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La composizione del portafoglio “B”: mercato obbligazionario

Capitolo 3. "La gestione indivuale di patrimoni mobiliari per diversi profili rischio-

3.3 Investitore “B”: media rischiosità

3.3.2 La composizione del portafoglio “B”: mercato obbligazionario

Il 60% dei fondi a disposizione ho scelto di destinarli al mercato obbligazionario. Il profilo di rischio del nostro ipotetico cliente, infatti, pur avendo una buona propensione al rischio e le conoscenze sufficienti per esporre il patrimonio ad una discreta volatilità non giustifica asset allocation più sbilanciate. Quello che è stato comunque possibile fare è stato indirizzarsi, all’interno della macro categoria in oggetto, verso quei titoli che, per loro natura, fossero meno conservativi e quindi capaci di aggiungere della redditività al portafoglio. In tal senso ho optato per dividere questo 60% del portafoglio in tre tipologie di obbligazioni.

Ø 15% Obbligazionario High Yield Ø 15% Obbligazionario Paesi Emergenti Ø 30% Obbligazionario Europa

123 Il risultato nel complesso è il seguente:

Tabella 26 Obbligazioni di B

Fonte: www.quantalys.it

Entriamo adesso nel dettaglio delle scelte fatte partendo dai fondi cui è destinata la maggior somma di denaro, gli obbligazionari Europa. Il primo fondo che introduciamo è il BNY MELLON EUROP CRT FD X CAP con ISIN IE00B5998190 della società di gestione BNY Mellon Asset Management. Il fondo, il cui benchmark di riferimento dichiarato è il Markit iBoxx Euro Corporates TR, ha fatto registrare delle ottime performance persino negli ultimi 5 anni, assestandosi sempre sopra ai diretti concorrenti. Le performance annualizzate sono state del 3,86% per il 2017 a fronte dell’1,14% medio della categoria, e il 4,98% del 2016, sempre paragonabile alla categoria col 1,67%. In media la performance annualizzata dell’ultimo triennio è stata del 2,85% (vs 0,67%) con una volatilità del 2,05%, poco superiore al parametro di riferimento ( 1,61%). Ottimi pure i vari indicatori di rischio e di performance. In maniera sintetica riportiamo l’IR 0,60% e Sharpe 1,51%. Nella scala di misurazione del rischio RSSI viene dichiarato un valore di 3, su 7. Il max drawdown a cui ha esposto i capitali è stato del 2,39%. Per quanto riguardo l’impatto dei costi di questo

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fondo sul portafoglio in gestione si rivela una validissima scelta. Le uniche spese da sostenere, infatti, sono quelle correnti che ammontano allo 0,11%. Situazione buona, anche se non ottima come il fondo BNY, è quella del fondo della società AXA Management. AWF EURO

CREDIT TOTAL RETURN E EUR,

LU1164220854. In questo caso i risultati registrati sono stati decisamente superiori rispetto al comparto. Il fondo ha chiuso il 2016 con un +7,97% (vs 1,67%) e il 2017 con un +3,62% (vs 1,14%). Numeri che assestano le performance annualizzate degli ultimi 3 anni sul +2,85%, decisamente positivo visto lo 0,67% dei competitors. Nonostante i risultati eccellenti e i buoni indicatori di performance, il fondo AXA risulta leggermente meno brillante del BNY in termini di indicatori di rischio, SRRI 3 su 7, e costi collegati. Relativamente al primo punto, risulta sotto le aspettative in termini di volatilità, esponendo gli investitori ad una volatilità più che doppia (3,70%) nei confronti della media della categoria. Mentre per quanto riguarda i costi da sostenere dobbiamo considerare l’1,76% delle spese correnti e lo 0,95% delle spese di gestione. Nulle quelle di sottoscrizione, rimborso e performance. Sempre nel mercato obbligazionario un 15% del portafoglio è stato destinato a un fondo che investe in obbligazioni High Yield. Come abbiamo già detto si tratta di titoli che cedono qualcosa in termini di sicurezza del debito, avendo infatti rating non tipici per questa tipologia di strumenti finanziari, in favore però di una maggiore redditività. In questo caso la mia scelta è ricaduta sul fondo MUZINCH EUROPEYIELD FUND (C) con ISIN IE0005315449 74.Come riportato nel prospetto fornito

74 Fonte: “www.quantalys.it”

Tabella 27 Performance ISIN IE0005315449

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dall’emittente le risorse sono investite, al fine di diversificare i rischi, in titoli emessi da più di 60 società divise in 20 settori. La rischiosità espressa nella scala RSSI è pari a 3 e le principali fonti di rischio sono da individuarsi nel rischio di credito e di liquidità, anche se quest’ultimo in via residuale data la preferenza dei gestori verso i titoli liquidi. Le performance sono in linea con l’andamento della categoria, sebbene comunque sempre superiori. Valutando l’ultimo triennio particolarmente positivo è il confronto rendimento- volatilità: quest’ultima infatti è stata pressoché pari a quella media della categoria, ma il fondo ha fatto registrare risultati nettamente migliori. Elemento indicativo di una ottima gestione e di una adeguata remunerazione della maggiore rischiosità è l’indice di Sharpe che supera lo 0,90 dei competitors con un elevato 1,53. Eccellenti, inoltre, gli indicatori di rischio e di performance.

Tabella 28 Indicatori ISIN IE0005315449

Fonte: www.quantalys.it

Da segnalare che i guadagni registrati sono stati ottenuti esponendo gli investitori a un max- drawdown del 4,06%. Soglia nettamente migliore rispetto alla categoria con cui si confronta il fondo. I costi si mantengono contenuti sebbene siano da segnalare spese di sottoscrizione, rimborso, gestione e correnti. Tutte dell’1% e dell’1,12% le correnti. Relativamente al 15%

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del portafoglio che è stato investito in titoli dei mercati emergenti i fondi scelti sono il GLOBAL EVOLUTION FUNDS FRONTIER MARKETS, ISIN LU0735966961, e l’EDR FUND EMERGING CREDIT B-USD, con ISIN LU1080015776. L’idea di inserire questa tipologia di strumenti finanziari in portafoglio risponde prevalentemente alla necessità di aggiungere qualcosa in termini di rischiosità e cercare nuove opportunità di ottenere rendimenti più elevati. Citando un articolo del Sole24Ore si comprende come, volendo rimanere su questo segmento di mercato, l’obbligazionario, sia necessario fare delle scelte magari inconsuete per l’investitore medi: fanno notare gli analisti di Allianz: «La normalizzazione della politica monetaria non favorirà le obbligazioni tradizionali di riferimento», per questo per chi è alla ricerca di rendimento il consiglio è di andare a «selezionare le opportunità nel debito emergente»75. Anche secondo gli esperti di Investireoggi, quotidiano economico-finanziario, vi sono grandi aspettative per l’obbligazionario dei paesi emergenti: “Il debito dei mercati emergenti sarà il “protagonista del mondo obbligazionario” nel 2018. Lo afferma Marcelo Assalin, Head of Emerging Market Debt (Emd) di NN Investment Partners, sottolineando che “grazie al miglioramento dei fondamentali, ci sono ottimi motivi per investire” nell’asset class nel corso di quest’anno.”76 Vediamo nel dettaglio i fondi che sono stati selezionati.

75 Carletti F. (2018) – “Nel 2018 puntare sui bond emergenti, Europa e USA rendono troppo poco” – in “Ilsole24ore.com” – 27 Dicembre 2017

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Grafico 12 Performance ISIN LU0735966961 e ISIN LU1080015776

Fonte: www.quantalys.it

Come si evince dal grafico il fondo in alto è quello della società di gestione Edmond de Rothschild Asset Management mentre quello immediatamente sotto è della Global Evolution Manco S.A. Entrambi nell’ultimo triennio hanno seguito il trend del comparto, chiudendo negativamente il 2017, ma in maniera meno accentuata rispetto la categoria di provenienza. Risultati importanti invece sono quelli maturati nel 2016 e nel 2015, dove le performance sono state bene sopra la media. Non trascurabile certamente è il fatto che tutti e due dichiarino una volatilità marcatamente superiore ai competitors, in particolare il fondo EDR (8,63% e 9,05% vs 6,51%). Motivo, quest’ultimo, che congiuntamente a degli indicatori di rischio più spinti, in paragone col fondo Global, mi hanno indotto a non dividere equamente le risorse dedicate a questa sezione di portafoglio, ma a scegliere una ripartizione 65-35 in

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favore del fondo più conservativo. Quello che si può evincere guardando le performance, e che trova conferma nella misurazione della volatilità, è che il fondo EDR sia un fondo più rischioso.

Tabella 29 Indicatori ISIN LU0735966961 e ISIN LU1080015776

Fonte: www.quantalys.it

L’idea che ci siamo fatti fino a questo punto viene confermata da un primo sguardo agli indici. Sebbene quelli di performance siano pressoché perfetti per entrambi, con IR 0,76 e 0,19 oppure indici di Sharpe abbondantemente superiori allo 0,12 della media della categoria, quelli rappresentativi della rischiosità palesano subito le differenze. Meno rischioso il Global e con l’indicatore sintetico di rischio fermo sul 3 della scala RSSI trova il suo punto debole nella spesa necessaria per sosenere l’investimento. D’altronde è comprensibile come un cliente che richieda maggiori sicurezze, pur investendo in un

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segmento con una rischiosità non trascurabile, debba essere preparato a costi maggiori legati alla scelta. Ecco che il tutto si traduce con un costo di sottoscrizione apri al 5% della somma investita, contro l’1% del più volatile EDR. Parimenti le spese correnti sono maggiori: 2,81% a fronte dell’1,36%. Per quelle di gestione la differenza è appena dello 0,5% e nulle sono per entrambi quelle di rimborso. Punto a favore del fondo Global sono le performance fee: per l’EDR, infatti, questa voce di costo può arrivare ad un massimo del 30% annuo calcolato sulla differenza tra la performance della classe e il suo indice di riferimento. Per quanto detto sino a questo momento risulterà chiara la ragione dell’allocazione sbilanciata delle risorse nella categoria.