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Capitolo III: La violenza domestica nei confronti dei minori nella RPC

3.1 La violenza domestica nei confronti dei minori

La violenza domestica nei confronti dei minori è una problematica di fondamentale importanza a livello globale e la Cina non fa eccezione. Quando si parla di violenza domestica nei confronti dei minori, bisogna sottolineare che è un argomento molto delicato per il minore dal punto di vista psicologico. La frase riportata ad inizio capitolo riassume come i bambini non siano solo vittime dirette della violenza, ma molto spesso si frappongono tra l’abusante e la vittima per cercare di bloccare la cattiveria di tali azioni. Come sottolineato nel capitolo precedente, la violenza nei confronti dei minori tende ad adultizzare il bambino e farlo diventare più maturo più di quanto dovrebbe essere, senza considerare tutte le conseguenze che il minore si trova poi a dover fronteggiare.

Un report del WHO ha stimato che in Cina 1266 bambini da 0 a 14 anni sono morti per violenza interpersonale nel 2012 e ancora ci sono delle morti violente tra gli adolescenti dai 15 ai 18 anni come risposta alle violenze subite.139

家长 Jiāzhǎng è un termine cinese che si traduce sia come “capofamiglia” sia come “tutore di minori” ed è di fatto la persona che prende in carico il destino di un minore, molto spesso il ruolo primario di un tutore o dei genitori è quello di accertarsi che il minore riceva assistenza, istruzione ed educazione. La Cina basa gran parte della propria cultura, della tradizione e degli insegnamenti sui proverbi che hanno lo scopo di tramandare anche un insegnamento: per esempio 打是疼,骂是爱 Dǎ shì téng, mà shì

ài la cui spiegazione è che a volte le parole o le azioni aspre possono aiutare a dimostrare

il proprio amore; l’amore violento è a volte l’unico mezzo, è una intesa frase come una forma di premura, in tal senso sgridarlo indica amarlo.

139 Health statistics and information systems. Estimates for 2000–2012, World Health Organization,

Geneva 2014.

71 In Cina, infatti, si ritiene che l’amore duro talvolta sembri essere l’unico mezzo per garantire una buona educazione della prole. 140 Sono tante le testimonianze che sottolineano la differenza culturale che sembra esserci tra la Cina e l’Europa per quanto riguarda l’educazione dei figli. Se per esempio in Italia picchiare è l’ultima modalità che verrebbe usata per educare il proprio figlio, in Cina si crede che usare le maniere forti nei confronti di un bambino aiuti a renderlo più maturo e più consapevole.

Per capire come è impostata la relazione tra genitore figlio, bisogna far riferimento alla massima del 父为子纲 Fù wèi zi gāng la traduzione in italiano risulta essere di

difficile interpretazione: tale massima appartiene alle 三纲 Sān gāng, le tre guide cardinali su cui si basa il pensiero cinese tradizionale. Le tre guide sono rappresentate da 君臣、 父子、夫妇 Jūn chén, fù zǐ, fū fù per cui il sovrano 君 jūn diviene la guida per il ministro

臣 chén; il padre 父 fù diviene l’esempio per il figlio 子 zǐ ed infine il marito 夫 fū diviene la guida per la moglie 妇 fù. La relazione 父为子纲 Fù wèi zi gāng sta ad indicare l’assoluta obbedienza di un figlio nei confronti di un padre, ringraizarlo per qualiasi cosa abbia fatto, è una sorta di adattamento alla schiavitù. La relazione è da interpretare però in modo bivalente: non solo il padre diviene guida per il figlio ma anche il contrario, è una tradizione che continua nel tempo: dal nonno al padre, dal padre al figlio e così via. Ciò che è importante sottolineare è che si tratta sì di un rapporto di guida ma ciò non impedisce al bambino di sviluppare una propria indipendenza. 141

In un recente studio condotto da Zhu si è analizzato il modo di educare e di conseguenza il modo in cui si è stati educati in Cina. È stata utilizzata una modalità di ricerca mirata ad analizzare i diversi regimi di parenting che è possibile dividere in due categorie: autoritario e meno autoritario e quali sono i pro e i contro dei due. Alle persone intervistate, tutte cinesi, sono state poste domande relative alla loro crescita, alla loro infanzia, alla loro educazione e, soprattutto, se avessero avuto dei genitori aggressivi. Lele, uno degli intervistati, ha sostenuto che durante la sua infanzia entrambi i genitori lo picchiassero, dicendo inoltre di trovarlo normale non solo perché in Cina ciò è un’abitudine, ma soprattutto perché ogni genitore deve sentirsi libero di crescere i propri figli come meglio crede. Ciò che è importante sottolineare è che per Lele così come per

140 Cfr https://www.smh.com.au/opinion/tough-love-and-tiger-mothers-why-chinese-parents-

avoid-those-three-little-words-20140602-zrv2v.html

72 gli altri intervistati tutto ciò è pensato essere un family business. Sempre all’interno della ricerca si sottolinea che è quasi impossibile chiedere aiuto sia perché non si hanno organizzazioni a cui rivolgersi sia perché le vittime sono frenate dallo stigma sociale.142

Come riportato nei capitoli precedenti, in Cina, così come in ogni altro paese del mondo, i bambini che sono vittime o testimoni di violenza domestica sono più a rischio di comportamenti autodistruttivi come suicidio, abuso di alcool, abuso di droga e promiscuità sessuale.143 Le cause di violenza nei confronti dei minori, soprattutto in Cina, sono legate a problematiche sociali quali aborto selettivo del sesso, politica del figlio unico, aspettative e rendimento scolastico.