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L’esperienza EUREMA: il primo approccio al ricollocamento

I consistenti flussi migratori verso l’Europa meridionale attraverso le rotte nel Mediterraneo hanno assunto negli ultimi anni una portata regolare. Secondo i dati dell’ufficio maltese dell’Alto Commissariato delle Nazioni

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Unite per i Rifugiati (UNHCR), dal 2002 al 2012, 16.617 persone provenienti soprattutto dall’Africa Sub-Sahariana sono arrivati a Malta via mare e circa un terzo di esse vi è rimasto. Tra queste, circa il 56% dei richiedenti asilo ha ottenuto protezione internazionale, la cui maggioranza, in specifico, una protezione sussidiaria. I dati appaiono più impressionanti se si considera che Malta ha registrato ogni anno la più alta proporzione in Europa tra richiedenti asilo e popolazione residente, raggiungendo anche il 5%.

Dal 2005, però, per alcuni beneficiari di protezione internazionale a Malta si è aperta l’opportunità del reinsediamento in “secondi” paesi di asilo, principalmente negli Stati Uniti. Nel 2009, è ideato e creato un progetto pilota, il cd EUREMA (European Relocation Malta) per aiutare Malta che stava affrontando una situazione migratoria difficile e sproporzionata. Il progetto prevedeva il reinsediamento di un totale di 255 persone da Malta verso 10 Stati partner: Francia, Germania, Regno Unito, Portogallo, Lussemburgo, Slovacchia, Slovenia, Polonia, Ungheria, Romania. Il progetto era in linea con gli sviluppi recenti in materia di asilo e, in particolare, con il progressivo affermarsi del concetto di burden sharing, ovvero la necessità di cooperazione e solidarietà tra Stati dell’Unione nella condivisione delle responsabilità della gestione delle migrazioni e della protezione internazionale. I soggetti trasferiti mantenevano lo status ottenuto a Malta pertanto chi aveva già ottenuto lo status di rifugiato lo aveva anche nel secondo paese di asilo.

Il periodo di attuazione di EUREMA era di 18 mesi a partire da Gennaio 2010, diviso nelle seguenti fasi:

1. Pre-selezione dei candidati. Le fasi di preparazione delle informazioni e individuazione dei possibili candidati erano effettuate dai partner locali del progetto: UNHCR, OIM, Ministry of Justice and Home Affairs e Emigrants’Commission. A questo scopo, i potenziali beneficiari erano informati sul progetto e se interessati potevano iscriversi fornendo quante più informazioni utili sul loro profilo. Successivamente l’UNHCR si occupava dell’individuazione e della pre-selezione dei candidati, basandosi

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sulle informazioni raccolte, sui requisiti di selezione stabiliti dagli Stati di accoglienza e naturalmente sull’effettiva volontà dei beneficiari di essere reinsediati nel Paese proposto dall'UNHCR. In caso di risposta positiva, i dossier dei candidati erano inviati ai Ministeri dei paesi interessati.

2. Selezione dei candidati. Ogni Paese partner del progetto inviava a Malta una missione di rappresentanti incaricati di effettuare la selezione finale sulla base dei dossier ricevuti in precedenza e delle eventuali ulteriori interviste svolte durante la visita. OIM si occupava di comunicare l’esito delle selezioni ai candidati. Ogni Paese partner aveva, infatti, dato una certa disponibilità di posti per il reinsediamento richiesto; nonostante questo, al termine delle fasi di selezione, alcuni paesi non hanno ricevuto alcun beneficiario poiché nessun candidato ha espresso la volontà di trasferirvisi.

3. Preparazione alla partenza. OIM, in collaborazione coi partner locali, si impegnava a preparare la partenza dei beneficiari selezionati sia a livello logistico sia fornendo loro una sessione di orientamento culturale riguardo al paese di destinazione.

4. Reinsediamento e integrazione. Una volta giunti nel Paese di destinazione, i beneficiari sono stati per lo più accolti in appositi centri nei quali erano previste attività di inserimento: includevano corsi di lingua e corsi di formazione professionale. È necessario notare che i contenuti dei “pacchetti” d’inserimento e la loro durata variavano a seconda del Paese di accoglienza.

Per le sue caratteristiche d’innovazione e multilateralità, il primo esercizio di reinsediamento all'interno dell’Unione Europea appare di notevole interesse. Tuttavia, i Paesi e le organizzazioni partner hanno sollevato alcuni punti di criticità quali ad esempio:

- Necessità di criteri di selezione più flessibili e realistici, basati sullo studio delle caratteristiche effettive della popolazione rifugiata a Malta.

- Il superamento dei limiti posti dalle differenti legislazioni nazionali. Ad esempio, alcuni Stati partner escludevano il reinsediamento di persone il

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cui status non fosse strettamente quello di rifugiato, estromettendo così i beneficiari di protezione sussidiaria, ossia la gran parte dei titolari di protezione internazionale presenti a Malta.

- Il dover pre-selezionare un numero di candidati doppio rispetto al numero di coloro che effettivamente hanno beneficiato del reinsediamento ha creato aspettative e illusioni per un numero di persone troppo elevato, considerata fra l'altro anche la vulnerabilità di alcuni potenziali beneficiari.

- Iter burocratici e amministrativi più efficaci renderebbero l’esercizio del reinsediamento più fluido quindi anche tempistiche più corte.

Ci sono state difficoltà nel trasferire persone a taluni Stati membri per vari motivi: in primo luogo, la mancanza di disponibilità o la presenza di dubbi forti da parte dei migranti, relativi alla mancanza di una comunità migrante preesistente; le preoccupazioni per la possibilità d’integrazione; le preoccupazioni intorno alla fornitura di un supporto a breve termine; difficoltà linguistiche e la mancanza di formazione linguistica a disposizione; il tasso di disoccupazione e gli avvertimenti della comunità migrante esistente nei confronti dei progetti di trasferimento in un determinato paese. Alcuni Stati membri hanno anche avuto pre-condizioni sul posto su cui beneficiari sarebbero disposti a trasferirsi che, in effetti, ha fatto sì che nella pratica, nessuno poteva essere trasferito.

Dal 2012/2013 è stata finanziata una nuova fase di reinsediamento, EUREMA II. I Paesi partecipanti al progetto sono Bulgaria, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Lituania (la quale, a differenza degli altri, accetta solo richiedenti asilo e non i beneficiari di protezione). Mentre le caratteristiche e la struttura del progetto sono simili a quelle di EUREMA I, è interessante notare che i partecipanti, più “accoglienti” in termini di posti disponibili rispetto all’edizione precente, tra cui Francia e Germania, hanno stavolta preferito stipulare accordi bilaterali con Malta. Nel 2011, 227 persone sono state trasferite nell'ambito del progetto EUREMA e, secondo un rapporto pubblicato dall’Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO), nel 2012 si sono impegnati per 20.356 posti. Secondo l'UNHCR, 350 beneficiari di protezione internazionale sono stati re insediati / trasferiti

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da Malta nel 2013 (il 20 novembre 2013), con circa 2.052 persone reinseriate/trasferite da Malta dal 2005. Nonostante queste criticità, il merito principale dei progetti EUREMA I ed EUREMA II è che hanno, seppur in minima parte, ovviato ai limiti della libera circolazione per i titolari di protezione internazionale nell’Unione europea. Inoltre, caratterizzandosi per l’innovazione introdotta con il burden sharing, che ha coinvolto ben 10 Paesi di destinazione, un altro valore aggiunto di questo progetto è che rappresenta una delle prime tappe verso un auspicabile aumento di condivisione, di competenze e responsabilità a livello europeo su questi temi, costituendo un nuovo approccio all’asilo che sia collettivo e solidale40. EUREMA è un esempio di solidarietà in pratica. Anche se non può sostituire i programmi di reinsediamento, questo progetto pilota di delocalizzazione rappresenta un esempio embrionale di solidarietà europea.

5. La politica degli ultimi anni fino all’insediamento della