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La diossina come sottoprodotto del triclorofenolo.

L’Icmesa di Meda e il disastro del

2.3 La diossina come sottoprodotto del triclorofenolo.

Il rischio principale legato alla produzione di triclorofenolo è la possibilità che durante la lavorazione si formi come sottoprodotto la “2, 3, 7, 8, tetracloro – dibenzo – p – diossina”, sostanza comunemente abbreviata in TCDD240 e, semplicemente, nota come “Diossina”.

La Diossina è una sostanza che in campo chimico o, in generale, per l’uomo, non ha nessuna utilità241, a meno che non si voglia sterminare l’habitat e la popolazione di un dato territorio rilasciando tale sostanza nell’ambiente. È ciò

239

“Commissione parlamentare d’inchiesta”, pagg. 30-35.

240

“La TCDD è la sostanza chimica più tossica di tutti, ecco perché la tossicità di tutti gli altri congeneri (ovvero sostanze simili) viene espressa in riferimento ad essa attraverso i fattori di equivalenza tossica (TEF). La somma di più TEF permette di avere il TEQ, uno strumento molto utile per valutare la tossicità di una miscela di sostanze policlorurate, perché permette di avere in un solo numero un’indicazione della tossicità di tutta la miscela. In pratica, attraverso questo sistema, è possibile stabilire per ogni miscela di sostanze clorurate, a che quantità di diossina questa coincide in termini di tossicità”. Tognon G., Chimica Nociva, Cerebro, Milano, 2011, pag. 35.

241

APAT, Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici: Diossine, Furani e PCB, Olimpia Girolamo, Roma, 2006, pag. 23.

che avvenne nelle foreste del ViêT Nam242, durante il conflitto tra gli americani e i vietcong, quando gli aerei statunitensi rilasciarono il cosiddetto “Agente Orange243 ”, un composto contenente, appunto, Diossina, con l’intento di distruggere qualsiasi forma di vita presente sul territorio244, come vedremo, più dettagliatamente, in un capitolo successivo.

La Diossina può avere origine mediante due tipologie di processo. In primo luogo, nei processi chimico – industriali, dove le reazioni avvengono allo stato liquido e il prodotto permane all’interno dell’impianto di reazione, dove alte temperature, ambiente basico e presenza di raggi UV ne favoriscono la formazione245. In questo caso la principale industria che ha prodotto Diossina è stata quella della carta246, ma contaminazioni si trovano anche nei prodotti di legno, tessili, di pelle, nei fluidi dielettrici contenenti policlorobifenili (PCB) e nelle materie plastiche247; in secondo luogo nei processi di combustione, dove la temperatura supera i 250°, come l’incenerimento dei rifiuti, la lavorazione dell’acciaio o il riciclaggio e in cui vi è la presenza di precursori o Diossine nelle sostanze immesse nel processo che alla fine sono rilasciate allo stato gassoso248.

La Diossina, insieme ai furani, fa parte di una famiglia di 200 composti chimici aromatici policlorurati249, ossia composti formati da carbonio, idrogeno, ossigeno e cloro. Tale famiglia di composti chimici è suddivisa in dibenzo – diossine – policlorurate (PCDD) che possono formare fino a 75 composti a seconda della disposizione degli atomi di cloro e dibenzo – p – furani (PCDF) che possono formare fino a 135 composti, sempre, in base alla posizione dell’atomo di cloro. Infatti, si distinguono tra loro per il numero e la posizione degli atomi di cloro presenti nella sostanza stessa. Tali composti chimici sono, principalmente,

242

Scagliotti S., Mocci N., Oltre il silenzio delle armi, AIPSA, Cagliari, 2009, pag. 28.

243

Ibidem, pag. 31.

244 Ibidem, pagg. 30-32. Riguardo all’Agente Orange, sembra che il triclorofenolo prodotto

all’interno dell’Icmesa fosse venduto alla Givaudan che poi lo rivendeva agli Stati Uniti per produrre l’Agente Orange. Scichilone L., L’Europa e la sfida ecologica: storia della politica ambientale europea (1968 – 1998), Il Mulino, Bologna, 2008, pag. 107. Vedi anche: Bevilacqua P., La terra è finita: breve storia dell’ambiente, Laterza, Bari, 2009, pag. 179.

245

APAT, Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici: Diossine, Furani e PCB, Olimpia Girolamo, Roma, 2006, pag. 23.

246 Ibidem, pag. 24. 247 Ibidem, pag. 19. 248 Ibidem.

di origine antropica e sono, purtroppo, particolarmente stabili e persistenti nell’ambiente, determinando una minaccia per l’uomo, per gli animali e per l’ambiente, prolungata nel tempo250.

A rendere particolarmente pericolosa la Diossina sono proprio le sue caratteristiche chimiche. Essa, infatti, è una sostanza, assolutamente, resistente sia alla degradazione chimica, sia alla degradazione biologica. Caratteristiche che fanno persistere la Diossina nell’ambiente in cui si deposita per molto tempo (si calcola in decenni la persistenza251) e le consentono di confluire da un ambiente all’altro semplicemente attraverso le correnti atmosferiche o il fluire delle acque252.

La Diossina prodotta e scartata dalle attività di produzione delle industrie chimiche che si deposita in un determinato territorio, a causa d’incontrollate fuoriuscite dalla fabbrica o a causa delle attività di smaltimento illegali dell’uomo, risulta presente in tutti gli elementi che costituiscono un territorio, ovvero nel terreno, nelle acque e negli organismi che vi vivono. Tutto questo fa si che le particelle di diossina tendano nel tempo “ad accumularsi negli organismi viventi,

accumulandosi nei tessuti e organi dell’uomo e degli animali253”.

Le particelle di Diossina si accumulano fra i grassi degli organismi e data la loro scarsa e quasi assente degradabilità attraversa tutta la catena trofica o alimentare fino a raggiungerne i vertici. Questo determina un processo di “bioaccumulo254” che può portare a una presenza di Diossina, addirittura, in quantità superiore anche di migliaia di volte rispetto a quella che si trova negli organismi alla base della catena alimentare255. Questo, ovviamente, è un grave fattore di rischio per l’uomo, in quanto collocato al vertice della catena alimentare ed è quindi l’essere vivente maggiormente esposto a tale sostanza inquinante, anche se la comunità scientifica ha rilevato che i valori presenti nell’organismo

250

Scagliotti S., Mocci N., Oltre il silenzio delle armi, AIPSA, Cagliari, 2009, pag. 32.

251

Ibidem, pag. 31.

252

APAT, Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici, Diossine, Furani e PCB, Olimpia Girolamo, Roma, 2006, pagg. 14-15.

253

Ibidem, pag. 6.

254

Ibidem, pag. 8.

umano sono gli stessi che si possono trovare in quasi tutti gli animali ai vertici della catena alimentare, soprattutto, negli animali acquatici.256.