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La teoria dell’esperienza

1. Esperienza in Dewey, una prospettiva pragmatica

1.2. La teoria dell’esperienza

In Dewey la “teoria dell’esperienza” sta alla base di qualsiasi processo formativo, l’esperienza infatti ha carattere inglobante che implica tutte le dimensioni della persona; essa, poi, non solo non ha limiti temporali, ci accompagna tutta la vita, ma non ha neppure limiti istituzionali, coinvolge tutti i momenti della nostra vita , ovvero, tanto quelli che si realizzano all’interno di istituzioni quanto quelli che si

67 Ivi, 158. 68 Ivi, 159. 69 Ivi, 161

realizzano fuori da esse. L’esperienza è allo stesso tempo tradizione ed invenzione, è allo stesso tempo acquisizione, sapere ricevuto e consolidato, ma contemporaneamente è anche sapere elaborato e prova di novità. In questo duplice aspetto dell’esperienza è possibile riconoscere un movimento attraverso il quale un accadimento distruggerà la forma anteriore del vissuto immediato per rielaborarla riflessivamente.

Tuttavia abbiamo già anticipato che, secondo Dewey, non tutte le esperienze possono dirsi formative, per essere tali esse devono obbedire al principio di continuità, «l’esperienza autentica si inscrive all’interno di uno sviluppo ininterrotto della persona, […] la personalità non è che un continuum d’esperienze che devono concatenarsi senza scontri»70. Dewey

nel presentare la natura dell’esperienza individua in essa due elementi: uno attivo e uno passivo. «In senso attivo l’esperienza è un tentare […] in senso passivo essa è un sottostare[…]. Il nesso di queste due fasi dell’esperienza misura la fertilità o il valore dell’esperienza. La sola attività non costituisce esperienza»71. L’esperienza cioè implica un

cambiamento ma questo assume significato se si connette con le conseguenze che derivano dall’attività. Dewey ci offre l’esempio del bambino e la fiamma: l’esperienza del bambino che si brucia con la fiamma non deriva in sé e per sé per il fatto di essersi bruciato ma per il fatto che a partire da questa esperienza mettere il dito nella fiamma assume il significato di bruciarsi. Senza questa trasformazione nel significato si rimane a un mero, per quanto doloroso, cambiamento fisico. «Nessuna esperienza che abbia un significato è possibile senza qualche elemento di pensiero»72.

70 Fabre M., Epistemologia della formazione, (titolo originale Penser la formation) Tr. it. a cura

di Ivana Padoan, CLUEB, Bologna 1999, p. 148.

71 Dewey J., (1916) Democrazia e educazione, Tr. it. Enzo Enriques Agnoletti e Paolo Padano,

Sansoni – RCS Libri, Milano 2012, p. 151.

Il principio di continuità può essere espresso come una crescita il cui svolgimento non è solo fisico ma anche intellettuale e morale, tuttavia si deve tenere in considerazione che secondo Dewey il processo educativo si realizza non quando esso prende una direzione qualsiasi bensì nel momento in cui il processo educativo realizza una forma di crescenza, cioè crea le condizioni per una continuazione della crescenza. L’esperienza che si pone come “forza propulsiva” è quella che contiene «la promessa e la possibilità di presentare nuovi problemi, i quali con lo stimolare nuove vie d’osservazione e di giudizio allargheranno il campo dell’esperienza futura»73. Il principio di continuità dunque si rivolge al futuro e si prepara

nel presente attraverso tutto ciò che ci proviene dal passato, «gli obiettivi dell’apprendere sono nel futuro e i suoi immediati materiali sono nell’esperienza presente»74 ma l’esperienza a cui si fa riferimento è quella

in grado di espandersi nel futuro e che comprende però anche il passato. L’esperienza maggiormente formativa è dunque quella che conduce in un campo non ancora familiare e cioè laddove sorgono dei problemi75, questi

«difatti sono lo stimolo a pensare»76. È dunque l’esperienza che ci porta

«verso un mondo circostante, fisico e umano, più ampio, più purificato, meglio organizzato»77 e questo si realizza quando venga adottata «la

sistematica utilizzazione del metodo scientifico considerato come modello

73 Dewey J., (1938) Esperienza e educazione, Tr. it. di Ernesto Codignola, La Nuova Italia

Editrice, Firenze 1953, pp. 65.

74 Ivi, 67.

75 Dobbiamo sottolineare che Dewey fa queste considerazioni nel contesto di un

confronto con quella che lui definisce educazione tradizionale, la quale viene posta in contrapposizione con l’educazione progressiva proposta dal nostro autore; una delle critiche che Dewey rivolge all’educazione tradizionale è quella di escludere l’esperienza dal campo di attenzione: «gli studi della scuola tradizionale consistevano in argomenti che venivano scelti e ordinati sulla base del giudizio degli adulti circa ciò che sarebbe stato utili per i giovani nel futuro, il materiale da studiare era stabilito senza tener conto dell’attuale esperienza di vita di chi imparava. Ne conseguiva che esso aveva da fare col passato: era quello che aveva dimostrato di essere utile agli uomini nelle età trascorse.[…] L’unica via di uscire dai sistemi scolastici che fanno del passato un fine in sé è quello di imparare a conoscere il passato come un mezzo per intendere il presente» (Ivi, pp. 67-68).

76 Ivi, 69. 77 Ivi, pp.72-73.

ideale dell’intelligente esplorazione e sfruttamento delle possibilità implicite nell’esperienza»78. Il metodo scientifico applicato all’esperienza

consente a Dewey di sottolineare il carattere conoscitivo dell’esperienza. «L’”esperienza” cessa allora di essere empirica e diventa sperimentale. La ragione cessa di essere una facoltà remota e ideale, e significa tutte le risorse con le quali l’attività è resa feconda di significato»79. L’introduzione

del metodo sperimentale produce operazioni effettuate in condizioni di controllo e, avendo di mira un risultato di conoscenza, consente di afferrare un principio e comprovare idee feconde.

L’esperienza non è più un semplice compendio di quel che è stato fatto in passato in modo più o meno casuale; è un controllo deliberato di ciò che si fa per rendere il più ricco possibile di suggerimenti (di valori suggeriti) ciò che avviene a noi e ciò che noi facciamo alle cose ed è un mezzo per controllare la validità dei suggerimenti.80

Attraverso l’esperienza il pensiero aumenta il proprio potere di azione e libertà, Dewey definisce tale esperienza con il termine “modulazione”, si tratta della «libertà del volere intelligente che dipende dall’ordine del progetto»81, la libertà infatti non viene concepita da Dewey

in senso negativo, cioè come assenza di costrizioni, bensì come un poter fare in cui pertanto trova posto anche il progetto e l’organizzazione dell’azione. Nel progetto l’azione diviene razionale e la modulazione razionale dell’esperienza si rifà naturalmente al metodo scientifico ed è l’esperienza in grado di offrire la maggior capacità di ricercare la soluzione rispetto a un problema82 e tale viene considerato tutto ciò che

78 Ivi, p. 76.

79 Dewey J., (1916) Democrazia e educazione, Tr. it. Enzo Enriques Agnoletti e Paolo Padano,

Sansoni – RCS Libri, Milano 2012, p. 304.

80 Ivi, pp. 300-301.

81 Fabre M., Epistemologia della formazione, (titolo originale Penser la formation) Tr. it. a cura

di Ivana Padoan, CLUEB, Bologna 1999, p. 149.

82 Il problema consiste generalmente in una contraddizione. «Nell’azione, questa

ostacola la continuità dell’esperienza. Il progetto dunque si pone come ciò che mette in comunicazione desiderio-fine-azione e fa questo sulla base dell’organizzazione scientifica del sapere, nella forma del rapporto mezzi/fini. Fabre riassume in questo modo lo strumentalismo di Dewey:

le idee sono delle chiavi, strumenti e ponti. Per cui pensare, modulare l’esperienza suppone: 1) la percezione di una difficoltà; 2) la sua determinazione o definizione; 3) il suggerimento di una possibile soluzione; 4) lo sviluppo ragionato delle conseguenze del suggerimento; 5) il test delle ipotesi attraverso la sperimentazione.83

Dewey sottolinea che «quale sia il grado dell’esperienza, non abbiamo altra scelta: o agire in conformità al modello ch’essa ci offre o trascurare la funzione dell’intelligenza nello sviluppo e nel controllo di un’esperienza vivente e propulsiva»84; ma su questo si dovrà ritornare più

avanti.