Il Capabilities Approach che costituisce la pista teorico-empirica utilizzata
nell’analisi delle interviste adotta una prospettiva multidimensionale per guardare
alla povertà e ai processi di esclusione sociale e in quanto tale conferisce una
rilevanza specifica ad una pluralità di fattori che contribuiscono a definire il grado
di libertà e capacità del soggetto. Tra questi, la salute e l’integrità fisica
rappresentano un aspetto centrale e prioritario perché base per la dignità di ogni
vita e intimamente connesse con le possibilità di essere e di fare fondamentali
nel definire la povertà di uomini e donne. Le condizioni di salute costituiscono
functionings essenziali, preliminari e necessari per poter perseguire gli altri stati
di essere e di fare che compongono il benessere personale, e proprio perché
funzionamenti tra i più importanti diventa necessario contestualizzarli e situarli
nel percorso biografico delle nostre intervistate
92.
I processi di impoverimento passano anche attraverso deficit nei livelli di
salute, i quali a loro volta, nelle situazioni di deprivazione economica e materiale
si rafforzano e si acuiscono. Come ci insegna l’approccio delle capacità a parità
di vincoli e opportunità il livello di disagio è influenzato dalle differenti possibilità
di poter combinare le risorse che si hanno a disposizione: lo stato di salute è una
di queste. Centrali nell’analisi delle condizioni di salute sono le risorse materiali a
disposizione, gli stili di vita, ma anche i vincoli e i ruoli quotidiani, la qualità delle
relazioni su cui si può o non si può contare.
92 Sono soprattutto i lavori sviluppati in ambito psicosociale a mettere in evidenza il nesso esistente tra
condizioni di salute psico-fisica e fattori materiali e relazionali. Divisione dei compiti all’interno della famiglia, carico dei compiti domestici e di cura, rapporti e relazioni di coppia, disagio abitativo sono tutti elementi che confluiscono nel comporre il quadro della vulnerabilità psico-fisica. La scarcity hypothesis, al riguardo sostiene che il sovraccarico di funzioni, quindi, la cumulazione di troppi ruoli e compiti diversi è alla base dello stress che per molte donne può trasformarsi in difficoltà psicologiche o sfociare in disturbi fisici più o meno gravi. Queste prospettive di indagine, inoltre, hanno messo in evidenza come questi fattori costituiscano non tanto o non solo dei rischi che accrescono la vulnerabilità femminile, bensì condizioni sociali ricorrente nella vita quotidiana delle donne.
In ogni storia ritroviamo rimandi spesso anche molto dolorosi ai temi della
malattia, del disagio fisico e mentale, della salute dei figli. Per come è affrontato
nel corso del racconto biografico, il tema della malattia assume due connotazioni
principali: da un lato, la salute fisica dei figli, spesso compromessa dalle
condizioni di disagio economico, materiale e abitativo della famiglia; dall’altro il
disagio che invece colpisce direttamente loro e si connette con fattori stressanti o
eventi stressanti che maturano nella sfera relazionale deprivata dei loro vissuti
quotidiani. Dall’analisi delle interviste realizzate lo stato di salute si configura
nell’ambito dei processi di impoverimento osservati anche con un doppio
significato. Esso è strettamente legato con i caratteri della precarietà materiale
connessa alle disagiate condizioni strutturali (soprattutto lavorative e abitative);
ma appare anche vincolato in maniera stringente con la qualità delle relazioni e
chiamano in causa un disagio più psichico che fisico che investe da vicino la vita
delle nostre intervistate e che ha la sua radice nel punto di incrocio tra fattori
diversi di tipo non solo materiale ma anche e soprattutto relazionale
93.
La povertà intesa come deficit di risorse economiche e materiali si traduce
come abbiamo messo in evidenza in altre parti di questo lavoro con ambienti
deprivati, spazi di vita inidonei, a volte malsani. Questo aspetto tange in
particolar modo la vita e la salute dei figli. Come ci dicono le nostre intervistate
polmoniti e bronchiti ricorrenti colpiscono i loro figli più piccoli: case umide, prive
di riscaldamento favoriscono l’insorgere nella primissima infanzia di malattie a
carico dell’apparato respiratorio. È evidente il nesso che lega lo stato di salute
dei figli piccoli con la vulnerabilità delle donne, essendo esclusivamente su di
loro che si riversa il carico psicologico e di cura della malattia dei figli.
Al riguardo la storia di Roberta esemplifica al meglio questo aspetto:
Avevo chiamato quelli del comune, avevo presentato domanda, avevo scritto pure una lettera al sindaco, dicendo che vivevo in condizioni disagiate, ma non si è mosso niente, perché i miei figli sono molto delicati, cadono subito malati, infatti quando avevo scritto la lettera al sindaco, gli avevo detto del figlio che mi soffriva di bronchite asmatica, è stato ricoverato parecchie volte per convulsioni febbrili e bronchite asmatica e gli avevo scritto nella lettera che avevo questo problema, nella
93 La vulnerabilità è un modo di guardare a tutte le relazioni interpersonali e socio-ambientali del soggetto.
È una dimensione che appartiene al divenire di ogni persona, si colloca lungo il continuum salute-malattia nel punto di incrocio di fattori diversi: ambiente, fattori di sostegno, eventi critici. La malattia si presenta come ferita, rottura del sistema biopsicosociale del soggetto che entra in crisi perché incapace di adattarsi al contesto divenuto eccessivamente ostile. Si apre la crisi, una disconnection, ovvero una accresciuta difficoltà di coping (di fronteggiamento), quando cioè la combinazione di cognizioni, emozioni, motivazioni
lettera avevo messo anche le cartelle cliniche, tutte le fotocopie ma non se ne è interessato proprio, non ho avuto proprio risposta, solo la ricevuta di ritorno della lettera che io ho mandato e basta, quindi (--) Ormai sono abbastanza pratica quindi so intervenire, però insomma è sempre un problema, perché di inverno più i giorni che stanno malati e meno quelli che stanno bene.(Roberta)
I vincoli e i carichi psicologici che derivano dalla malattia dei figli,
dispiegano tutta la loro forza quando, ed è la maggior parte dei casi, manca una
rete di supporto familiare e amicale su cui poter fare affidamento, con cui
condividere le pressioni per la cura dei figli, esigenze che in questo caso si
mostrano intensamente time-consuming.
Io non lavoro, non posso trovare lavoro! con un bambino piccolo che cade sempre ammalato che non sta con nessuno, come faccio? (Cinzia)
Le condizioni materiali di esistenza, gli stili di vita, la qualità del lavoro
svolto costituiscono indicatori importanti per guardare alle condizioni di salute
delle nostre intervistate e giocano un ruolo centrale nel compromettere il loro
benessere fisico. Le parole di Antonella forniscono un esempio particolarmente
indicativo di questo aspetto:
Ho lavorato in due ditte di pulizie. Una per un supermercato e l’altra per la sala Bingo. Nella prima pulivo le celle frigorifero, erano quattro e non solo erano da lavare ma anche da disinfettare e sterilizzare. Alla fine trascorrevo ore li dentro, entrare ed uscire, alla fine dopo alcuni mesi mi è venuto un collasso e la ditta mi riprendeva solo se tornavo a fare quello che facevo prima, cioè nelle celle frigorifero, ma il dottore me lo aveva sconsigliato. Ero arrivata a pesare 40 kili, sono rimasta a casa due mesi e poi ho deciso di lasciare, non potevo tornare a quel lavoro, non volevo rimetterci le penne per appena 400 euro mensili, appena ho potuto mi sono messa a cercare qualcos’altro (Antonella)
Scarso peso riceve la cura della salute attraverso i servizi pubblici forniti
dai consultori. Anche il ricorso a visite mediche specialistiche non è diffuso tra le
donne che abbiamo intervistato. Non solo è raro il ricorso a strutture mediche
private, anche le strutture convenzionate risultano scarsamente utilizzate. La
scarsa tutela della salute, in particolare attraverso la realizzazione di visite e
controlli preventivi è una pratica scarsamente diffusa tra le donne in difficoltà che
abbiamo intervistato.
Visite mediche specialistiche periodiche non ne faccio. Su questo sono abbastanza trascurata, sinceramente, su i figli no, ma su me stessa mi trascuro abbastanza.
Questo aspetto emerge in modo drammatico dalle parole di Elena:
Fino a quando ero con mio marito io non sono mai andata da un medico, mai da un ginecologo, non sapevo neanche cos’era il ginecologo, andavo in ospedale solo per partorire. Niente niente, durante la gravidanza niente, non avevamo soldi, tiramu,
vidimu cumu va94. Niente niente, io rimanevo incinta, portavo avanti questi figli,
con tutti e tre, andavo all’ospedale, partorivo, stavo due tre giorni e tornavo a casa. Uscivo dalla clinica e non ci andavo più. Ritornavo quando dovevo partorire l’altro figlio.