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La giurisdizione marina della Tanzania si estende lungo la piattaforma continentale che copre circa 17.900 chilometri quadrati, mentre i confini del mare territoriale coprono una superficie di 37.000 chilometri quadrati. Per quanto riguarda la Exclusive Economic Zone (EEZ), essa si estende, come da convenzione internazionale sul diritto del mare stabilita dalle Nazioni Unite, per 200 miglia nautiche, ad una linea equidistante dagli stati del Kenya e del Mozambico178. La percentuale di territorio marino protetto è inferiore a quello terrestre, questo probabilmente dovuto alla presenza di grandi riserve e parchi nazionali terrestri nell’entroterra (v. figura 13).

In Tanzania, il sistema di controllo delle MPAs di tutto il paese è riservato al Marine Parks and Reserves Unit (MPRU), istituito nel 1994

attraverso il Marine Parks and Reserves Act n.°29. Quest’organo è un organo di management centrale che controlla e supervisiona tutte le attività che si svolgono all’interno di tutte le Aree Marine Protette della Tanzania, anche quelle situate intorno all’isola di Zanzibar, che gode però di una certa

178 Akwilapo F., A comparative study on Marine Protected Areas between Australia and

autonomia di gestione. Inoltre, il MPRU si occupa di controllare che ogni MPA rispetti i criteri legali stabiliti da leggi, regolamenti e protocolli non solo

nazionali, ma anche di quelli stabiliti dalla comunità internazionale. La Tanzania, infatti, negli anni, ha firmato e sottoscritto numerose convenzioni

internazionali, come la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate (CITES), e la Convenzione per la salvaguardia, gestione e sviluppo

dell'ambiente marino e costiero della regione dell'Africa orientale, comprensivi del protocollo per la Protezione delle Zone Protette, della Fauna e della Flora della regione dell'Africa Orientale, e di quello relativo alla Cooperazione per la Lotta contro l’Inquinamento Marino in Caso di Emergenza nella regione dell'Africa orientale. Ogni MPA che è stata istituita sotto il controllo del MPRU è considerata legale e quindi riconosciuta per legge dal governo179.

Per quanto riguarda la classificazione specifica adottata dal MPRU della Tanzania, le MPAs che si trovano su questo territorio sono categorizzate come:

• Riserve marine: sono zone no-take, nelle quali è proibita ogni attività di pesca e estrazione delle risorse

• Parchi marini (Marine Parks): sono MPAs progettate secondo uno zoning ben preciso (suddivisione per zone), ovvero diversi gradi di protezione a seconda dell’area nella quale ci si trova. I Parchi Marini si suddividono quindi in core zones, nelle quali ogni attività estrattiva è proibita, specified use zones, nelle quali l’uso delle

179 Ibidem

Figura 13 - fonte World Database on Protected Areas (WDPA), United Republic of Tanzania,

risorse è riservato ai residenti di quelle zone e dotati di

un’attrezzatura specifica, general use zones, nelle quali le risorse sono ad uso dei residenti e non residenti che siano equipaggiati con attrezzature legalmente consentite, e buffer zones, o zone cuscinetto, che si estendono per 800 metri dai confini delle MPAs. Nonostante la partecipazione a vari programmi internazionali di

conservazione della natura e degli habitat marini, varie sono le problematiche individuate dagli organi di gestione delle MPAs della Tanzania che

minacciano le aree marine:

• L'aumento della popolazione all’interno delle Aree Marine Protette, che a sua volta determina un aumento della domanda di risorse costiere e marine.

• La povertà dei membri delle comunità, la quale provoca una forte dipendenza di questi dalle risorse della MPA.

• L'utilizzo di attrezzature da pesca distruttive (come ad esempio gli esplosivi).

• La mancanza di fondi per portare avanti nuove attività di gestione delle MPAs.

• La scoperta e l'esplorazione per giacimenti di petrolio e gas nelle Aree Marine, che rappresentano una speranza per lo sviluppo dell’economia del paese.

• I conflitti con alcuni membri della comunità che non rispettano l’Atto per i Parchi e le Riserve Marine.

• L'interferenza politica all’interno delle tematiche di conservazione180. Le azioni che l’ente di gestione sta cercando di portare avanti per dare una soluzione quanto più efficace possibile ai problemi sopra descritti

riguardano vari ambiti: il sostegno alle comunità per la conduzione e lo sviluppo di attività supplementari generatrici di reddito (SIGAS) come mezzo per ridurre la pressione sulle risorse costiere e marine (ad esempio,

apicoltura, piscicoltura, allevamento di animali da cortile, coltivazione );

180 Informazioni ricevute da un’intervista via e-mail all’ente Marine Parks and Reserves

l’appoggio all’istituzione di banche comunitarie dei villaggi (VICOBA) per incentivare il risparmio e l’investimento in progetti di business per il proprio sostentamento; il supporto ai pescatori che svolgono la propria attività entro i confini del parco, fornendo attrezzature da pesca più moderne che possano sfruttare anche le risorse ittiche a profondità più elevate181.

Come è facile evincere da questi provvedimenti in via di sviluppo, il fattore umano è centrale nei processi di gestione delle MPA della Tanzania e comprenderlo nei processi decisionali è una necessità primaria.

Il caso della Tanzania, infatti, è interessante dal punto di vista di

coinvolgimento delle comunità costiere: la popolazione vive per lo più in uno stato di povertà, e l’istituzione di una MPA potrebbe essere vista come una minaccia all’economia già precaria. La popolazione costiera conta per circa il 23% degli abitanti totali della nazione, per lo più concentrata nelle aree urbane di Tanga, Zanzibar, Dar es Salaam e Mtwara182. Per questo, la collaborazione della popolazione con gli organi di management delle Aree Protette è essenziale. Le acque territoriali della Tanzania sono sottoposte a costante minaccia da agenti inquinanti, pesca eccessiva, e sviluppo

industriale-economico che si rivela distruttivo per gli habitat. Le pressioni esercitate sul fragile ecosistema rappresentano una minaccia per la

sopravvivenza non solo delle specie endemiche che abitano il territorio, ma anche, nel lungo periodo, delle persone che abitano nei distretti costieri. Le comunità costiere sono gli utilizzatori tradizionali delle risorse dei territori che adesso sono sotto il regime di una MPA, e devono quindi essere considerati come parte integrante del processo decisionale del management183.

181 Ibidem

182 Hewawasam I., Ngoile M., Ruitenbeek J., Blueprint 2050 - Sustaining the Marine

Environment in Mainland Tanzania and Zanzibar, The International Bank for Reconstruction and Development / The World Bank, Washington D.C., 2005

183 Hewawasam I., Ngoile M., Ruitenbeek J., Blueprint 2050 - Sustaining the Marine

Environment in Mainland Tanzania and Zanzibar, The International Bank for Reconstruction and Development / The World Bank, Washington D.C., 2005

Uno studio interessante in una prospettiva di induzione di un mutamento nella mentalità di gruppi e compagini sociali che ricalca questo esempio di collaborazione è quello condotto da alcuni psicologhi sociali attivi in tema di risoluzione e gestione dei conflitti: essi sostengono che per uscire dalla spirale di incomprensione che si crea fra due parti con interessi contrapposti l’unica via possibile è quella di “facilitare le comunicazioni, nell’aiutare

ciascuna parte in causa a vedere con maggiore precisione il punto di vista dell’altra, e nell’evitare le situazioni di stallo attuando un graduale movimento delle parti verso un accordo reciprocamente accettabile”184.

L’appoggio delle comunità è importante, perché, come abbiamo sottolineato nei capitoli precedenti, aiuta in termini di aumento dell’efficacia degli effetti benefici della MPA, riduce la possibilità di un conflitto fra gestione e individui che potrebbero frenare il management e ostacolarlo nella buona riuscita della sua missione; la creazione di un senso di appartenenza alla MPA fra i membri della comunità è fondamentale.

L’esempio positivo della comunità costiera di Tanga è diventato un case study riportato anche a livello internazionale dalla IUCN per la collaborazione fra le attività di pesca commerciale e il management di protezione della barriera corallina185. Si tratta di un esempio di approccio partecipativo di management delle comunità verso la MPA e il suo organo di gestione.

I benefici riscontrati per entrambe le parti sono stati numerosi, a partire da un aumento della quantità di pesce disponibile per i pescatori, una

regolamentazione dello sfruttamento delle coste e delle risorse, un miglioramento dello stato geologico delle coste stesse, attraverso la protezione della barriera corallina. Il programma per Tanga e le sue zone costiere prevedeva un coinvolgimento attivo della popolazione attraverso l’istituzione di comitati rappresentativi che portassero avanti gli interessi di gruppi specifici e fossero coinvolti in tutte le decisioni di management

184 F. M. Moghaddam, La psicologia sociale applicata: risoluzione dei conflitti, giustizia e

mondo in via di svilppo in Psicologia Sociale, Zanichelli, Bologna, 2006

185 Salm R. V., Clark J. R., Siirila E., Marine and Coastal Protected Areas: A Guide for

riguardanti, ad esempio, le zone di chiusura, le azioni di enforcement in caso di violazione delle regole stabilite, le misure di training necessarie per gli utilizzatori delle risorse, oltre che a fungere da intermediari fra l’organo di gestione e la popolazione e i gruppi di interesse186. Il programma nella sua totalità era diviso in cicli brevi di piani a scadenza annuale che venivano ogni volta ritoccati e modificati alla ricerca di un adattamento più adeguato

possibile alle condizioni ambientali e alle necessità delle popolazioni. La chiarezza e la semplicità dei piani hanno rappresentato la chiave per una partecipazione attiva della popolazione, anche per quanto riguarda il monitoraggio e la raccolta di alcuni dati.

Oltre a questo, il programma ha anche stimolato la partecipazione delle donne alle riunioni dei comitati, cosa che inizialmente non avveniva. Guidati da questa osservazione, i manager hanno cominciato a stimolare la presenza delle donne conducendo meeting con queste separatamente; le donne

stesse, in queste occasioni, riconoscevano la mancanza di partecipazione alle attività della MPA come una mancanza di informazione che avrebbe

danneggiato la buona riuscita delle operazioni, poiché erano una parte importante della società, anche solo a livello numerico. L’ascolto della rappresentanza femminile e poi, successivamente, il confronto con quella maschile hanno rappresentato una parte importante del lavoro di

coinvolgimento di tutta la comunità di Tanga187.

La parte dell’ascolto e del confronto che ha stimolato positivamente la comunità ad interessarsi e a sentirsi parte della MPA e dell’azione dell’organo di management è significativa perché ha permesso alla gestione di operare per la salvaguardia della barriera corallina e delle zone limitrofe senza andare a danneggiare la popolazione e i suoi interessi. La gestione delle coste così condotta ha portato quindi ad un aumento della partecipazione all’attività della MPA e una maggior consapevolezza e informazione riguardante le tematiche di protezione, salvaguardia e sviluppo sostenibile in aree dapprima non

186 Salm R. V., Clark J. R., Siirila E., Marine and Coastal Protected Areas: A Guide for

Planners and Managers, (cit. nota 13)

interessate e non istruite sulla pericolosità relativa al sovrasfruttamento delle risorse marine.