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Ai sensi della legge, il Governatore Generale dell'Australia può proclamare zona di mare come Area Marina Protetta un territorio che si

estende in generale dalla zona dal confine verso il mare nelle acque territoriali e le acque costiere che si trovano nei territori del Nord normalmente fra 3 miglia nautiche, fino al limite esterno della zona economica esclusiva (EEZ) di 200 miglia nautiche dalla linea di base del mare territoriale, nelle acque del Commonwealth. I territori che si trovano all’esterno di questi confini sono considerati esterni alla giurisdizione australiana, e lo stato interviene con meccanismi di protezione e salvaguardia solo se è una zona che l'Australia ha obblighi di proteggere in virtù di un accordo internazionale. La Exclusive

Economic Zone (EEZ) australiana, come quella di competenza degli Stati Uniti, è compresa tra le 12 e le 200 miglia nautiche dalla linea che segna il confine del mare territoriale. In questa zona, l'Australia mantiene il diritto sull’esplorazione e lo sfruttamento delle risorse viventi e non viventi, con l'obbligo di proteggere e conservare l'ambiente marino157.

Un’Area Marina Protetta, chiamata in Australia con il nome di

Commonwealth Marine Reserves (Riserva del Commonwealth, da qui anche CMR), include, nel proprio programma di protezione, anche il fondo marino e il sottosuolo dell’area.

156 Ibidem

157 United Nations convention on the Law of the Sea, Nazioni Unite, 1982,

http://www.un.org/depts/los/convention_agreements/texts/unclos/unclos_e.pdf , ultima visita effettuata in data 4 febbraio 2016

Le CMR vengono istituite per assicurare un uso ecologicamente sostenibile delle risorse marine, oltre a fornire “posti speciali per le persone che possono apprezzare e godere della fantastica diversità” degli habitat marini158.

Il territorio australiano è caratterizzato da una forte preponderanza dell’elemento marino, sia per quanto riguarda le sue peculiarità geografiche, sia per la cultura e la vita delle popolazioni. Per questa

ragione, lo sviluppo di una rete di MPAs efficace e quanto più estesa possibile è, sin dai primi anni 2000, una delle priorità della parte del governo nazionale che si occupa della protezione del mare e delle sue risorse.

Attualmente, circa il 41% del territorio marino australiano è protetto, con diversi gradi di protezione, coprendo un’area di più di 3 milioni di chilometri quadrati. Con un numero di Aree Protette in costante crescita , l’Australia possiede, ad oggi, il network di MPAs più esteso del mondo, oltre che la terza giurisdizione al mondo per grandezza159.

Il territorio non salvaguardato conta, però, ancora milioni di chilometri quadrati.

Il numero di specie e di popolazioni marine che si possono trovare solo in queste acque è notevole, e ogni area geografica ne conta moltissime. La zona più ricca dell’intero stato in questo senso è quella che si trova nella regione sud-est dell’Australia (South-East), dove flora e fauna endemiche

158 Commonwealth marine reserves – Overview, Australian Government, Department for

Environment, https://www.environment.gov.au/topics/marine/marine-reserves/overview , ultima visita effettuata in data 4 febbraio 2016

159 Ibidem

Figura 11 - fonte: World Database on Protected Areas (WDPA) - Australia, http://www.protectedplanet.net/country/AU

rappresentano rispettivamente l’62% e l’85% sul totale delle specie presenti nelle acque marine160. In quest’area, inoltre, ben il 90% delle specie non può essere rintracciato in nessun’altra parte del mondo e comprendono grandi predatori come lo squalo bianco, la più grande popolazione di megattere registrata nel mondo, tartarughe marine e innumerevoli specie di pesci e piante abitanti i fondali marini161.

Le riserve marine del Commonwealth nel sud-est dell’Australia, come le altre del sistema, non sono protette con l’unico intento di mantenere inalterate le specie che vi vivono: data la enorme estensione delle aree marine sotto protezione esse includono una vasta gamma di ecosistemi che, se conservati nelle giuste condizioni, permettono l’utilizzo sostenibile di risorse naturali in determinate aree individuate.

Come si può vedere osservando la mappa delle Aree Marine Protette dell’Australia, la distribuzione delle zone di protezione è piuttosto continua lungo tutta la costa.

160 Marine Reserves Coalition (MRC), sito web ufficiale del Marine Reserves Coalition (MRC)

http://www.marinereservescoalition.org/resources/marine-reserves-around-the- world/australias-marine-protected-area-network/

Figura 12 - fonte: World Wide Found for nature Australia (WWF Australia),

http://www.wwf.org.au/our_work/saving_the_natural_world/oceans_and_marine/marine_solution s/protected_areas/

Le MPAs del Commonwealth e le eventuali zone al loro interno sono tutte assegnate ad una categoria descritta dalla IUCN, con l’unica eccezione del Great Barrier Reef Marine Park.

L’organo deputato alla gestione dei sistemi di management delle MPAs australiane è l’ente Parks Australia; questo organo, una volta che la MPA è stata istituita, è responsabile del piano di management della riserva della validità massima di 10 anni, al termine dei quali deve essere riscritto e

modificato, sempre in conformità con l’obiettivo della CMR e con la categoria IUCN alla quale appartiene.

Nonostante l’importanza del mare e delle sue risorse per l’economia e la società dell’Australia, anche in questo caso la protezione sistemica e

sistematica delle coste e del mare aperto ha iniziato a vedere interventi legislativi effettivi e azioni concrete solo alla vigilia del nostro secolo.

L’evoluzione dell’odierno sistema di MPAs comincia nel 1998, quando viene lanciata la Oceans Policy162, uno dei principali interventi normativi alla base del sistema, con l'obiettivo di coordinare le attività marine al fine di creare un regime di gestione degli oceani efficace ed efficiente. La Oceans Policy stabilisce il quadro per la pianificazione integrata e basata

sull’ecosystem-based management, come nel caso dell’organizzazione

statunitense, per le giurisdizioni marine e porta l’Australia fra i primi posti per il potenziamento e l’utilizzo di questi strumenti163.

Parlando di questo innovativo provvedimento, l'ex ministro per l'Ambiente, il senatore Robert Hill, ha dichiarato:

“La Oceans Policy in Australia non è né solo una politica di protezione dell'ambiente, né solo una politica di sviluppo economico. È entrambe le cose. Si tratta di una politica per lo sviluppo ecologicamente sostenibile dei nostri oceani. La Oceans Policy stabilisce i principi generali, la pianificazione e la gestione necessari per conseguire tale obiettivo”164. Per aiutare l’entrata in vigore di tale intervento, il Governo mise a disposizione del progetto 50 milioni di dollari australiani suddivisi in tre anni165, un investimento notevole che sottolinea la presa di coscienza dell’importanza dell’intervento.

Per quanto riguarda le strutture organizzative, l’Oceans Policy prevede l’introduzione di nuovi uffici per aiutare la gestione delle Aree Marine, fra cui un Consiglio dei Ministri Nazionale per gli Oceani, composto dai principali Ministeri del Commonwealth, presieduto dal Ministro per l'Ambiente e

l’Heritage. Il Consiglio rappresenta il corpo decisionale per quanto riguarda i piani marini regionali. Inoltre, la Policy istituisce un Gruppo Consultivo Nazionale per gli Oceani composto da rappresentanti delle comunità e stakeholders principali, Comitati Direttivi a livello regionale per la

Pianificazione Marina, che comprende gli stakeholders della regione, e un

162 Australia’s Oceans Policy, Commonwealth of Australia, Marine Group, Environment

Australia, Camberra (AU), 1998, http://www.environment.gov.au/archive/coasts/oceans- policy/publications/pubs/policyv1.pdf , ultima visita effettuata in data 4 febbraio 2016

163 Ibidem 164 Ibidem, p. 3 165 Ibidem

Ufficio Nazionale per gli Oceani, all’interno del Ministero dell’Ambiente australiano, che fornirà servizi di segreteria e supporto tecnico, oltre che un programma di fornitura per le iniziative riguardanti le politiche per gli

oceani166.

Data la rilevanza della questione del rapporto delle comunità locali caratterizzati da stili di vita tradizionali con le Aree Marine Protette per via della stretta connessione che l’uomo ha sviluppato con il mare in questo particolare ambiente, la Policy prevede la partecipazione e rappresentanza delle popolazioni indigene in tutti i processi relativi all'attuazione della Politica Oceanica. Essa riconosce non solo gli interessi, ma anche le responsabilità le delle popolazioni indigene nella loro relazione con gli ambienti oceanici. Gli obiettivi per quanto riguarda le comunità indigene includono il coinvolgimento dei popoli aborigeni e degli abitanti delle isole dello Stretto di Torres167

nell’utilizzo, la conservazione e la gestione delle competenze riguardanti l’ambiente marino dell'Australia. Il governo australiano, tramite l'Ufficio Nazionale per gli Oceani, ha adottato misure per coinvolgere le popolazioni indigene con obiettivi chiave progressivi168. Il primo Piano Marino Regionale australiano (il Piano per la regione del Sud-est) è stato pubblicato qualche anno più tardi, nel 2004.

A seguito di questo intervento, lo stesso anno (1998), gli Stati e i governi dei Territori del Nord si sono impegnati a creare un Sistema Nazionale

Rappresentativo di Aree Marine Protette (da qui anche NRSMPA) entro il 2012. La creazione delle CMR lungo tutte le coste australiane ed entro la propria giurisdizione va a completamento di questo obiettivo. Il governo

166 Ibidem

167 “Lo Stretto di Torres è stato il primo posto in Australia riconosciuto con il titolo di <nativo>,

attraverso la storica decisione dell'Alta Corte del Mare nel 1992.

Nello stretto di Torres, isolani e villaggi lungo la costa meridionale continuano a condurre gli scambi tradizionali e visite transfrontaliere.

Gli abitanti tradizionali dello Stretto di Torres hanno origine melanesiana e parlano due lingue diverse.” Fonte: Torres Strait Regional Authority (TSRA), Australian Government,

http://www.tsra.gov.au, ultima visita effettuata in data 4 febbraio 2016

australiano ha confermato questo impegno anche in occasione del Vertice mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile nel 2002. L'obiettivo primario del NRSMPA è quello di “stabilire e gestire efficacemente un sistema completo, adeguato e rappresentativo di riserve marine per contribuire alla conservazione a lungo termine degli ecosistemi marini e per proteggere la biodiversità marina169”. Il NRSMPA ha lo scopo di rappresentare al suo interno tutti gli ecosistemi e le bioregioni australiane, ponendosi, fra gli altri, ad esempio, l’obiettivo di contenere all’interno del suo network almeno uno degli esempi di tutte e 21 le tipologie di fondale marino autoctono identificate dalle ricerche scientifiche170.

Il Sistema Rappresentativo si propone di dirigere la propria azione seguendo principi di:

• Completezza: il sistema mira a comprendere l'intera gamma di ecosistemi riconosciuti in scala adeguata all'interno e attraverso ogni bioregione.

• Adeguatezza: il sistema deve avere la necessaria estensione per garantire la redditività ecologica e l'integrità delle popolazioni, specie e comunità marine.

• Rappresentatività: le Aree Protette del sistema devono

ragionevolmente riflettere la diversità della vita degli ecosistemi marini171.

Tutti questi principi sottintendono un supporto scientifico continua e un programma di ricerca che sia in grado di monitorare l’andamento della protezione del sistema.

169 Commonwealth marine reserves – Background, Australian Government, Department for

Environment, http://www.environment.gov.au/topics/marine/marine-

reserves/overview/background , ultima visita effettuata in data 4 febbraio 2016

170 Goals and principles for the establishment of the National Representative System of

Marine Protected Areas in Commonwealth waters, Australian Government, Department for Environment, http://www.environment.gov.au/resource/goals-and-principles-establishment- national-representative-system-marine-protected-areas , ultima visita effettuata in data 4 febbraio 2016

L’anno successivo, nel 1999, viene emanato un altro documento fondamentale per la legislazione delle MPAs australiane, l’Environment Protection and Biodiversity Conservation Act 1999 (di qui anche EPBCA), riguardante i criteri di selezione delle CMR e la gestione delle stesse. Ad oggi, le riserve del Commonwealth conformi all’EPBCA comprendono le riserve del Commonwealth terrestri (parchi nazionali, giardini botanici) e le CMR,

individuate in parchi marini, riserve marine e riserve naturali.

I requisiti e le specifiche sul management riguardano, quindi, tutte le PAs, con l'eccezione del Great Barrier Reef Marine Park, che è invece governato e gestito dall’Ente Parco omonimo. La Barriera è infatti una delle Aree decretate Patrimonio dell'Umanità sin dagli anni ‘80, riconosciuto a livello internazionale per il suo “eccezionale valore universale”, ma già dal 1975 godeva di un piano di management autonomo. La gestione del Great Barrier Reef è di fatto guidata da piani, politiche, regolamenti e normative

specifiche172.

Per quanto riguarda la responsabilità della gestione, l’Atto individua il Direttore dei Parchi Nazionali come l'autorità governativa federale

responsabile dell'amministrazione, della gestione e del controllo di tutte le riserve del Commonwealth. Le funzioni del Direttore e del suo managing staff comprendono la protezione, la conservazione e la gestione della biodiversità e del patrimonio di tutte le riserve, che comprendono i sei parchi nazionali del Commonwealth, la rete dell’Australian National Botanic Gardens, e,

naturalmente, le CMR. Come responsabile, al riconoscimento di una nuova Area Protetta, il Direttore è incaricato della redazione di un management plan173.

Attualmente, la gestione della competenza della gestione del mare

172Managing the Reef, Great Barrier Reef Marine Park Authority, Australian Government,

http://www.gbrmpa.gov.au/managing-the-reef/how-the-reefs-managed , ultima visita effettuata in data 5 febbraio 2015

173Parks Australia, Australian Government, Department for Environment,

https://www.environment.gov.au/topics/national-parks/parks-australia, ultima visita effettuata in data 5 febbraio 2016

australiano è condivisa tra i sette governi statali e territoriali, oltre al governo del Commonwealth australiano. All'interno ogni area di giurisdizione del governo, la gestione è divisa lungo linee di sezione che operano in modo indipendente l'uno dall'altro, con vari gradi di integrazione fra di loro. In

aggiunta al governo degli stati e dei territori, e al governo del Commonwealth, come accade negli Stati Uniti, le acque australiane sono gestite anche da agenzie governative, o una combinazione di diverse agenzie, come nel caso della gestione operata dall’agenzia regionale del Western Australia

Department of Conservation and Land Management (di qui anche CALM). Il CALM è il responsabile principale delle riserve per la conservazione marina, mentre, ad esempio, per la gestione della pesca sportiva nelle riserve marine si avvale della collaborazione del Department of Fisheries. Le modalità di gestione per ciascuna riserva marina che fa parte della regione sotto la giurisdizione del CALM sono delineate dal piano di gestione relativo, ma, in qualità di dipartimento con responsabilità integrate, l’agenzia gestisce le aree terrestri e acquatiche al fine di garantire la conservazione della biodiversità negli ecosistemi e la gestione sostenibile delle risorse e dei servizi ricreativi per i visitatori. Il dipartimento assiste gli organi statutari di conservazione e gestione del Territorio (Commissione per la Conservazione, autorità per i Parchi e le Riserve Marine, e i Comitati scientifici consultivi dei parchi marini e delle riserve) nello svolgimento delle loro funzioni174.

Un interessante dato riguardante il sistema di MPAs australiane riguarda la suddivisione regionale delle giurisdizioni, che facilitano le relazioni con il governo centrale rappresentato dal Dipartimento per l’Ambiente. L’Integrated Marine and Coastal Regionalisation of Australia175 (da qui anche IMCRA) è identificato come un framework attraverso il quale vengono classificate le

174 Akwilapo F., A comparative study on Marine Protected Areas between Australia and

Tanzania, The Nippon Foundation, Nazioni Unite, Tokyo (JP), gennaio 2007

175 A Guide to the Integrated Marine and Coastal Regionalisation of Australia - Version 4.0,

Commonwealth of Australia, Dipartimento per l’Ambiente e l’Heritage, Canberra (AU), 2006,

bioregioni seguendo criteri di ragionevolezza e somiglianza per quanto riguarda le condizioni climatiche, le specie e il territorio, oltre che la base attraverso la quale vengono poi regolati gli organi di gestione. Il territorio australiano è diviso fra le regioni South-west, North-west, North, Coral Sea, Temperate East e South-east. Il programma di “regionalizzazione”

contribuisce, secondo il governo australiano, ad una migliore comprensione della grande varietà di ambienti marini e “costituisce un contributo importante per le decisioni di pianificazione e di gestione che possono essere effettuate a diverse scale spaziali”176. La regionalizzazione costituisce, inoltre, un

importante mezzo di classificazione delle informazioni che risultano rilevanti in termini di conservazione, educazione, ricerca scientifica, risorse ambientali, delineazione della distribuzione di componenti biologici e fisici all’interno delle varie aree del territorio australiano. Lo scopo finale della regionalizzazione è quello, quindi, di aiutare a semplificare il complesso rapporto tra ambiente e distribuzione delle specie viventi che abitano le acque australiane, con l’aiuto di una scala spaziale ridotta.

La difficoltà di questa suddivisione sta nell’identificazione delle regioni e delle specie endemiche ad esse appartenenti. La nuova versione dell’IMCRA (quella chiamata v4.0)177 si compone di due programmi di regionalizzazione separati, fondati sulle specie viventi: una bioregionalizzazione basata sulle specie bentoniche, che vivono, cioè, a contatto col fondale, integrata ad una classificazione geofisica; l’altra è una regionalizzazione basata sulle specie pelagiche, che vivono in mare aperto, supportata da uno studio delle

caratteristiche oceanografiche del territorio. Possono sussistere delle difficoltà quando si tratta di specie demersali, che vivono, cioè, sia nei pressi del

fondale che in zone di mare aperto in diversi momenti del loro ciclo vitale; in questi casi si può assistere ad una sovrapposizione dei confini delle regioni.

Il sistema di regionalizzazione delle aree di gestione è interessante sotto molti aspetti, primo fra tutti, la semplificazione dei processi gestionali di tutte

176 Ibidem 177 Ibidem, p.7

le MPAs del sistema, che, facendo capo ad un organo più vicino a loro territorialmente, ma che è in grado di comprendere le specificità dell’area nella quale opera, riescono a portare avanti una gestione più coerente delle loro attività. L’applicazione di un sistema simile, fondato non su suddivisioni politiche, ma basate sulle osservazioni scientifiche delle realtà biologiche, potrebbe essere di grande aiuto anche in contesti in cui il sistema di MPAs è più frammentato, come nel caso italiano. La riscrittura dei confini potrebbe portare ad una maggiore integrazione di sistemi finora ritenuti indipendenti fra di loro, nonostante la vicinanza territoriale, oltre che favorire uno scambio maggiore fra le organizzazioni che lavorano all’interno del network.