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La sindrome della moria e deperimento del melo:

attività intraprese e

prime risultanze

D ANIELE P RODORUTTI , G ASTONE D ALLAGO , C HRISTIAN C AINELLI , V ALERIA G UALANDRI , D A VIDE P ROF AIZER , G INO A NGELI

Negli ultimi anni la sindrome della “moria e de- perimento” del melo ha interessato le principali aree frutticole del Trentino raggiungendo, in al- cuni frutteti, valori di incidenza elevati (prossimi all’80%). I sintomi sono rappresentati da pian- te con vegetazione stentata, con evidenza di fenditure, necrosi e cancri principalmente alla base del fusto e nel punto d’innesto (foto 1 e 2) e in alcuni casi sfogliature e imbrunimenti del tronco. Le piante stentate, inoltre, sono più suscettibili alla colonizzazione del bostrico le cui gallerie prodotte nel legno aggravano ulte- riormente il danno nei frutteti.

In seguito al recente incremento e diffusione di questa sintomatologia, nel territorio della PAT sono state avviate una serie di ricerche per analizzare quali condizioni e fattori risultino predisponenti.

Preliminarmente è stato effettuato un monito- raggio dei frutteti trentini per verificare la dif- fusione del fenomeno. Sono state individuate otto macroaree dove si sono concentrati i ri- lievi: cinque in Val di Non, una a Trento sud e Val del Sarca, una a Trento nord e una in Valsugana. La superficie complessiva a melo per le 8 macroaree, che comprende impianti nell’età di 1-5 anni (2011-2007) è pari a 2464 ettari, secondo la ripartizione della tabella 1. I danni maggiori sono stati rilevati solitamente su piante giovani (2-5 anni) e nelle aree pede- montane ad altitudini superiori ai 400 m, men- tre il fenomeno sembra più contenuto negli areali di fondovalle caratterizzati da terreni fer- tili, meno movimentati e interessati da un clima più mite. Da una prima analisi sembra che nel

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2012 ci sia stata una minore incidenza della sindrome rispetto agli anni immediatamente precedenti, sia su impianti in piena produzione che su impianti in fase giovanile.

Nelle zone maggiormente colpite è stato va- lutato il decorso della sintomatologia nel cor- so della stagione vegetativa. Per capire se ci sono microrganismi potenzialmente patogeni associati alla sindrome della moria e il loro ruo- lo nella manifestazione dei sintomi, sono state campionate piante di melo dalle diverse aree frutticole del Trentino. Le piante sono state sottoposte ad analisi diagnostica e i principali organismi isolati da cancri e necrosi del fusto sono stati in seguito utilizzati in prove di pato- genicità.

Dalle analisi effettuate a partire dal 2010, sul fusto di piante sintomatiche sono stati isolati in alcuni casi batteri (Pseudomonas syringae pv. syringae) o funghi (Phomopsis spp., Bo-

tryosphaeriaceae, Nectria spp.) in grado di

provocare cancri e necrosi. In molti campioni, da fenditure o necrosi della corteccia e da par- ti del fusto imbrunite o danneggiate dal gelo, non sono stati invece isolati organismi pato- geni.

Piante di melo sane sono state inoculate con i principali microrganismi isolati per verificare se sono in grado di svilupparsi nei tessuti legnosi e riprodurre i sintomi associati a moria o de- perimento. Isolati di P. syringae, Phomopsis e

Botryosphaeria inoculati su branche e rami di

melo hanno provocato la formazione di cancri e imbrunimenti a livello della corteccia e del le- gno sottostante ma non ne hanno mai causa- to il disseccamento, nemmeno dopo un anno dalle infezioni. Test di patogenicità su piante sottoposte a danni da freddo e siccità hanno evidenziato che lo sviluppo di questi micro- organismi sembra favorito dalle condizioni di stress.

Nell’ottica di individuare delle strategie fitoiatri- che di contenimento della sindrome, sono sta- te avviate prove sperimentali in meleti situati in un’area con presenza di moria, trattando la parte basale del fusto con principi attivi chimi- ci, agenti naturali di biocontrollo e prodotti co- prenti di varia natura (foto 3). In queste prove di difesa, con trattamenti autunnali del fusto, le piante non hanno ancora manifestato sintomi di moria o deperimento e quindi è necessa- rio continuare la sperimentazione nei prossimi anni per evidenziare eventuali differenze tra le tesi. Tuttavia è interessante rilevare una buona persistenza e colonizzazione della corteccia da parte di Trichoderma, fungo antagonista che, agendo per competizione di spazio e nu- trienti, potrebbe limitare lo sviluppo e le infe- zioni di altri microorganismi.

A tutt’oggi dalle piante che presentano sintomi di moria e deperimento sono stati isolati solo patogeni deboli, che necessitano di condizioni predisponenti per instaurarsi e causare danni nei frutteti. In molti casi dai campioni prelevati sono stati isolati solo organismi saprofiti o ad- dirittura non si sono sviluppati funghi o batteri. L’ipotesi è che intervengano inizialmente fattori di stress in grado di causare un deperimento delle piante di melo e che in seguito favorisca- no lo sviluppo di microorganismi a debole pa- togenicità. Condizioni agronomiche (es. tipo di suolo, bonifiche, lavorazioni profonde, com- pattamento, concimazioni), climatiche (gela- te, basse temperature invernali, stress idrici,

MACROAREA N. ETTARI

Val di Non, alta-ovest 326

Val di Non, alta-est 420

Val di Non, centro-ovest 387

Val di Non, centro-est 358

Val di Non, bassa 491

Trento nord 77

Trento sud e Val del Sarca 270

Valsugana 135

TAB. 1

TAB. 1 Ripartizione della

superficie complessiva a melo compresa nell’età 1-5 anni (2011-2007) per le 8 macroaree

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esposizione), stress fisiologici (squilibrio vege- tativo, tardiva entrata in dormienza, difficoltà di attecchimento) e successivamente agenti biotici (batteri e funghi patogeni secondari, bostrico) sono tutti fattori che possono essere coinvolti nella sindrome della moria del melo. Sarà comunque necessario proseguire con ulteriori studi e sperimentazioni per chiarire le cause dell’incremento della moria registrato negli ultimi anni, in particolare in relazione: • all’incremento dei rinnovi dei frutteti • ai cambiamenti climatici in atto

• ai cambiamenti nelle pratiche di gestione dei frutteti

• ai fattori biotici e abiotici coinvolti.

APPle Tree diebACk: ACTiviTieS CArried ouT And iniTiAl reSulTS In the last few years dieback in apple trees has been observed in the main fruit growing areas of Trentino. The initial symptoms are stunted growth and chlorotic leaves, followed by cracking and necrosis in the lower part of the trunk. Several studies and trials have been carried out at the Fondazione Mach in order to understand the conditions and factors involved in the dieback syndrome. Orchards have been monitored to verify the spreading of the syndrome in Trentino and development during the growing season. Plants with symptoms have been sampled in order to identify potential pathogens colonising affected tissues and field trials have been carried out to find possible control strategies that can reduce the incidence of dieback.

2 Necrosi e cancri nella parte basale del fusto con sviluppo di nuovi polloni dal portainnesto

3 Prova sperimentale di difesa con applicazioni autunnali localizzate sul fusto

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C A n OP y A DAPTED S PRA y Ing . L ’ESPERIENZA TRIENNALE DI APPLICAZIONE DEL METODO TR V IN V AL DI N ON