La pressione del settore turistico sull’ambiente. (Fabrizio Ferrari e Barbara Grugnale)
10. Le acque lacustri
Come è ben noto, sono molto complesse le motivazioni che sono alla base del turismo lacuale; naturalmente le differenti caratteristiche dei laghi, dal punto di vista dell’origine, dell’estensione, della posizione geografica, fanno sì che varie siano le categorie di turismo che vi si possono praticare. Nella Regione Abruzzo detta forma di turismo è scarsamente valorizzata, sia per l’esigua presenza di laghi di una certa rilevanza, sia soprattutto per lo scarso potere attrattivo esercitato dallo stesso nei confronti dei potenziali turisti.
Per quanto riguarda il monitoraggio dei laghi, le informazioni sono relative al solo Lago di Scanno, lago naturale significativo presente in Abruzzo, ai sensi della classificazione dettata dal D.Lgs. 152/99. Situato in provincia dell’Aquila a 930 metri s.l.m., originato in seguito ad una frana del monte Rava che ostruì il corso del fiume Tasso creando il bacino naturale di raccolta, ha un’estensione media di 1 kmq e nel periodo di massima piena raggiunge una profondità massima di circa 36 metri.
Il Lago di Campotosto, pur essendo per estensione il più grande della Regione, non è invece attualmente monitorato, né per quanto riguarda la balneazione, né per il controllo dello stato di qualità ai fini del D.Lgs 152/99.
Dai campionamenti effettuati sul lago di Scanno, si evince che seppure alcuni parametri superano in alcuni momenti dell’anno i limiti consentiti dalla normativa, tuttavia si ha un rapido ritorno degli stessi ai livelli di normalità, che dimostrano una buona condizione del corpo idrico per tutto il periodo del campionamento.
Conclusioni (Fabrizio Ferrari e Barbara Grugnale)
Le iniziative in materia turistica e ambientale nella Regione Abruzzo.
Si è scritto che il comparto turistico nella Regione Abruzzo ha cominciato a denotare una certa importanza soprattutto a partire dagli anni Ottanta, ma gli interessi dell’ente regionale su tale settore come possibile bilanciamento alla debolezza economica che denotava (e ancora mostra) il secondario (fino ad allora ritenuto l’asse portante su cui far sviluppare la regione), si possono datare in particolare a partire dagli anni Novanta.
Tra le iniziative più interessanti dell’ente regionale nel settore del turismo, che si sono avute nel corso della seconda metà degli anni Novanta, occorre innanzitutto segnalare il Piano Marketing 1998-2002, che tuttora ben rappresenta le linee guida di programmazione in materia turistica, sebbene non tratti specificatamente di tutela ambientale, ma fissa comunque come obiettivo qualitativo, tra gli altri, “la qualificazione dei fattori ambientali sia naturali
che urbani, sia macro (a livello di area) che micro (a livello di impresa), impegnando il settore turistico a sostegno del processo di miglioramento delle condizioni di vita dei residenti e dei turisti”. (Regione Abruzzo, 1998, p. 78).
La presa di coscienza dell’ente regionale riguardo le problematiche, ma anche le opportunità offerte dal turismo sono sintetizzate nel Piano Triennale di sviluppo 2000-2002, laddove si rimarca che “occorre far rientrare il turismo a pieno titolo tra i settori prioritari ed
includerlo nelle politiche di sostegno alla ristrutturazione, all’innovazione, alla formazione, all’occupazione e al credito che interessano altri settori e altre categorie imprenditoriali. Si tratta quindi di agevolare la transizione da una logica di marginalità e spontaneismo ad una “normale”, di settore moderno ed avanzato dal cui sviluppo dipendono una larga parte di popolazione e risorse della regione Abruzzo” (Regione Abruzzo, 2000, p. 16).
A tal fine veniva posto come primo obiettivo specifico del Piano triennale la conservazione dell’ambiente naturale e urbano: “In questo senso tutta la pianificazione delle
attività dovrà quindi essere improntata e valutata sulla base di uno stretto rapporto di rispetto e miglioramento dei fattori ambientali, non solo nelle aree parco ma soprattutto al di fuori di queste. Stimolare la qualificazione dei fattori ambientali impegna inoltre il settore turistico a sostegno del miglioramento delle condizioni di vita dei residenti” (Regione
Abruzzo, 2000, p. 16).
Gran parte della pianificazione regionale resta negli ultimi anni legata a quella dell’Unione Europea (laddove sono disponibili fondi altrimenti non reperibili altrove per alcuni settori e progetti concreti) e in tal senso va vista anche l’iniziativa del progetto
R.I.C.A.MA. (Rationale for Integrated Coastal Area Management), inserito nel programma LIFE 1997 della UE e conclusosi alla fine dell’anno 2000; tale iniziativa aveva lo scopo specifico di impiegare nuovi strumenti metodologici ed organizzativi per porre rimedio, in primo luogo, alla diffusa erosione dalla costa abruzzese, spesso aggravata da infrastrutture antropiche inadeguate e da uno sviluppo urbanistico ed infrastrutturale eccessivamente vicino al litorale.
Un’altra iniziativa specifica che si va concretizzando in Abruzzo e che trae finanziamento dai nuovi programmi LIFE dell’Unione Europea è quella della promozione della certificazione ambientale EMAS e dell’approntamento di un sistema di gestione e controllo del territorio nel comprensorio sciistico dell’Appennino Abruzzese e che coinvolgerà le stazioni invernali più rilevanti della zona meridionale della provincia dell’Aquila (Alfedena, Barrea, Opi, Pescasseroli, Pescocostanzo, Rivisondoli, Rocca Pia, Roccaraso e Scanno).
Per quanto riguarda, invece, le iniziative che vanno a coinvolgere l’intero territorio regionale, si segnala innanzitutto la misura 3.2 “Tutela, valorizzazione e promozione del
patrimonio paesaggistico e ambientale” del Documento Unitario di Programmazione
(Doc.U.P.) 2000-2006, valevole per le aree Obiettivo 2 dell’UE (coincidenti con la gran parte del territorio abruzzese).
Tale misura si sviluppa in tre azioni: tutela, recupero, restauro e valorizzazione del patrimonio paesaggistico-ambientale; tutela e recupero dei centri storici; promozione e marketing turistico-culturale-ambientale.
Nella prima azione sono previsti interventi infrastrutturali per il recupero dei detrattori ambientali quali cave, discariche, scarpate stradali, attraverso la ricostituzione della continuità morfologico-ambientale e per la realizzazione e recupero di strutture leggere per la microaccessibilità alle aree protette; l’intervento dovrebbe consentire anche di valorizzare il sistema lacuale regionale, obiettivo specifico del Quadro di Riferimento Regionale e del Piano Regionale Paesistico.
La seconda azione comprende varie tipologie di finanziamenti in ambito urbano: interventi sul patrimonio edilizio esistente per la creazione di centri di informazione e accoglienza visitatori; inserimento o ristrutturazione delle urbanizzazioni primarie e/o secondarie anche mediante l’ampliamento delle strutture esistenti; messa in sicurezza degli edifici pubblici funzionali all’attività turistica; promozione della gestione pubblico-privata del patrimonio pubblico.
La terza azione, quella di promozione del turismo, riguarda in misura molto marginale invece i rapporti con l’ambiente, pur rimarcandosi l’importanza di trasmettere un’immagine eco-compatibile della regione sui mercati della domanda.
La prima azione è demandata ai soli enti pubblici (sia centrali che periferici), mentre la seconda è destinata anche agli operatori turistici privati; i territori che beneficiano di tali azioni sono: quelli perimetrati nei Parchi Nazionali e Regionali (o, come viene specificato nel Complemento di Programmazione, nelle aree A.P.E. Appennino Parco d’Europa), quelli facenti parte delle altre aree protette, quelli inseriti nella direttiva europea Habitat 92/43 e i centri storici individuati dall’ente regionale.
La misura 3.3 dello stesso Doc.U.P., intitolata “Sostegno all’imprenditorialità legata alla
valorizzazione e alla gestione del patrimonio ambientale e storico-culturale”, si articola in
due azioni, di cui la prima molto rilevante per il rapporto turismo-ambiente: regime di aiuto a sostegno delle PMI turistiche, dei servizi turistici e dello sport legato al turismo.
Il regime d’aiuto suddetto prevede il sostegno ad azioni, che dovrebbero integrarsi con gli interventi infrastrutturali previsti dalla misura 3.2, articolate in quattro tematiche principali: turismo verde per la fascia collinare e pedemontana; turismo nelle aree protette; turismo culturale, in particolare attraverso il ripristino dei percorsi tratturali; turismo nelle aree lacustri.
La copertura geografica di tale regime d’aiuto riguarda le aree Obiettivo 2 della Regione, con particolare riguardo a quelle rientranti nell’ambito del progetto dell’Unione Europea intitolato Natura 2000.
In particolare risulta interessante notare che nel Complemento di Programmazione siano posti alcuni limiti e raccomandazioni: in particolare, si auspica il recupero a fini turistici delle infrastrutture esistenti, si impone il tetto massimo di 30 posti-letto per le nuove costruzioni ricettive nelle aree protette e si individuano i laghi destinati allo sviluppo turistico (Barrea, Campotosto, Penne, Sant’Angelo, Sangro, Santo Stefano, Scanno e Sinizzo).
Interessante per il turismo è anche la misura 3.4 del Doc.U.P., riguardante il “recupero,
restauro e valorizzazione di beni storico-archeologici e realizzazione di strutture destinate alla diffusione della cultura”, che attengono alla sostenibilità turistica non tanto ambientale
quanto sociale.
In definitiva, attraverso l’applicazione puntuale che si dovrebbe fare del Documento Unitario di Programmazione si dovrebbe cercare di svolgere il comparto turistico in Abruzzo in un’ottica radicalmente diversa da quella finora applicata e, inoltre, si può notare come l’attenzione sia posta essenzialmente, se non esclusivamente, sulle aree interne, che
maggiormente abbisognano di finanziamenti per potersi sviluppare come polo attrattivo alternativo (o forse complementare) a quello tradizionale balneare.
Un nuovo strumento di programmazione europea che va coinvolgendo la regione Abruzzo è quello dell’Interreg IIIA Transfrontaliero Adriatico, che prevede due misure specifiche per il turismo con rilevanti ricadute anche sull’ambiente.
La prima misura, la 1.3 “sviluppo e potenziamento delle infrastrutture turistiche e culturali”, si articola in cinque azioni, che dovrebbero comportare la valorizzazione del patrimonio culturale regionale e l’incremento dell’infrastrutturazione di tipo “leggero”, anche nell’ottica di interscambio transfrontaliera.
La seconda, la 2.3 “Cooperazione transfrontaliera nel settore del turismo”, articolata in due azioni, prevede la riqualificazione di infrastrutture e servizi riguardanti il patrimonio storico-naturalistico (in particolare della costa adriatica) e la maggiore interazione tra i Paesi dell’Adriatico, in specie attraverso l’ideazione di percorsi transfrontalieri e l’incentivazione del turismo nautico e diportistico.
Negli ultimi anni, comunque, oltre all’intensa attività di finanziamento da parte della regione Abruzzo si è manifestato un interesse per le tematiche ambientali da parte di altri enti, da quelli naturalmente preposti, come le Comunità Montane, ai nuovi soggetti economici, come i Patti Territoriali.
In particolare va segnalato in Abruzzo il ruolo che hanno iniziato a svolgere le Province, attraverso i loro Dipartimenti per l’Ambiente, i quali hanno avviato a gennaio del 2001 distinte procedure per sviluppare la propria Agenda 21 locale.
Superando le barriere amministrative, si è deciso comunque di procedere attraverso la convocazione di forum regionali, conclusisi a maggio del 2003, e contemporaneamente di procedere alla redazione del primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (R.S.A.), a livello di singolo ambito provinciale.
La redazione di questi fondamentali documenti, che consentono per la prima volta un check-up sullo stato di salute sull’ambiente nelle quattro province, si è concluso all’incirca nel settembre di quest’anno e ha consentito anche di mettere a punto una batteria di indicatori comuni per tutte le province e di affrontare problematiche (anche di reperibilità dei dati) su alcune tematiche.
L’esperienza, piuttosto innovativa per l’Italia, dovrebbe procedere con la stesura delle priorità ambientali da seguire per avviare uno sviluppo eco-compatibile nelle diverse attività svolte dall’uomo e nel contenimento dell’inquinamento dalle stesse prodotto, per poi giungere infine alla redazione finale delle Agende 21 provinciali e di quella regionale.
L’esperienza del forum e del confronto tra vari soggetti, pubblici e privati, è stato giudicato molto positivo dai responsabili provinciali delle procedure dell’Agenda 21 abruzzese ed auspicabile nel proseguire tali positive interrelazioni.
Si potrebbe allora ipotizzare uno strumento simile specifico per ogni settore e in particolare per il turismo, sebbene in tale settore sia stato già previsto dall’art. 25 della L. R. 54/97 un “forum permanente del turismo regionale”; tale attività è rimasta finora largamente sulla carta e il forum è stato convocato poche volte.
Il rilancio del confronto tra tutti gli apportatori di interesse verso il turismo sembra comunque un’ipotesi di lavoro interessante e probabilmente da rendere più fluida (magari a livello provinciale o anche addirittura di bacino turistico) al fine di promuovere iniziative coerenti con il territorio e rilanciare la pianificazione locale come strumento essenziale per la gestione degli interessi e delle problematiche peculiari delle diverse comunità demografiche interessate.
Da un’attenta lettura dei documenti programmatici regionali emerge come, attraverso un’ampia trasformazione e una diversa disponibilità da parte dei soggetti interessati, siano essi pubblici che privati, si possa attuare una politica turistica tale da apportare benefici in termini socio-economici.
Il turismo potrebbe, infatti, svolgere un ruolo determinante nello sviluppo dell’intera Regione poiché rappresenta una delle componenti produttive più dinamiche dell’economia regionale. E’ noto come tale settore possa avere una implicazione a più largo raggio nel campo sociale, culturale e nell’assetto del territorio, che può tradursi in un notevole e positivo sviluppo con l’offerta di nuovi sbocchi occupazionali. L’individuazione del turismo come risorsa economica nella programmazione assume una valenza strategica nel momento in cui si avvalora una politica di piano che stabilisce precisi rapporti tra tutti i soggetti impegnati, esortandoli ad una maggiore collaborazione e ad un migliore utilizzo di tutte le risorse presenti nel territorio.
Per meglio chiarire le iniziative da attuare per ciò che attiene il turismo, va considerato che si tratta di un’attività economica tesa a svilupparsi in campo sociale, culturale e pianificatorio, tenendo presenti i tre obiettivi del programma di sviluppo turistico, ossia l’occupazione, il riequilibrio e la difesa delle risorse. Si deve pertanto prevedere uno sviluppo teso al turismo sociale in tutte le sue componenti: bambini, giovani, pensionati, anziani, così come la creazione di posti di lavoro, e dunque di ricchezza, nell’industria alberghiera e nelle attività ad essa complementari.
Certamente fra le attrattive che hanno avuto sempre la preferenza all’interno della regione Abruzzo, sono quelle dell’ambiente naturale, quali l’attività all’aria aperta, il paesaggio e gli ambienti naturali incontaminati, mentre rivestono un ruolo di secondo piano le attrattive connesse all’ambiente storico-culturale, che mostrano una certa capacità polarizzante soprattutto in funzione di monumenti, chiese e centri storici, mentre altri tipi di risorse come i musei, le gallerie,… vengono scartate a vantaggio di attività ricreative connesse allo spettacolo ed allo sport. Per lo spettacolo assumono una posizione di rilievo le attività di sagre tipiche, fatto questo che conferma una matrice culturale, per il turista che viene in Abruzzo, di forte collegamento con la stessa cultura della regione, costituendo tale fatto una riconferma di come in Abruzzo sia fortemente presente il turismo di ritorno. In definitiva, se si dovesse cercare di stilare la bozza di una graduatoria delle preferenze nelle tipologie di turismo in Abruzzo, si potrebbero avere nell’ordine (comunque molto variabile):
le attività all’aria aperta;
fruire delle bellezze offerte dal paesaggio; la costa e la balneazione;
la montagna e le escursioni; le visite nei centri storici; le visite nelle città;
le manifestazioni locali (quali sagre); gli avvenimenti sportivi;
il turismo religioso; la visita ai musei.
La risorsa principale dell’Abruzzo in sintesi, si identifica nell’ambiente naturale di cui dispone, del quale tuttavia, date le caratteristiche tipiche del turista che lo frequenta, tradizionalmente tiepido e con motivazioni orientate al vivere tranquillo, si esaltano le prerogative intrinseche, ma si lamenta la scarsità di dotazioni di strutture adeguate ad una più completa fruizione.
A questa richiesta dal lato della domanda turistica si affianca l’esistenza di un sistema insediativo che ha contribuito e contribuisce sempre più alla creazione di un ambiente investito da un continuo processo di urbanizzazione. In Abruzzo, come in tutta Italia del resto, le problematiche più evidenti sono costituite dal fenomeno della concentrazione insediativa sulle coste, dal fenomeno della dispersione territoriale e dallo sviluppo delle aree metropolitane, dove il comune più grande riveste il ruolo sia amministrativo, sia produttivo che culturale. Una forma di pressione sul territorio è costituita proprio dallo sviluppo delle
aree urbane che lascia sempre meno spazio alle aree libere e al verde pubblico. Questo viene confermato anche attraverso quelle aspettative che si formano ogni qual volta avviene l’adozione del nuovo strumento urbanistico e che in genere tendono più sul quanto si può costruire che sul come o su altri aspetti che riguardano il tipo di spazio urbano. Causa di questa pressione è certamente la dimensione dell’urbanizzato, ma anche la conformazione di tessitura urbana presente: città poco compatte, in cui le funzioni di maggior interesse non sono ripartite in maniera equa all’interno del territorio. Quindi l’ambiente urbanizzato è vissuto oggi come un fenomeno d’emergenza e l’analisi su questa tematica assume notevole importanza per definire interventi mirati a soluzioni idonee. Gli obiettivi generali da perseguire diventano sia il riequilibrio territoriale, che riduca il consumo del suolo e risolva il rapporto fra le diverse città e fra aree urbane, rurali e naturali attraverso i principi del policentrismo e dell’integrazione funzionale e della sostenibilità ambientale, sia il migliorare la qualità dell’ambiente urbanizzato, attraverso il recupero della qualità storica e naturalistica delle aree urbane e la riqualificazione del tessuto edilizio e del verde.
Pertanto, gli aspetti territoriali e insediativi devono essere fortemente connessi a quelli sociali ed economici, facendo propri i principi di sostenibilità e quindi di Agenda 21.
Anche se gli enti locali svolgono un ruolo fondamentale garantendo un contesto chiaro di lungo termine, in ultima istanza saranno i cittadini e le imprese ad apportare i cambiamenti nei modelli di consumo e di investimento necessari per realizzare lo sviluppo sostenibile. La necessità di coinvolgere i cittadini e le imprese impone, quindi, il superamento di un approccio formalista concentrato sulle articolazioni delle competenze ed indirizza l’attenzione verso il concetto di governance, che è incentrato sull’interazione tra ente e attori locali. Conoscere pertanto la percezione delle problematiche ambientali di tutti i portatori di interesse è il primo passo per attivare politiche ambientali che abbiano efficacia e che consentano di azionare le leve più idonee per informare, coinvolgere e corresponsabilizzare i cittadini e le imprese nel raggiungimento di buoni livelli di qualità della vita.
Le Agende 21 locali, se adottate dalle amministrazioni, sono finalizzate a identificare le priorità ambientali specifiche, da perseguire con programmi e azioni concrete, in una logica integrata con la dimensione sociale ed economica dell'area interessata e attraverso un processo di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini. Agenda 21 consente quindi, alle amministrazioni pubbliche di capire quali sono i problemi del proprio territorio di riferimento, di individuare le soluzioni e di dialogare con i cittadini circa le priorità, gli strumenti e i risultati effettivamente conseguiti e conseguibili. Il suo valore aggiunto non dipende quindi solo dal costituire uno strumento di miglioramento della qualità ambientale delle regioni
interessate, ma anche quello di rappresentare un percorso consensuale che dovrebbe condurre alle scelte strategiche per il territorio in un contesto di accordo costruttivo tra le amministrazioni e i cittadini.
Oltre al concetto di base, ossia l’utilizzo sostenibile di risorse naturali, sociali e culturali, i principi generali per un turismo sostenibile sono i seguenti:
riduzione dei consumi eccessivi e della relativa produzione di rifiuti; mantenimento e promozione della diversità naturale, sociale e culturale;
integrazione del settore turismo nella pianificazione e programmazione delle attività a livello nazionale e locale; sostegno alle economie locali e coinvolgimento delle comunità locali a tutti i livelli;
confronto e consultazione di tutti i soggetti interessati (operatori e produttori di turismo da una parte e comunità locali, organismi e istituzioni dall’altra); formazione specifica agli operatori turistici; promozione e marketing per un turismo responsabile (ad esempio promozione di un turismo nei periodi che non siano di punta e quindi non coincidenti con i momenti di maggiore fragilità per gli ecosistemi);
monitoraggio delle situazioni, anche da parte del settore turismo, attraverso raccolta e analisi di dati reali;
informazione preventiva e concomitante ai turisti per una scelta più mirata delle destinazioni.
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