6. OLTRE IL BINOMIO RURALITA’-ARRETRATEZZA: LA COMPLESSITA’
6.4. La dinamica temporale: l’evoluzione demografica e occupazionale
6.4.1. La dinamica insediativa: l’andamento della popolazione residente
Un primo elemento che consente di differenziare la dinamica seguita dai cluster nel corso dell’ultimo decennio è rappresentato dall’andamento della popolazione residente. Nel corso dell’ultimo decennio, infatti, si sono segnalate dinamiche molto differenziate a livello di singoli paesi membri dell’Unione Europea. In particolare, alcuni paesi, come ad esempio Irlanda, Cipro, Lussemburgo e Spagna, hanno visto crescere la propria popolazione residente di oltre il 10% nel corso del periodo 2001-2009. Tra gli altri grandi Paesi Europei, la crescita della popolazione è risultata positiva anche in Francia, Italia e Regno Unito (circa +5% nel decennio). Al contrario, in Germania si segnala una dinamica debolmente negativa (-0,5% circa nel periodo 2001-2009) che, tuttavia, risente fortemente
66. Si vedano, in proposito, le considerazioni circa lo sviluppo del turismo, la diffusione della manifattura sul territorio, i processi di riconversione industriale avvenuti nelle aree dell’Europa Orientale
di andamenti molto diversificati all’interno dei vari Länder del paese (in particolare, le regioni della Germania Orientale hanno sperimentato una sensibile perdita di popolazione, la quale, nella maggior parte dei casi, si è spostata verso le principali aree urbane della Germania Occidentale). Non è un caso che proprio dallo studio dei cambiamenti demografici nei Länder della Germania Orientale sia nato il concetto di “shrinking cities” oppure di “shrinking regions” (città/regioni declinanti67). Tale declino delle aree urbane (che, in Germania Orientale, risulta ormai esteso anche alle aree semi-periferiche e rurali) è dovuto all’effetto combinato dell’invecchiamento della popolazione e del rallentamento dei flussi migratori in entrata, in molti casi sostituiti da veri e propri flussi migratori in uscita [Müller e Siedentop, 2003; Bontje, 2005; Kabisch, 2006; Lötscher 2004; Oswalt 2006; European Parliament, 2008]. Benché il fenomeno delle “shrinking regions” sia stato osservato per la prima volta in Germania, esso caratterizza oggi buona parte dei paesi dell’Europa orientale (e che sono entrati a far parte dell’Unione Europea proprio durante il periodo considerato). Molti di questi paesi, infatti, risentono di una dinamica della popolazione residente negativa, la quale è perdurata per l’intero decennio considerato. Infatti, con le uniche eccezioni rappresentate da Slovenia, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca, tutti gli altri paesi appartenenti all’ex “blocco sovietico” hanno visto una sensibile contrazione della popolazione residente: circa -4% in Lituania e Lettonia, addirittura inferiore a -5% in Bulgaria (sempre nell’intero periodo considerato 2001- 2009)68 (Figura 6.5).
67. Il concetto di shrinking cities non è un mero concetto demografico: esso coinvolge apertamente anche tutti gli aspetti sociali, economici e urbanistici connessi al declino demografico di un’area urbana.
68 . Alcune elaborazioni di scenario per il 2030 prevedono un’ulteriore contrazione della popolazione residente in quasi tutti i Paesi dell’Europa Orientale e in buona parte delle regioni dell’Europa mediterranea [European Parliament, 2008].
Figura 6.5 – Popolazione: variazione % per paese (anni 2001-2009)
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat
Come già anticipato in riferimento al caso tedesco, l’analisi delle statistiche nazionali non permette di cogliere l’esistenza di dinamiche differenziate a livello regionale o sub-regionale. L’intensità (e varietà) di queste dinamiche è ampiamente supportata dalla Figura 6.6, che riporta (per il periodo 2001-2009) la variazione di popolazione residente nei 1.288 territori NUTS 3 dell’Unione Europea continentale. In proposito, è facile individuare la forte crescita registrata dai territori prevalentemente rurali dell’Europa Occidentale e Meridionale: in alcuni casi, la crescita della popolazione residente è stata superiore al 20% (si vedano in proposito alcune aree di Irlanda adiacenti alla città di Dublino o ancora le province della Spagna mediterranea69). La crescita della popolazione risulta sostenuta anche nell’Italia centro-settentrionale (soprattutto a causa di ingenti flussi migratori in entrata che hanno avuto luogo nel decennio considerato), così come in buona parte del Regno Unito e in alcune regioni scandinave. All’opposto, il fenomeno delle
69. Nell’Isola di Formentera (ES531 – Eivissa, Formentera) l’aumento della popolazione è stato pari al 43% nei nove anni considerati, nella provincia di Guadalajara (ES424) del 41%. Altri tassi di crescita molto elevati (superiori al 30% si osservano nelle province spagnole di Alicante, Tarragona, Girona e Almerìa, così come nella provincia Mid-East in Irlanda (IE022).
-10% -5% 0% 5% 10% 15% 20% Bulgaria Lettonia Lituania Romania Estonia Ungheria Germania Polonia Rep.Slovacca Slovenia Rep.Ceca Finlandia Paesi Bassi Grecia Danimarca EU-27 Portogallo Austria Svezia Regno Unito Belgio Francia Malta Italia Spagna Lussemburgo Cipro Irlanda
shrinking regions nei territori della Germania Orientale e in buona parte dei territori
appartenenti ai paesi dell’Europa dell’Est si manifesta in modo nitido. In particolare, la contrazione della popolazione residente è risultata importante nelle regioni rurali delle Repubbliche Baltiche, in Bulgaria e Romania, nonché (come già ricordato) nei Länder orientali della Germania (con l’unica eccezione rappresentata dalla regione di Berlino).
In quasi tutti i paesi dell’Europa orientale, infine, si osserva un’altra tendenza abbastanza significativa: la crescita positiva della popolazione in quelle regioni localizzate in prossimità delle principali aree urbane. Tuttavia, anche in questi paesi la capacità di espansione delle principali aree urbane non è sembrata in grado di controbilanciare una dinamica demografica complessivamente negativa a livello nazionale.
Rispetto a questi dati, la crescita più sostenuta della popolazione nelle aree urbane rispetto alle aree rurali sembra essere un fenomeno generalizzato all’intero continente europeo. Rispetto alla classificazione proposta da OECD ed Eurostat (e che distingue tra
aree prevalentemente rurali, aree intermedie e aree prevalentemente urbane), la crescita
della popolazione è risultata, nel decennio analizzato, in media statisticamente più elevata nelle aree urbane e nelle aree intermedie rispetto alla crescita media delle aree prevalentemente rurali 70 . Considerando i tre aggregati nel loro complesso (aree
prevalentemente urbane, aree intermedie, aree prevalentemente rurali), la popolazione dei
territori prevalentemente urbani è cresciuta di oltre il 4%; quella dei territori intermedi di poco più del 3%; quella dei territori prevalentemente rurali meno dell’1% (Figura 6.7). Ovviamente, i risultati proposti cambiano leggermente qualora si consideri la classificazione proposta dall’OECD oppure quella proposta da Eurostat. I risulti generali, tuttavia, sembrano essere robusti rispetto ad entrambe le classificazioni proposte71.
70. È stata condotta un’analisi della varianza (ANOVA) sulle 1.288 osservazioni territoriali disponibili. Tale analisi conferma la significatività statistica delle differenze individuate, ad un livello di significatività del 95%.
71. Il dato più elevato per le aree urbane secondo la classificazione Eurostat può essere spiegato con il fatto che essa considera come aree prevalentemente urbane anche molte regioni peri-urbane, nelle quali la crescita della popolazione è stata molto significativa nel corso dell’ultimo decennio.
Figura 6.6 – Popolazione: variazione % per territorio NUTS 3 (anni 2001-2009)
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat (Software R, EuroGeographics per i confini amministrativi)
Figura 6.7 - Popolazione: variazione % per territori PR, IR, PU (anni 2001-2009)
Fonte: elaborazione personale
Muovendo da queste considerazioni più generali, in Figura 6.8 è stata analizzata la variazione media della popolazione residente nel periodo 2001-2009 nei 12 cluster individuati in precedenza (a cui è stato aggiunto il gruppo delle aree urbane, sulla base dell’analisi fuzzy). Rispetto a tale classificazione, sono tre i gruppi che mostrano una dinamica negativa: si tratta proprio di quei cluster ubicati in prevalenza nei paesi dell’Europa Orientale e riconducibili a quelle tipologie di ruralità periferiche e in ritardo di sviluppo già individuate in precedenza. Al contrario, tutti gli altri cluster individuati
0% 1% 2% 3% 4% 5% PR IR PU OECD EUROSTAT
presentano una dinamica positiva, con tassi di crescita intorno al 5%. Spicca, in positivo, il cluster 12 (Aree periferiche con problemi nel mercato del lavoro), che include prevalentemente le regioni della Spagna meridionale, la cui popolazione cresce complessivamente di oltre il 15% nel periodo considerato.
Figura 6.8 – Popolazione: variazione % per cluster (anni 2001-2009)
Fonte: elaborazione personale
Raggruppando i cluster nelle tre macro categorie già individuate e costituite dalle aree urbane, dalle aree rurali sviluppate e dalle aree rurali periferiche in ritardo di sviluppo si ottengono informazioni di sintesi, meritevoli di approfondimento. In primo luogo, appare confermata la contrazione della popolazione nelle regioni in ritardo di sviluppo (che sono prevalentemente localizzate ad Est). Tale dato sarebbe ancora più negativo se, in questo macro-gruppo, non fosse compreso il cluster 12 (Aree periferiche con problemi nel
mercato del lavoro).
Al contrario, in tutte le altre aree (sia in quelle urbane che in quelle rurali sviluppate), la crescita della popolazione nel periodo considerato è risultata positiva e sostanzialmente omogenea, benché leggermente più elevata proprio nelle regioni regioni rurali sviluppate72. Tali risultati testimoniano non soltanto la presenza di forti fenomeni migratori ancora in atto tra le regioni dell’Unione Europea ed in particolare lungo la direttrice est-ovest; essi sanciscono anche il perdurare di una continua tendenza alla contro- urbanizzazione: queste dinamiche interessano soprattutto le aree rurali nelle regioni centrali del continente europeo, dove si stabilisce la popolazione che fuoriesce dalle
72. Tale differenza osservata, tuttavia, non risulta statisticamente significativa.
-15% -10% -5% 0% 5% 10% 15% 20% Aree.geogr.svant_arretrate Periferia_manifatt_arretrata Ultra.periferia_arretrata Aree.in.spopolamento Periferia_con. Disoccup. Aree.geogr.svant_sviluppate Aree.turistiche Centro_svil.misto Centro_ricco_manifatt Aree.manifatt_con.immigraz Aree.popolose Città_medie CITTA' 1 5 6 10 12 2 3 7 8 11 4 9 13 Peri fe rich e in rita rd o d i sv ilup p o Ru ra li Sv ilup p at e Are e u rb an e
principali regioni urbane. Proprio questa crescita economica della popolazione residente rappresenta un driver importante di crescita economica e di sviluppo per le aree rurali in questione (Tabella 6.6).
Tabella 6.6 – Popolazione: variazione % per macro-gruppi (anni 2001-2009)
Variazione complessiva popolazione (%)
Aree urbane +4,20
Aree rurali sviluppate +4,44
Aree rurali in ritardo di sviluppo +1,20
Fonte: elaborazione personale