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Salvatore COLAZZO

2. La posizione di Tom March

Tom March propone la sua riflessione su Webquest nel settembre 1998, pubblicandola sul sito ozline.com. Da questo articolo appare evidente come egli tenti suggerisca che Webquest possa essere una strategia da integrare strettamente con le attività curricolari, per massimizzare i risultati di apprendimento e sviluppare attitudini di pensiero più autonome. Sono passati tre anni, dalla collaborazione con Bernie Dodge sono scaturiti alcuni webquest esemplari, il progetto di Dodge di creare un sito per raccogliere i webquest prodotti dai docenti, oggi all'indirizzo: http://www.webquest.org. Ripercorriamo velocemente l'articolo di March che parte da una domanda: perché un insegnante dovrebbe convincersi di adottare webquest?

Una prima risposta è nel fatto che internet è diventata una parte importante della vita delle persone. Gli studenti vivono in un universo mediale, quindi devono poter avere l'opportunità di confrontarsi con attività di apprendimento che suggeriscano utilizzi ulteriori degli strumenti di comunicazione. Il web evidentemente non ha un'intenzionalità educativa, ma si presta ad essere utilizzato per realizzare interessanti attività di insegnamento/apprendimento.

Webquest può suggerire un modo attraverso cui usare la tecnologia per fare innovazione didattica. Allo scopo è importante tenere presenti alcuni punti fermi. Innanzitutto bisogna comprendere che il web non è, se non molto parzialmente, un deposito ben organizzato di documenti e materiali di studio. Il Web non è un'enciclopedia, non c'è un'autorità che controlla la veridicità e la validità delle notizie che vengono pubblicati, contiene molto rumore, quindi utilizzare il web nella didattica significa far entrare nella classe la complessità del mondo. Con tutti i problemi di gestione che ciò comporta. Il Web non è inerte, nel senso che non è un semplice deposito di informazioni di varia natura e provenienza, in cui le perle sono mischiate a ciarpame, è invece vivo poiché è fatto di persone, di relazioni fra persone. Il Web è essenzialmente condivisione. Attraverso il web si costituiscono comunità virtuali che al loro interno elaborano sapere. Introdurre il web a scuola significa concepire l'apprendimento come risultato di azioni di condivisione e prospettare che le scuole possono entrare nella rete e contribuire a plasmare porzioni di web. Per farlo naturalmente bisogna essere in molti, poiché nel web bisogna fare massa critica, e ciò significa essenzialmente condivisione. Il web è autonomia, inseguendo i miei interessi costruisco l'apprendimento che maggiormente risponde ai miei interessi. Perciò devo saper navigare, cioè avere un'intelligenza che mi consente rapidamente di sceverare il grano dal loglio. Ciò implica che vanno sviluppate negli allievi le capacità di muoversi con destrezza nel web, per riuscire a trovare ciò che essi cercano. Diventa quindi fondamentale l'alfabetizzazione digitale dei discenti, che affini le abilità che essi informalmente riescono a sviluppare. Webquest per un verso presuppone che gli studenti debbano avere delle competenze per navigare nel web, per altro verso proprio webquest affina le loro capacità di muoversi in maniera più strategica nel cyberspazio.

Dal punto di vista dell'insegnamento, Webquest dovrebbe essere concepito entro frame di significazione che ci portano a concepirlo come un dispositivo che consente di sviluppare pensiero critico, che spinge al lavoro cooperativo, che richiama una valutazione autentica. Tom March, rispetto a Bernie Dodge, insiste molto sulla necessità che la proposta di attività di Webquest sia un compito autentico, cioè un compito connesso con i problemi che normalmente le persone, i professionisti, gli esperti si trovano ad affrontare nella vita reale. Un compito autentico comporta un grande vantaggio: la possibilità di accedere a questi soggetti assumendoli come fonti di conoscenza utili alla soluzione dei problemi proposti dal compito assegnato. Compito autentico e valutazione autentica sono evidentemente connessi. Applicandosi ad un compito autentico, gli studenti pervengono a risultati che poi, pubblicati nel web, possono ricevere dei feedback provenienti dal mondo reale. I compiti autentici generalmente hanno una certa complessità, quindi gli studenti lavorando con Webquest sono indotti a sollecitare le forme di pensiero di più alto livello. Per far questo Webquest non può considerare il web semplicemente come una fonte per recuperare in maniera facile informazioni. Webquest deve proporre problemi la cui soluzione non è il risultato semplicemente di un'attività di recupero delle informazioni. Un WebQuest deve poter costringere gli studenti a trasformare le informazioni in qualcos'altro: per esempio una relazione che illustri le diverse posizioni su un argomento, che sviluppi un confronto, delinei un'ipotesi, prospetti una soluzione. Webquest intende misurarsi con la complessità perciò per affrontare i problemi proposti dai dispositivi meglio progettati non aiuta proporre verità semplificate, fornire esempi, procedere con gradualità e sistematicità. Quello che serve è una sovrabbondanza di stimoli, come informazioni e pareri su un tema da vagliare, al fine di consentire la costruzione di una comprensione che collega non solo il nuovo alle conoscenze già possedute ma fa nascere un nuovo schema che verrà perfezionato successivamente, con ulteriori conoscenze che gli studenti incontreranno.

Poiché Webquest prevede che gli studenti sviluppino delle strategie collaborative, al risultato finale i

diversi membri del gruppo contribuiscono con apporti differenti, sicché alla fine del percorso non tutti gli studenti hanno maturato le medesime competenze sviluppandole al medesimo grado. Questo - ci avverte March - non dev'essere visto come un problema, poiché nella vita reale non tutti sanno tutti, ognuno perciò può essere risorsa per l'altro, anzi mettendo assieme quel poco che ognuno sa è possibile ottenere risultati che vanno oltre la capacità individuale. Se più gruppi ricevono uno stimolo uguale, è probabile che essi non pervengano al medesimo risultato, il che indica agli allievi che ciò che fa il risultato è la specifica qualità del gruppo, la peculiarità degli individui che lo compongono e lo caratterizzano.