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La distribuzione commerciale come parte dell’economia urbana

Commercio e rapporti fra territori: Milano e le città medie

1. Tre presupposti della ricerca

1.3. La distribuzione commerciale come parte dell’economia urbana

La ricerca assume il commercio al dettaglio come parte di un più ampio sistema economico locale. Particolare attenzione è rivolta alle relazioni fra il trend della rete distributiva e quello del variegato tessuto economico delle città medie della උඎආ. Tali relazioni vengono usualmente trascurate, com- mettendo un errore. Se è vero che il commercio può attrarre autonomamente ÀXVVLqSXUYHURFKHODVXDQDWXUDSURIRQGDqTXHOODGLfunzione indotta, con una struttura e una dinamica evolutiva condizionata dalle altre attività pre- VHQWLQHOODFLWWjHGDLÀXVVLFKHHVVHJHQHUDQR &KD]H ,OFRPPHUFLR non è autoreferenziale, ma è specchio del più ampio tessuto economico lo- FDOHGHOODVXDYLWDOLWjGHOOHVXHVSHFLDOL]]D]LRQL$SDULWjGLGL൵XVLRQHGHOOH grandi strutture di vendita nelle corone periferiche, la consistenza dei posti GLODYRURQHOODFLWWjHLÀXVVLTXRWLGLDQLFKHHVVLJHQHUDQRSXzIDUHODGL൵H- renza nella densità e vitalità della rete commerciale urbana. In quest’ottica, val la pena ricordare gli studi che stimano il numero di posti di lavoro creati nel commercio a fronte dell’espansione del tessuto economico locale (Blair

et al., 2004).

È doveroso prestare attenzione alle dinamiche intra-settoriali, come è sta- to fatto in altre parti del volume. La competizione scatenata dalla progressiva

4 Obiettivo dichiarato nel Piano strategico metropolitano (2016), ribadito nel ඉ඀ඍ di Mila-

liberalizzazione del commercio nel corso degli anni Novanta, così come l’e- voluzione dei comportamenti d’acquisto sono importanti nel plasmare la rete distributiva. Ma per la natura del commercio – funzione indotta – dobbiamo anche re-imparare a guardare ai luoghi, alle trasformazioni socio-economi- FKH ORFDOL DOOH DWWLYLWj SUHVHQWL H DL ÀXVVL JHQHUDWL ,O WHPD QRQ q QXRYR già Ferrucci (2013) lo aveva richiamato, proprio con riferimento a una cit- tà media (Perugia), ricordando come per la tenuta del commercio urbano il problema non sia unicamente quello di trattenere popolazione residente nella città, in particolare nel centro storico. Come già sottolineato da altri autori (Cuomo, 1996; Miani, 2005), il punto cruciale è la capacità di preservare la FHQWUDOLWjGHOODFLWWjQHOODWUDPDGHLÀXVVL&LzULFKLHGHGLJXDUGDUHDOO¶DF- cessibilità, ma soprattutto alla quantità, al tipo e alla localizzazione dei posti di lavoro. Ferrucci dimostra come l’indebolimento del sistema produttivo perugino – con la cessione a multinazionali di storiche imprese locali – abbia FRPSRUWDWRO¶LQIUDJLOLPHQWRHODGHTXDOL¿FD]LRQHGHOFRPPHUFLRXUEDQRFKH LQSDVVDWRWUDVPHWWHYDLVHJQLGLXQ¶HFRQRPLD¿RUHQWH,QDJJLXQWDKDDJLWR QHJDWLYDPHQWHLOGHFHQWUDPHQWRGLULOHYDQWLIXQ]LRQLSXEEOLFKH,ÀXVVLYHUVR il centro storico si sono così ridotti ed esso è rimasto nelle mani di popola- zioni a basso reddito, ivi compresi gli studenti: il commercio si è piegato ai nuovi utilizzatori “forti” del centro città5.

Coloro che indagano la trasformazione del commercio privilegiando l’ot- tica dei consumatori tendono, in genere, a sottovalutare questi aspetti. È utile VWXGLDUH OH SUDWLFKH GL FRQVXPR H L FRQÀLWWL FKH QH GHULYDQR PD FLz QRQ dovrebbe andare a scapito della visione del commercio come parte del più DPSLRVLVWHPDHFRQRPLFRORFDOHFKHQHLQÀXHQ]DO¶DVVHWWRHO¶HYROX]LRQH Anche Swinney e Sivaev (2013) insistono su questo punto, documentando, SHULOFDVRLQJOHVHODVWUHWWDFRUUHOD]LRQHIUDSRVWLGLODYRURR൵HUWLGDOODFLWWj H GHQVLWj GHOOD UHWH GLVWULEXWLYD ORFDOH 6L JHQHUDQR ÀXVVL FKH DOODUJDQR LO mercato potenziale per i negozi. I due autori ricordano come il commercio non sia la ragion d’essere della città, come spesso si crede. È una funzione

secondaria FKH VL DOLPHQWD GHL ÀXVVL LQGRWWL GDOOH DWWLYLWj XUEDQH SULPDULH

UHVLGHQ]D H VRSUDWWXWWR ODYRUR /¶LQGHEROLPHQWR GL TXHVW¶XOWLPH KD H൵HWWL negativi sulla rete distributiva e i dati riferiti al periodo 1998-2011 lo con- fermano. A Londra e in altre grandi città, che hanno concentrato posti di lavoro – per di più nel ricco comparto dei ඄ංൻඌ6 – le performance della rete

commerciale sono state buone. Ciò non si rileva nelle città medie, dove negli stessi anni c’è stato un massiccio decentramento dell’occupazione, che ha compromesso la tenuta del commercio. Alla luce di tutto ciò, sarebbe au- spicabile evitare l’orientamento “commercio-centrico” nelle politiche pub-

5 Cfr. ൺඇർඌൺ e ർඋൾඌආൾ (2017) per il decentramento della popolazione e delle attività eco-

nomiche in 109 centri storici di capoluoghi di Provincia.

6 Più sensibili alle economie di agglomerazione, in particolare agli spillovers informativi

bliche. Il destino delle aree urbane – in particolare dei centri storici – viene VSHVVRLGHQWL¿FDWRFRQOHGLQDPLFKHGHOOHDWWLYLWjGLYHQGLWDOHVWHVVHSROLWL- che di gestione unitaria della rete distributiva, adottate in molti paesi, hanno FRQVROLGDWRO¶LGHDFKHVLDVX൶FLHQWHVRVWHQHUHLOFRPPHUFLRSHUUD൵RU]DUH l’attrattività dei luoghi. Ma il commercio, per quanto rilevante, è solo una

parte dell’economia cittadina. L’azione a suo sostegno andrebbe re-inserita

LQXQDSLDPSLDSROLWLFDYROWDDUD൵RU]DUHO¶LQWHURWHVVXWRHFRQRPLFRORFDOH e a ri-posizionare la città nel contesto regionale d’appartenenza (McGough H7KRPDV $QFKHORVSLQRVRSUREOHPDGHOUHFXSHURGHLQHJR]LV¿WWL VSHVVRYLHQHD൵URQWDWRFHUFDQGRGLIDYRULUQHLOULXVRSHUDWWLYLWjGLYHQGLWD quando sarebbe meglio puntare su attività innovative di altra natura, che pos- VDQRJHQHUDUHÀXVVLDYDQWDJJLRGHJOLVWHVVLFRPPHUFLDQWL

Politiche troppo focalizzate sul commercio potevano forse andare bene in una fase di crescita (anche moderata) dei consumi, ma dopo la crisi econo- mica del 2008 è emerso chiaramente come i fattori strutturali dell’attrattività dei luoghi siano altri e come sia cruciale, per la stessa sopravvivenza del FRPPHUFLRVIUXWWDUHLÀXVVLLQGRWWLGDOSLYDVWRLQVLHPHGLDWWLYLWjORFDOL]- zate in un’area urbana. Non a caso, negli anni recenti, come visto nel cap. 4, è cresciuto l’interesse per la multifunzionalità dei centri città (Millington

et al., 2015-2016; Lestoux, 2017). A ciò si richiama anche il progetto Retai- Link, ¿QDQ]LDWRQHOTXDGURGHOSURJUDPPDHXURSHRඎඋൻൺർඍ,,,H¿QDOL]]DWR

all’individuazione di strategie innovative a sostegno della rete distributiva delle città medie (tab. 1). Con un gioco di parole, si può dire che il link proposto è doppio. Da un lato, fra dieci città dell’Ovest ed Est Europa che, com’è nello spirito di ඎඋൻൺർඍ, si mettono in rete per scambiarsi esperien- ze su un comune problema; dall’altro, all’interno di ogni città partecipante DO SURJHWWR GRYH RFFRUUH IDU VTXDGUD IUD JOL DWWRUL ORFDOL SHU GH¿QLUH XQD politica integrata a sostegno del commercio. Una politica che non lo isoli troppo, ma lo riconosca come parte di un più ampio “ecosistema urbano”. L’attrattività delle città riposa sui legami fra commercio e altre attività, da governare opportunamente: questa è una delle raccomandazioni di policy più importanti del progetto. La stessa intenzione ispira, in Francia, il piano nazionale Action coeur de ville, promosso dal Ministero della coesione ter- ritoriale nella primavera del 2018: 5 miliardi di euro in 5 anni, per avviare una politica integrata a sostegno di 222 città medie7, riconoscendo come il

declino commerciale che le ha colpite8 sia strettamente legato non solo allo

squilibrio rispetto alle aree di corona, piene zeppe di grandi strutture di ven- dita, ma al progressivo indebolimento del tessuto socio-economico locale.

7 Esse concentrano, nel loro complesso, circa il 25% della popolazione e degli addetti

nazionali.

8 Un’analisi relativa alle città fra 10.000 e 100.000 abitanti ha evidenziato come la quota

di negozi vuoti sia superiore a quella delle grandi città e in forte aumento fra 2001 e 2015 (Duhamel et al., 2016).

Tab. 1 – Scheda di presentazione del progetto RetaiLink

Fonte: elaborazioni di sintesi dell’autore Titolo del progetto

Rethinking Retail in the Cities (RetaiLink)

Obiettivo

Definizione di strategie innovative per la rivitalizzazione del commercio al dettaglio in città di medie dimensioni

Partenariato/Rete

- Igualada (Spagna), capofila, 39.000 ab.

- Basingstoke and Deane Borough (Regno Unito), 175.000 ab. - Bistrita (Romania), 83.000 ab.

- Fermo (Italia), 37.000 ab. - Hengelo (Paesi Bassi), 81.000 ab. - Hoogeven (Paesi Bassi), 55.000 ab. - Liberac (Rep. Ceca), 103.000 ab. - Pécs (Ungheria), 157.000 ab.

- Romans-sur-Isère (Francia), 34.000 ab. - Sebenico (Croazia), 46.000 ab.

Tipologia di rete URBACT III

Action Planning network (APN)

Ambito tematico URBACT III

Economia

Finanziamento

746.438 euro (cofinanziamento UE: 552.828 euro)

Tempi

15 settembre 2015 - 3 maggio 2018 (bando 1, URBACT III)

Articolazione del progetto/Prodotti

- Stato dell’arte (2016) relativo a: 1) rilevanza del commercio al dettaglio in UE; 2) trend emergenti; 3) regolazione del settore; 4) nuovi approcci per lo sviluppo del commercio nelle città medie.

- Report tematici (2017) relativi a: 1) comportamento dei consumatori e nuovi trend nel commercio; 2) adattamento e riorganizzazione dell’offerta commerciale nelle città; 3) riorganizzazione dello spazio urbano; 4) regolamentazione a sostegno del commercio; 5) marketing e promozione.

- Casi studio (2017) relativi a: 1) soluzioni innovative nel commercio; 2) definizione di scenari; 3) partnership.

- Piani di azione integrata per la rivitalizzazione del commercio nei centri urbani (2017). - Report finale (2018) contenente la sintesi del progetto e le raccomandazioni di policy

derivanti dalle pratiche di scambio e apprendimento di esperienze relative a: 1) analisi dei consumatori; 2) riposizionamento del commercio; 3) organizzazione dello spazio ur- bano; 4) regolazione e mobilità; 5) marketing del luogo; 6) considerazioni per garantire piani d’azione integrati.