentire lo scricchiolio della plastica) e gustativo (leccare oggetti)”247.

Come sottolinea Ianes, questi comportamenti hanno una “funzione omeostatica, e cioè di autoregolazione del fusso di stimoli in entrata nel Sistema Nervoso Centrale”248.

Scrive Freud che “[l]’Io è prima di ogni altra cosa un Io-corpo” e che esso “è in defnitiva derivato da sensazioni corporee, soprattutto dalle sensazioni provenienti dalla superfcie del corpo”249. In questo senso Tustin scrive che

l’autismo è una “protezione autosensuale” e che “i bambini autistici, concentrandosi su talune delle loro sensazioni corporee fno ad escludere pressoché qualsiasi altra cosa, hanno costrito il proprio “asilo” e si sono rinchiusi nella loro “camicia di forza” dominata dalle sensazioni.”250 E questo

perché “i bambini autistici danno perlopiù la sensazione di sentirsi futtuanti

245 Ivi, p.154. 246 Ianes, 1992, p.24. 247 Ianes, 1992, p.24. 248 Ianes, 1992, p.25. 249 Freud, 1977 (1923), p.490. 250 Tustin, 1991 (1990), p. 26.

e senza peso.”251 Ricordiamoci che perdere la sensazione di esistere è di gran

lunga peggio che morire.

Sono le sensazioni fsiche che danno vita, per Tustin, alle forme sensoriali autistiche. E sono sensazioni fsiche molto basilari che riguardano funzioni primarie del corpo, come defecare, orinare, sentire la propria saliva.252

Queste sensazioni sono una sorta di tranquillante e lenitivo che deriva direttamente dal corpo253.

La protezione autistica, quel guscio chiamato anche “fortezza”, che però non è vuota, deriva proprio dalla ripetizione di questi gesti indirizzati all’autosensorialità. Paradossalmente l’autosensorialità può essere la risposta rassicurante alla ipersensorializzazione. È utile ricordare che uno dei metodi di tortura fsica più utilizzati è il bombardamento percettivo, mentre la tortura psichica è il non lasciare spazio all'altro per elaborare la percezione. Il soggetto autistico deve proteggersi da questa tortura per mantenere integro il proprio nucleo ipseico.

È possibile che anche nel ritardo mentale grave il soggetto non sappia gestire le sensazioni che gli provengono dall’esterno o dall’interno, oppure che si trovi in uno stato di penosa deprivazione di stimoli e che quindi senta il bisogno di auto-crearsene, attraverso comportamenti quali l’autolesionismo, ma anche il tagliarsi i capelli da solo o tagliarsi e rovinarsi i vestiti. In ogni caso, il senso dell’autolesionismo sia nell’autismo che nel ritardo mentale è quello di ricreare un mondo o di gestire un mondo, di “sentire” il proprio io e di ricompattarsi. Se, come scrive Tustin, “la voce

251 Tustin, 1991 (1990), p. 34. Ritengo utile trascrivere come prosegue Tustin: “è possibile che, in uno stato di acuto terrore fisico, la sensazione psichica di esistere possa essere salvaguardata dall’impressione di essere separati dal corpo. Questo preserva l’essere e preserva contro la minaccia di non essere. Tutto ciò coincide con la scoperta di Winnicott che, nei bambini molto insicuri, la psiche e il soma sono illusoriamente scissi l’una dall’altro. Tuttavia, prima di essere in grado di fare ciò essi hanno dovuto assumersi la responsabilità della propria sensazione di esistere”.

252 Tustin, 1991 (1990), p.84. 253 Ivi, p. 85.

artifciale dell’ecolalico è una contraffazione della cosa reale”254, questa voce,

questa sensazione che fuisce dalla bocca, è indispensabile alla costruzione di un mondo. Un mondo che altrimenti è deserto e insignifcante come una terra desolata.

“Scendi più giù, scendi soltanto nel mondo della perpetua solitudine,

mondo non mondo, ma ciò che non è mondo, buio interiore, privazione

e spoliazione di ogni proprietà, disseccamento del mondo del senso, evacuazione del mondo della fantasia, inattività del mondo dello spirito…”255