3. LA RIVOLUZIONE ESTETICA
3.2 L’interesse del XVIII secolo nel Gothic Revival
3.2.2 Le teorie settecentesche sullo sviluppo del romanzesco
Ho ritenuto di particolare interesse la delineazione storiografica delle origini del romanzo cavalleresco curata dallo storico Samuel Kliger (1952: 210); il quale sostiene che le produzioni letterarie di Tacito e Jordanes fornirono la cornice culturale, sulla base di tre postulati, della discussione settecentesca sulla nascita e sulle influenza culturali del genere del romanzo.
In primo luogo, dalle analisi dei testi antichi, gli antiquari del XVIII secolo evinsero che le popolazioni gotiche potevano essere ricollegate, tramite la tradizione culturale ebraica che mirava a sincronizzare la tradizione germanica e giudaica, a un’origine orientale; secondariamente, le descrizioni delle giostre e dei combat- timenti tra cavalieri venivano sempre più spesso definite come una pratica gotica e di matrice germanica; in ultima analisi, era possibile attribuire alla società gotica un proto femminismo assente da qualsiasi altra società tribale conosciuta.
Sulla base di quest ultimo presupposto - in linea con il cambiamento di gusto, e di pubblico, in atto nell’Inghilterra preromantica - era convinzione comune che i Goti fossero la prima popolazione tribale a venerare divinità femminili, oltre che ad adot- tare l’usanza del matrimonio monogamo.156
156 L’idealizzazione ottocentesca della condizione della donna all’interno delle società tribali ger-maniche, componente fondamentale nella teorizzazione delle origini del
A questo proposito, è necessario sottolineare l’atteggiamento degli antiquari del XVIII secolo, che sebbene si servissero di una tradizione storiografica relativamente affidabile, tendevano a narrativizzare l’atteggiamento delle società tribali germaniche nei confronti della donna: di fatto la condizione femminile teutonica era simile a tutte le altre realtà poco o per niente civilizzate. Dunque, probabilmente, la caratteristica strumentalizzabile da parte dei moderni era rappresentata dalla presenza di figure leggendarie femminili legate al destino degli eroi e dalla loro associazione con qualità profetiche e magiche all’interno della tradizione mitologica nordica. In questo modo gli eruditi moderni, che comunicavano ad un pubblico di estrazione e di genere estremamente diversificato, riuscirono ad adattare il modello cavalleresco medio- evale, nel quale la donna aveva un ruolo preciso per la conclusione delle avventure eroiche, alla tradizione culturale gotica.
In questo modo, secondo Kliger (1952: 210), la convinzione sull’origine gotica del romanzo poteva essere applicata sulla base di due fondamenti: uno più generale, che presentava il romanzo, apparso in epoca medioevale, come genere esterno alla tradizione culturale classica; e l’altro più specifico, poiché le narrazioni romanzesche prevedevano la descrizione di topoi di matrice gotica come rappresentazioni di caratteristiche germaniche in aperto contrasto con i valori romani (per esempio, le avventure cavalleresche legate al viaggio, e l’inclusione di personaggi legati al mondo del sovrannaturale quali elfi, draghi e valchirie).
Attraverso la sovrapposizione etnica tra Geti157 e Goti, e con la successiva domi- ciliazione della popolazione in Scandza, Jordanes rappresentò un’importante fonte per la costituzione della teoria orientale riguardo le origini dei popoli germanici e, nella fattispecie, del romanzo cavalleresco. Inoltre, l’evidenza storica della migrazione delle popolazioni gotiche in tutto il territorio europeo, oltre al supporto delle relative ideologie politiche, era funzionale alla definizione del carattere democratico e libero di tale gruppo etnico. La stessa dicotomia geografica, sulla base di cui era possibile distinguere le virtù eroiche germaniche dal torpore delle popo- lazioni dell’Europa meridionale, presupponeva la conseguente possibilità di definire la capacità letterarie delle popolazioni nordiche, in merito ad attività notoriamente creative come lo storytelling di cantori e aedi, in relazione ai contatti culturali con le popolazioni orientali, delle quali era distintiva l’abilità artistica (Kliger 1952: 211).
romanzo, dipendeva in primo luogo dalle descrizioni di Tacito (Germania: VIII; XVIII; XIX); ma anche dalla pubblicazione di Beowulf in cui è presente una freoðu-webbe dall’antico inglese «tessitrice di pace» (Kliger 1952: 221).
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Gli scrittori pre-romani utilizzavano il termine ‘Geti’ per indicare le popolazioni stanziate nella regione successivamente nota come Dacia, a nord dell'ultimo tratto del Danubio. Per gli autori romani i ‘Daci’ e ‘Geti’ erano considerati in genere equivalenti, dunque si presume che i Geti, popolazione indoeuropea di origine tracica, avessero assorbito i Daci. I Geti furono sconfitti da Alessandro Magno nel 335 sulle rive del Danubio. Quando i Persiani, guidati da Dario, attuarono una campagna contro gli Sciti, le varie popolazione dei Balcani si arresero al sovrano e lo lasciarono passare sui loro territori; solo i Geti opposero resistenza.
In aggiunta alla narrazione leggendaria per opera di Jordanes, il XVIII secolo era a conoscenza, dopo le pubblicazioni delle Heimskringla e dell’Edda in prosa,158 del mito di Odino, un’invenzione dei cronachisti altomedioevali che, intrecciando la tradizione mitologica norrena alla narrazione storiografica,159 miravano a collocare i Goti nelle aree a Est del continentale europeo.160
Sulla base di ciò, l’opera di Aylett Sammes Britannia antiqua illustrata: or the
Antiquities of Ancient Britain, derived from Phoenicians, rappresentò uno dei
compendi che popolarizzarono la leggenda orientalista riguardo Odino come proge- nitore degli avi inglesi, all’interno del panorama culturale del XVIII secolo.161
Le numerose speculazioni sull’eventuale origine orientale delle popolazioni, e dunque dei prodotti letterari, germanici, incrementarono a partire dallo sviluppo della filologia moderna (XIX secolo), secondo cui la famiglia delle lingue germaniche rap- presentava una branca della macrofamiglia linguistica indoeuropea. In modo specifico, le nuove teorie linguistiche confermavano la teoria rabbinica delle origini germaniche, che anch’essa sosteneva la provenienza orientale dei Goti sincro- nizzando la storia germanica alla storia ebraica, attraverso la collocazione di elementi linguistici semiti nel background delle lingue germaniche (Kliger 1952: 221).
La tradizione genealogica preservata nella Genesi forniva, infatti, un ulteriore spunto culturale nella definizione asiatica delle popolazioni germaniche. La convinzione secondo cui la progenie di Japhet, discendente di Noè, fosse all’origine dello sviluppo delle popolazioni nordiche; e possedesse un legame familiare con Tuisco, l’omonima divinità venerata dai Teutoni (Kliger 1952: 288),162
fu testi- moniata anche da Ælfric in uno dei suoi commentari in antico inglese, oltre che dalla traduzione ad opera di L’Isle del 1623. Nella fattispecie, la tradizione che analizzava l’etimologia storica dei popoli germanici sosteneva la discendenza dei Goti dal personaggio biblico Magog, e dei Cimbri da Gomer (Kliger 1952: 291-3). P.es,
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Il poema epico in prosa Heimskringla raccontava dell’esistenza di un fiume (Tanaksvisl) che separava Asia da Europa. La città più importante dell’Asia, Asgard, era governata da Odino. Grazie alle proprie qualità profetiche, Odino conosceva il glorioso destino del popolo e abdicò in favore dei fratelli, guidando lo spostamento dei Goti in Schythia. La stessa storia, nell’Edda in prosa, prendeva spunto dalla descrizione della caduta della Torre di Babele: del popolo Assiro, solo una tribù di lingua ebraica, riuscì a vivere in modo indipendente a Creta sotto il governo di Saturno, il proprio capo militare, che ebbe tre figli: Giove, Nettuno e Plutone. Giove mosse guerra al padre, costringendolo a rifugiarsi in Italia. Da Giove discese Priamo, re di Troia, la cui figlia partorì Thor, dal quale discese Odino, che grazie ai poteri profetici guidò il proprio popolo alla conquista del Nord Europa (Kliger 1952: 212-3).
159 Per cui fu fondamentale il collegamento dei racconti virgiliani e omerici della caduta di Troia alle narrazioni leggendarie germaniche (Kliger 1952: 212).
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Nella versione sassone, la progenie di Odino era di origine macedone, e nella fattispecie, originaria dei guerrieri di Alessandro Magno.
161 Cfr, Cap. 1.3. 162
Non esiste, ovviamente, nessun riferimento biblico a Tuisco, ma la sua menzione in Tacito (Germania II) interrelata con l’autorità della Genesi, costituì la base per inserire la divinità progenitrice dei popoli germanici all’interno della linea di discendenti di Noè (Kliger 1952: 296).
secondo l’interpretazione antiquaria di Verstegan, Tuisco assumeva un valore fondamentale nella costruzione etimologica della connotazione tedesca di ‘Deutsch’. L’autore sosteneva infatti che da Tuisco, progenitore e condottiero germanico, fosse derivata l’aggettivazione ‘Tuysh’ che definiva la provenienza di un popolo dalla Germania (‘Tuytschland’) (Kliger 1952: 298). Diversamente, i frequenti riferimenti letterari tardo settecenteschi alla pratica cavalleresca del duello miravano al riorietamento delle qualità ‘barbariche’ dei popoli germanici: il duello rappresentava in epoca medioevale la più alta espressione della cavalleria (soprattutto come reazione all’ispirazione dei valori cristiani), che fu tradotta dagli antiquari moderni in un’immagine nostalgica dell’età aurea della morale e del comportamento etico.
Gli autori della fine del XVIII secolo ambivano a dimostrare, infatti, che il romanzo ebbe origine nella tradizione culturale gotica proprio in merito alla descrizione dei combattimenti tra cavalieri, la cui fonte fu da rintracciabile in Tacito (Germania: X). Inoltre, in aggiunta ai riferimenti letterari, il XVIII secolo poteva avvalersi dai documenti giuridici delle Leges Burgundiorum (516) che legalizzarono definitivamente i combattimenti cavallereschi (Kliger 1952: 218).
A questo punto, le teorie sull’origine del genere romanesco si delineavano in tre direzioni: quella orientale, sostenuta in modo specifico da Sir William Temple († 1699), secondo il quale i crociati, introdussero nella tradizione letteraria occidentale le fiabe saracene, alla base del romanzo; la teoria nordica, o scaldica, sostenuta da Paul Henri Mallet e Thomas Percy,163 secondo cui la cavalleria (e i relativi duelli) e l’idealizzazione della donna erano valori che esistevano nel sistema etico morale gotico dapprima dell’avvento del Feudalesimo; e la sintesi che mediava tra le due teorie, di cui si fece portavoce il letterato e antiquario inglese Thomas Warton (Kliger 1952: 223-4).
Le speculazioni di Temple si concentravano sul postulato dell’antichità della poesia rispetto alla prosa nella storia letteraria di qualsiasi società. La diffusione della poesia primitiva controbilanciava la mancanza di forme stilistiche auliche con l’inserimento di elementi legati al sovrannaturale e alla magia. Inoltre, Temple tracciava l’origine dell’immaginazione ditirambica nordica alle composizioni romanzesche spagnole durante la conquista gotica (Kliger 1952: 226). Sulla base delle convinzioni dell’autore, secondo Kliger (1952: 228-9), l’erudito settecentesco Richard Hurd sosteneva la matrice orientale del romance, e nelle Letters on Chivalry
and Romance ipotizzava una possibile commistione tra tradizione letteraria saracena
e occidentale causata dal prolungato momento di coabitazione delle due culture durante le Crociate. L’autore, inoltre, sottolineava che le condizioni politiche create dal feudalesimo prepararono il terreno allo sviluppo del fenomeno della cavalleria; sottintendendo che la società si trovava ad affrontare un generale atteggiamento di esasperazione delle qualità marziali già presenti nelle società germaniche: da questo
punto di vista, le crociate e il feudalesimo non furono altro che lo strumento per esprimere un’ancestrale necessità di combattere.
Inoltre, nell’Essay on the Ancient Metrical Romances (1765),164 Thomas Percy pro- poneva per la prima volta una teoria che vedeva la cultura nordica alle origini dello sviluppo del romanzo, sostenendo una discendenza diretta del genere rispetto ai canti antichi composti dai bardi. La fonte primaria che influenzò questa prospettiva fu Paul Henry Mallet (tradotto dallo stesso Percy in inglese nel 1770), condividendo entrambi gli autori moderni, la comune convinzione della purezza morale, della mascolinità e dell’amore per la democrazia delle popolazioni nordiche.165
Risulta evidente che, malgrado le due torie prendessero in considerazione due punti di partenza diversi rigurado le origini del genere romanzesco medioevale, entrambe sostenessero la matrice culturale gotica alla base del genere: l’unica differenza, di fatto, risiedeva nella direzione intrapresa dalle influenze alla base della costituzione del genere; che da un lato vedeva l’importazione delle pratiche culturali arabe nella tradizione nordica, e dall’altro la condivisione degli aspetti formali e stilistici dello storytelling caratteristici delle diverse popolazioni germaniche. Conseguentemente, la strategia intrapresa da Warton operava alla mediazione dei due postulati, sostenendo che il genere romanzesco preservava la memoria popolare dei Goti che si erano insediati tanto del Nord quanto nell’Est Europa (Kliger 1952: 224).166 Il saggio Of the Origin of Romantic Fiction in Europe apparse nel 1774 come una delle tre Dissertations anteposte all’opera History of English Poetry, ed esplicava il punto di partenza dell’autore che sosteneva che la matrice asiatica della tradizione scaldica dovesse essere stata rilevante nella definizione del genere romanzesco, proprio a partire dalle testimonianze eddiche: Odino guidò il proprio popolo dall’Asia verso il Nord Europa a seguito della sconfitta di Mitridate (Kliger 1952: 232), e solo successivamente i popoli gotici migrarono verso l’Europa meridionale fino a rappresentare una delle concause della caduta dell’Impero roma- no. La convinzione di Warton, quindi, non voleva essere esclusiva rigurado alle due tradizioni alle origini dello sviluppo del romanzo; piuttosto, attraverso il ricorso ai documenti storico-letterari, ambiva a includere le caratteristiche culturali recepite come aliene rispetto al sistema estetico classico; in modo che la ricezione coeva potesse riconoscere gli elementi con cui emancipare definitivamente la cultura inglese moderna dal canone classico.
164 Cfr, Cap.4.1. 165
Mallet concluse il proprio lavoro fornendo l’esempio della narrazione epica di Ragnarr e di Harold Harfare come i modelli delle qualità cavalleresche e virili antico nordiche (Kliger 1952: 231).
166 La principale fonte di Warton fu l’editore dei manoscritti della Historie litterarire des troubadours di Saint-Palaye (1774), che compariva esplicitamente nella prefazione dell’opera dell’antiquario britannico, e che sosteneva che il genere romanzesco orientale venne introdotto in Europa prima delle Crociate, avendo i Saraceni invaso la Spagna attorno al IX secolo.