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L’origine filosofica moderna della prospettiva corporeo-percettiva e la metafora del

Nel documento PER/METTERE LE STORIE IN MOVIMENTO. (pagine 31-36)

1.2 L’Embodied Cognition come prospettiva emergente per le scienze

1.2.2 L’origine filosofica moderna della prospettiva corporeo-percettiva e la metafora del

Listening: Clair de Lune (extended), Claude Debussy

La mia tesi non segue propriamente un approccio fenomenologico, ma ritengo importante dedicare un approfondimento agli studi di Merleau-Ponty9 poiché il filosofo è ritenuto il precursore e ispiratore della E.C. La soggettività corporeo-percettiva rappresenta un aspetto chiave per il filone fenomenologico in ambito educativo, ma la mia tesi pensa all’individuo non come “soggetto”, ma come “sistema in interazione” dove il sistema mente/corpo sensibile

9 Per sintetizzare l’importanza del fenomeno percettivo in Merleau -Ponty mi sono avvalsa dei materiali disponibili on line dell’Istituto di Filosofia Arturo Massolo Università di Urbino “Isonomia”. In particolare ho trovato particolarmente utile l’articolo scritto da Antonino Firenze (Universitat Pompeu Fabra, Barcelona) intitolato “Il primato ontologico della percezione in Merleau-Ponty. Prospettiva storico-filosofica e problemi aperti” da cui ho tratto la seguente nota. Il link è: http://isonomia.uniurb.it.

32 e in movimento agisce, o meglio interagisce con l’ambiente di cui è parte. Il mio approccio è quindi sistemico, ma guarda con interesse alla teoria fenomenologica della percezione poiché vede nel corpo il luogo dell’esperienza del mondo.

La teoria della percezione e gli studi sul ruolo del corpo di Maurice Merleau-Ponty (1908-1961)10 sono citati da vari studiosi di filosofia, psicologia, pedagogia e neuroscienze, che indicano nel filosofo un precursore e ispiratore della E.C. (Varela, Thompson & Rosch; 1991; Carman, 2008). In particolare, il neurobiologo Francisco Varela (1991) ritiene la sua teoria “enattiva” dell’E.C. un’elaborazione e uno sviluppo della fenomenologia di Merleau-Ponty. Ciò che accomuna i differenti approcci citati è la centralità del rapporto tra soggetto e ambiente. In questa prospettiva i sistemi cognitivi sono “situati”, ovvero legati al contesto e sottoposti a vincoli temporali, reattivi, estesi e supportati dall’ambiente esterno. Un sistema cognitivo è situato, in quanto legato a un contesto; ciò equivale a sottolineare il fatto che esso è immerso in un ambiente con il quale interagisce continuamente al punto da determinarlo e farsene determinare. Concepire la cognizione come un’attività incarnata e dinamica porta a conferire maggior importanza all’esperienza. Proprio in questa direzione l’idea di una mente incorporata rimanda al metodo fenomenologico delineato da Husserl (1893-1917), il cui merito è di aver evidenziato la stretta connessione tra percezione e cinestesia, ovvero il senso del movimento. Il nostro movimento incorporato è parte costitutiva del vedere, del toccare, dell’udire (senza movimento non c’è percezione), con ciò stesso plasma la nostra comprensione percettiva del mondo. I nostri organi percettivi funzionano insieme con l’esperienza cinestetica del corpo. Il modo in cui appaiono gli oggetti nella percezione non è indipendente, quindi, dalla dimensione cinestetica, ma percezione e movimento lavorano insieme per generare il significato compiuto degli oggetti.

10 Sin dalla sua prima opera, Merleau-Ponty si era proposto di comprendere il problema specifico dei “rapporti di coscienza e natura” come studio della relazione del soggetto con le condizioni organiche della sua vita. L’interrogazione di tale rapporto è il tema centrale della Phénoménologie de la perception (1945). Lo studio della percezione articolato dal filosofo in quest’opera è orientato in modo specifico alla comprensione della percezione quale modalità originaria della coscienza. Grazie alla tematizzazione dello statuto fenomenologico della soggettività corporeo-percettiva, Merleau-Ponty può risalire al momento genealogico in cui la coscienza non è ancora intrappolata nella classica distinzione di esteriore e interiore, di empirico e trascendent ale. La soggettività, ripensata a partire dal suo radicamento corporeo al mondo come être-au-monde, è concepita come correlato ontologico della corporeità stessa del mondo. Il mondo che si scopre all’interno di tale correlazione originaria è un mondo acces sibile al soggetto corporeo, in quanto è esso stesso “pregnante” della propria forma, e non in quanto materiale inerte che una coscienza raccoglierebbe e unificherebbe in oggetto rappresentato. La percezione considerata a partire dalla sua analisi interna, e cioè a partire da nozioni che la stessa esperienza percettiva suggerisce, appare come il fondo non tematizzato e preriflessivo di ogni conoscenza oggettiva e ideale.

33 Merleau-Ponty, allievo di Husserl, sin dalla sua prima opera si era proposto di comprendere il problema specifico dei rapporti di coscienza e natura come studio della relazione del soggetto con le condizioni organiche della sua vita. L’interrogazione di tale rapporto è il tema centrale della Phénoménologie de la perception (1945), opera orientata in modo specifico alla comprensione della percezione quale modalità originaria della coscienza. Grazie alla tematizzazione dello statuto fenomenologico della soggettività corporeo-percettiva, Merleau-Ponty può risalire al momento genealogico in cui la coscienza non è ancora intrappolata nella classica distinzione di esteriore e interiore, di empirico e trascendentale. La soggettività, ripensata a partire dal suo radicamento corporeo al mondo come “être-au-monde”, è concepita come correlato ontologico della corporeità stessa del mondo. Il mondo che si scopre all’interno di tale correlazione originaria è un mondo accessibile al soggetto corporeo, in quanto è esso stesso “pregnante” della propria forma, e non in quanto materiale inerte che una coscienza raccoglierebbe e unificherebbe in oggetto rappresentato. La percezione considerata a partire dalla sua analisi interna, e cioè a partire da nozioni che la stessa esperienza percettiva suggerisce, appare come il fondo non tematizzato e preriflessivo di ogni conoscenza oggettiva e ideale. La sua analisi fenomenologica approfondisce il modo in cui gli oggetti del sapere si costituiscono nel e per il soggetto, a partire dalla struttura del comportamento umano, focalizzandosi quindi sui rapporti tra i soggetti e il mondo. Ciò consente di distinguere sul piano teoretico diversi livelli dell’esistenza e della realtà, ossia: materia, vita e spirito (Marassi, 2015). Tra materia, vita e spirito intercorre una fitta rete di relazioni poiché nella concezione del filosofo regna la relazione. Secondo Marassi, infatti per Merleau-Ponty il nostro corpo, la nostra intenzionalità e il mondo sono in relazione, e allo stesso tempo sono trascendenti l’uno rispetto all’altro, poiché ognuno nella propria funzionalità va oltre l’altro: “Il mondo non è ciò che io penso, ma ciò che io vivo; io sono aperto al mondo, comunico indubitabilmente con esso, ma non lo posseggo, esso è inesauribile”. (Merleau-Ponty, 1945, p.26).

Senza un corpo capace di percepire, per il filosofo il mondo non ci sarebbe e attraverso il corpo l’uomo, posso dire semplificando, è il protagonista della sua visione del mondo. Il corpo è concepito come fonte primaria e luogo inaggirabile da dove ha origine ogni riflessione. Il primo dato con cui noi abbiamo a che fare è la nostra corporeità, non da intendere solo come corpo proprio, ma come corpo che è sempre in relazione con il mondo (Seggiaro, 2009). Questa dimensione, essenziale per la mia tesi, viene indicata da

Merleau-34 Ponty con queste parole: “Io sono quell’animale di percezione e di movimento che si chiama corpo” (Merleau-Ponty, 1960, p. 220).

A parere di molti studiosi di filosofia Merleau-Ponty ha il merito di superare la centralità della razionalità e la divisione soggetto/oggetto e di porre al centro il soggetto/corpo e la sua percezione (Carman, 2008). Esiste una vicinanza tra corpo, mente e mondo e questa è la sede della dimensione pedagogica, come vedremo in seguito. Un altro aspetto interessante è che il filosofo prende le distanze dal modello causale, sostenendo poiché il corpo non è un “modello” che funziona causalmente, ma contiene già in sé un senso. Dal punto di vista gnoseologico questo significa che il corpo è un oggetto del mondo e un’apertura al mondo stesso; esso è insomma perennemente immerso in un’ambiguità costitutiva: il corpo è vissuto e vivente. In altre parole, il corpo esprime, in quanto sensibilità soggettiva che fa esperienza del mondo, e al tempo stesso è oggetto percepito. Questa è l’ambivalenza costitutiva e irriducibile dell’essere umano: il corpo è doppio in quanto siamo e abbiamo un corpo (Gamelli, Galimberti 2016).

Quindi il corpo non è mai neutro e non è una macchina, ma è come plasmato dai segni della sua relazione con il mondo e nello stesso tempo è cosciente, cioè è corpo vivente che vive questo processo relazionale. Il corpo è anche un oggetto del mondo perché possiamo essere agli occhi di qualcuno uno dei tanti oggetti che popolano il mondo. Il filosofo evidenzia come sia impossibile ridurre l’ambiguità derivante da un lato dall’irriducibilità e unicità del nostro corpo e dall’altro dalla sua possibile uniformazione a oggetto dato del mondo. A partire dalle sensazioni ognuno di noi fa esperienza in un contesto di relazioni che si intrecciano:

Siamo mescolati al mondo e agli altri in una confusione inestricabile […]. Eppure io sono libero, non malgrado o al di là di queste motivazioni, ma per mezzo loro. (Merleau-Ponty, 1945, p. 579-580).

Secondo Matthews (2006) per Merleau-Ponty i soggetti non sono meri oggetti del mondo, ma punti di vista sugli oggetti – points of view on objects.

Interessante a mio avviso sarebbe iniziare a pensare il “punto di vista” in ambito pedagogico come un insieme di azioni di posizionamento corporeo che non riguardano quindi solo un fenomeno percettivo, ma che implicano il movimento di tutto il corpo poiché la nostra percezione del mondo è plasmata dall’azione, anche quando non eseguiamo un movimento (Gallese & Sinigaglia 2010, 2011).

Merleau-Ponty riprende il poeta francese Valéry e sostiene che “il lavoro della mente esiste solamente nell’azione” (Merleau-Ponty, 2002, p. 36); in questo senso noi facciamo esperienza

35 dell’unità (di noi stessi) attraverso la coscienza delle nostre azioni. Per il filosofo il pensiero non è il prodotto, quindi, di una mente disincarnata situata all’esterno del mondo materiale, oltre il tempo e lo spazio né, allo stesso tempo, è il semplice risultato delle reazioni del corpo agli stimoli del mondo (Burkitt, 1999). Invece, il pensiero è una parte delle relazioni attive –

active relationships tra gli esseri umani e il loro mondo. La primordiale co-esistenza tra

corpo, pensiero e mondo è fondata sulla possibilità umana di sviluppare coscienza, consapevolezza e conoscenza attraverso l’azione.

Questa capacità di connettere sapere e percepire con l’agire risulta un’indicazione interessante per i professionisti della formazione. Secondo Iori (2006b), coltivare le competenze del sentire è una responsabilità etica fondamentale e una chiara indicazione metodologica a diventare “cuori pensanti”, secondo l’espressione di Etty Hillesum, che seppe salvaguardare “le ragioni del cuore11” persino nell’estrema situazione del lager di Auschwitz Birkenau (Hillesum, 2004). Ciò, argomenta Iori, significa mantenere viva l’attenzione al potenziale del proprio corpo e assumere, contemporaneamente, la responsabilità nei confronti dell’Altro che non può esprimersi solo con la ragione, ma con l’ordine del cuore.

Per i professionisti dell’educazione, incorporare le conoscenze e diventare “cuori pensanti” significa acquisire la capacità di “pensare il pensiero” mentre si impara a fare formazione o ricerca ovvero avere consapevolezza di sé come corpi sensibili che percepiscono e agiscono in un ambiante che co-costriscono con il loro posizionamento in esso. Implica quindi una dimensione incarnata e incorporata dell’apprendimento che investe profondamente le relazioni educative.

Come ho già dichiarato, il mio obiettivo è ricercare vie pedagogiche praticabili per fare ricerca e stare nel mondo, in una modalità informata dai sensi e dall’azione concreta. La mia è una domanda di formazione e di auto-formazione, oltre che di ricerca, che ha l’obiettivo di mettere in gioco concretamente i corpi – a partire dal quello del ricercatore stesso come vedremo nei prossimi capitoli – i sensi, le percezioni, le sensazioni e le emozioni. L’obiettivo è muoversi, in modo fluido, tra le narrazioni generate dalla ricerca, per far emergere un particolare stile fondato sulla narrazione embodied e sulla cura delle parole, del silenzio, della postura e delle azioni. Questa modalità di ricerca embodied implica un cambiamento di paradigma nelle pratiche del fare ricerca, poiché si impara facendo insieme, e questo implica la cura di uno spazio e di un tempo dedicato alla formazione esperienziale dei professionisti e

11 Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce: lo si osserva in mille cose. Io sostengo che il cuore ama naturalmente l'Essere universale, e naturalmente sè medesimo, secondo che si volge verso di lui o verso di sé; e che s'indurisce contro l'uno o contro l'altro per propria elezione. Voi avete respinto l'uno e conservato l'altro: amate forse voi stessi per ragione? (B. Pascal, Pensieri, a cura di P. Serini, Einaudi, Torino, 1967, p.58-59)

36 dei soggetti della ricerca e della formazione. La formazione all’ascolto del proprio corpo e alla presenza di sé non s’improvvisa, ma è una lenta conquista e riconquista. Nessun metodo – che in greco antico significa riflessione sul camminare (Mortari, 2015) e dunque implica la cura di un processo che si definisce strada facendo – può prescindere da una reale compromissione del ricercatore e da una sua formazione che proceda dai sensi, dal movimento e dall’azione, verso l’affinarsi di una consapevolezza delle relazioni nel quale è immerso.

In questo paragrafo ho presentato alcuni passaggi salienti degli studi sulla percezione di Merleau-Ponty al fine di dimostrare la come La primordiale co-esistenza tra corpo, pensiero e mondo è fondata sulla possibilità umana di sviluppare coscienza, consapevolezza e conoscenza attraverso l’azione. Senza movimento in un ambiente la percezione e quindi la conoscenza non può avvenire. Questa dimensione del corpo come sensibile al movimento e all’interazione con il mondo è stata poi evocata dall’introduzione della metafora del “cuore pensante” che diverrà un’immagine significativa nel capitolo 2.

Nel documento PER/METTERE LE STORIE IN MOVIMENTO. (pagine 31-36)