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Fonte: www.quantalys.it

La divisione in quintili, infine, permette di attribuire il numero di stelle che visivamente va a esprimere il rating Quantalys del fondo. Nella costruzione dei portafogli ho preso in considerazione fondi con 5 stelle per “A”, 4 e 5 stelle per “B”, con 3, 4 e 5 stelle per “C”, secondo una logica per cui la diminuzione del rating individua fondi più rischiosi e quindi più adatti ad investitori con obiettivi reddituali che richiedessero maggior variabilità.

Ricerca e selezione dei titoli azionari

Come detto in precedenza per questa fase ho impiegato lo strumento di market screener messo a disposizione da 4-Traders. Rispetto alla totalità delle aree geografiche e delle società ho dovuto affinare la ricerca applicando alcune limitazioni e filtri, modificati accuratamente in base alla necessità della ricerca. La prima scrematura è stata fatta a livello geografico. I due grossi mercati a cui sono stato chiamato ad attingere sono stati quello europeo e quello americano. Quindi la prima distinzione è stata proprio in base ai confini delle due aree. Successivamente i filtri sono stati:

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Ø Capitalizzazione di borsa: una società di dimensioni più grandi, quotata da più tempo in un mercato regolamentato e con una capitalizzazione molto maggiore di un’altra, porta con sé una rischiosità ben diversa, dalla piccola società appena quotata. Il secondo caso infatti si presta maggiormente a collaborare all’identificazioni di business promettenti e in grado di offrire opportunità di maggiori profitti, oltre che rischi. Secondo questa logica nel portafoglio “B” compaiono solo società ad elevata capitalizzazione (superiore ai 10.000 Milioni di dollari), mentre nel portafoglio “C” convivono, sia per la zona Europa che per gli USA, 3 titoli con capitalizzazione sotto i 500Milioni di dollari e 2 al di sopra. Questi limiti sono stati tratteggiati tenendo anche conto della difficoltà nel reperire dati aggiornati e sufficientemente approfonditi al di sotto di una certa soglia.

Ø Growth: è un indicatore basato sull’evoluzione del fatturato negli ultimi 3 anni. Ø Potential: potenziale di crescita del prezzo del titolo basato sulla media dei target

price elaborati dagli analisti di Thomson Reuters.

Ø Profitability: indicatore basato sulle stime di crescita del margine netto71 per l’anno in corso e il successivo.

Ø Finances: è un indicatore che sintetizza la situazione finanziaria della società. Confronta il Debito netto e l’EBITDA con i ricavi (revenues). Soprattutto questo indicatore ha trovato largo utilizzo nel mio lavoro, in special modo nel portafoglio “B”. La solidità finanziaria è stata il punto di partenza, infatti, con cui sono state individuate le società su cui investire per il secondo cliente. Mentre nel terzo caso, per “C”, l’attenzione era spostata sulla crescita e sul potenziale (Growth and Potential), il portafoglio “B” poggiava proprio le basi sulla possibilità di detenere

71 (Revenues- Costs)/Revenues = net profit/revenues

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anche a lungo le azioni in virtù del fatto che la società emittente aveva solidi fondamentali finanziari tali da reggere anche possibili periodi avversi.

Ø Business Predictability: la stima dell’evoluzione dell’azienda negli anni futuri. Ø Consensus: Questo indicatore da una valutazione molto sintetica sulle

raccomandazioni degli analisti per il titolo sotto osservazione. Se il consensus è altro significa che vi è fiducia sulla crescita del trend e sugli sviluppi positivi in futuro. Al contrario un valore basso indica sfiducia.

Per il portafoglio “B” gli indicatori che hanno avuto più peso, in ordine, sono stati: Capitalizzazione, Finances, Business Predictability, Profitability e Consensus. Per “C” invece: Capitalizzazione, Growth, Potential, Finances, Business Predictability e Consensus. Dopo la scrematura effettuata applicando alcuni dei filtri indicati la scelta del titolo ha preso in considerazione il trend di borsa. Qual ora il trend fosse evidentemente o presumibilmente bearish il titolo veniva scartato. Tutte le scelte fatte sono comunque il risultato di una mediazione dei parametri ricercati. Non è stato possibile infatti trovare titoli teoricamente perfetti: buoni fondamentali spesso non portavano a cicli di vita del titolo espansivi o prossimi all’uptrend. Allo stesso modo quelli più promettenti presentavano una situazione finanziaria non raccomandabile. Il mio lavoro quindi, ha trovato maggior concretezza proprio nel mediare tra le varie necessità, usando come metro di giudizio l’obiettivo posto dal cliente e la sua propensione al rischio.

3.2 Investitore “A”: Prudente

Il primo caso che affrontiamo è quello relativo all’investitore “A”. Il sig. A si reca nella sua banca dove ha fissato un appuntamento col suo consulente di fiducia per elaborare una nuova strategia che gli consenta di investire una cospicua somma di denaro, 500.000€, rimasta fin

102 adesso improduttiva. “A” chiarisce subito su quale orizzonte temporale ha intenzione di muoversi, 10 anni, e soprattutto cosa si aspetta dall’investimento: non è interessato ad ottenere rendimenti elevati, ma

semplicemente a gestire la sua liquidità in modo più produttivo e a proteggere il valore del suo capitale. Il consulente ha adesso abbastanza chiaro come si deve muovere. Conosce gli obiettivi reddituali del suo cliente, il lasso di tempo in cui li vuole ottenere e, soprattutto, ha una profilazione completa dell’investitore grazie al questionario MiFID appena aggiornato. Insomma, chiari gli obietti e delineato l’universo investibile il consulente può lavorare alla proposta di investimento. Il caso in oggetto è, dei tre che affronteremo, quello un pochino più al limite. Il sig. “A” infatti non ha pretese di rendimento e l’unica condizione che pone è quella di avere un rischio contenuto è un rendimento analogo. Vuole semplicemente cioè non lasciare della liquidità infruttifera sui conti correnti. Investirla per proteggere il valore del suo capitale. A questo punto le scelte di asset allocation che ho ipotizzato sono scelte conservative, che non espongano cioè a rischi l’investimento.

3.2.1 L’asset allocation di “A”

Per un soggetto con questa propensione al rischio e questi obiettivi reddituali ho dato preferenza ad asset class facilmente liquidabili, sebbene la probabilità dell’insorgere di tale necessità venga stimata come “debole” dal cliente stesso, e da un modesto contenuto di rischio. Ho prediletto il ricorso ai fondi d’investimento, anche nella componente azionaria del portafoglio, piuttosto che alla selezione individuale dei titoli per ragioni sempre riconducibili alla bassa propensione a rischiare. La scelta di un pool di azioni individuate

Tabella 10 Caratteristiche investimento di "A"

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singolarmente ho ritenuto esponga comunque a maggior rischiosità il portafoglio rispetto a quanto faccia la selezione di fondi azionari diversificati e soggetti a rating. Il risultato delle scelte fatte porta a un portafoglio così composto: