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La legge di Moore (aria di famiglia)

Nel documento Il diritto nell'età dell'informazione (pagine 47-49)

Il riposizionamento tecnologico del diritto

1.3. La legge di Moore (aria di famiglia)

Può sembrare paradossale che, dopo la critica alle tesi del tecno-determinismo, il volume prosegua con un paragrafo sulla “legge di Moore”, ossia, come detto nella introduzione del presente capitolo, la legge per cui, nel 1965, Gordon E. Moore, co- fondatore di Intel, prevedeva che la potenza di calcolo degli elaboratori elettronici

sarebbe raddoppiata ogni anno e mezzo. Eppure, ci sono tre buoni motivi per cui il paradosso è soltanto apparente e, dunque, è possibile coniugare la critica alle tesi del tecno-determinismo con l’idea che la legge di Moore svolga un ruolo determi- nante nella nostra indagine.

In primo luogo, la critica alle tesi del tecno-determinismo non comporta neces- sariamente l’adozione della tesi eguale e contraria, stante la quale il diritto come me- ta-tecnologia sarebbe in grado di venire a capo di ogni problema tecnologico. Oltre i problemi del riscaldamento globale cui si è fatto cenno in precedenza, basterebbe segnalare, tra i tanti esempi possibili, l’incremento esponenziale dell’impiego dei si- stemi robotici nel settore militare. Quando gli Stati Uniti invasero l’Iraq nel 2003, le forze armate americane non disponevano di alcun sistema robotico, salvo poi rag- giungere all’incirca le 150 unità alla fine del 2004, diventando 2400 l’anno seguente e più o meno 12 mila al momento del ritiro delle truppe nel dicembre 2011 (v. Pa- gallo 2013: 55). Davanti a questa crescita esponenziale, Christof Heyns, inviato spe- ciale delle Nazioni Uniti per le indagini nel campo delle esecuzioni extra-giudiziali, aveva richiesto nel suo rapporto del 2010 all’Assemblea Generale, che il Segretario dell’organizzazione Ban Ki-moon provvedesse a convocare un gruppo di esperti, al fine di discutere “la questione fondamentale se l’uso della forza letale possa mai di- venire legittimamente del tutto automatico”. Quattro anni dopo, come annunciato dalla BBC il 9 maggio 2014, si sono cominciati ad avere i primi passi in questa dire- zione, per cui, con le parole del servizio pubblico britannico, “i robot killer saranno oggetto di dibattito presso le Nazioni Unite”3

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In secondo luogo, si possono criticare le tesi del tecno-determinismo e, ciò no- nostante, prendere sul serio la legge di Moore, perché non si tratta di abbracciare la tesi del formalismo giuridico che nega l’impatto della tecnologia sulle categorie, sui principi o sulle regole del diritto. Anzi, si deve ammettere che siamo alle prese con (soltanto l’inizio di) una rivoluzione tecnologica, che incide alla radice sia sui livelli che sulle modalità d’intervento giuridico, senza per questo concedere l’inevitabilità di questo stesso impatto.

Infine, occorre ribadire che la legge di Moore, a differenza delle leggi della fisica o della chimica, non è una vera e propria legge ma, piuttosto, è stata (ed è tuttora) una sorta di profezia che si auto-avvera; vale a dire una sfida, o un traguardo, che vede impegnati gli esperti nel ramo dei circuiti integrati e dei micro-processori in svariati laboratori del pianeta. Indubbiamente, ci sono alcune buone ragioni, tra le quali determinate proprietà fisiche della materia, che rendono la legge possibile: nondimeno, “l’idea non spiega la sociologia di come la legge di Moore si attui o ciò che determina il tempo costante del raddoppiamento” (Brooks 2013: 238). La se- quenza di incrementi nella potenza di calcolo, occorsa nelle ultime cinque decadi, non esclude in altri termini, ma integra, le ragioni politiche, economiche e culturali che favoriscono l’impiego di un dato prodotto o processo tecnologico.

La morale che si deve trarre da queste riflessioni è che possiamo accogliere la legge di Moore come un elemento cruciale dell’odierna rivoluzione tecnologica e, tuttavia, respingere le tesi estreme del tecno-determinismo. La legge chiarisce infatti

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perché tanto la già ragguardevole potenza di calcolo quanto la memoria e velocità nella elaborazione dei dati del vostro telefono siano destinate a essere solo la metà della potenza, memoria e velocità del nuovo modello che acquisterete tra diciotto mesi. La curva esponenziale di siffatta accelerazione significa, tra le altre cose, che l’onnipervasiva complessità della tecnologia è diventata, alle soglie del 2000, mille volte maggiore di quanto mai fosse agli inizi del ventesimo secolo. La serie di rad- doppiamenti ha quindi reso fattibile ciò che sembrava del tutto impossibile solo po- chi anni prima, dischiudendo a ritmi esponenziali nuovi orizzonti per l’ulteriore svi- luppo e progresso tecnologico.

Per chiarire quest’ultimo punto, valga un ricordo di famiglia che risale a uno dei più spettacolari fiaschi nella storia di Apple, vale a dire il progetto del palmare Newton ultimato nel 1992. La squadra di esperti a Cupertino, tra cui appunto mia sorella, aveva messo a punto una sorta di proto i-Pad, dotato di riconoscimento del- la scrittura e, in parte, di riconoscimento vocale, con sistema per la navigazione in rete e alcuni applicativi base, come “nomi”, “date” e “note”, che, oltre alle mappe di navigazione, ai convertitori di valuta e al calcolatore, consentivano all’utente di produrre, gestire e condividere la propria informazione (anche) su internet. Contra- riamente a quanto sarebbe accaduto nel 2010 con il lancio dell’i-Pad e, nel 2007, con l’iPhone, la realizzazione del progetto non fu coronata dal successo, anzi! Tra le ragioni del fallimento, va ricordato il prezzo del palmare e, soprattutto, il fatto che Newton fosse arrivato sul mercato con quindici anni d’anticipo. Avverso le tesi del tecno-determinismo, questo non vuol dire che il successivo impegno di mia sorella e dei suoi colleghi nella realizzazione dell’i-Pad e, tre anni prima, dell’i-Phone, fosse in qualche modo già predestinato al trionfo mondiale. Piuttosto, il ricordo di fami- glia sta in realtà a segnalare come la potenza della legge di Moore contribuisca an- cora una volta a gettar luce sulle complesse dinamiche del progresso tecnologico in corso.

Nel documento Il diritto nell'età dell'informazione (pagine 47-49)