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LA QUALITA’ DEL RATING SOVRANO: PROFILI DI CRITICITA’.

IL RATING SOVRANO E LA DISCIPLINA EUROPEA DELLE AGENZIE DI RATING.

3.1 LA QUALITA’ DEL RATING SOVRANO: PROFILI DI CRITICITA’.

Il rating sovrano presenta numerosi aspetti problematici legati alla possibilità stessa che vengano emesse valutazioni sugli Stati da parte di soggetti privati, quali sono le agenzie di rating, che utilizzano unicamente criteri economici o finanziari, per valutare il merito creditizio di un Paese, sottovalutando o non considerando voci di bilancio quali, ad esempio, i servizi pubblici che uno Stato deve garantire.81

Per questa opacità nei giudizi le agenzie sono state fortemente criticate dalla dottrina, la quale ha posto l’accento sulla problematica della qualità dei rating sovrani, sottolineandone la scarsa capacità predittiva e prospettica evidenziandone, invece, la natura di rappresentazioni retrospettive.82

Per buona qualità di un rating sovrano si può intendere, anche, un giudizio che nel medio periodo non ha ricevuto frequenti correzioni ed il cui mutamento è stato determinato da fattori strutturali e non meramente congiunturali.

81 Nori G. “La sovranità degli Stati, il rating e le regole sulla concorrenza”, cit., p. 29-30.

82 Troisi A.”Le agenzie di rating. Regime disciplinare e profili evolutivi”, cit., p.91.

Sia per il Fondo Monetario Internazionale, che per lo stesso Standard&Poor’s si ha un vero e proprio “fallimento del rating”, qualora nell’arco temporale di un anno il rating sia stato corretto tre o più volte.

A seguito della crisi asiatica l’ FMI ha effettuato un’indagine avente ad oggetto l’arco temporale dal 1997 al 2002, periodo in cui numerosi rating furono rivisti rapidamente al ribasso, da cui è emerso che i “fallimenti dei rating” erano stati copiosi, nonostante gli sforzi profusi dalle agenzie nel migliorare la propria attività83.

Nell’indagine, le cause di questi fallimenti vengono ricondotte a tre limiti: l’inadeguatezza informativa, carenze analitiche, conflitti di interesse.

Quanto al primo limite, le agenzie hanno difficoltà a reperire le informazioni necessarie, in quanto queste sono di provenienza statale e la loro diffusione è condizionata alla politica di comunicazione delle informazioni degli Stati.

Il reperimento dei dati, per ovvie ragioni, è più difficoltoso nel caso dei rating non richiesti, in cui le agenzie possono fare affidamento unicamente sui dati pubblici e sui rapporti di collaborazione con le autorità competenti degli emittenti sovrani.

Il secondo limite, relativo alle carenze analitiche, dipende non soltanto da carenze metodologiche, ma anche da carenze degli stessi organici delle agenzie.

Il terzo limite riguarda, invece, il caso dei rating richiesti dagli emittenti sovrani (è il caso dei Paesi in via di sviluppo), in quanto in questo caso le valutazioni vengono pagate da questi ultimi.

La problematica della qualità del rating è strettamente connessa all’influenza dei giudizi sui mercati84.

La dottrina sul punto è divisa, poiché alcuni autori ritengono che il rating non abbia in sé tale capacità di condizionamento, mentre altri ritengono che il rating possa avere un impatto sui mercati finanziari. Benchè vi sia questa divergenza in letteratura, è la seconda impostazione da ritenersi prevalente, anche perché lo stesso Fondo Monetario Internazionale l’ha condivisa.

Il recente studio “ Rating sovrani e premi dei Cds in Europa”85 di D. Drago e R. Gallo si incentra sull’analisi degli effetti del rating sui mercati finanziari, attraverso la tecnica dell’event study 86, che investiga la relazione esistente tra due misure che stimano il grado di solvibilità di uno Stato: i rating e i Credit default swaps.87

Il lavoro analizza l’effetto di una variazione del rating emesso da Standard&Poor’s sulla quotazione dei premi dei Cds a cinque anni degli Stati dell’Area euro nell’arco temporale gennaio 2004-settembre 2013.

84 Op.cit.

85 Reperibile in www.bancaria.it.

86 “La metodologia di studio dell’evento è la la metodologia primaria per misurare la sicurezza dei cambi di prezzo in risposta ad eventi separati, che sono di rilevanza materiale per i rispettivi titoli”, definizione consultabile in www.eventstudytools.com.

87 I Credit default swaps sono strumenti finanziari derivati. “Il Cds è un contratto con il quale il detentore di un credito si impegna a pagare una somma fissa periodica a favore della controparte che, di converso si assume il rischio di credito gravante su quella attività nel caso in cui si verifichi un evento di default futuro ed incerto. L’aspetto fondamentale dei Cds consiste nel fatto che tra le controparti possono anche non avere alcun rapporto di credito con il terzo soggetto, in quanto il contratto prescinde dalla presenza di quest’ultimo; il sottostante è unicamente il merito creditizio e non il vero e proprio credito “ definizione reperita in www.borsaitaliana.it

Viene evidenziato il fatto che la copiosa letteratura in materia di studi degli effetti dei rating sul costo del debito degli Stati sovrani si era per lo più incentrata sui Paesi in via di sviluppo e questo perché in passato, raramente, le crisi finanziarie hanno riguardato i debiti degli Stati sovrani nei Paesi sviluppati.

La maggiore attenzione a questa problematica si è originata a seguito della profonda trasformazione dei profili di rischio causata dalla crisi finanziaria recente, che ha coinvolto gli Stati dell’area euro. Dalle conclusioni di questo studio si evince che l’annuncio di una variazione del rating ha effetti sui premi dei Cds dell’area euro e che di conseguenza le agenzie di rating influenzano il costo del debito degli Stati sovrani. Gli autori sollevano dubbi in relazione al fatto che le agenzie di rating possano effettivamente avere uno stabile vantaggio informativo in materia rispetto alla generalità degli operatori, dal momento che la situazione delle finanze pubbliche degli Stati dell’Eurozona e del mercato dei titoli di Stato sono monitorate costantemente dalle istituzioni finanziarie più importanti, nonché da varie organismi nazionali e sovranazionali. Nonostante ciò, secondo gli autori, la UE non sembra aver intrapreso con decisione la via della riduzione dell’uso del rating nella regolamentazione, ma sarebbe opportuno considerare attentamente il problema, in quanto l’attuale situazione conferisce un grandissimo potere alle agenzie e produce effetti indesiderati nel senso di una maggiore volatilità dei mercati, con riflessi sul costo delle finanze pubbliche e implicazioni per la stabilità finanziaria.

3.2. IL REGOLAMENTO CE N. 1060/2009:LA CREAZIONE DI UN QUADRO