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3. Matematica costruttiva

4.5. Un sistema formale per l’argomento ontologico

4.5.1. La logica di base

Definiamo una collezione di tipi che contenga non solo tipi estensionali (come quello degli oggetti individuali di base), ma anche tipi intensionali (i tipi di propriet`a astratte).

La struttura dei tipi

La collezione T P dei tipi intensionali ed estensionali `e il pi`u piccolo insieme tale che:

- 0 ∈ T P ;

- se τ1, ..., τn ∈ T P allora hτ1, ..., τni ∈ T P ;

- se τ ∈ T P allora ↑ τ ∈ T P ;

- per ogni τ ∈ T P , τ `e un tipo estensionale o intensionale; τ `e estensionale se e solo se ↑ τ `e intensionale.

Intuitivamente: 0 `e il tipo degli oggetti di base, degli individui (che hanno propriet`a ma non sono essi stessi propriet`a). h0i sar`a il tipo delle propriet`a in estensione di individui, cio`e delle collezioni di individui che condividono una certa propriet`a. ↑ h0i sar`a il tipo delle propriet`a intensionalmente intese di oggetti di tipo 0.

Se, ad esempio, 0 `e il tipo di tutti gli oggetti dell’universo, la collezione degli oggetti rossi dell’universo sar`a di tipo h0i e il concetto astratto “essere rosso” di tipo ↑ h0i.136

h↑ h0ii sar`a il tipo delle collezioni di propriet`a astratte e ↑ h↑ h0ii il ti- po dei concetti di tipo ↑ h0i. In tal modo si pu`o procedere definendo tipi arbitrariamente complessi come ad esempio:

↑ h↑ h0i , h0i , h↑ h0i , 0ii .

Il linguaggio L di HML

L’alfabeto di HML `e costituito dai seguenti simboli: - un’infinit`a numerabile di variabili xτ

0, xτ1, xτ2, ... per ogni τ ∈ T P ;

- un’infinit`a numerabile di costanti cτ

0, cτ1, cτ2, ... per ogni τ ∈ T P ;

- i connettivi ¬, ∧, ∨, →; - i quantificatori: ∀, ∃;

- i simboli per l’astrazione e per la chiusura estensionale: λ e ↓; - gli operatori modali: ♦, ;

- i simboli ausiliari: (,).

Definiamo per recursione simultanea le due collezioni T M e F M dei termini e delle formule di HML.

T M `e il pi`u piccolo insieme di espressioni del linguaggio di HML tale che: - per ogni variabile x, per ogni tipo τ , xτ ∈ T M ;

- per ogni costante c, per ogni tipo τ , cτ ∈ T M ;

- se ϕ `e una formula di L, allora λxτ1

1 ...λxτnn.ϕ ∈ T M ;

- se t↑τ `e un termine di tipo intensionale allora tτ `e un termine di tipo

estensionale.

F M `e il pi`u piccolo insieme di espressioni di L tale che: - se tτ1 1 , ..., tτnn, tτ ∈ T M e τ = hτ1, ..., τni, allora t(t1, ..., tn) ∈ F M ; - se tτ1 1 , ..., tτnn, tτ ∈ T M e τ =↑ hτ1, ..., τni allora tt1...tn ∈ F M ; - se ϕ, ψ ∈ F M allora ¬ϕ, ϕ ∧ ψ, ϕ ∨ ψ, ϕ → ψ ∈ F M ; - se ϕ ∈ F M , allora ♦ϕ, ϕ ∈ F M ;

Assiomi e regole

Il sistema HML `e un sistema modale basato sugli assiomi di S5. Esso ammette la quantificazione su variabili di ogni tipo finito e, avendo a che fare con termini sia intensionali che estensionali, necessita di due differenti assiomi di estensionalit`a per confrontare i termini dell’uno e dell’altro genere. Assiomi logici. Gli assiomi logici di HML sono i seguenti:

TAUT ogni tautologia proposizionale classica; Q1 ∀xτϕ(xτ) → ϕ(tτ), dove t `e libero per x in ϕ;

Q2 ϕ(tτ) → ∃xτϕ(xτ), dove t `e libero per x in ϕ.

Identit`a. Assumiamo i cosiddetti principi di identit`a degli indiscernibili e di indiscernibilit`a degli identici nella seguente forma:

LEIB ∀xτ∀yτ((xτ = yτ) ↔ ∀z(z(x) ↔ z(y))).

Assiomi modali. Come anticipato sopra, assumiamo gli assiomi caratteri- stici del sistema modale normale S5, cio`e:

K (ϕ → ψ) → (ϕ → ψ); T ϕ → ϕ;

E ♦ϕ → ♦ϕ.

Astrazione. Assumiamo un principio di astrazione che ci garantisce che per ogni formula ϕ esiste un termine intensionale che rappresenta la propriet`a astratta espressa da tale formula. Ossia:

AP Per ogni formula ϕ del linguaggio di HML: ∃yτ∀yτ1

1 ...∀y τn

n (yy1...yn↔ ϕ)

dove τ =↑ hτ1, ..., τni.

Estensionalit`a. Muovendoci in un contesto modale e intensionale, nulla ci garantisce che, data l’identit`a estensionale di due termini intensionali, questa identit`a attuale si conservi in ogni mondo possibile. Dovremo quindi assume- re un principio di estensionalit`a EXT per termini estensionali ed inoltre un principio di estensionalit`a I-EXT per termini intensionali. In simboli avremo:

EXT Per ogni tipo estensionale τ : ∀xτ∀yτ(∀z

1...∀zn(x(z1, ..., zn) ↔ y(z1, ..., zn)) → x = y).

I-EXT Per ogni tipo intensionale τ =↑ hτ1, ..., τni:

∀xτ∀yτ

((↓ x =↓ y) → x = y),

dove, dato un termine t di tipo intensionale, indichiamo con ↓ t la chiu- sura estensionale di t ossia, intuitivamente, la collezione degli oggetti del mondo attuale che godono della propriet`a espressa da t.

Regole di inferenza. Assumiamo infine le seguenti regole di inferenza: mp ϕ, ϕ → ψ ⇒ ψ;

gp ϕ → ψ(xτ) ⇒ ϕ → ∀xτψ(xτ), dove xτ non occorre libera in ϕ;

pa ϕ(xτ) → ψ ⇒ ∃xτϕ(x) → ψ, dove xτ non occorre libera in ψ;

nec ϕ ⇒ ϕ.

4.5.2. Il sistema OA

Il sistema formale modale OA si ottiene estendendo il sistema HML con sei definizioni D1-D6 e cinque assiomi specifici G1-G5. Nel resto di questo ca- pitolo per semplificare l’esposizione assumeremo, salvo eccezioni, le seguenti notazioni. Useremo le variabili:

x, y, z, ... come abbreviazioni di x0

0, x01, x02, ...;

X, Y, Z, ... come abbreviazioni di x↑h0i0 , x↑h0i1 , x↑h0i2 , ...; X , Y, Z, ... come abbreviazioni di x↑h↑h0ii0 , x↑h↑h0ii1 , x↑h↑h0ii2 , ...

Definizioni.

D1. P(X) sta per “X `e una propriet`a positiva”

P `e un termine intensionale di tipo ↑ h↑ h0ii cio`e una propriet`a di propriet`a. D2. G(x) ↔ ∀X(P(X) → X(x))

G `e il termine intensionale λx.∀X(P(X) → X(x)) di tipo ↑ h0i che, intuiti- vamente, esprime la propriet`a “essere un oggetto divino”.

D3. E(Y, x) ↔ Y (x) ∧ ∀Z(Z(x) → ∀z(Y (z) → Z(z))) E `e il termine intensionale λY λx.Y (x) ∧ ∀Z(Z(x) → ∀z(Y (z) → Z(z))) di tipo ↑ h↑ h0i , 0i che esprime la relazione “Y `e un’essenza di x”. Intuiti- vamente: un’essenza di x `e una propriet`a di x che implica necessariamente ogni propriet`a di x.

D4. N (x) ↔ ∀Y (E (Y, x) → ∃zY (z))

N `e il termine intensionale λY.∀Y (E (Y, x) → ∃zY (z)) di tipo ↑ h0i che esprime la propriet`a dell’esistenza necessaria.

D5. pos(Z) ↔ ∀X(Z(X) → P(X))

pos `e il termine intensionale λX.∀X(Z(X) → P(X)) di tipo ↑ h↑ h0ii . Ab- biamo cos`ı una nuova nozione (dovuta a Anderson 1990 ), quella di “propriet`a di propriet`a positive” o, pi`u intuitivamente, di “collezione di propriet`a posi- tive”. L’idea `e che se vale pos(Z) allora Z `e una propriet`a che sussume solo propriet`a positive.

D6. int(X, Z) ↔ ∀z(X(z) ↔ ∀Y (Z(Y ) → Y (z)))

int `e il termine intensionale λXλZ.∀z(X(z) ↔ ∀Y (Z(Y ) → Y (z))) di tipo ↑ h↑ h0i , ↑ h↑ h0iii . Intuitivamente int(X, Z) indica il fatto che la propriet`a X rappresenta l’“intersezione” di tutte le propriet`a sussunte da Z.

Assiomi.

G1.1. ∀X(P(¬X) → ¬P(X)) G1.2. ∀X(¬P(X) → P(¬X))

Il significato intuitivo di questi due assiomi `e il seguente: di una propriet`a X e della sua negazione ¬X esattamente una `e positiva.

G2. ∀X∀Y (P(X) ∧ ∀z(X(z) → Y (z)) → P(Y ))

Questo secondo assioma costituisce una precisazione del (12) di G¨odel ed esprime il fatto che ogni propriet`a “inclusa” in una propriet`a positiva `e positiva.

Questo terzo assioma `e un rafforzamento e generalizzazione di quello di G¨odel secondo cui l’intersezione di due perfezioni `e una propriet`a positiva.

G4. ∀X(P(X) → P(X))

Questo assioma, come gi`a detto, indica che le propriet`a positive sono “rigide” o “stabili” (cio`e invarianti da mondo a mondo). Come sottolineato da Marco Forti e Furio Honsell137 questa nozione modale della “rigidit`a” o “stabilit`a” `

e analoga alla nozione insiemistica dell’assolutezza.

G5. P(N )

Questo quinto ed ultimo assioma codifica un’assunzione tipica di molti ar- gomenti ontologici tradizionali (lo troviamo ad esempio in Anselmo e in Cartesio).

4.5.3. Alcuni risultati

Dimostriamo ora alcuni fatti significativi all’interno del sistema OA. Proposizione 1. Se c’`e una propriet`a positiva, allora la propriet`a λx.x = x

`

e positiva. In simboli:

OA ` ∃XP(X) → P(λx.x = x).

Dimostrazione. Sappiamo che per ogni propriet`a X: ∀x(X(x) → x = x). Per l’assioma G2:

∀X(P(X) ∧ ∀x(X(x) → x = x) → P(λx.x = x)) e quindi, per TAUT e logica dei quantificatori:

∃XP(X) → (∀x(X(x) → x = x) → P(λx.x = x)). Dunque per TAUT (scambio di premesse) si ottiene:

∀x(X(x) → x = x) → (∃XP(X) → P(λx.x = x))

e quindi, per mp, la conclusione. 

Corollario 1. L’identit`a `e una propriet`a positiva. In simboli: P(λx.x = x).

Segue dalla proposizione 1 per G5 e TAUT (transitivit`a di →). 

Corollario 2. La negazione dell’identit`a `e una propriet`a negativa, OA ` ¬P(λx.x 6= x).

Poich´e per definizione (λx.x 6= x) = ¬(λx.x = x), il corollario segue dalla proposizione 1 per G1. 

Proposizione 2. Un ente divino ha tutte e sole le propriet`a positive, in simboli:

OA ` ∀x(G(x) ↔ ∀Y (P(Y ) ↔ Y (x))).

Dimostrazione. Per definizione di G, cio`e per D2, se OA ` G(x), allora in OA si dimostra:

∀Y (P(Y ) → Y (x)).

Ci basta dimostrare il viceversa, cio`e che se OA ` G(x) allora `e dimostrabile anche:

∀Y (Y (x) → P(Y )).

Assumiamo che si dimostrino G(x) e Y (x). Supponiamo inoltre, per assurdo, che si dimostri ¬P(Y ). Allora, per G1.2, abbiamo P(¬Y ) e per D2 otteniamo inoltre ¬Y (x). Ma questa `e una contraddizione e quindi si ha P(Y ). 

Proposizione 3. Se un oggetto ha una propriet`a essenziale, allora questa `e unica, cio`e:

OA ` ∀X∀Y ∀z(E (X, z) ∧ E (Y, z) → ∀w(X(w) ↔ Y (w))).

Dimostrazione. Supponiamo, per assurdo, che in OA si dimostrino E (X, z), E(Y, z) ed esista un w tale che X(w) e ¬Y (w). Per definizione di E cio`e per D3:

X(z) ∧ ∀Y (Y (z) → ∀w(X(w) → Y (w))). Ma chiaramente E (Y, z) implica Y (z) e quindi si ha:

∀w(X(w) → Y (w)).

Dunque otteniamo Y (w), ma questo `e assurdo. Quindi: ∀w(X(w) ↔ Y (w)). 

Proposizione 4. Se una propriet`a Y `e l’essenza di un certo oggetto x, allora x `e l’unico oggetto che gode della propriet`a Y . In breve:

OA ` ∀Y ∀x(E (Y, x) → ∀z(Y (z) → x = z)).

Dimostrazione. Per LEIB (identit`a degli indiscernibili) sappiamo che: ∀Z(Z(x) ↔ Z(y)) → x = y

e quindi per TAUT (contrapposizione):

x 6= y → ∃Z¬(Z(x) ↔ Z(y))

e dunque, se assumiamo per assurdo E (Y, x), Y (y) e x 6= y, otteniamo: ∃Z((Z(x) ∧ ¬Z(y)) ∨ (Z(y) ∧ ¬Z(x))).

Supponiamo che:

∃Z(Z(x) ∧ ¬Z(y)). (*) Per D3 e per l’assunzione E (Y, x) si ha:

∀Z(Z(x) → ∀w(Y (w) → Z(w))) e dunque:

Z(x) → (Y (w) → Z(w)). Per TAUT (scambio di premesse) e gp:

∀w(Y (w) → (Z(x) → Z(w))) e in particolare:

Y (y) → (Z(x) → Z(y)). Per l’assunzione Y (y), mp e gp abbiamo quindi:

∀Z(Z(x) → Z(y)) e cio`e, per definizione di ∀ in termini di ∃ abbiamo:

¬∃Z(Z(x) ∧ ¬Z(y)).

Ma questo `e assurdo per (*). Analogamente si procede supponendo che ∃Z(Z(y) ∧ ¬Z(x)). 

4.5.4. L’argomento ontologico in OA

Come gi`a visto la struttura dell’argomento ontologico `a la G¨odel consta di due premesse fondamentali:

♦∃xG(x) (i)

e

♦∃xG(x) → ∃xG(x). (ii) Procediamo quindi con la dimostrazione del teorema fondamentale ∃xG(x) passando attraverso cinque lemmi ausiliari due dei quali affermano pro- prio la dimostrabilit`a nel sistema formale OA delle due premesse (i) e (ii) dell’argomento g¨odeliano.

La strategia dimostrativa che seguiremo `e dovuta in gran parte a Melvin Fitting.138

Lemma 1. Ogni propriet`a positiva pu`o essere esemplificata. Cio`e: OA ` ∀X(P(X) → ♦∃yX(y)).

Dimostrazione. Supponiamo infatti che in OA si dimostri P(X). Allora per G1: OA ` ¬P(¬X).

Dunque per G2:

OA ` ¬∀y(X(y) → ¬X(y)) cio`e, per definizione di ♦:

OA ` ♦∃y¬(X(y) → ¬X(y)). Dunque, per TAUT:

OA ` ♦∃y(X(y) ∧ ¬¬X(y)) e perci`o, ancora per TAUT:

OA ` ♦∃yX(y). 

Lemma 2. E’ possibile che Dio esista, cio`e: OA ` ♦∃yG(y).

Dimostrazione. Per G3, abbiamo:

OA ` ∀Z(pos(Z) → ∀X(int(X, Z) → P(X))) e quindi sostituendo P a Z:

OA ` pos(P) → ∀X(int(X, P) → P(X)). Per definizione di pos cio`e per la D5 `e banale che:

OA ` pos(P) dunque per mp:

OA ` ∀X(int(X, P) → P(X)). Poich´e per D2, generalizzazione e nec:

OA ` ∀x(G(x) ↔ ∀Y (P(Y ) → Y (x))) allora, per D6 otteniamo:

OA ` int(G, P) e quindi per mp:

OA ` P(G). Ma per il lemma 1:

OA ` P(G) → ♦∃yG(y). Dunque ancora per mp:

OA ` ♦∃yG(y). 

Lemma 3. Nel sistema OA si dimostra che l’essenza di un essere divino `e quella di avere tutte (e sole) le propriet`a positive. In simboli:

OA ` ∀x(G(x) → E (G, x)).

Dimostrazione. Supponiamo che G(x) e Y (x) siano dimostrabili in OA. Allora per la proposizione 2:

OA ` P(Y ). (*) Per la D2 abbiamo che:

Per TAUT, Q1 e Q2, si ottiene che: OA ` ∀z∀Z(P(Z) → (G(z) → Z(z))). In particolare: OA ` P(Y ) → (G(z) → Y (z)) e per mp, da (*): OA ` G(z) → Y (z). Per TAUT e nec:

OA ` ∀z(G(z) → Y (z)). Per l’assunzione Y (x) e TAUT otteniamo:

OA ` Y (x) ∧ ∀z(G(z) → Y (z)). Per gp e mp:

OA ` ∀Y (Y (x) ∧ ∀z(G(z) → Y (z))) e quindi per D3 e l’assunzione G(x):

OA ` E (G, x). 

Lemma 4. Se Dio esiste attualmente, allora Dio esiste necessariamente, ossia:

OA ` ∃xG(x) → ∃zG(z).

Dimostrazione. Assumiamo che OA ` G(x) cio`e che: OA ` ∀X(P(X) → X(x)) e quindi in particolare:

OA ` P(N ) → N (x). Per G5 e mp otteniamo:

OA ` N (x) cio`e per D4 (la definizione di N ):

OA ` ∀Y (E (Y, x) → ∃zY (z)) e in particolare, sostituendo G a Y , abbiamo:

Ma, per il lemma 3, in particolare:

OA ` G(x) → E (G, x) quindi, per TAUT (transitivit`a dell’implicazione):

OA ` G(x) → ∃zG(z).

Per generalizzazione e logica dei quantificatori abbiamo quindi: OA ` ∃xG(x) → ∃zG(z). 

Lemma 5. Nel sistema OA si dimostra il principio di Anselmo, ossia: OA ` ♦∃xG(x) → ∃xG(x).

Dimostrazione. Per un cambio alfabetico dal lemma 4 sappiamo che OA ` ∃xG(x) → ∃xG(x).

Per nec abbiamo che:

OA ` (∃xG(x) → ∃xG(x)). (1) La formula:

(ϕ → ψ) → (♦ϕ → ♦ψ) (2) `

e un teorema del sistema modale K e, a fortiori, di S5 e quindi di OA. Dunque per (1), (2) e mp si ha:

OA ` ♦∃xG(x) → ♦∃xG(x). (3) La formula:

♦ϕ → ϕ (4) `

e un teorema del sistema S5 e quindi anche di OA. Dunque, in particolare: OA ` ♦∃xG(x) → ∃xG(x). (5) Allora per TAUT (transitivit`a) da (3) e (5) otteniamo:

OA ` ♦∃xG(x) → ∃xG(x). 

Teorema 1. Esiste necessariamente un oggetto divino: OA ` ∃xG(x).

Dimostrazione. Per il lemma 2 sappiamo che ♦∃xG(x) e da ci`o per il lemma 5 e mp si ha ∃xG(x). 

Teorema 2. Esiste uno e un solo oggetto divino: OA ` ∃x∀y(G(y) ↔ (y = x)).

Dimostrazione. Sia x tale che si abbia OA ` G(x). Supponiamo che si abbia G(y) e, per assurdo y 6= x. Per la proposizione 4 avremo che:

∀X(P(X) ↔ X(y)).

Ma se y 6= x allora ci dev’essere una propriet`a Z tale che:

Z(y) ∧ ¬Z(x) (1) oppure

Z(x) ∧ ¬Z(y). (2) Nel caso (1), poich´e y gode di tutte (e sole) le propriet`a positive, avremo che ¬P(¬Z) e ¬Z(x) e quindi anche che ¬G(x). Assurdo.

Nel caso (2) avremo ¬P(Z) e Z(x) e dunque ¬G(x). Assurdo. Quindi otteniamo:

∀y(G(y) ↔ y = x) e quindi:

∃x∀y(G(y) ↔ y = x). 

Abbiamo cos`ı concluso la dimostrazione del fatto che “esiste necessariamente uno ed un solo Dio” . Muovendoci nell’ambito di una logica modale che contiene ϕ → ϕ come assioma avremo in particolare che nel sistema OA si pu`o dimostrare che “esiste attualmente uno e un solo Dio”. Se, anzich´e S5 avessimo usato come logica modale di base il sistema KD45 noto come “logica della credenza” avremmo ancora potuto dimostrare:

∃xG(x) ma non:

∃xG(x).

In tal senso, possiamo concludere che l’utilizzo di S5 `e davvero essenziale per svolgere l’argomento ontologico di G¨odel.

4.6. Obiezioni

Come gi`a accennato, l’argomento ontologico di G¨odel rimase inedito fi- no al 1987. Da allora s’`e formata una piccola ma continuamente crescente letteratura sul tema. Alcuni autori, come Jordan H. Sobel, hanno sollevato principalmente critiche filosofiche nei confronti del tentativo g¨odeliano. Altri hanno invece studiato gli assiomi e le definizioni dell’argomento da un punto di vista matematico, riuscendo a metterne in evidenza alcuni punti deboli fra cui uno davvero essenziale. Si pu`o infatti dimostrare che le assunzioni fatte da G¨odel sono “troppo forti” in un senso matematicamente preciso.

4.6.1. Determinismo

Nel suo articolo “G¨odel’s ontological argument” Sobel139 avanza la critica

secondo cui nel sistema g¨odeliano ogni verit`a attuale risulta essere necessaria. L’argomento di Sobel `e piuttosto congetturale e sotto certi aspetti davvero debole, tuttavia, almeno sotto due prospettive esso coglie nel segno.

In primo luogo, come gi`a osservato, l’assioma G1 impone che ogni pos- sibile propriet`a possa essere valutata in termini di positivit`a o negativit`a. Questo tipo di assunzione non lascia alcun margine di spazio a propriet`a contingenti. Dunque G¨odel descrive effettivamente un mondo che potremmo definire “deterministico”.

In secondo luogo, nel sistema OA si pu`o dimostrare che ogni propriet`a positiva `e istanziata in ogni mondo possibile, cio`e si dimostra il seguente: Teorema 3. Nel sistema OA si dimostra che ogni propriet`a positiva `e esem-

plificata in ogni mondo possibile. In simboli: OA ` ∀X(P(X) → ∃zX(z)).

Dimostrazione. Assumiamo che OA ` P(X). Per il teorema 1 e la D2 ottenia- mo:

OA ` ∃z∀Y (P(Y ) → Y (z)). Per T ed mp abbiamo:

OA ` ∃z∀Y (P(Y ) → Y (z)) e per logica dei quantificatori:

OA ` ∀Y ∃z(P(Y ) → Y (z)).

Dunque in particolare:

OA ` ∃z(P(X) → X(z)) e per nec, l’assioma K e mp si ottiene:

OA ` P(X) → ∃zX(z). Per l’assioma G4 e TAUT (transitivit`a) abbiamo quindi:

OA ` P(X) → ∃zX(z) e dunque, per generalizzazione:

OA ` ∀X(P(X) → ∃zX(z)). 

L’unica possibile risposta ad un’obiezione di questo genere sembrerebbe con- sistere nell’indebolimento dell’assioma G1. Cos`ı `e stato fatto in Anderson 1990 e in Forti et Honsell 2000, mantenendo comunque la dimostrabilit`a del teorema 1.