• Non ci sono risultati.

La valutazione delle politiche di contrasto alla povertà

Partendo dalla riflessione sul quadro delle esperienze più significative di misure di contrasto alla povertà sperimentate nel welfare italiano e descritte nel precedente paragrafo, è possibile osservare che tutte queste misure seppur variegate sono state contraddistinte da aspetti di provvisorietà e in alcuni casi da un ampiezza temporale breve, segnate da alcune interruzioni. Tali aspetti sono dovuti essenzialmente al ciclo politico. A quest‟ultimo è dovuta la chiusura dell‟esperienza del RMI, innovativa e promettente seppur con dei limiti, e del RdB del Friuli Venezia Giulia. L‟abrogazione del RdB nel 2008 a meno di un anno dal suo avvio è dipesa da un stanziamento finanziario poco adeguato per far fronte alla platea dei potenziali beneficiari. Quanto al superamento del RMI, con la prospettiva di una sua evoluzione nel reddito di ultima istanza, era stato annunciato ufficialmente nel Libro bianco sul welfare, presentato nel febbraio 200318. Le caratteristiche del Reddito di ultima istanza rimasero indefinite, pertanto non fu implementato. Le evidenze empiriche mostrano che esso rappresentò un‟illusione volta a segnare una discontinuità con l‟azione avviata nella precedente legislatura con il RMI. Sia nel caso del RdB del Friuli Venezia Giulia che del RMI non si è trattato soltanto di chiusure di specifiche esperienze, ma di cambiamenti radicali che miravano ad accantonare la prospettiva di un‟organica politica di contrasto della povertà in favore di una serie di interventi che si basavano sul tradizionale impianto categoriale del welfare italiano. Le interruzioni, la provvisorietà di vari interventi combinate con le discontinuità del ciclo politico hanno pesato parecchio per il sistema di welfare in Italia, tanto che così facendo non si sono venuti a consolidare strumenti in grado di dare attuazione a un coerente impegno sul versante della lotta alla povertà. In riferimento ai trasferimenti monetari in favore dei poveri, tra gli interventi ispirati a un criterio redistributivo (dare di più

18

Queste le motivazioni: «Il Reddito minimo di inserimento ha consentito di verificare l‟impraticabilità di individuare attraverso la legge dello Stato soggetti aventi diritto ad entrare in questa rete di sicurezza sociale. Per questo motivo si è stabilito di individuare un nuovo sistema – il reddito di ultima istanza – da realizzare e co-finanziare in modo coordinato con il sistema regionale e locale, attraverso programmi che distinguano in modo finalizzato le carenze reddituali derivanti esclusivamente da mancanza di opportunità lavorativa (da affrontare attraverso politiche attive del lavoro che evitino l‟instaurarsi di percorsi di cronicità e dipendenza assistenziale) e carenze tipiche delle fragilità e marginalità sociali che necessitino di misure di integrazione sociali e reddituali» (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, 2003, pag. 37).

77

ai poveri come nel caso del RMI, RdB, RG) e interventi a somma fissa che non prevedono la variabile della scala di povertà (SC, RdC) o se la prevedono solo in misura limitata (SCS) si nota una forte polarizzazione che merita di essere sottolineata, in quanto tale fattore potrebbe produrre effetti redistributivi perversi entri i poveri.

Di contro indirizzando lo sguardo sugli aspetti positivi delle esperienze analizzate, si possono riassumere alcune indicazioni salienti.

La scelta in favore dell‟universalismo selettivo è presente in tre misure nel RMI, RG del trentino e nel RdB friulano. Essa fu introdotta in modo sostanzialmente uniforme e convincente: la popolazione ammissibile è costituita dai residenti; si fa riferimento al reddito familiare e a soglie di povertà equivalenti (per tener conto della diversa composizione della famiglia); il trasferimento monetario è pari alla differenza fra soglia di povertà e reddito familiare. Anche la SCS (che è invece un intervento-pilota circoscritto territorialmente e quanto a caratteristiche dei destinatari) per l‟ammissibilità fa riferimento ai residenti. Invece si riscontrano differenze relative ai criteri adottati per stimare il reddito familiare equivalente e per la fissazione della soglia di povertà. Nella prospettiva di una misura nazionale, la diversità dei criteri adottati consente di mettere in evidenza due diverse articolazioni sul modo in cui viene stimato il reddito familiare. Uno fa riferimento al modo di comporre l‟utilizzo di un indicatore del tipo ISEE con informazioni sulla povertà assoluta, prodotte usualmente dall‟Istat, l‟altro attiene a una auspicabile differenziazione territoriale delle soglie di povertà, che tengano conto dei divari nel costo della vita, e si basano sulla disaggregazione delle stime della povertà assoluta per macro-aree e per dimensioni delle città.

Per quanto riguarda la gestione della misura, in particolare della sua componente monetaria (quantificazione del trasferimento monetario, tempestività dell‟erogazione, accoglimento delle domande e determinazione degli ammissibili), le evidenze migliori sono riscontrabili nelle esperienze del RG e del RdB. Nel caso del RG in trentino i CAF provvedevano alla compilazione delle apposite richieste e alla predisposizione delle dichiarazioni ICEF attestante il superamento della “prova dei mezzi” sulla base delle informazioni reddituali e patrimoniali fornite dai richiedenti. Successivamente le domande raccolte dai CAF, corredate del “patto di servizio” con

78

l‟Agenzia del lavoro, venivano inviate in modo telematico all‟Agenzia Provinciale per l‟Assistenza e la Previdenza Integrativa (APAPI) della Provincia di Trento incaricata delle gestione del RG. Nel caso del RdB i Comuni esercitavano diverse funzioni tra cui: curare le verifiche di ammissibilità e valutarne l‟eventuale proroga, applicare provvedimenti di sospensione, diminuzione o revoca dell‟importo della misura se era necessario, elaborare i patti e i progetti personalizzati, svolgere ruoli di “regia” e gestione della parte amministrativa-contabile (determinazione dell‟importo del RdB, impegno di spesa, liquidazione ecc.), curare la rete dei servizi e delle risorse del territorio sviluppando rapporti sinergici con i Centri per l‟impiego, con i Centri di Assistenza Fiscale, Patronati, Aziende per i Servizi Sanitari con riferimento ai Dipartimenti di Salute Mentale e quelli per le Dipendenze, Servizi della Giustizia Minorile, attori del privato sociale.

L‟affiancamento al trasferimento monetario di misure di integrazione e sostegno sociale, da un lato, e di attivazione, dall‟altro, era presente sia nel RMI, che nel RG e nel RdB, ed infine nella SCS. Questo aspetto riconduce all‟importanza dei diversi ruoli degli attori che conferma la ragione per cui, nel caso di misure nazionali di contrasto della povertà, e importante da una parte la presenza forte del ruolo dello Stato sia sul piano delle risorse finanziarie che su quello della definizione degli standard che sull‟infrastruttura centrale di gestione e dall‟altro la partecipazione degli attori locali nel definire i progetti di integrazione sociale e lo svolgimento delle azioni di sostegno e di attivazione (Spano et al., 2013 : 39-48).