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La politica degli ultimi anni fino all’insediamento della Commisione

Gli ultimi anni si sono distinti per una svolta positiva della politica europea in favore dei programmi di reinsediamento e ricollocazione europea. L’esigenza di collaborare e di intervenire di fronte alla crisi in corso per poter proteggere la dignità e la vita dei profughi ha portato a notevoli incontri e forum da parte della Commissione Europea e degli Stati membri. Dalla Presidenza di Antonio Guterres si è avuto un cambiamento decisivo della politica migratoria europea istituendo e finanziando vari progetti. Nel 2011-2013 è finanziato il progetto dalla Commissione europea il "Linking-in di reinsediamento UE", coordinato congiuntamente dall'OIM, l'UNHCR e l'ICMC, che ha svolto un forte ruolo nel riunire tutte le politiche pertinenti, i responsabili e gli operatori coinvolti nel reinsediamento e permettendo l'integrazione dei rifugiati reinsediati attraverso il mezzo della "Rete europea di reinsediamento" (ERN).

40 EASO, Easo fact finding report on intra-EU relocation activities from Malta,

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L’ERN ospita anche la campagna "reinsediamento Save Lives" che mobilita il sostegno per il reinsediamento in Europa e promuove il reinsediamento di 20.000 rifugiati ogni anno entro il 2020. Un meccanismo di distribuzione/dotazione specifica dell'UE per il reinsediamento dei rifugiati potrebbe consentire all'UE nel suo insieme, a lanciare un progetto pilota specifico, rispondendo agli impegni fatti nel Consiglio di ottobre e sviluppando nel contempo l'iniziativa "Save Lives". Il progetto pilota consiste in un impegno da parte dell'Unione europea per un certo numero di posti di reinsediamento da una regione prioritaria, tenendo conto dei flussi migratori attuali e della pressione. Le persone reinsediate sarebbero quindi, come parte di un tale regime, da indirizzare verso il reinsediamento in Stati membri partecipanti in base ad un criterio di ripartizione, sviluppato in conformità a requisiti concordati e di fattori di ponderazione (come la dimensione della popolazione e del PIL).

Il coordinamento a livello nazionale dei vari paesi di reinsediamento è fondamentale per garantire la ricezione e l'integrazione dei rifugiati reinsediati. In considerazione della fondamentale importanza di lavorare insieme a livello locale, il "Progetto SHARE " è stato avviato nel marzo 2012. Questo ha come obiettivo la creazione di una rete di regionale e locale di autorità (città, comuni e regioni), così come di partner della società civile che lavorano nel campo del reinsediamento, della protezione e dell'integrazione.

Nel 2013, e continuando nel 2014, la Rete Europea di Reinsediamento entrata in una nuova fase di sviluppo congiuntamente all’OIM si inserisce all’interno di un progetto ideato da UNHCR e ICMC dal titolo "Rafforzare la risposta alle esigenze di reinsediamento di emergenza". Questo progetto sostiene l’ERN esistente e, come tale, promuove ulteriormente la cooperazione tra le diverse parti interessate aumentandone la capacità di miglioramento e sviluppo. Esso si concentra inoltre sulla sensibilizzazione dei reinsediamento di emergenza: è in questo anno che è istituita la “Task Force Mediterraneo” (TFM) per attuare una strategia generale tesa a impedire ulteriori vittime nel Mediterraneo e a individuare le azioni prioritarie per un utilizzo a breve termine delle politiche e degli strumenti

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europei sulla base dei principi di prevenzione, protezione e solidarietà e che soddisfino il requisito dell’efficienza. La TFM ha definito un ampio spettro di misure, per tutta la regione del Mediterraneo, tra cui figurano la cooperazione con i paesi terzi, il potenziamento dei canali legali d’immigrazione, un impegno chiaro nei confronti del reinsediamento, misure ulteriori per combattere la tratta degli esseri umani e un maggior controllo delle frontiere41. Il 2013 è stato un anno importante per i progressi del sistema europeo comune di asilo: sono terminati i negoziati sulla rifusione dei regolamenti Dublino ed Eurodac e quelli delle direttive sulle condizioni di accoglienza e procedure di asilo; sono inoltre diventate operative le nuove direttive in merito alle norme sull’attribuzione della qualifica di beneficiario di protezione internazionale e all’estensione del campo di applicazione della direttiva sui soggiornanti di lungo periodi.

L’EASO 42 ha continuato a contribuire allo sviluppo d’iniziative pratiche di cooperazione nel campo dell’asilo: tra le sue attività figuravano l’assistenza agli Stati membri nell’accrescere la qualità delle procedure di asilo con un accento particolare posto sull’accesso alla protezione, i colloqui personali, la valutazione delle prove e il reperimento delle famiglie. Per quanto riguarda le frontiere, anche Frontex ha continuato a sostenere e coordinare la risposta operativa degli Stati attraverso operazioni congiunte presso le frontiere di terra più colpite oltre che lungo le principali rotte migratorie marittime. È stato istituito il sistema EUROSUR43 Sistema europeo di sorveglianza delle frontiere, per individuare e prevenire i reati

41 Commissione Europea, Comunicazione della Commissione e al Parlamento

Europeo e al Consiglio Quinta relazione annuale sull’immigrazione e l’asilo (2013),

COM( 2014) 288 final.

42 Ufficio Europeo di Sostegno per l’asilo o anche chiamato EASO, è un ufficio che

svolge un ruolo fondamentale all’interno delle politiche migratorie europee. Vedi anche il sito https://easo.europa.eu/ .

43 Eurosur rappresenta un progetto ed uno schema di scambio di informazioni

progettato per migliorare la gestione delle frontiere esterne dell'Europa. Ha lo scopo di sostenere gli Stati membri, aumentando la loro consapevolezza e la capacità di reazione nella lotta alla criminalità transfrontaliera e all’immigrazione irregolare. Questo sistema è costituito da una rete di centri di coordinamento nazionali (CNC). Il ruolo principale dei centri di coordinamento è quello di coordinare le attività di sorveglianza delle frontiere a livello nazionale e servire come un hub per lo scambio di informazioni.

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transfrontalieri prevedendo un meccanismo comune per lo scambio d’informazioni quasi in tempo reale.

Nel 2013-2014 sono stati svolti vari incontri e Forum sul Ricollocamento e sul Reinsediamento, basandosi sull’idea di costruire una solidarietà pratica attraverso attività e progetti che realmente siano l’espressione di una volontà di aiuto e collaborazione rispetto a una crisi migratoria e umanitaria sempre più evidente. Il 25 settembre 2013 si è tenuto il primo forum annuale sulla ricollocazione offrendo agli Stati membri l’opportunità di discutere con la Commissione sia delle loro necessità di ricollocazione, sia delle loro intenzioni in merito ai futuri progetti di trasferimento. I forum sulla delocalizzazione sono stati organizzati con lo scopo di poter discutere sulle necessità, sulle capacità e sulle perplessità politiche in materia. Infatti, gli Stati membri erano prevalentemente contrari al suggerimento, apportato dalla Commisione, di istituire un sistema volontario permanente di ricollocazione come illustrato nella “Comunicazione sul rafforzamento della solidarietà all’interno dell’UE in materia di asilo” (COM(2011) 835).

Nel 2014 si svolgono numerosi ulteriori incontri sul ricollocamento e sul reinsediamento, tra cui ricordiamo il “Second Resettlement and Relocation Forum: Solidarity in Practice” del 25 Novembre 2014, per incentivare l’uso di questi strumenti. La solidarietà rappresenta uno dei principi basici dell’Unione Europea e si esprime attraverso l’adempimento degli obblighi di ordine economico, politico e sociale da parte di tutti gli Stati membri. Il Trattato di Lisbona del 2007 ha introdotto un’esplicita clausola di solidarietà (art. 222). Questa dispone che gli Stati membri agiscano congiuntamente, “in uno spirito di solidarietà”, qualora uno Stato membro sia oggetto di un attacco terroristico sul suo territorio o vittima di una calamità naturale o causata dall’uomo chieda assistenza. In particolare, l’UE utilizza tutti i mezzi di cui dispone, compresi, eventualmente, i mezzi militari messi a disposizione dagli Stati membri, affinché si presti assistenza allo Stato che l’abbia richiesta, al fine di proteggere le istituzioni democratiche e la popolazione civile da attacchi terroristici o dagli effetti di una calamità naturale. Le modalità di attuazione della clausola di solidarietà

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sono decise dal Consiglio dell’Unione Europea a maggioranza qualificata, salvo che le misure da adottare ricadano nel settore della difesa, nel qual caso è richiesta l’unanimità. Più specificamente, però, per una corretta gestione dei flussi migratori e per un trattamento più equo dei cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente negli Stati membri, l’Unione si prefigge di sviluppare un livello uniforme di diritti e doveri per gli immigrati, paragonabile a quello dei cittadini europei. È previsto infatti, sempre secondo il TFUE, un principio di solidarietà per cui le politiche d'immigrazione sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario (articolo 80 del TFUE).

L’Unione Europea si caratterizza per lo scarso aiuto e per la poca disponibilità di utilizzo delle risorse nell’ambito degli aiuti umanitari. I paesi europei non sentono l’obbligo vincolante di adottare soluzioni efficienti, in quanto, tutti gli atti adottati non rientrano in una sfera legislativa obbligatoria ma si rifanno solamente alla capacità e alla disponibilità degli Stati, rappresentando perciò una pratica volontaria. Le varie discussioni avvenute hanno riguardato gli specifici strumenti di solidarietà e condivisione di responsabilità, al fine di far fronte, in particolar modo, alla crisi dei rifugiati in Medio Oriente e in Nord Africa. Gli Stati hanno raggiunto un accordo su diverse misure, tra cui la possibilità di ricollocazione intra-UE dei beneficiari di protezione in situazioni di emergenza e di un progetto pilota di reinsediamento che coinvolge tutti i paesi; quello che si deduce dalle relazioni finali è la visione dei progetti di reinserimento e di delocalizzazione come strumenti di solidarietà esterna. Questi problemi dovrebbero però essere affrontati in termini più pratici superando le semplici parole e dichiarazioni. L'obiettivo principale che si pone l’Unione Europea è di lavorare per la solidarietà in pratica, attraverso un uso specifico di misure come il reinsediamento dei rifugiati e altre vie di accesso legali che consentano di poter presentare domanda di protezione internazionale senza dover ricorrere a pratiche illegali.

Oggigiorno molti Stati si orientano verso un utilizzo di forme legali alternative che si differenziano per natura, portata e applicazione. La

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maggior parte delle misure applicate prevedono la forma di una sorta di visto umanitario e di asilo per entrare nello Stato a fini di ricerca o per il riconoscimento di un bisogno di protezione. Diversi studi sono stati condotti in tempi recenti sulla materia; numerose organizzazioni hanno ripetutamente chiesto un'iniziativa dell'UE sulla questione volta a esplorare tali vie legali supplementari ma attualmente non esiste un quadro legale UE per tali nuove vie. Sotto la Task Force Mediterranean, la Commissione si è impegnata a "Approfondire le possibilità d’ingresso protetto nell’UE [che] potrebbe in particolare includere ... linee guida per un approccio comune per i permessi umanitari / visti ... “.44. Un approccio comune europeo ai visti umanitari e d'asilo potrebbe avere il valore aggiuntivo d’integrazione di altre forme di accesso legale alla protezione internazionale fuori dal territorio, tutelando così tutte quelle persone che altrimenti non sarebbero candidate per il reinsediamento. I criteri da utilizzare dovrebbero essere quelli riguardanti la portata numerica e quelli in merito alla necessità di gestione delle aspettative degli interessati. Le linee guida di un approccio comune per i visti umanitari potrebbero includere, per esempio: un possibile numero di destinazioni generali dell'UE di visti l'anno e una ripartizione delle quote concordata tra gli Stati membri; criteri comuni per il rilascio dei visti (ad esempio i paesi designati di origine o di transito, l'esistenza della famiglia collegamenti negli Stati membri, di vulnerabilità particolare, etc.).

6. Segue: l’impegno della Commissione per una soluzione