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Lavoro o reddito ?

Nel documento Programmazione unitaria (pagine 43-47)

Lavoro e prospettive di cambiamento Fernando Codonesu*

8. Lavoro o reddito ?

Da alcuni anni nel dibattito sul lavoro si scontrano due visioni differenti che per alcuni sono in totale conflitto tra loro. La prima alternativa è quel- la di creare le condizioni per un lavoro per tutti. La seconda preferisce un reddito per tutti, spesso chiamato “reddito di cittadinanza”, incondizio- nato. Su queste due facce del problema ci si dibatte sul come finanziare l’eventuale reddito per tutti e come si fa a immaginare un lavoro per tutti, considerato che non è mai esistito nella storia dell’uomo né uno Stato, né un’organizzazione sociale in grado di garantire una simile occorrenza.

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Oggi ci sono le condizioni economiche e tecnologiche per intrapren- dere sia la riduzione sistematica dell’orario di lavoro per far accedere tanti giovani all’occupazione sia la sperimentazione su larga scala di una forma di “reddito di cittadinanza incondizionato”.

Attualmente sembrano mancare le condizioni politiche nel mondo oc- cidentale e non solo, in Europa, in Italia, in Sardegna, ma bisogna lavorare per creare le condizioni politiche e sociali favorevoli. Su questo bisogna in- sistere, dare il meglio di noi stessi, contribuire con le nostre idee e i nostri progetti all’individuazione di un modello di sviluppo realistico, sostenibile e gestibile con le risorse politiche, culturali ed economiche di cui dispo- niamo.

9. Conclusioni

Il convegno tocca a vario titolo i diversi aspetti appena delineati, da punti di vista differenti che conducono talvolta anche a percorsi di sviluppo di- versi. Obiettivo del convegno è anche e soprattutto quello di poter mettere insieme diverse ipotesi per concorrere a delineare un progetto di futuro.

Nel concludere questa relazione introduttiva, ricorro a due metafore, una proviene dalla storia dell’arte e l’altra dalla musica.

Intendo riferirmi agli affreschi del pittore Ambrogio Lorenzetti dedica- ti all’allegoria del buon governo e del cattivo governo (Siena 1337–1339), di cui si riportano rispettivamente due quadri nei lati sinistro e destro della figura seguente. L’Allegoria del Cattivo Governo è rappresentata come un uomo vestito di nero e con le corna in testa (personificazione quindi del diavolo), che si attornia di figure allegoriche quali la crudeltà, la discordia, la guerra, la perfidia, la frode, l’ira, la tirannide, l’avarizia e la vanagloria. Nel secondo affresco si vedono gli effetti del cattivo governo sulla città e sulla campagna, con una rappresentazione di una città e del contado circo- stante, dove dominano scene di violenza e rapina, rovina e campi incolti9.

Il terzo momento del ciclo è quello dell’Allegoria del Buon Governo: qui campeggia la figura di un vecchio e saggio monarca che siede sul tro- no, circondato dalle figure allegoriche della giustizia, della temperanza, della magnanimità, della prudenza, della fortezza e della pace. Sul suo

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capo vi sono inoltre le personificazioni delle virtù teologali: fede, speranza e carità10.

Tralasciando le virtù teologali che appartengono comunque ad altri contesti, e cambiando il monarca con i sistemi democratici del nostro tem- po, e con le dovute correzioni anche per questi ultimi, ci pare che simili affreschi possano tutt’ora essere visti come significativamente rappresen- tativi di governi locali, nazionali e di efficaci organizzazioni sovranaziona- li che auspichiamo sempre più forti, riconosciute e rappresentative della comunità umana per avere pace, prosperità, lavoro, sviluppo, benessere e poter ricercare la nostra felicità come Uomini Sapienti.

Per quanto riguarda la metafora musicale vorrei far notare che quan- do si scrive e si esegue una partitura per orchestra, vi sono molte voci, con voci soliste in primo piano, come i concerti per solisti accompagnati dall’orchestra, ma nella partitura ogni voce è importante, compresa quella 10. La politica come bene comune al servizio del popolo rappresentato da 24 cittadini senesi comuni.

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di uno strumento che interviene per meno di una battuta e hanno grande importanza le stesse pause e il silenzio di tutti gli strumenti.

Tutto concorre a definire la grandezza e bellezza della partitura, tutte le voci, anche quelle afone e mute, che politicamente parlando potremmo definire senza rappresentanza.

Così vengono eseguite grandi partiture musicali e possono essere ese- guite con maestria a tutte le latitudini grazie al linguaggio universale rap- presentato dalla musica ed alla conoscenza di questa che ne hanno tutti i componenti dell’orchestra. Vi sono poi orchestre particolari nel mondo con strumentisti talmente competenti e di una bravura assoluta da avere un suono inconfondibile, come è il caso dei Berliner Philharmoniker.

A differenza di altre orchestre, i Berliner scelgono autonomamente il loro direttore, sono loro che selezionano il direttore e non viceversa.

Quando parliamo di costruzione di un ecosistema favorevole allo svi- luppo del lavoro come ampiamente descritto e specificato in precedenza, dobbiamo essere in grado anche noi con una competenza simile a quella dei Berliner di scegliere autonomamente il nostro direttore d’orchestra. Loro lo fanno come espressione di autogoverno a partire dal 1882, noi dobbiamo imparare a farlo: che questa sia la strada maestra da seguire.

47 L’individuazione di un adeguato modello di governance della program- mazione economica su scala regionale, anche a seguito delle sempre più manifeste esigenze di politica comunitaria, è da sempre al centro del dibat- tito politico in quanto si pone come precondizione per un uso efficiente ed efficace delle risorse pubbliche, attraverso l’individuazione di obiettivi programmatici e azioni in grado di assicurarne il raggiungimento.

L’azione pubblica intesa come qualsivoglia attività intrapresa con una logica di un obiettivo e diretta al raggiungimento di un risultato, è da sem- pre al centro dell’attività pianificatoria di tutti gli enti, istituzioni o orga- nizzazioni pubbliche. A qualsiasi livello organizzativo, come ad esempio quello territoriale (Comuni, Province, Regioni), il decision maker struttu- rerà la propria azione di governo sulla base di un programma definito e finalizzato al raggiungimento di specifici risultati. Questa attività assume particolare rilevanza a livello regionale in cui i candidati governatori si pre- sentano all’elettorato con specifici programmi elettorali finalizzati a dare risposte concrete a problemi rilevati. Tali programmi, a seguito dell’esito elettorale, vengono successivamente formalizzati in Programmi di Gover- no e — nel corso della legislatura — portati avanti al fine di dare attuazio- ne alle promesse elettorali. L’esperienza ci dimostra che la definizione di programmi di governo, molto spesso anche ben strutturati e dettagliati, non è mai stato un limite della nostra classe dirigente; prova ne è la mole di documentazione reperibile in tutti siti istituzionali nazionali e regionali. Capita spesso tuttavia che l’azione politica non raggiunga gli obiettivi pre- fissati, attribuendo genericamente la responsabilità all’eccesso di burocra- zia. La considerazione che muove il presente contributo di ricerca tende

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