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thiS iS my lanD hebron

Nel documento 51° Festival dei Popoli (pagine 64-69)

Italia, 2010, DVCAM, 72’, col. Regia, soggetto, sceneggiatura: Giulia Amati, Stephen Natanson Montaggio: Giulia Amati Fotografia: Stephen Natanson, Giulia Amati, Boris Sclauzero Musica: Piernicola di Muro Produzione: Blinkblinkprod Distribuzione: MERCURY MEDIA INTERNATIONAL Ltd

Contatti: Mercury Media International Ltd – Calum Gray Tel: +44 20 72217221

Email: calum@mercurymedia.org PRIMA MONDIALE

WORLD PREMIERE

Hebron si trova a soli 30 km da Gerusalemme eppure sembra di stare in un altro pianeta. Hebron vuol dire «amico» ma è diventata il punto in cui convergono tutte le caratteristiche del conflitto me- diorientale: se si vuole cogliere la quotidiana assurdità israelo- palestinese è a Hebron che si

deve arrivare. Giulia Amato e Stephen Natanson ci sono andati per raccontare un luogo fatto di odio, di speranza, di perversione, di fede, di tradizioni e conflitto. “Quello che a me ha più colpito è che qui il conflitto non assume le dimensioni mediatiche dei gran- di bombardamenti, delle bombe

al fosforo bianco o delle stragi. Qui tutto viene quasi volutamen- te mantenuto al di sotto della soglia dell’emergenza umani- taria. Qui il conflitto assume la dimensione di una lotta tra vicini di casa. Si vince quando si riesce a rendere talmente insopporta- bile la vita di tutti i giorni al pro- prio dirimpettaio da costringerlo spontaneamente ad andarsene. Così ci si guadagna il controllo della città” (Giulia Amato). Questo film racconta quello che in molti preferiscono non vedere, si inoltra tra le contraddizioni di uno scontro fatto di calci e sputi, selciate e insulti, bambini contro bambini, donne contro donne, famiglie contro famiglie. This Is My Land… Hebron è un implaca- bile viaggio alla scoperta degli aspetti più nobili, mostruosi e contraddittori dell’animo uma- no. Un viaggio che: “cerca di dare spazio ai diversi punti di vista, di capire le ragioni e le motivazioni degli uni e degli altri ma soprattutto di concentrare lo sguardo sulla realtà quotidiana della città e lasciarla parlare”. Giulia Amato segue i cittadi- ni palestinesi e le rivelazioni di Yehuda Shaul, un ex-soldato israeliano dissidente. Stephen Natanson raccoglie le testi- monianze dei coloni israeliani. Al film si aggiungono i preziosi contributi di due organizzazioni non governative, Tel Rumeida Project e B’tselem. Il risultato è un folgorante ritratto di una ter- ra santa e maledetta, promessa e contesa da troppi. (v.i.)

Giulia Amati dopo la laurea in Filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma si diploma nel 2003 in Digital Video Production presso New York University. Lavora come montatrice sia a New York sia a Roma nella realizzazione di diversi documentari e pubblicità. Nel 2010 firma la regia insieme a Stephen Natanson del documentario This is My Land… Hebron.

Giulia Amati graduated in Philosophy at the Rome University La Sapienza and obtained her diploma in Digital Video Production from the New York University in 2003. She works as an editor of documentaries and commercials both in New York and in Rome. In 2010, she has co- directed the documentary This is My Land... Hebron along with Stephen Natanson.

Stephen Natanson ha realizzato numerosi documentari, cortometraggi, pubblicità e programmi tv lavorando per le maggiori reti televisive italiane, europee ed americane. Si è diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e all’American Film Institute di Los Angeles. Nel 2010 firma la regia insieme a Giulia Amati del documentario This is My Land… Hebron.

Stephen Natanson has made several documentaries, shorts, commercials, and TV shows for the major Italian, European and American TV broadcast networks. He graduated at the Italian National Film School (Centro Sperimentale di Cinematografia, Rome) and at the American Film Institute, Los Angeles. In 2010, he has co-directed the documentary This is My Land... Hebron along with Giulia Amati.

Filmografia:

2010: This Is My Land... Hebron

Hebron is located 30 km. from Jerusalem, yet it seems to be from another planet. Hebron means «friend», but it has become the converging point of every Middle East conflict; if you want to witness the daily absurdity of Israel and Palestine, look no farther than Hebron. Giulia Amato and Stephen Natanson traveled there to tell the story of a place full of hate and hope, perversion and faith, tradition and conflict.

“What struck me most was that the conflict here doesn’t take on the proportions of large scale bombings, white phosphor bombs or massacres depicted by the media. Here, everything is kept, almost willingly, below the threshold of humanitarian aid. The conflict here takes on the proportion of a fight between neighbors. It’s won by making the life of your neighbor so insufferable that he’s forced to leave. That’s how you gain control of the city.” (Giulia Amato)

The film tells the story most people prefer to ignore, probing the contradictions of a battle fought with sticks and stones, spits and insults, children versus children, women versus women, families versus families. This Is My Land…Hebron is a relentless exploration of the most noble, monstrous and contradictory aspects of human nature. An exploration that “tries to make room for many points of view, to understand the reasons and motives of both sides, but above all to let everyday life in a city speak for itself.” Giulia Amato follows Pal- estinian residents and the revelations of Yehuda Shaul, a former Israeli soldier and dissident, while Stephen Natanson interviews Israeli settlers. The film received precious help from two non-government organiza- tions, Tel Rumeida Project and B’tselem. The result is a dazzling portrayal of a land both blessed and cursed, promised and contested. (v.i.)

JOHANN FEINDT, TAMARA TRAMPE

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Germania, 2010, HDV, 98’, col. Regia, soggetto: Johann Feindt, Tamara Trampe

Fotografia: Johann Feindt, Jule Cramer

Montaggio: Stephan Krumbiegel Suono: Thomas Keller, Christian Lutz, Oliver Lumpe, Stefan Neuberger, Paul Oberle, Udo Radek, Patrick Veigel, André Zacher Produzione: zero one film Coproduzione: ZDF, ARTE Distribuzione: Deckert Distribution Contatti: Deckert Distribution – Ina Rossow

Tel: +49 341 2156638

Email: info@deckert-distribution.com PRIMA ITALIANA

ITALIAN PREMIERE Johann Feindt (Amburgo, 1951), dapprima studia medicina poi, nel 1980, termina gli studi di cinema presso la Deutsche Film- und Fernsehakademie di Berlino. Da allora lavora come direttore della fotografia e regista di documentari e lungometraggi di finzione, ottenendo diversi riconoscimenti internazionali. Johann Feindt (Hamburg, 1951) studied medicine at first. In 1980 he then completed his film studies at the Deutsche Film- und Fernsehakademie Berlin. Since then he works as cinematographer and director for documentaries and feature films, gaining several international awards.

Filmografia (selezionata): 2010: Wiegenlieder

2005: White Ravens – Nightmare in Chechnya

(co-regia con Tamara Trampe) 2003: M.I.A. – Missing in Action 1998: My friend the minister 1991: Black Box

(co-regia con Tamara Trampe) 1982: Der Versuch zu leben 1979: Unversöhnliche Erinnerungen (co-regia con Klaus Volkenborn e Karl Siebig)

Ciò che scorre, nascosta e potente, nel nostro sguardo e nella nostra vita, è l’immagine della no- stra infanzia, di ciò che ha accompagnato i nostri primi passi nel mondo. Il percorso può essere compiuto all’indietro, attraverso una domanda, attraverso una apparentemente semplice curiosità: «Ricordi le filastrocche della tua infanzia?». La domanda, che viene posta a persone diverse, lungo le strade e le case di una Berlino contemporanea, è il punto di partenza, la scintilla e il filo condut- tore di Lullaby, il film di Johann Feindt e Tamara Trampe, lavoro particolare sul corto circuito della memoria, su ciò che costituisce la base dell’identità di ognuno, ma che è molto spesso sepolto nei meandri dell’io, come, appunto, le filastrocche dell’infanzia, il canto sommesso e arcaico di ogni esistenza. Feindt e Trampe lavorano con rigore e attenzione sulle potenzialità dell’intervista nel ci- nema, mostrando la capacità dell’incontro, del dialogo e della parola non di nascondere o di sviare l’identità di una persona, ma, al contrario, di rivelarla, gradualmente o all’improvviso, con lucidità o con un pizzico di follia. Il film si apre dunque all’intimità delle persone, che a partire dai loro ri- cordi si sentono liberi di raccontare, quasi come se fosse la prima volta, le loro vite, i loro sguardi, i loro desideri, senza che l’intimità diventi mai intrusione. Ciò che emerge da questo viaggio fatto di parole e di sguardi, di ricordi e di storie incrociate, è allora il ritratto, o forse sarebbe meglio dire l’autoritratto, non tanto di una città, quanto di un mondo invisibile, capace di rivelarsi in un sorriso o in un istante di silenzio. (d.d.)

“Mia nonna mi cantava sempre una ninnananna che era, a dire il vero, molto crudele. Ricordo ancora la sua voce profonda, la tenerezza e l’atmosfera. Solo molto tempo dopo ne ho compreso le parole. Ma questo non era importante. L’importante era che lei fosse seduta accanto al mio letto, cantic- chiando tra sé e sé. Era questa l’atmosfera che stavamo cercando in Lullaby”. (Tamara Trampe)

Laureata in Cultura tedesca a Rostock, Tamara Trampe dal 1970 al 1990 lavora come consulente per le sceneggiature di numerosi film presso il DEFA – Studios a Potsdam-Babelsberg. Dal 1990 lavora come regista, autrice e sceneggiatrice freelance e come lettrice presso diverse scuole. Il film White Raven ha ottenuto il premio Adolf Grimmes e il premio 3sat-documentary.

Graduated in German cultural studies in Rostock. From 1970 until 1990 Tamara Trampe coached as a script consultant numerous feature films at the DEFA-Studios in Potsdam- Babelsberg. Since 1990 she works as a freelance director, author and script consultant and lectures at different film schools. The film White Raven was awarded with the Adolf Grimme Preis and the 3sat- documentary award.

Filmografia (selezionata) 2010: Wiegenlieder

2005: White Ravens – Nightmare in Chechnya

(co-regia con Johann Feindt) 2001: Research protocol – Soldiers (co-regia con Johann Feindt) 1991: Black Box

(co-regia con Johann Feindt) 1986: Ich war einmal ein Kind

What flows in our gaze and throughout our life, however hidden and powerful, is the image of our childhood, and whatever accompanied our first steps in the world. We can go backwards, by means of a question, through sheer curiosity: «Do you remember the nursery rhymes of your childhood?» Several people are asked this question along the streets and the buildings of contemporary Berlin. It makes the starting point, the spark and the common thread throughout Lullaby, Johann Feindt’s and Tamara Trampe’s film, a peculiar work on the short circuits of memory, and the foundations of everyone’s identity, often embedded in the meanders of consciousness – just like nursery rhymes, the hushed and archaic singing of every existence. Feindt and Trampe have worked with rigour and attention on the potential of the interview in film, proving that dialogue and speech are able to not conceal or mislead a person’s identity. They can actually unravel it, either gradually or suddenly, ei- ther clear-headed or with a hint of madness. The film opens to the people’s intimacy. Departing from their memories, they feel free to tell – as if it were for the first time – about their lives, their gazes, their wishes, without intimacy ever intruding. This travel made of words and looks, of memories and crossing stories, reveals a portrait – or a self-portrait – of a town, even better an invisible world, that glimpses through a smile or an instant of silence. (d.d.)

“My grandma would always sing me a lullaby that was actually very cruel. Yet all I remembered was her deep voice, the tenderness and the atmosphere. Only much later I understood the lyrics. But that wasn’t all that important. What was important was that she sat at my bedside, humming to herself. It was this atmosphere we were looking for in Lullaby.” (Tamara Trampe)

Selezione Ufficiale

concorSo cortometraggi

Nel documento 51° Festival dei Popoli (pagine 64-69)