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L’importanza del network e del coinvolgimento delle comunità

Come osservato in precedenza, una delle parole chiave per lo sviluppo futuro delle Aree Protette e delle MPA in particolare, è networking. A livello generale, creare un network significa creare una rete, “una disposizione intersecante di linee orizzontali e verticali61”. Applicando questa definizione alle relazioni, network è “un gruppo di persone che si scambiano informazioni, contatti, e l'esperienza per scopi professionali o sociali62”; partendo da questo, risulta evidente come una rete di relazioni possa essere un prezioso mezzo di scambio reciproco di informazioni al fine di raggiungere uno scopo comune, una “missione” comune. La teoria organizzativa aggiunge a questa definizione l’elemento dell’obiettivo di questa rete, individuando il network come “una rete che coinvolge un gruppo selezionato, persistente e strutturato di imprese autonome, così come agenzie senza scopo di lucro, impegnata nella creazione di prodotti e servizi basati su contratti impliciti e temporalmente indeterminati, per adattarsi alle contingenze ambientali e coordinare e tutelare gli scambi. Questi contratti sono socialmente e non giuridicamente

vincolanti.63”.

Per le MPA nello specifico, il loro successo nella conservazione dell’ambiente e della biodiversità è subordinato ad un adeguato frame

legislativo, il supporto delle comunità locali ed un effettivo ed efficace sistema di management. L’efficacia dell’azione di una MPA è subordinata in larga parte al modo in cui vengono affrontate le fasi di pianificazione e

realizzazione, che costituiscono le basi per una buona prosecuzione del lavoro. Oltre a questo, per un efficace perseguimento della missione di conservazione dell’Area Protetta e per un pieno sviluppo di un programma di

61 Definizione di network, http://www.oxforddictionaries.com/it/definizione/inglese/network ,

ultima visita effettuata in data 16 gennaio 2016

62 Ibidem

63 Jones C., Hesterly W. S., Borgatti S. P., A General Theory of Network Governance:

Exchange Conditions and Social Mechanisms, Academy Management Review,1997, pp. 911- 945, http://www.jstor.org/stable/259249?seq=11#page_scan_tab_contents , ultima visita effettuata in data 13 gennaio 2016

protezione delle aree marine è auspicabile che la MPA sia inserita in un contesto sistemico, una rete di più Aree Protette che lavorano per uno scopo comune. Quest’ultimo orientamento è da considerarsi di primaria importanza quando si parla di particolari territori all’interno dei quali si contano diversi tipologie di ambienti, come le barriere coralline, le lagune, gli estuari dei fiumi, arcipelaghi di piccole isole, spiagge con dune e terrapieni, dove l’equilibrio è mantenuto dall’interazione di elementi diversi64.

Creare una linea di confine intorno ad una limitata area geografica non è sufficiente alla salvaguardia del patrimonio che quella area contiene, perché è per una conservazione efficace è necessario un sistema che la supporti, una rete (net) che lavori (working) all’unisono con i medesimi valori condivisi. Le aree protette alle condizioni attuali nel nostro paese “rischiano di liquefarsi e di finire inghiottite dallo sfondo dato che la proiezione dell’identità del parco manca nelle scelte di pianificazione del territorio circostante”65. Le MPA, in particolare, necessitano di un progetto condiviso fra Aree Protette, al fine non solo di ampliare le zone sotto protezione, ma anche di migliorare i risultati ottenuti e moltiplicare i benefici verso l’esterno. Per ottenere questo risultato, gli elementi socio-governativi ed economici esterni devono essere considerati nello svilupp e nella ricerca di metodi di salvaguardia efficaci. Numerosi vantaggi possono essere portati dalla creazione di un network di MPA: una distribuzione eterogenea di risorse ittiche, una migliore protezione di habitat e aree ricche in biodiversità che, grazie a più centri di gestione, può rispondere in maniera più efficace all’insorgere di problemi, rispetto a una singola MPA di dimensioni maggiori, una protezione di diverse aree di particolare importanza

64 T. M. Brooks, M. I. Bakarr, T. Boucher, G. A. B. Da Fonseca, C. Hilton-Taylor, J. Hoekstra,

T. Moritz, S. Olivieri, J. Parrish, R. L. Pressey, A. S. L. Rodrigues, W: Sechrest, A. Stattersfield, W. Strahm, S. N. Stuart, Coverage Provided by the Global Protected-Area System: Is It Enough?, (cit. in nota 17)

65 F. Morandi, F. Niccolini, M. Sargolini, Parks and territoriy - New perspectives in

per una popolazione di pesci ed altre specie marine, come zone di riproduzione e di crescita (nursery)66.

Un aspetto che deve essere considerato, in particolare a livello operativo, è la ragione per la quale la MPA viene creata, perché il

riconoscimento di una sola Area Protetta di modeste dimensioni potrebbe non essere sufficiente per il raggiungimento della mission che la MPA si propone.

Nel caso in cui la MPA venga fondata con lo scopo di salvaguardare una specie in via di estinzione si devono prendere in considerazione i vari aspetti della vita degli esemplari di quella specie in tutta la sua completezza; non è possibile salvare una specie intervenendo soltanto, ad esempio, con programmi di protezione nei luoghi di riproduzione, perché, come abbiamo detto, la vita delle specie marine sia animali che vegetali non è facilmente circoscrivibile ad un’area ristretta, a causa delle correnti, dei venti e degli spostamenti quotidiani e periodici degli organismi di tutte le dimensioni. Così, mentre l'area totale coperta dalle Aree Protette aumenta di anno in anno, singole riserve si rivelano talvolta non abbastanza grandi per soddisfare le esigenze ad esempio dei predatori, oppure non strategicamente collegate ad altre riserve. Il declino della popolazione dei grandi predatori ha delle

ripercussioni attraverso le catene alimentari direttamente sull'equilibrio dell'ecosistema.

Se prendiamo, ad esempio, in considerazione il caso della foca monaca mediterranea, già citato in precedenza, risulta chiara la necessità di un progetto condiviso, di un network di Aree Protette che lavorano insieme con lo stesso obiettivo: questa specie è una delle specie di predatori più grandi del Mediterraneo e la ha necessità di effettuare durante il corso

dell’anno numerosi spostamenti, sia per procacciarsi il cibo sia per riprodursi, tanto che possiamo trovarne tracce nel raggio di diverse centinaia di

chilometri. Concentrare la protezione solo negli hot spot individuati non basta

66 Cochrane K., Gréboval D., Pomeroy R., Sanders J., Sissenwine M. and Westlund L., FAO

Technical Guidelines for Responsible Fisheries – Marine Protected Areas and Fisheries, (cit. nota 14)

e questa specie sta rischiando l’estinzione perché necessita grandi spazi e di una grande libertà di movimento che il sistema di Aree Protette mediterranee allo stato attuale non è in grado di fornire67. Deve essere presa così in

considerazione la collaborazione fra diversi organi di gestione dei siti protetti. È comunque opportuno considerare che le dimensioni dei network devono essere bilanciate in modo che le MPA coinvolte condividano non solo gli stessi valori, ma anche gli stessi impianti normativi, per una questione di buon funzionamento del network stesso; la maggiore resistenza di un network non deve essere insidiata dalla sua estensione eccessiva. La differenza climatica delle zone interessate non è un ostacolo al funzionamento del network, anzi, funge da barriera contro i cambiamenti climatici68.

Queste riflessioni sono state portate avanti dalla comunità

internazionale delle Aree Protette e il networking negli ultimi decenni ha preso sempre più piede fra le organizzazioni delle MPAs in varie forme.

Fra le linee guida rilasciate dalla IUCN per il management delle MPAs, una parte riguarda i piani di coordinamento e la scelta e la gestione dei territori da inserire in un programma di networking. Vi è indicato che la selezione delle Aree Protette deve seguire principi ben precisi per la buona riuscita del progetto stesso, che, nonostante l’urgenza, le pressioni politiche o sociali per la realizzazione dello stesso, garantiscono la partecipazione di tutte le MPAs con determinate caratteristiche. I principi individuati sono i seguenti69:

ü Principio interno ai paesi: le necessità, le priorità e le abilità che

67 Niccolini F., AMP e visione sistemica dello sviluppo responsabile. Il caso foca monaca

come metafora transoceanica, in “Le aree marine protette” , a cura di F. Vallarola Edizioni ETS, Pisa, 2011

68 Cochrane K., Gréboval D., Pomeroy R., Sanders J., Sissenwine M. and Westlund L., FAO

Technical Guidelines for Responsible Fisheries – Marine Protected Areas and Fisheries, (cit. nota 14)

69 Salm R. V., Clark J. R., Siirila E., Marine and Coastal Protected Areas: A Guide for

la nazione in questione è in grado di mettere in campo per la definizione di obiettivi e scopi all’interno del programma per le Aree Marine Protette.

ü Principio interno alle MPAs: gli obiettivi individuati dalle MPAs costituiscono la base per la selezione delle Aree da inserire nel network.

ü Principio interno al progetto di networking: la portata del programma definisce i limiti che si possono applicare nel

processo di selezione; i limiti sono individuabili nella tipologia di PA (regionale, provinciale, statale), nella sua conformazione (grandi o piccole dimensioni) e nell’eventuale numero massimo di MPAs stabilito per la partecipazione al network.

ü Date le differenze che intercorrono fra i paesi in termini

economici, politici, sociali e ambientali, non esiste un modello definitivo da seguire per la scelta dei siti.

Questi principi sono applicabili solo quando il progetto di rete è chiaro ed è stato riconosciuto da tutti i paesi o le istituzioni coinvolte. Come si può vedere, la IUCN mette in primo piano la capacità degli stati coinvolti nel progetto di mettere in campo le proprie risorse e di attivarle per portare avanti gli obiettivi di coordinamento per la salvaguardia della natura. Nell’ultimo punto, però, osserviamo come la diversità dei contesti venga comunque presa in considerazione, in quanto “l’organizzazione network” deve essere in grado di adattarsi all’ambiente in cui eserciterà per incontrare meno resistenza possibile, coinvolgere diversi attori attivi nello stesso ambiente, comprendere le necessità e le aspettative degli stakeholders e delle popolazioni con cui la MPA dovrà relazionarsi. È inoltre questione di primo piano la “collimazione” degli obiettivi individuati dalle MPAs per la creazione di una rete con un progetto comune: la condivisione di una vision, di un futuro immaginato, è essenziale per creare un orizzonte comune verso il quale l’azione congiunta deve portare. Questo è vero sia per quanto riguarda Aree Protette di

dimensioni modeste che vanno a creare un sistema di protezione basato sulla connessione fra punti strategici, sia per quanto riguarda la collaborazione di

grandi MPA che mirano ad allargare quanto più possibile il loro raggio d’azione.

Parlando poi dei limiti che la dimensione del programma di networking comporta nella scelta dei siti da coinvolgere, è opportuno tenere presente che la collaborazione è incoraggiata a tutti i livelli dalla stessa Unione

Internazionale per la Conservazione della Natura, al fine di creare una connessione fra Aree che consenta un’azione di protezione il più ampio possibile, anche passando da un grado di protezione all’altro (da una zona in cui non è consentito l’accesso a una zona di utilizzo limitato delle risorse ad esempio). L’ampliamento dell’azione potrebbe portare alla luce anche il bisogno di istituire nuove Aree Protette che connettano aree già esistenti o che coprano punti prima non considerati fondamentali.

Una collaborazione auspicabile per il buon andamento del sistema di protezione è la combinazione di Area Marina Protetta e Management

Integrato delle Zone Costiere (da qui anche CZM)70: questa attività di gestione delle coste apporta benefici alle aree marine poiché tiene sotto controllo zone di influenza adiacenti alla MPA, agendo a tutti i livelli, sia politico, che

geografico, che storico-culturale, al fine di assicurare uno sviluppo sostenibile delle aree costiere. Le zone di influenza sono quei territori che si trovano appena fuori i confini dell’area marina, i quali, se controllati, possono ridurre o

70 Il Coastal Zone Management fu per la prima volta incoraggiato dal National Oceanic and

Atmospheric Administration (USA) nel 1972 con in Coastal Zone Management Act, a due anni appena dalla fondazione dell’organo amministrativo. Nell’atto governativo, si riconosceva la presenza di “un interesse nazionale nella gestione efficace, nello sfruttamento dei benefici, la protezione e lo sviluppo della zona costiera.” (Coastal Zone Management Act, NOAA, 1972,

https://coast.noaa.gov/czm/media/CZMA_10_11_06.pdf). La ricchezza dell’area costiera viene coniugata con il benessere potenziale che la sua conservazione apporta alla presenti e future generazioni della nazione, in contrasto con le crescenti pressioni rivolte “alle terre e le acque della nostra zona costiera causate dalla crescita della popolazione e lo sviluppo economico, incluse le risorse per l'industria, il commercio, lo sviluppo residenziale,

ricreazione, l’estrazione di risorse minerarie e combustibili fossili, il trasporto e la navigazione, lo smaltimento dei rifiuti, e la pesca di pesce, frutti di mare, e di altre risorse marine viventi” (ibidem). Con questo atto, si incoraggia la collaborazione degli organi statali con gli organi federali per portare avanti un piano di sviluppo sostenibile e di sfruttamento controllato.

ammortizzare le fonti di inquinamento acquatiche e aeree e qualsiasi agente esterno che può danneggiare gli ecosistemi marini e aiutano lo sviluppo di un programma più completo di protezione. È un lavoro che può essere di

contorno a quello vero e proprio della MPA ma che può risultare cruciale per il rinforzo dell’azione e per il raggiungimento di risultati migliori, con la garanzia di un management unitario e coordinato. Anche se il CZM non è

necessariamente collegato alla presenza di un’Area Marina Protetta, il management combinato è suggerito nei casi in cui la MPA sia stata istituita per la protezione della biodiversità o soprattutto per la protezione di una particolare specie a rischio di estinzione per la quale sono state designate zone off limits per l’accesso71. Un programma di CZM efficace è quello che viene messo in atto da una struttura di management solida che garantisca il coordinamento di tutti i livelli di governo, con normative adeguate a suo

sostegno, con obiettivi chiari, comprensibili e attuabili. Naturalmente, come gli altri programmi di management territoriale, il CZM deve essere in grado di adattarsi al territorio nel quale opera, anche nel tempo, plasmandosi per seguire i cambiamenti e coinvolgere nella propria azione gli abitanti e gli attori fondamentali. Non bisogna dimenticare, infatti, che, come succede con gli altri programmi di sviluppo sostenibile e di protezione del territorio, “un buon piano costiero appartiene alle comunità costiere72” e funzionerà solo e soltanto quando le comunità stesse saranno in grado di recepirlo e farlo proprio, contribuendo in modo significativo all’azione delle strutture di management.

L’importanza del considerare come centrale il fattore umano risiede anche nelle cifre: nonostante l’ambiente costiero rappresenti circa l’8% degli ambienti del pianeta, attraverso di esso si realizza circa il 25% della

71 Cochrane K., Gréboval D., Pomeroy R., Sanders J., Sissenwine M. and Westlund L., FAO

Technical Guidelines for Responsible Fisheries – Marine Protected Areas and Fisheries, (cit. nota 14)

72 Rigg C., Canada’s Coastal Communities: Building the Future (1995 - 2003), Coastal

Planning Workshop Introduction, Simon Fraser University,

http://www.sfu.ca/cstudies/science/resources/coastalstudies/linking/alertbay/presentations/Rig g.pdf, ultima visita effettuata in data 27 gennaio 2016

produzione mondiale73. Il benessere, quindi, di molte popolazioni e di molte imprese nelle zone costiere che contano sul territorio per garantire la propria redditività economica dipendono dallo stato ambientale di queste aree. Risulta indispensabile fare uso di strumenti di gestione a lungo termine, con progetti chiari, monitorati nel tempo, come la gestione integrata delle zone costiere, per migliorare la protezione delle risorse delle coste, aumentando allo stesso tempo l'efficienza nel loro utilizzo. I programmi per risultare efficaci devono tener conto di un’azione quanto più possibile concertata, sia a livello micro che macro territoriale. Non a caso, in Europa, è la stessa Comunità Europea che si è fatta promotrice di programmi di CZM sin dal 2002. Un approccio non coordinato dei vari attori che agiscono all’interno del sistema può portare, infatti, a decisioni disconnesse che rischiano di condurre sia a un

danneggiamento reciproco degli interessi delle parti in causa, sia a un uso inefficiente delle risorse, con il susseguirsi delle conseguenti occasioni mancate per uno sviluppo costiero più sostenibile74.

Il networking, però, non esaurisce la sua funzione all’interno dei rapporti fra MPAs, o fra MPA e territori limitrofi; la prima e più importante forma di network che una MPA deve saper creare per il buon andamento della sua gestione e il perseguimento della propria mission è il coinvolgimento delle comunità locali.

L’istituzione di una MPA porta con sé numerosi effetti che investono ogni parte della vita di una determinata comunità costiera; è necessario , perciò, che il fattore umano venga preso in considerazione, perché potrebbe essere l’elemento che determinerà il fallimento di una MPA. Se un MPA è pianificato e realizzato senza coinvolgere le comunità costiere e i fruitori delle risorse in questione, senza considerare le situazioni ed esigenze, vi è il rischio di insuccesso. La mancanza di accettazione, in casi estremi, potrebbe portare

73 Ibidem

74 Integrated Coastal Management, Commissione Europea sull’Ambiente (European

Commission on Environment), http://ec.europa.eu/environment/iczm/ , ultima visita effettuata in data 16 gennaio 2016

la MPA a diventare un paper park, ridurla, cioè, a qualcosa che formalmente è stato designato, ma non attuato nella pratica, in quanto le disposizioni

normative in materia non vengono rispettate75. La presenza di una MPA ha influenze dirette e indirette sulla vita dei singoli e delle popolazioni. Gli impatti socio-economici che derivano dall’istituzione di un’Area Marina comprendono effetti sul reddito, in quanto redistribuiscono in qualche modo le risorse del territorio, opportunità di sostentamento, spostamenti e abitudini culturali, oltre che sui servizi dell’ecosistema. MPAs ben progettate sono in grado di offrire importanti vantaggi, sia per l'ambiente che per le persone.

Il coinvolgimento attivo della popolazione nella gestione dell’Area Marina Protetta è sia una necessità sia un’opportunità che le organizzazioni hanno di fronte. Dalle popolazioni economicamente e tecnologicamente avanzate fino alle comunità che hanno mantenuto uno stile di vita

tradizionale, la relazione che gli abitanti hanno stabilito con le proprie coste e le proprie acque è un parametro di fondamentale importanza da considerare in seno ad un’attività di gestione e management. L’istituzione stessa di una MPA può portare a reazioni diverse all’interno delle comunità, che spesso si trovano in opposizione di interessi e valori con gli organi di protezione del territorio; ma ci sono anche casi virtuosi, come abbiamo osservato nel caso di Cabo Pulmo in Messico, in cui sono le persone stesse che richiedono

l’istituzione di una MPA.

Ci sono varie forme di coinvolgimento possibili, partendo da una semplice attività informativa a beneficio delle comunità fino ad arrivare all’inserimento della popolazione come soggetto dell’organo di management vero e proprio; scegliere quale sia la migliore applicabile dipende dalla struttura, dalla cultura, dalle dinamiche sociali individuate all’interno della comunità.

La conoscenza fra comunità e MPA è necessaria anche al fine di instaurare un rapporto fiduciario fra le parti che porti alla comprensione delle

75 Cochrane K., Gréboval D., Pomeroy R., Sanders J., Sissenwine M. and Westlund L., FAO

Technical Guidelines for Responsible Fisheries – Marine Protected Areas and Fisheries, (cit. nota 14)

esigenze reciproche, abbattendo eventuali pregiudizi che potrebbero essersi instaurati. Per una MPA, infatti, è di cruciale importanza sapere quali rapporti esistono fra la popolazione e le risorse del territorio che andranno incontro ad uno sfruttamento regolamentato o ad una limitazione della raccolta per non incorrere in resistenze nella propria azione. Guadagnare l’appoggio e la fiducia delle comunità passa attraverso un processo di educazione delle stesse: devono sapere quali sono i vantaggi che trarranno dalla cooperazione con le attività della PA, sia che essi siano immediati (come l’utilizzo esclusivo delle risorse), sia che siano vantaggi di cui godranno nel futuro (come

l’aumento della popolazione ittica).Ma non solo: l’attività di education porta con sé anche una responsabilizzazione della popolazione, aprendo così le porte alla partecipazione interattiva e all’automobilitazione, due fra i tipi di più alta partecipazione attiva auspicati dalla IUCN. Il coinvolgimento e la

responsabilizzazione possono condurre, infatti, non solo ad un maggior

rispetto delle norme stabilite dalle MPA da parte di chi vive in quei territori, ma anche ad azioni di enforcement a sostegno del governo dell’area da parte dei locali nei confronti di chi non le rispetta76. Il “fattore umano” non è più