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La consapevolezza attraverso il movimento di Moshe Feldenkrais

Nel documento PER/METTERE LE STORIE IN MOVIMENTO. (pagine 54-58)

1.4 Embodiment e narrativity

1.4.1 La consapevolezza attraverso il movimento di Moshe Feldenkrais

Prima di lasciare spazio alle conclusioni del capitolo ritengo importante fornire al lettore una breve introduzione al metodo di apprendimento corporeo che pratico, studio e insegno21, in modo tale da esplicitare alcuni dei presupposti sulla consapevolezza corporea e la riflessività

21 Il presente paragrafo è il frutto di una conversazione di ricerca con Mara Della Pergola, unica allieva italiana diretta di Moshe Feldenkrais e direttrice dell’Istituto Feldenkrais di Milano che frequento in qualità di allieva in formazione (Gruppo Milano 8) per Insegnanti del Metodo Feldenkrais. Per informazioni su Della Pergola e il centro di formazione: http://www.istitutofeldenkrais.it.

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embodied presentati nei prossimi capitoli. Il Metodo Feldenkrais22 è un sistema educativo globale che usa il movimento per sviluppare una piena consapevolezza di sé (autoimmagine). Il Metodo si fonda su almeno tre considerazioni:

- la persona è una unità complessa costituita da corpo, mente, pensiero ed emozioni in permanente interazione con l’ambiente,

- il movimento (pensiamo ad esempio a quello del respiro, sempre attivo) è presente in tutte le manifestazioni vitali dell’uomo (emozionali, intellettuali o sensoriali) ed è la via d’accesso più facile alla globalità della persona,

- il sistema nervoso, che riceve e coordina tutte le informazioni necessarie alla sopravvivenza e alla vita in generale, è il nucleo di ogni apprendimento e va maturando dalla nascita in poi. Per tutta la durata della vita esso può acquisire nuove informazioni, regolando e ricalibrando azioni, pensieri ed emozioni.

Questo particolare approccio all’apprendimento conduce le persone a una più completa percezione di sé e a importanti cambiamenti neuromuscolari che si riflettono in nuove modalità d’azione. Tale metodo è poco conosciuto in Italia23 ma offre un’inedita e originale sintesi di biomeccanica, neurofisiologia, psicofisica, sviluppo motorio, scienze cognitive e arti marziali che unisce rigore scientifico e profonda conoscenza del sistema biologico, sociale e psicologico dell’essere umano grazie agli studi interdisciplinari di Moshe Feldenkrais. Esso è, in estrema sintesi, una teoria e una pratica di apprendimento organico24 che utilizza il movimento corporeo per ottenere un ampliamento delle possibilità psico-neuromotorie dei partecipanti alle lezioni. Il metodo prende il nome dal suo ideatore Moshe Feldenkrais (1904-1984), secondo il quale il cuore dell’apprendimento riguarda non cosa si impara ma come si

fa a imparare. Il metodo si fonda sulla fiducia nelle percezioni, nei movimenti e nelle

emozioni corporee dei partecipanti (e dell’insegnante che conduce la lezione) al fine di acquisire una maggiore consapevolezza delle proprie abitudini e stili di movimento e pensiero per aprire possibilità di movimenti, idee, azioni che coinvolgano il corpo nell’apprendimento. A mio avviso, la peculiarità e differenza di questo metodo rispetto ad altri approcci o discipline corporee, è quella di non voler correggere, ma di rivolgersi alle risorse della

22 On line è disponibile materiale audio e video in inglese per conoscere il metodo. Tali documenti sono curati dalla federazione internazionale che connette esperienze di pratica e insegnamento diffuse in tutto il mondo: https://feldenkrais-method.org.

23 Per informazioni sulla diffusione del metodo in Italia è possibile consultare il sito dell’associazione nazionale insegnanti: http://www.feldenkrais.it.

24 Per un’introduzione al Metodo Feldenkrais in ambito pedagogico faccio riferimento a Gamelli, I. (2011). Pedagogia del corpo. Raffaello Cortina: Milano, pp. 47-49.

56 persona per arricchire la sua immagine di sé. Questo tipo di auto-apprendimento è così praticato, soprattutto all’estero, da bambini e adulti per motivi molto diversi. C’è chi lo insegna o lo pratica per migliorare le performance artistiche (canto, teatro, danza, musica) o sportive, chi lo utilizza come metodo di rieducazione motoria e nella riabilitazione di problemi ortopedici o neurologici. Attualmente, infatti, il metodo è praticato, nei paesi nordeuropei e nordamericani, nelle scuole primarie e secondare per tematiche collegate ai processi cognitivi legati all’apprendimento e anche in ambito psicogeriatrico per la cura delle persone con diagnosi di disturbi neurologici o di demenza25.

Il pensiero alla base del metodo può essere riassunto da una delle frasi più celebri di Feldenkrais: «L’unità di mente e corpo è una realtà oggettiva. Non si tratta solo di parti collegate in qualche modo tra di loro, ma di un tutto che è indivisibile durante il suo funzionamento. Un cervello senza corpo non potrebbe pensare» (Feldenkrais, 1996). A mio parere per comprendere gli studi di Feldenkrais (1981, 1991, 1996, 1998, 2003, 2007) è necessario conoscere la sua biografia perché racconta la storia di una vita in movimento e di un uomo in costante ricerca che vive in periodo della storia del mondo molto travagliata. Nato in Russia nel 1904 da una famiglia ebrea attraversò, da giovane, l’Europa a piedi per raggiungere la Palestina nel 1919. Da qui si trasferì prima in Francia dove divenne dottore di ingegneria, meccanica e fisica alla Sorbona di Parigi e fra i pionieri di judo, poi per sfuggire all’avanzata dei nazisti in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Lo stesso Mark Reese curatore della biografia di Feldenkrais intitola proprio il testo a lui dedicato: Moshe Feldenkrais: a life

in movement26 e evidenzia come la storia della sua vita racconti di avventure e esplorazioni in

25 Le lezioni possono essere di gruppo o individuali. Le lezioni collettive o Cam (Consapevolezza attraverso il movimento) sono sequenze inusuali e originali di movimenti che permettono di apprendere modi più efficaci e piacevoli di agire e di compiere i gesti quotidiani. I movimenti degli allievi si svolgono principalmente a terra e l’insegnante non mostra i movimenti, ma li indica verbalmente, invitando a esplorare, con curiosità e creatività, piccoli movimenti che si compongono in azioni sempre più complesse, come camminare, alzarsi, sedersi, voltarsi, piegarsi, rotolare, allungare un braccio. Nel lavoro individuale di Integrazione Funzionale l’insegnante incontra la persona singola in un contesto in cui le parole sono meno import anti. L’insegnante tocca e muove la persona in maniera rispettosa e non invasiva, per portarla con gentilezza a diventare consapevole dei propri processi motori, per accompagnarla a scoprire alternative e nuove possibilità e per aiutarla ad integrare, tramite il movimento, le sue differenti sfere (corporee, emotive e mentali) in un tutto unico, armonico e funzionale. Nella lezione di Integrazione Funzionale, attraverso il tocco si stabilisce un contatto diretto tra il sistema nervoso dell’allievo e quello dell’insegnante, i quali, dialogando attraverso il movimento, generano un contesto di apprendimento e di possibile cambiamento. La lezione di Integrazione Funzionale avviene con l’ausilio di un lettino e di altri strumenti (cuscini, rulli, coperte, ecc.), che rendono più confortevole la situazione dell’allievo, il quale è comodamente vestito e può scegliere lui stesso la posizione in cui preferisce lavorare.

26 La biografia di Feldenkrais è disponibile in inglese con il seguente titolo: M. Reese (2015). Moshe Feldenk rais. A life in Movement. Reese Press, San Diego. I fatti principali della sua vita in italiano si possono trovare al sito dell’Istituto di Formazione Feldenkrais di Milano e sono la fonte di questo paragrafo.

57 diversi continenti durante i principali accadimenti storici del 1900. Gli assunti teorici del metodo, basati sui principi della ricerca del movimento e sulla consapevolezza delle azioni corporee risentono del vissuto di Feldenkrais che approdò alla teorizzazione del metodo negli anni Ottanta a seguito di un serio e invalidante incidente occorsogli al ginocchio sinistro durante una partita di calcio. Partendo quindi da un suo personalissimo approccio alla vita Feldenkrais creò una serie di attività per imparare ad avere consapevolezza dei propri movimenti e dei propri schemi motori e quindi, attraverso il movimento, di espandere la

consapevolezza di sé nell'ambiente. Feldenkrais era convinto che impariamo con piacere, se

non è un piacere quello che facciamo, ma un dovere l’apprendimento è arido, manca di vitalità e di flessibilità (2007) e inoltre sosteneva che quello che impariamo attraversa tutte le cellule del nostro corpo e diventa parte di noi, non è un qualcosa che ci appiccichiamo addosso (1996). Il metodo quindi crea nuove possibilità di azioni e di pensieri poiché nella qualità dei nostri movimenti rispecchia tutto di noi: il nostro agire è determinato dall’immagine che abbiamo di noi stessi e le lezioni del metodo sono utili per prestare attenzione alle nostre abitudini di movimenti e propongono delle alternative per sperimentare possibili cambiamenti. In questo modo la nostra immagine si definisce e si amplia e contemporaneamente si accresce il nostro ventaglio di azioni possibili in modo tale da poter compiere la stessa azioni in modi diversi o da posizioni differenti. L’azione per Feldenkrais è essenzialmente la forma che il Corpo e la Mente danno al movimento nello spazio attraverso un’interazione dinamica con esso.

Muoversi da una visione riduzionista che separa Mente e Corpo, verso un sistema dinamico e complesso di cui il soggetto è parte, è anche la posizione sostenuta con passione e chiarezza dal “neuroscienziato affettivo” Jaak Panskepp (2014) che, anni dopo Feldenkrais, ha gettato ponti creativi e inaspettati tra medicina, biologia, etologia e psicologia. Panksepp ha concettualizzato il campo di studi denominato “neuroscienze affettive”che studia le origini neuroevolutive delle emozioni umane attraverso l’analisi dei processi mentali di base, delle funzioni cerebrali e dei comportamenti emotivi comuni a tutti i mammiferi. Al fine di comprendere i meccanismi neurali coinvolti nell'espressione emotiva, lo scienziato è giunto ad affermare con attendibilità scientifica che Mente e Corpo costituiscono un unico sistema dinamico al quale è possibile riferirsi attraverso il costrutto di Corpo/Mente, se desideriamo muoverci dai processi fisiologici verso quelli mentali, e/o di Mente/Corpo, se invece desideriamo descrivere i processi che si muovono dal mentale al fisiologico (Panksepp, 2014).

La consapevolezza delle percezioni corporee sarà una cifra del mio lavoro di ricerca empirico che presenterò nei capitoli 3 e 4, ma poiché ritengo che l’esplorazione e la

58 conoscenza del proprio vissuto corporeo ed emotivo siano fondamentali per la costruzione delle conoscenze di ricerca in ambito pedagogico, concluderò questo capitolo con una riflessione sul valore delle interazioni Mente/Corpo o Corpo/Mente e del loro intreccio imprescindibile con le storie di vita.

Nel documento PER/METTERE LE STORIE IN MOVIMENTO. (pagine 54-58)