I giudizi delle agenzie di rating non possono essere considerati come semplici opinioni poiché possono influenzare enormemente le decisioni degli investitori ed i declassamenti, non giustificati dai fondamentali economici impattano negativamente sugli Stati oggetto delle valutazioni.
In particolare, questo è vero per gli Stati che non hanno la sovranità monetaria, come quelli appartenenti all’Eurozona e che hanno fondamentali economici intermedi.78 Paesi come l’Italia o la Spagna, per riconquistare la fiducia dei mercati, sono stati costretti ad imporre pesanti misure di austerità, che li hanno trascinati in recessione. Tra le annunciate misure di austerità ed i giudizi delle agenzie sulla credibilità dell’attuazione di questi programmi da parte degli Stati è stata individuata una relazione da parte di Sager F. e Hinterleitner M. nello studio intitolato How do Credit
Rating Agencies Rate? An Implementation Perspective on the Assesment of Austerity Programs during the European Debt Crisis.79
Dallo studio emerge che c’è una relazione particolare tra i programmi di austerità ed i rating sovrani, poiché i primi forniscono il segnale ai mercati che uno Stato ha
78 Langiullli M.”Il possibile impatto dei rating emessi dalle agenzie e
un’analisi dei giudizi sul debito sovrano emessi da Standard&Poor’s” in Moneta e
Credito, vol.67n.268, l’autore ha effettuato un’analisi dei giudizi sul debito degli Stati sovrani dell’eurozona emessi da Standard&Poor’s prendendo in considerazione il segmento temporale che va dal primo trimestre 2001 al quarto trimestre 2012 e ha evidenziato il fatto che l’agenzia ha adottato giudizi maggiormente severi nei confronti dei paesi IPSI (Irlanda, Portogallo, Spagna , Italia).
intenzione di onorare i debiti contratti, la cui credibilità, peraltro, deve essere, in ogni caso, comunque verificata.
La finalità di questo studio è quella di analizzare come le agenzie reagiscono all’annuncio di un programma di austerità e così rispondere alla domanda se gli Stati possono prevenire i declassamenti nel breve o nel medio periodo proprio attraverso una tale tipologia di annuncio di un programma.
Lo studio, a questo scopo, effettua un’analisi comparativa di ventiquattro programmi di austerità attuati in sedici Stati dell’Unione Europea nel periodo di tempo che va dal gennaio 2009 al maggio 2012 e sottolinea come i giudizi delle agenzie siano stati guidati principalmente dal criterio della competitività.
Mentre gli Stati competitivi sono stati ritenuti in grado di generare crescita futura e, perciò, hanno ottenuto valutazioni positive, quelli meno competitivi non sono riusciti a prevenire i declassamenti nel breve e nel lungo periodo attraverso gli annunci dei programmi di austerità.
Secondo gli autori è di vitale importanza stabilire quali fattori vengono presi in considerazione dalle agenzie quando giudicano la credibilità di uno Stato nell’attuazione di un programma di austerità.
Vengono individuate cinque condizioni, che influenzano le reazioni delle CRA. In primo luogo, i governi conservativi di centro-destra sostengono ed attuano le misure di austerità in misura più incisiva rispetto ai governi di centro-sinistra e cristiano-democratici e si trovano di fronte ad un minor biasimo per la politica di tagli
sociali. Come prima condizione, conseguentemente, la presenza di un forte governo di centro-destra dovrebbe avere un effetto positivo sulla reazione delle CRA.
La seconda condizione che incide sulla reazione delle agenzie è data dall’alto grado di decentralizzazione del sistema politico; secondo gli autori un sistema politico decentralizzato mette in evidenza un grande numero di “veto players”80, che di fatto, possono ostacolare l’attuazione delle politiche economiche dei governi.
Come terza condizione, l’esistenza di un’efficiente amministrazione avrà effetti positivi sulla valutazione delle CRA in merito alla credibilità delle misure di austerità. L’altro fattore macroeconomico considerato dagli autori è rappresentato dall’esistenza dell’ampio pacchetto di misure di emergenza adottato in ambito europeo, durante il periodo della crisi del debito degli Stati dell’Eurozona, ossia l’EFSF, l’ESMA o le politiche di sostegno della BCE ai mercati finanziari.
Le agenzie di rating in svariate occasioni hanno accennato che i ratings sovrani dipendono dalle garanzie fornite dalle autorità europee. Perciò è plausibile assumere che anche agli Stati non competitivi vengono concesse valutazioni migliori dalle CRA se questi riescono a porsi sotto l’ombrello di salvataggio dell’Europa.
Gli autori sottolineano, inoltre, il fatto che da quando gli Stati esaminati hanno la stessa moneta o la loro moneta nazionale è agganciata all’euro, essi non possono
80 La teoria dei “veto players” è stata elaborata da George Tsebelis nel 1995. Si tratta di una nuova teoria politica basata su una nuova classificazione dei sistemi politici, secondo cui il diverso funzionamento di quei sistemi dipende essenzialmente dal numero e dalla distanza ideologica di attori/giocatori- istituzionali e partitici. I veto players sono quegli attori individuali o collettivi ai quali è richiesto un accordo per un cambiamento dello status quo politico.
svalutare la loro moneta corrente senza limitazioni come mezzo per evitare le misure di risanamento.
Questo accresce l’importanza delle misure di austerità. Inoltre, è anche da considerare il fatto che i Paesi dividono anche un mercato interno e si stanno sottoponendo ad un processo di armonizzazione in tema di politica fiscale da quando è iniziata la crisi. La conclusione a cui giungono gli autori è che gli Stati economicamente competitivi possono utilizzare il delineato meccanismo di segnalazione ai mercati a loro beneficio, mentre per gli Stati meno competitivi questa strategia non riesce ad arrestare i downgrading.
Per gli Stati meno competitivi, le conseguenze negative che provengono dalla reazione delle CRA all’annuncio di un programma di austerità e la loro influenza sul costo dei prestiti si pongono come particolarmente stimolanti.
C’è una certa ironia nel realizzare che le CRA non tanto gli Stati competitivi ma al contrario gli Stati non competitivi forzano ad adottare soluzioni di emergenza che vincolano la sovranità economica nazionale anziché incoraggiarla.
CAPITOLO 3
IL RATING SOVRANO E LA DISCIPLINA EUROPEA DELLE AGENZIE DI