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La riduzione delle emissioni dei gas serra

L’accelerazione dei cambiamenti climatici è la causa primaria del surriscaldamento del pianeta; i livelli record raggiunti dai gas serra negli ultimi anni stanno minacciando gli ecosistemi a livello globale. Anche la Cina è coinvolta in questo cambiamento essendone uno dei principali responsabili. Dal 1986 al 2005 l’inverno cinese è diventato sempre più mite; dal 1990 inondazioni frequenti devastano il sud del Paese, mentre al nord le terre sono sempre più aride e degradate.

A causa delle inondazioni la Cina subisce perdite annuali pari al 2% del PIL; nel 2005 dodici milioni di ettari di raccolto furono danneggiati causando una perdita di più di 100 miliardi di Yuan. Secondo il Ministro delle Risorse Idriche, entro il 2020 il 41% della popolazione soffrirà le conseguenze di alluvioni frequenti. Oltre a ciò la superficie dei ghiacciai si sta assottigliando spaventosamente, mentre il livello del mare si innalza di 2.5 mm all’anno. L’inquinamento atmosferico e idrico costa alla Cina l’8% del PIL: le emissioni di zolfo causate dal consumo sfrenato di carbone nella Cina meridionale, si stanno propagando nel nord-est del paese fino al Tibet, per un’area complessiva del 29% del suolo nazionale, causando danni all’industria agricola per un pari di 4.36 miliardi di Yuan.

Secondo gli esperti cinesi il futuro che si prospetta non è affatto roseo: la temperatura media annua aumenterà di 1.3-2.1°C entro il 2020 e di 2.3 fino a 3.3°C nel 2050. Nel prossimo secolo la desertificazione e l’erosione del suolo delineeranno uno scenario preoccupante in termini di disponibilità di cibo; lo scioglimento progressivo dei ghiacciai della catena montuosa Tianshan avrà effetti drammatici sui livelli oceanici che si innalzeranno in modo apocalittico; l’accumulo di fango nei fiumi e nei laghi comprometteranno la capacità e la portata dei corsi d’acqua, bloccandone gli emissari. Negli ultimi anni, a causa dell’elevato inquinamento dei fiumi, la popolazione cinese è costretta ad utilizzare le riserve acquifere sotterranee sia per usi industriali che agricoli; ciò determina un grande spreco di risorse e l’incremento dei loro costi di utilizzo legato a trivellazioni profonde per trovare la prima vena acquifera. Nelle campagne 300 milioni di persone bevono acqua non potabile mentre il 7.4% dei terreni agricoli viene contaminato quotidianamente, riducendo così la qualità dei raccolti. A rischio sono sia gli organismi acquatici che l’uomo, esposto a sostanze contaminanti attraverso le colture di cui si alimenta e l’acqua. Il tasso di mortalità da malattie croniche è sconcertante. Anche la biodiversità delle specie viventi è a rischio, ed animali più rari come

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l’antilope tibetana ed i panda si stanno estinguendo. Altre sfide dovranno essere affrontate in prospettiva all’erosione progressiva dei litorali e al processo di salinizzazione dell’acqua del mare.

Per contrastare la desertificazione dilagante di tredici province cinesi e la mancanza di riserve acquifere per la produzione di idroelettricità, nel 1970 il Ministero Forestale ordinò la costruzione di un maestoso argine naturale denominato Grande Muraglia Verde. Per ovviare a questo problema fu intrapreso un grande progetto di rimboschimento1 che nel 2000 aveva ricoperto di vegetazione 67 milioni di ettari; vennero piantati 8.7 milioni di alberi differenti coprendo 405 milioni di ettari di superficie collinare artificiale, corrispondente a circa il 42% di territorio arido. Ciò ha permesso l’aumento della forestazione globale pari ad un decimo. Le autorità cinesi prevedono di ampliare la costruzione della Muraglia Verde per un’estensione pari a 4500 km in prossimità del deserto settentrionale, entro e non oltre il 2050.

Per diminuire le emissioni di gas serra, la Cina sta facendo passi da gigante ratificando nel 1993 la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (CCNUCC) ed il Protocollo di Kyoto nel 2002. Secondo gli articoli dei due documenti sopracitati, la Cina non è soggetta a nessun limite sulle emissioni inquinanti, essendo ancora considerata un paese in via di sviluppo. La questione va analizzata secondo il principio delle cosiddette “responsabilità comuni, ma differenziate”: ogni paese è chiamato ad arginare il problema del cambiamento climatico in base alle proprie capacità. Inoltre in virtù del principio di equità vigente, i paesi sviluppati sono i responsabili storici del mutamento climatico e pertanto devono impegnarsi a ridurre drasticamente le emissioni. Da un lato i paesi in via di sviluppo non possono seguire le politiche imperialiste delle grandi potenze (in quanto non è più sostenibile per lo spreco eccessivo di risorse); dall’altro lato non è giusto imporre restrizioni energetiche a paesi che non hanno ancora terminato il loro processo di urbanizzazione e di modernizzazione. Tuttavia, per l’emergenza del problema a livello globale, anche la Cina sta adottando una serie di misure complementari:

o Rinnovamento della propria struttura economica ed energetica;

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La Cina intraprese progetti di riforestazione anche nel 1952, con la creazione di una barriera verde lungo la parte occidentale del nord-est del paese. Un piano di rimboschimento venne definito anche per il periodo 1956- 1968 che tuttavia non fu portato a termine per lasciare spazio a terre coltivabili. Nel 1963 furono stanziati sussidi per la riforestazione, i quali però furono successivamente bloccati con l’avvento della Rivoluzione culturale. Per approfondimenti sul tema consultare Richard Louis EDMONDS, Patterns of China’s Lost Harmony, Routledge, London, 1994, p. 48.

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o Attuazione del progetto di riforestazione;

o Implementazione della circular economy e dei precetti delle economie energetiche; o Realizzazione dei progetti del Meccanismo di Sviluppo Pulito (MDP);

o Messa in pratica del programma “Grain-for-green”1

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Successivamente all’adozione di queste misure, la quantità di anidride carbonica emessa dai combustibili fossili venne ridotta da 5.47 kg/USD nel 1990 a 2.76 nel 2004. L’utilizzo di energia rinnovabile consentì di eliminare le emissioni di CO2 per un totale di 328 milioni di

tonnellate. Dal 1980 al 2005 la gestione più attenta delle foreste ed il conseguente processo di rimboschimento hanno facilitato l’assorbimento di 3.06 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.

In seguito ad innumerevoli ricerche scientifiche e tecniche, è stato pubblicato il Rapporto statale di valutazione sul cambiamento climatico, che costituisce un’importante raccolta di dati per concretizzare le politiche a riguardo. Il governo cinese inoltre, attraverso la cooperazione di diciassette ministeri ha elaborato anche il Programma dello Stato sul cambiamento climatico della Cina, rappresentante il primo documento programmatico cinese di rilevanza globale, modello da seguire per i paesi in via di sviluppo. I cinque principi fissati dalla Cina contro il mutamento del clima sono i seguenti:

1. Lottare contro il surriscaldamento globale nell’ottica di sviluppo sostenibile;

2. Rispettare l’esistenza di una “responsabilità comune ma differente” postulata dal CCNUCC;

3. Bilanciare il concetto di riduzione con quello di adattamento; 4. Partecipare ai programmi di cooperazione internazionale; 5. Fare investimenti nel campo dell’innovazione tecnologica.

Tra i provvedimenti normativi più importanti si cita la Legge delle riserve naturali, la Legge sul carbone e la Legge sull’elettricità. Altri regolamenti vengono emanati per fissare i parametri energetici di apparecchiature industriali e domestiche, nonché dei veicoli a motore, mentre vengono migliorate le norme che vincolano le imprese a rispettare una certa temperatura degli impianti di riscaldamento o dei climatizzatori negli edifici.

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Il “Grain-for-green” è un programma lanciato nel 1999 dal governo cinese contro l’inquinamento del suolo. In conformità con le linee governative, gli agricoltori erano liberi di piantare alberi nelle proprie campagne.

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Nel 2007 il Consiglio degli Affari di Stato promulgò il Programma dell’economia energetica e delle riduzioni delle emissioni. L’ufficio Nazionale di Silvicoltura, la CNPC (una compagnia petrolifera cinese) e la Fondazione per il rimboschimento della Cina hanno stanziato i cosiddetti “Fondi del carbonio verde cinese”. Tale fondo verrà utilizzato per accumulare nuove riserve di carbonio mediante il processo di riforestazione. In particolare, CNPC contribuì al progetto versando 30 milioni di Yuan al fine di aumentare da 5 a 10 milioni di tonnellate l’anidride carbonica nei prossimi 10 anni. Nel 2007 il Consiglio degli Affari di Stato pubblicò un altro documento rilevante, dal titolo la Strategia di sviluppo dell’industria del cemento; l’obiettivo che ci si prefiggeva era ridurre il cemento proteggendo l’ambiente e diminuendo le emissioni inquinanti di anidride carbonica. Il Programma Speciale ad esso dedicato si prefiggeva il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

 Sviluppare l’industria cementizia in un’ottica ecosostenibile;  Accelerare la ristrutturazione della medesima;

 Rinforzare il sistema di regolazione globale mediante un corpus di leggi strutturato. La Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme unitamente all’Associazione del cemento in Cina ha organizzato il primo forum internazionale riguardante il Protocollo della riduzione delle emissioni di CO2 nel settore cementizio. Questo strumento di importanza

mondiale è stato utilizzato nel corso del forum per discutere la capacità delle imprese cinesi di applicazione degli strumenti internazionali CCNUCC, utili per calcolare le emissioni di CO2,

diffondendo anche conoscenze basiche sui metodi di controllo delle stesse.

Nel 2008 la Società di Investimento per l’Elettricità investì 5 miliardi di Yuan per diffondere la batteria solare fotovoltaica, innovazione tecnologica che fa della Cina uno dei paesi più all’avanguardia sul fronte energetico a livello mondiale.

Per la riduzione delle emissioni inquinanti si dovrà investire in fonti energetiche alternative, quali l’elettricità idraulica, la termoelettricità, l’elettricità nucleare, la biomassa, l’industria del metano, l’energia eolica, solare, geotermica ed oceanica. A ciò si deve aggiungere la ristrutturazione di 52 milioni di ettari di distese erbose deteriorate, alcaline o desertificate e l’innalzamento del tasso delle risorse forestali del 20%. La flora e la fauna tipiche degli ecosistemi marini e terrestri dovranno essere tutelate e la mangrovia sarà totalmente rigenerata. Quando il Primo Ministro Wen Jiabao era a capo della Squadra di Direzione Nazionale contro il Cambiamento Climatico e della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e

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le Riforme vennero elaborate numerose politiche ambientali. È compito delle istituzioni metterle in pratica, rispettando le caratteristiche locali in merito al clima, alla geografia e alla crescita economica delle diverse regioni. Un altro provvedimento statale ha consentito l’apertura di un Fondo Cinese per lo sviluppo pulito, alleggerendo le imprese dal peso finanziario derivante dall’implementazione delle procedure energetiche.

Oltre all’impegno pratico, la coscienza collettiva deve essere educata all’accettazione sociale del cambiamento in atto, per ampliare il raggio di azione su scala globale mediante il coordinamento delle politiche statali e delle riforme amministrative. L’innovazione istituzionale concerne principalmente la riforma del meccanismo dei prezzi dell’energia e della tassa sul petrolio usato come combustibile, gli acquisti di impianti a risparmio energetico da parte del governo, lo sviluppo dei mezzi pubblici e su rotaie e la promozione dei veicoli a bassa emissione. Allo stesso tempo viene vietato l’utilizzo di infrastrutture che non rispettino le normative energetiche e viene proibita la produzione e la vendita di prodotti inquinanti.

Secondo i precetti dell’economia circolare, questi sono solo alcuni dei provvedimenti più significativi che la Cina sta implementando per ridurre le emissioni inquinanti:

 Sostituire l’acciaio con materiali ecosostenibili, recuperare l’acciaio usato e riutilizzarne le scorie allungando il ciclo di vita dell’acciaio stesso;

 Rimpiazzare i combustibili minerali con rifiuti combusti;

 Favorire il potenziamento dei sistemi di depurazione delle acque di scolo;

 Abbassare i prezzi dell’elettricità prodotta con i gas provenienti dell’incenerimento dei rifiuti;

 Ridurre o addirittura annullare l’imposta sui profitti aziendali limitatamente ad un certo periodo di tempo per i progetti di recupero dei gas di scarico;

 In campo agricolo è possibile ridurre i gas serra migliorando i sistemi di irrigazione e costruendo impianti per la raccolta delle acque pluviali. Le colture devono rispondere alle caratteristiche morfologiche del terreno della propria regione, al fine di aumentare la specializzazione agricola e ridurre la produzione di organismi geneticamente modificati.

 Anche la silvicoltura può essere rinnovata imponendo il divieto all’abbattimento delle foreste e migliorando i loro sistemi di isolamento contro il rischio di incendio. Per

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evitare la diffusione di epidemie, è importante selezionare le specie arboree più resistenti al freddo, all’aridità e agli insetti nocivi.

 Le risorse idrauliche nazionali vanno salvaguardate attraverso una serie di misure per migliorare il sistema di trasferimento delle acque dal sud al nord del Paese, collegando il Fiume Giallo ai fiumi Huai, Hai e Yangtze. L’iniziativa “South to North water diversion project” fu intrapresa nel 2002 dal Consiglio di Stato ed entro il 2050 trasferirà 45 miliardi di m3 annui di acqua dal bacino del fiume Yangtze alle regioni più settentrionali della Cina, in particolare alle città di Pechino e Tianjin. Con un finanziamento corrispondente a 100 miliardi di Yuan, verranno costruite tre vie di collegamento: la via est trasferirà l’acqua dal basso Yangtze alle province del Jiangsu e dello Shandong; l’acqua defluirà lungo la via centrale dal fiume Han fino alle province di Hebei e di Henan; infine la via ovest aumenterà la portata del Fiume Giallo collegando i fiumi Yalong, Dadu e Tongtian.

 Per la tutela delle zone litoranee viene attuato un piano di protezione delle spiagge con conseguente rinforzo delle dighe per far fronte alla crisi idrica; a questo si aggiunge l’intenso programma di desalinizzazione dell’acqua del mare previsto dall’XI Piano Quinquennale che ha permesso la costruzione di 69 impianti per una capacità produttiva totale di 600.000 tonnellate di acqua al giorno. Secondo le direttive del XII Piano Quinquennale, tale capacità verrà estesa a tre milioni entro il 2020, con un investimento di 20 miliardi di Yuan. Le città situate in riva al mare sono soggette al rispetto di normative molto rigide, che prevedono l’aumento dell’altezza delle banchine dei porti e la protezione della biodiversità marittima.

2.6 La transizione della Cina verso uno sviluppo a basso contenuto di