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L’organizzazione del lavoro attuale, trasformazioni in atto e pro spettive a tendere

Nel documento Programmazione unitaria (pagine 36-39)

Lavoro e prospettive di cambiamento Fernando Codonesu*

5. L’organizzazione del lavoro attuale, trasformazioni in atto e pro spettive a tendere

I computer governano tutti i processi produttivi e i servizi di cui facciamo uso a tutte le ore del giorno e della notte. I sistemi di produzione, tra- sporto e distribuzione dell’energia elettrica devono lavorare in sincrono, i satelliti in orbita geostazionaria osservano la terra, i radiotelescopi da terra e telescopi come Hubble ci permettono di guardare l’universo verso lo spazio infinito e verso i primi istanti del big bang, le reti di telecomuni- cazioni e la rete delle reti, il web che conosciamo, ci permettono di essere costantemente connessi tra noi e gli altri. La sanità è governata dai com- puter e gli interventi più complicati in sala operatoria vedono sempre di più la presenza del robot come elemento indispensabile.

Quando ci muoviamo in treno, in aereo, in nave, in auto, insomma dappertutto usiamo i computer e non possiamo più farne a meno.

I Big data, con tutte le loro implicazioni, le previsioni del tempo, lo studio dei cambiamenti climatici, le sonde spaziali che governate da ter- ra e mediante i computer di bordo, vanno al di fuori del sistema solare, le transazioni finanziarie iperveloci che gestiscono circa il 70% dei flussi finanziari in tutte le borse del mondo senza l’intervento di operatori umani, macchine che si auto guidano già sperimentate che diventeran- no realtà diffusa in meno di un decennio, non solo in ambito urbano: questo è lo scenario presente in cui viviamo grazie ai computer e alla robotica.

Lavoro e prospettive di cambiamento 37 Con le nanotecnologie applicate alla biologia, con la manipolazione gene- tica del mondo vegetale e animale e oggi con l’ibridizzazione dell’uomo, ov- vero la sua trasformazione in veri e propri cyborg, quasi come se vivessimo in un film, Harari ci ricorda che Homo Sapiens si è trasformato in Homo Deus5.

C’è qualcuno che pensa di tornare indietro o piuttosto ci dobbiamo preoccupare di governare i processi tecnologici che abbiamo innescato e portato a regime in questi decenni?

I tempi sono maturi per riconoscere che solo con la collaborazione uomo–macchina si può progettare un futuro vivibile e sostenibile per gli esseri umani su questo pianeta.

Va riconosciuto che grazie ai computer sempre più sofisticati e potenti, alle reti, ai robot e alla loro massiccia utilizzazione in ogni settore produt- tivo è stato creato maggior valore con meno lavoro.

Ciò che si può sicuramente dire è che lo sviluppo della tecnologia, con particolare enfasi su quelle digitali, sta riallocando la ricchezza, i guadagni e il benessere come non mai, purtroppo con un evidente ulteriore au- mento delle diseguaglianze economiche e sociali. La ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di poche persone e il numero di questi super ricchi tende a ridursi all’aumentare delle ricchezze possedute. Negli ultimi trent’anni, aziende come Microsoft, Apple, Amazon, Google, Facebook, Alibaba, (e i loro proprietari/azionisti) hanno totalmente cambiato la con- centrazione della ricchezza che un tempo era in capo alle aziende del ma- nifatturiero, dell’oil and gas, dell’automotive, dell’avionica, della nautica, dell’industria militare ecc., ecc.

Con l’ulteriore elemento di cambiamento/innovazione dovuto alla modificazione sostanziale di tutti i processi produttivi degli altri settori di interesse economico e sociale: le tecnologie digitali sono pervasive e invasive!

Al riguardo, quando facciamo un acquisto su internet solo qualche passo della procedura vede un controllo umano, quasi tutto è svolto in maniera automatica fino all’individuazione nel magazzino del prodotto desiderato, alla sua scelta, lo scarico dallo scaffale e il suo posizionamento su un nastro trasportatore, il confezionamento e la spedizione. Tutto o quasi è gestito e controllato dalle macchine: tutto può essere gestito dalle macchine, tutto sarà gestito dalle macchine.

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Per tornare all’intelligenza artificiale, bisogna riconoscere che già Marvin Minky6 era dell’avviso che la robotica potesse sostituire l’uomo

in tutti i lavori e in tutti i processi ingegnerizzabili, ovvero quelli in cui i diversi passi del processo fossero rappresentabili con simboli, numeri e/o loro combinazioni con sequenze temporali definibili.

Insomma stiamo vivendo in un periodo di grandi cambiamenti e sconvolgimenti con ripercussioni planetarie, ma con le contraddizioni di sempre. Accanto alle aziende più tecnologiche del nostro tempo due miliardi di persone non hanno accesso all’acqua corrente e all’energia elettrica.

Si è constatato, e questo è incontrovertibile, che le macchine liberano l’uomo dal lavoro ripetitivo e noioso e potrebbero nel volgere di pochi decenni liberarlo del tutto dalla gran parte del lavoro. Il problema a que- sto punto per l’uomo è cosa fare e come utilizzare il tempo liberato.

In questo processo si sono persi e si perderanno decine di milioni di posti di lavoro. Si calcola che entro 40 anni almeno il 60% dei lavori che facciamo oggi non ci saranno più, ma questo non ci dovrebbe spaven- tare.

Come si può intervenire da un punto di vista politico per uscire vin- centi da questa spirale che sembra avviluppare tutta la società umana?

A me pare che si possa e si debbano percorrere le vie già indicate in precedenza con un programma che preveda come assi principali due strade possibili.

La prima riguarda il fatto che dobbiamo costruire una società in cui la stragrande maggioranza delle persone in età lavorativa continui ad esse- re occupata. Se si è in grado di produrre la stessa ricchezza nell’unità di tempo con meno lavoratori, la soluzione è quella di diminuire il tempo di lavoro per tutti, aumentando la quantità di tempo libero e di tempo liberato dal lavoro che gli individui potranno dedicare a se stessi, ai loro interessi culturali e materiali, all’ozio creativo, alla contemplazione, alle loro relazioni affettive.

Al riguardo è particolarmente significativo ricordare quanto scriveva il grande economista John Maynard Keynes nel 1930 interrogandosi su 6. Docente al MIT di Boston, universalmente riconosciuto come la più alta autorità nel campo dell’IA. Molto noto è il suo libro The Society of Mind, 1985, pubblicato in Italia da Adelphi con il titolo La società della mente, 1989.

Lavoro e prospettive di cambiamento 39 quale livello di vita economica si potesse ragionevolmente attendere nei successivi 100 anni7. Anche allora l’accento veniva posto sulle rivoluzio-

narie trasformazioni tecniche e le conseguenze che ne sarebbero derivate. Per Keynes il problema economico, guardando al futuro possibile in un secolo, non sarebbe stato il “problema permanente della razza umana” perché sarebbe stato ampiamente risolto.

E sul tempo di lavoro scriveva che «Turni di tre ore e settimana lavorati- va di quindici ore possono tenere a bada il problema per un buon periodo di tempo. Tre ore di lavoro al giorno, infatti, sono più che sufficienti per soddisfare il vecchio Adamo che è in ciascuno di noi».

Quanto alla seconda strada, è evidente che una parte della società, e que- sta dovrà essere la più piccola possibile, sarà comunque fuori dai processi produttivi comunque intesi, anche quelli che in altra parte della relazione sono stati considerati nell’ambito dell’autorealizzazione dell’uomo. Per queste persone va pensato un reddito sociale incondizionato (cittadinanza, inclusione, di lavoro virtuale, di consumo, chiamiamolo come vogliamo!), in modo da garantire anche a loro un ruolo utile all’interno della società.

Il finanziamento di tale reddito, da operare intanto a casa nostra e quin- di da perseguire con politiche sovranazionali (europee) e possibilmente su scala planetaria, dovrà avvenire necessariamente mediante mirate po- litiche di redistribuzione della ricchezza, con una tassazione progressiva del capitale e dei grandi patrimoni proprio perché la ricchezza è già oggi principalmente generata dalle macchine e lo sarà sempre di più nei pros- simi decenni.

Nel documento Programmazione unitaria (pagine 36-39)