• Non ci sono risultati.

Capitolo secondo L’impatto del turismo nella società

2.4 La comunità locale nel turismo responsabile

“Affrontare il problema del rapporto tra territorio e turismo richiede una serie di

considerazioni estremamente più complesse di quelle che possono riguardare il rapporto tra territorio e qualsiasi altro settore a causa della riconosciuta e condivisa caratteristica di indeterminazione del settore”104.

Le dinamiche di produzione formate da input, lavorazioni, output, distribuzione, appare avere nel contesto turistico una maggiore indeterminatezza. L’unico modo per eliminare tale parvenza è quello di estrarre i singoli servizi e valutarli separatamente. Ci riferiamo in particolare alla filiera produttiva che ha i caratteri della complessità in quanto risultano numerosi i servizi che vi convergono come i trasporti e il pernottamento per esempio. Articolata in quanto questi servizi non riguardano sempre il prodotto: il servizio di accesso a un museo non viene infatti fruito da tutti gli utenti che visitano un determinato territorio.

La filiera produttiva è anche sovrapposta perché nello stesso momento differenti utenti possono usare molteplici servizi fra quelli proposti. Definire il turismo come settore, quindi, è qualcosa di molto complicato.

“L’intervento del turismo ha da sempre condizionato la natura dei luoghi,

sottoponendoli a una costante metamorfosi e a una continua ridefinizione.

L’impatto del turismo sul territorio, la ciclicità evolutiva di una destinazione, l’infiltrazione delle logiche turistiche nel tessuto delle funzioni territoriali ha non solo

49

rivoluzionato la percezione dello spazio, quanto anche riconsegnato una nuova dimensione alla territorialità”105.

Il turismo è da sempre all’origine di percorsi di de – territorializzazione e ri – territorializzazione derivanti dalla sua progettualità culturale. Questo impone una prospettiva innovativa dello spazio vivo e umanizzato che spesso si rivolge a un’area artificiale e priva di identità. Con il turismo il sistema territoriale è soggetto a tutta una serie di input; permette la relazione fra culture differenti,

attiva dinamiche economiche e necessita di un utilizzo ampio dell’area. La possibilità di un sistema di rinforzare la propria indipendenza arrivando all’autoproduzione, deriva dalla capacità di assimilare gli effetti innovativi realizzati mantenendo il controllo ed evitando di diventarne dipendenti. Se questo processo sarà rivolto a un sistema strutturato in un modo che consenta una condizione di stabilità, non cadrà in una dinamica di assimilazione. Se invece ci si troverà di fronte a un sistema cosiddetto debole non sarà in grado quindi di metabolizzare l’impatto dell’innovazione. “Nel caso in cui la comunità

ospitante non riesca a difendere la propria «territorialità», offre semplici interpretazioni «locali» dell’iconografia turistica internazionale, dando vita a quegli scenari che rispondono esclusivamente agli impulsi dell’immaginario turistico delle società di partenza. In questo caso la cultura locale rischia di farsi colore, superficie, triste simulacro di identità, che mantiene i propri simboli ma perde la propria memoria; quella che emerge, è un’immagine dei luoghi senza profondità né sostanzialità storica; nella migliore delle ipotesi un mero scenario, una rappresentazione estetica o una semplice segnaletica di valori storici, tradizionali e culturali per una rapida fruizione turistica”106. La de – territorializzazione derivante dall’attività turistica non sostenibile produce delle manifeste conseguenze in termini di degrado sia ambientale che sociale quali la distruzione della culture locali e delle economie territoriali oltre all’eliminazione delle tipicità a favore di una totale omologazione. Questa prospettiva si pone in netto contrasto con una nuova gestione dell’ambiente, con la salvaguardia delle identità locali, con uno sviluppo sostenibile sia dal punto di vista sociale che economico con l’esterno da realizzare tramite dinamiche socio – economiche, realizzando quel processo di

105Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p. 45. 106 Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p.

50 riterritorializzazione vista come una pratica mediante la quale è possibile restituire al territorio la propria identità formata da una serie di complessità.

Alcune resistenze all’attività turistica da parte di certe comunità locali, rappresentano una forma di contrasto alla modernità e al cambiamento, ai nuovi generi di rapporti interpersonali, alla funzione molto ridotta sia della famiglia che delle tradizioni, alle diverse configurazioni culturali.

Chiaramente quest’analisi ha alla base una prospettiva particolare del territorio; al punto di vista tradizionale ha fatto seguito una nuova prospettiva che vede il territorio come un vero e proprio essere vivente dotato, come l’uomo, di elementi di estrema complessità.

“La costruzione del territorio avviene attraverso un processo di strutturazione dello

spazio fisico, attuato mediante lunghe fasi di territorializzazione promosse e concretizzate da parte dei singoli attori qui localizzati. La griglia concettuale e simbolica che ruota intorno alla spazialità condiziona la rappresentazione geografica e la collocazione degli elementi; il territorio in questa dimensione, non costituisce solo il terreno su cui si vive e lavora, ma ingloba la storia degli uomini che vi hanno abitato e lavorato nel passato e le tracce, materiali o immateriali che l’hanno segnato”107.

In particolare, quando si fa riferimento al territorio, si prende in considerazione un’area soggetta a stratificazioni derivanti dalla successione temporale di una serie di sistemi socio – economico – culturali. Ogni parte del processo di territorializzazione, definita come organizzazione dello spazio fisico e mutamento radicale del territorio, deposita, attraverso una specifica organizzazione sociale, un insieme di insediamenti che si stratificano con il passare del tempo.

L’immagine del territorio è così soggetta a una profonda metamorfosi. Lo sviluppo italiano intorno agli anni ’90, infatti, si è sempre più lasciato alle spalle la prospettiva economica per approdare a una nuova concezione ambientale fondata sulla sostenibilità. Da questa prospettiva deriva la disamina di un territorio visto come la perfetta sintesi di una serie di fattori di differente natura che per essere compresi necessitano di una conoscenza multidimensionale.

107 Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p.

51 “Tale concezione rientra nella valutazione dinamica del territorio inteso come

superficie sulla quale interviene l’azione di una determinata comunità e quindi caratterizzato da una serie di componenti in continua trasformazione; un concetto che denota un substrato sociale e politico, chiaramente distinto da quello di terra, estensione della superficie terrestre dotata di meri attributi fisici”108.

Il territorio si presenta quindi composto da una serie di stratificazioni che consentono di interpretare la cultura di un determinato periodo storico. Queste stratificazioni, in alcuni casi, possono risultare anche contraddittorie fra loro e provocare segni di rottura e di discontinuità.

Questi luoghi, quindi, contenendo una grande ricchezza in termini sia di storia che di cultura rappresentano dei luoghi intesi come “depositi di segni che testimoniano il

passato e che ci legano ad esso per il tramite della memoria e dell’immaginario”109; oltre a essere la base per lo sviluppo dei “nuovi turismi”.

Questa serie di fattori differenziali diventano aspetti che vanno a costituire le nuove dinamiche di sviluppo; le peculiarità tangibili e intangibili che definiscono l’identità specifica vengono usate come esternalità o vantaggi competitivi su cui puntare per produrre una crescita economica.

Il territorio, quindi, consente di acquisire un valore aggiunto e nuove opportunità che possono essere utilizzate per produrre ricchezza e orientare i flussi turistici. Da questa nuova prospettiva la dinamica che distingue la territorialità sottostà certamente allo stimolo rappresentato dal turismo, ma è anche influenzata dal punto di vista economico dalla sempre maggiore produttività derivante dalla promozione del territorio stesso. “Gli

interventi di politica economica a favore della valorizzazione del patrimonio locale/regionale e della promozione culturale dei territori divengono variabili cruciali nei processi di sviluppo turistico delle destinazioni. In questo contesto si rende necessaria un’interpretazione sul concetto di “consumo dei luoghi”, inteso come sfruttamento delle risorse territoriali presenti, e un’analisi sul loro valore d’uso a seconda della tipologia e della destinazione collegata alla promozione di questi”110.

108Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p. 47. 109Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p. 48. 110Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p.

52 Alla luce dell’articolata organizzazione della società post moderna ha preso vita una nuova concezione del “consumo dei luoghi”. In particolare, il passaggio da una società focalizzata sulla produzione a una invece orientata ai consumi, ha condotto a una differente visione sia del consumo stesso che del consumatore. Questa diversa visione può essere riscontrata anche nell’evoluzione dei luoghi di consumo, nelle loro modalità di progettazione e nel modo in cui se ne fruisce. Entrare nelle aree del consumo porta provare un coinvolgimento sia sensoriale che emotivo, al punto che l’acquisto vero e proprio rappresenta solo una piccola parte dell’esperienza nella sua interezza. Il consumo dei luoghi si traduce anche in una serie di relazioni che stimolano i sensi. Queste relazioni non hanno solamente a che fare con la metamorfosi economica del contesto urbano, ma anche con gli articolati rapporti culturali a esse legate. I visitatori, infatti, sviluppano determinati rapporti con il territorio usando i sensi per interpretare la narrazione dei differenti contesti da altrettanto differenti prospettive; sociale, culturale, ambientale.

Il fenomeno turistico, che sia di massa oppure sostenibile, ha storicamente portato a un utilizzo del territorio. L’esperienza del marketing territoriale usato come strumento per attrarre i flussi turistici, consente di fornire un rinnovato impulso all’economia della conoscenza. Risulta importante fare menzione della duplice natura delle destinazioni sottoposte a consumo, dando risalto alla graduale metamorfosi di quest’ultime in rapporto alle attività di spettacolarizzazione e dematerializzazione presenti nella società post moderna.

L’evoluzione tecnologica ha trasformato i luoghi in aree senza storia né elementi distintivi usandoli come spazi amorfi in cui attuare senza regole né limitazioni le proprie strategie di arricchimento. I mezzi disponibili hanno un’influenza così notevole da poter cambiare radicalmente la strutturazione dei luoghi dotandoli di una dimensione economica. Sarebbe possibile riportare numerosi esempi di questo aspetto; uno dei più rappresentativi è quello fornito dai Parchi tematici.

Ci troviamo di fronte a un’organizzazione in grado di annullare totalmente la territorialità di un luogo e di accantonare la cultura locale a favore esclusivamente del fattore economico.

“Dunque, la modernità tecnoeconomica si è proposta di distruggere le particolarità

morfologiche e culturali; da diversi anni la progettazione del territorio avviene prescindendo dalle specificità effettive, spezzando la continuità di senso che individua un

53

luogo lungo il correre del tempo e disarticolando il tessuto complesso della sedimentazione territoriale che ne costituisce l’identità fisionomica, ribaltando completamente il discorso sulla territorializzazione effettuato previamente111.

Quella che attualmente viene promossa è un’immagine dei luoghi priva di identità e di una dimensione storico – culturale. Si tratta quindi di una vera e propria rappresentazione scenica orientata alla fruizione diretta da parte dei flussi turistici.

In questo periodo storico assistiamo a due distinte prospettive: da una parte le aree territoriali uniche che nella tipicità e nella tradizione della comunità locale riconoscono la vera ricchezza del prodotto – territorio; dall’altra le peculiarità etniche e culturali vengono viste sotto una prospettiva meramente ludica e folcloristica che, indipendentemente dal territorio originario e dalla comunità locale di appartenenza, può essere ricreato in un qualunque altro contesto con il solo scopo di fare business.

“Spesso il viaggiatore si interessa ad una cosa in riferimento a se stesso e al suo

immaginario. Il tutto è sottoposto all’egemonia della visione, che ha caratterizzato il pensiero sociale e la cultura durante gli ultimi secoli e che dipende, come nel caso delle immagini relative agli spazi effimeri, dalle diverse proposte messe in atto da professionisti della comunicazione come fotografi, scrittori di viaggio e tour operator. Quel che prevale oggi non è più l’esperienza del luogo ma la sua immagine e con essa la «Prova d’acquisto» del territorio visitato. Lo spazio turistico infatti, prima ancora di essere reale è un’immagine fatta di letture, conversazioni, fotografie”112. Il modo

migliore per spingere il visitatore verso una determinata destinazione turistica rimane quello di una serie di immagini del territorio che siano in grado di creare nell’osservatore un’identificazione, al contrario di una sequenza eccessiva di input che porta solo a distrarre l’attenzione. Quando le immagini ritraggono l’autenticità dei luoghi, non consentono solo di visionare il contesto geografico ma anche di fornire la percezione di particolari suggestioni legate a quel territorio e alla storia della sua comunità locale.

Quando ci troviamo invece di fronte alle aree clonate, si tenderà invece verso una spettacolarizzazione dell’esperienza che viene legata a un immaginario fantastico e irreale.

111Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p. 49. 112Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p. 50.

54 L’immagine rappresenta, di conseguenza, il primo modo di percepire un luogo. Dobbiamo per questo registrare la tendenza sempre più accentuata a cercare contesti autentici e non omologati.

“Indipendentemente quindi dalla presenza di spazi costruiti o autentici, valutati a

seconda degli interessi del viaggiatore, la questione del consumo rivela come si sia verificato nel tempo, in forme diverse, un consumo dei luoghi, intesi come sintesi di risorse, che ne abbia provocato il complessivo depauperamento”113.

Questo mette in un differente rapporto il consumo con il territorio e con l’annessa comunità locale. Si attueranno di conseguenza politiche idonee in grado di rivolgersi al ciclo di vita delle risorse, ambientali e non, senza ridurle in una condizione irreversibile. “A tal proposito gli interventi di politica economica tesi a favorire la valorizzazione

del patrimonio locale/regionale e la promozione delle risorse sono divenuti variabili cruciali non solo nei processi di sviluppo quanto anche in quelli di preservazione delle risorse esistenti. La direzione intrapresa è diretta verso il «controllo dei flussi turistici» che hanno sconvolto e trasformato molti luoghi contribuendo alla nascita di una nuova dimensione del turismo a livello mondiale e alla realizzazione di un welfare landscape basato sull’uso sostenibile delle risorse che lo rappresentano”114.

Dalla prospettiva urbana, il turismo, considerato come una “creazione umana in presenza

di opportunità ambientali”115, è stato soggetto a un radicale sviluppo trasformando molte aree con l’obbiettivo della mercificazione a scopo turistico. Si è attivata così una competizione fra i territori che, a sua volta, ha dato vita a un’altra branca del marketing, alla luce del fatto che a competere non sono più gli Stati ma i contesti regionali, provinciali e, soprattutto, locali. Questo aspetto alimenta due differenti considerazioni. Una si rivolge allo Stato che è passato attraverso un differente posizionamento gestionale, l’altra riguarda l’origine delle attrattive che ha preso due strade: la clonazione dei luoghi o la loro conservazione attraverso l’esaltazione delle tipicità territoriali. Per quanto riguarda la prima affermazione, lo Stato ha influenzato direttamente lo sviluppo turistico delle località con attività tese allo sviluppo economico come il marketing territoriale, determinandone le fasi evolutive. Basti pensare ai cambiamenti del settore turistico

113Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p. 51. 114Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p. 52. 115Ibidem.

55

realizzato nel contesto regionale alla luce della riforma legislativa116 relativa al

decentramento. Questa riforma ha ridotto il ruolo statale agevolando così l’indipendenza regolamentare delle singole economie locali. “In merito agli investimenti sulle attrattività

e alla scelta di «preservare» o «costruire», si è creato negli ultimi anni un nuovo modello destinato a coniugare lo sviluppo economico e la coesione sociale, e a cavalcare l’innovazione, intesa come capacità dei soggetti locali di collaborare per produrre beni collettivi e valorizzare beni comuni, sia essa destinata ad ottimizzare le risorse presenti sia essa indirizzata a puntare sui modelli di sviluppo delle megalopoli mondiali”117. Con la globalizzazione e le innovazioni tecnologiche che hanno annullato gli spazi e aumentato la competitività fra i territori, le singole comunità locali sono state indotte ad attrarre nuovi flussi turistici mediante il recupero e la promozione di tipicità locali viste come elementi di esclusività in grado di distinguere il territorio.

Questo ha fatto sì che l’economia si allontanasse gradualmente dai fattori di mercato per diventare sempre più relazionale indirizzando la propria influenza su situazioni di contesto orientate alla cooperazione fra soggetti individuali e collettivi. A monte della strutturazione dei luoghi e alle scelte di promozione turistica vi è una progettazione complessiva dei processi fondata sulla valutazione quali – quantitativa delle risorse presenti. La valutazione delle risorse presenti sul territorio è il primo step per la comprensione delle potenzialità dei luoghi e la scelta delle politiche di sviluppo. In genere il tentativo è quello di valorizzare le tipicità del territorio, ponendosi al riparo dalla competizione esasperata, ponendo le basi per realizzare un’offerta turistica innovativa e qualitativamente apprezzabile.

“Nel nostro Paese in particolare, contro la colata di cemento dell’urbanizzazione

contemporanea che rende omologati e conformi i territori, si lavora per attuare una nuova contestualizzazione che si contrappone alla disomogeneità dello spazio, alle tendenze differenziatici manifestate localmente e storicamente, alle frizioni espresse dai retaggi socio – culturali, per descrivere un’area che, superando i limiti del distretto,

116Legge Bassanini.

56

raccolga e promuova le risorse presenti sintetizzando i processi che in essa si realizzano”118.

Alle nuove infrastrutture si preferisce, invece, la restaurazione delle abitazioni storiche e, con esse, la rivalutazione di quei fattori di esclusività, propri dei centri rurali, orientata alla promozione di un determinato genere di turismo. Una tipologia focalizzata sull’identità territoriale, sull’autenticità dei luoghi, sul patrimonio inestimabile rappresentato dalla tradizione e sul recupero del valore delle abitazioni storiche nell’ottica di uno sviluppo turistico sostenibile. Il successo del territorio deriverà dal suo livello di specializzazione, dalla qualità della sua offerta e dalla capacità degli attori locali di realizzare diverse “forme” di attrazione mediante le quali sia possibile mettere in relazione gli input esterni con le potenzialità del luogo.

A quest’attività promozionale è necessario abbinare, in particolare per le realtà rurali, la realizzazione di un sistema di rete. Questa impostazione permette di accomunare le risorse realizzando economie di scala o di scopo con evidenti vantaggi sia per l’organizzazione dei territori, sia nel grado qualitativo e quantitativo dei servizi che loro stessi sono nelle condizioni di poter offrire. Consente inoltre di creare un servizio di comunicazione che sia in grado di assicurare il riconoscimento fuori dal territorio e l’inserimento negli itinerari turistici. Per andare oltre il limite dimensionale, di conseguenza, è necessario attuare un sistema di co – gestione integrata.

“Il sistema di integrazione può avvenire seguendo due diversi orientamenti: geografico

e tematico. Nel primo caso, si strutturano reti in base alla localizzazione geografica, assimilabili al modello delle reti eterogenee, con la possibilità di distinguere al loro interno reti o sistemi locali, urbani, metropolitani, provinciali; nel secondo, si tratta di reti tematiche, caratterizzate dall’omogeneità tipologica delle località coinvolte che, a loro volta, possono avere dimensione regionale, nazionale o internazionale”119.

Indipendentemente dalla dimensione, per assicurare la sopravvivenza del settore turistico di un’area è necessario attuare una politica gestionale in grado di fornire un valore alle caratteristiche tipiche, se l’intento è quello di promuovere l’identità locale, o

118 Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p.

53.

119 Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley ed., Matelica, 2006, p.

57 realizzare attività promozionali idonee, se si tratta di realtà omologate caratterizzate da un elevato livello di competitività.

58